La Rivoluzione Liberale - anno II - n. 34 - 6 novembre 1923

b CONTO CORRENTE POSTA~E RIVISTI\ STORICI\ SETTIM/\Nf\LE DI POLITICI\ ESCE Diretta da PIEROGOBETTI- Redazione e Amministrazione: TORINO,Via XX Settembre, 60 .. IL MARTEDÌ Abbonamentoper il 1923L. 20 - Per il li semestre L. IO(con diritto agli arretrati) . Estero L. 30 - Sostenitore L. l00- Unnumero L. 0,50 (L'abbonamento non disdetto prvma del 15 dicembre s'intende rinnovato per un annoi Anno II ~ N. 34 - 6 Novembre 1923 8 OM hl ARI O : A. CAVALLI: Sagre e palli i, - G. Donso: Il fnscismo in Campania. - P. BURRESI: Von Hamnnitiit durcb NationaliHit, - Un Unitario: l'olemica internntif!fa. - Delizie ind!gtnt: TI s~ gretario di Gentile - Libertà e potenza ossia In luce, il aole e le stelle. - G. LuzzA'l'TO: Liberismo prntico. Sfl □RE E PflLLll .E'. curioso il fatto che Le elezioni in prov111c1arassonnghano all?occupazione d'una città da parte d'un esercito nemico! Tutti hanno l'impress/one che un fla.gello sl,ia per piombare sulla loro vita e sui loro averi e danno il loro voto collo stesso sentirnent~ con cui i cittadini di Roma antica offrivano agli Dei i loro sacrifici. La stessa paura e lo stesso sentimento ùtilitaristico forse determinano il voto propiziatore dell'elettore alla lista del partito dominante· e l'elemosina propiziatrice del credente s~perstizioso ai portatori di reliquie di santi, rimessi in giro; come le varie sagre patriottiche rassomigliano alle nostre sagre religiose rifiorite in quest'anno di congressi eucaristici. A ben considerarle però, presto ci si accorge della loro vanità; poichè se, in fondo, i pret:i ed i governanti, per i loro fini, credono di poter fare àssegnamem.to sulla paura e debolezza dei credenti e dei sudditi, questi aìla loro volta, per i proprii, hanno l'illusione di « gabbare lo santo,, col dare ai loro atti ed alla loro esterna adesione il valore d'una «graziosa" concessione aÌt'ascoso - odiato - potere dei tiranni. La reciproca disistima ed il 11eciprocoodio certo divide ed accomuna dominatori e dominati, p1·eti e credenti, mentre un identico scet- _ticismo evidentemente li insQ!ra. Ciò non osta,nte è difficile che detto scetticismo sbocchi in una rivoluzione religiosa o politica, perché il comune trasformismo escogiterà sempre nuovi sistemi di compromesso e nuovi riti ricalcati sugli antichi. Manca al nostro popolo la serietà puritano-calvinista, e nel non aver avuto l'Italia un efficace movimento di rifo-rma. religiosa, sta forse la spiegazione del presente scetticismo. Si è sempre preferito ridere sulle cose di Chiesa e sui riti del tempo stesso che ci si assoggettava; e. soltanto degli isolati sono stati i pochi che abbiano seriamente messo in discussione i dogmi e le credenze del cattolicismo, senza peraltro mai trovare nella foJ!a un'adesione qualsiasi. Occorrerebbe riagi tare la questione della Riforma per dare alla nostra vita reìigiosa un significato ed una -moralità,come pure occorrerebbe .che i fascisti cominciassero ad esercitare sul serio una inesorabile dittatura di classe, per conferire austerità e serietà alla nostra vita politica. Siamo viceversa molto lontani da ciò che pur sarebbe il principio della vera arisl-0c,ra.zia, poichè in tanto fraseggiare anti-democratico, ma-i come ora la «democrazia,, (proprio quella cattiva che dicono di combattere i fascisti, e che altro poi non è che giolittismo e demagogia) ha trionfato: sotto le specie dell' utilitarismo piccolo-borghese ed operaio, e del paternalismo sindacale monopolista che dominatori -e dominati accomun1Jinel compromesso e nell'insincerità. Noi dobbiamo ancora credere che quella che ci governa sia una aristocrazia, poichè non vediamo che sia l'espressione precisa d'una classe economica o politica, ma piuttosto un'oligarchia di rivoluzionari pentiti fortunatamente assurti ai fastigi del potere; mentre l'odierna vita politica italiana non altro forse è che un sistema di oligarchie parallele che favorisce l'accomodantisrno del nostro popolo: aiutando nel campo religioso il perpetuarsi del paganesimo, e nel campo politico, quello del suo correlato utilitarista; null'altro ottènendo per resUJ!- tato che la negazione dei valori morali e spirituali contenuti nella concezione religiosa ,e nella Ioga politica, e una sempre maggiore degenerazione del carattere. Il lamentato· accomodantismo si spiega • forse, in· parte, coll'anco•r debole sviluppo preso dall'industria. nel nostro paese, quanto esso mancato sviluppo spiega la mancanza d'una viva coscienza di clasw tanto capitalistica che proletaria, e il fallimento dell'ideologia sindacalista soreliana: uguale, sotto éerti rapporti_, come bene ha noLato il Berth su queste stesse colonne, al fa:- limento del radicalismo evangelico contùnuto nella predicazione degli apostoli e negli scriLti dei Padri, dovut-0 all'addomesl icamento su cli esso esercitato da Costantin J. Quello che la Chiesa, dopo Costantin0, spacciò come cristianesimo non fu effett-ivamente altro .che paganesimo travestito; come, sotto un certo a.spetto e fatta la dovuta proporzione, il fascismo non è che l'applicazione di ciò che Sturzo chiama lo Stato panteista (accentratore e demiurgico: di el,1bornzione socialista) tenuto a battesimo eia Giolitti e varato sotto l'egida della Monarchia. Tutto ciò d'altronde non è v,ero che 1.n parte, perchè noi crediamo che, meglio d'una deficienza storica quella che sopra a':>- biamo constatata, essa sia una deficienza di razza, giacchè non è d'una sola classe, nra di tutte indistintamente. } _ . Troppo sangue sbraniero è stato imm<ii- • so, attraverso venti secoli di servitù po!it\- ca, nel nostro sangue; da troppo temp9 n6i viviamo sulle idee, per sentire la nobiltà d~l sagrificio per esse; e semhra che troppa sti.Ìria si sia sdipanata sotto i nostri occhi, per non ritenerci in diritto di essere !3cettici e beffardi! L' esempio multisec0lare del Papato ha indubbiamente valso a corrompere l'/l,nima politica della nostra nazione, quanto lo scetticismo derivato dalla mancanza di U);\8 e,;~ scien-za re1igiosa della vita, ·ha inch1bbiamenbe valso a farci tollerare i varii governi stranieri succ;edutisi nei secoli; e molto,probab1lmente la Chiesa ha combal;tu,to Voltaire solo perchè Voltaire ha coraggiosamente espresso con parole il concett-0pagano della religione « anestetico della libertà ,, che lt1 Chiesa da Costantino in poi ha sempre attuato colla sua politica. . •Spiegabilissimo il fatto che oggi tenti di riapplicarlo nei riguardi del fascismo, in questa guerra fatta di reciproci tentati avvolgimenti, nella quale la Chiesa finge di aiutare lo Stato, e lo Stato tenta, a sua volta, 'd'imbottigliare la Chiesa; mentre il popolo, pur fingendo di partecipare col cuore alle loro cerimonie, ironicamente e considera la schermaglia, nel. tempo stesso che anche lui s'ingegna di trasformarsi da vittima designata ad usufruttuario, coll'incuneare le esigenze del suo interesse immediato in margine al campo di lotta delle· due oligarchie. Conseguenza di tutto ciò si è che il popolo· perde la fede nella verità religiosa, e il rispetto delle classi che dovre])bero dirigerlo; cosicchè c'è quasi da temere che, così il fascismo come la Chiesa, anzichè essere gl'instauratori dell'attività e della· gerarchia e i distruttori della democrazia, come dicono, siano invece i preparatori dell'anarchia e dell'indisciplina. Noi d'altra parte sappiamo troppo· bene che cosa siano l'autorità e l'ordine per schierarcisi romanticamente contro; soltanto, per nostra disgrazia, noi vediamo la rivoluzione dove altri vedono l'ordine; e per un destino abbastanza grotbesco, tanto falsa è la situazione po-litica italiana!, ci tocca di l'appresentare le parti di Cassandra. e di Danton! La conclusione a cui dobbiamo arriva.re con questo scritto è che i pochi che ancora sentono Ladignità dell'uomo libero e del cilttadino, in questo speciale momento hanno il dovere, di agire come conservatori: di vo: !ere cioè salvare dagli attacchi degli improvvisati difensori dell'ordine, quanto di buono la storia ha realizzato negli istituti so·o:ali e nel regime politico. Prima fra tutte merita d'essere salvata la reciproca libentà dei due maggiori istituti politici d'Italia; per evitare la confusi,one delle lingue e i pericoli di dannose sommessioni. Dobbiamo impedire che l'Italia, frustrando l'insegnamrento e l'opera di Cavour, torni ancora ai voli giol.Jertiani del neo-guelfismo, o acceda alla parado-ssale utilitaristica e pagana concezione nazionalista dello Stato-Primo etico signore e donno della Chiesa. A. CAVALLI. IL FASCISMOIN CAMPANIA Falliti gli sforzi prec:edei1ti, i :-1ssc1·biti nej tra- ~;formismo trionfante i pochi tcutath·i orio-ina1i di noYità - perdurando le cm:dizion? obbi:~ti\·e di disagio, anQ:i aggn.i.vandosi per il progresslYo precipitare della crisi dello Stato italiano - l 'animo dl molti giovani si rh·olse \·erso il fasc-ismo, con simp.:1.tia nuova. La stessa elasticità del programma fascista, osci11aute tra un ri,·o1uzio11aris1no Yerbale una democrazia miracolista ed un reazionaris~o effetti ,·o, rèncleYa possibile a ciascuno di vedere in tale partito i I toccasana per tutte le malattie. Sopratutto piaceva a taluni giovani il volontarismo, di cui il fascismo si faceva propagatore, ed i metodi di azio11e militare, ouasi che la lotta politica fosse urto cli due eserciti e non guerra di ci,·iltà. CoSl cominciò quf'l movimento che nella Campania si pnò più correttamente eh iamare padovanismo, percbè la :figi..lTache più Yi emerse fu il càpitano Aurelio Padovani. Giovane, psoYeniente da origini mcxleste, Aurelio PadoYani si innamo,·ò della lotta ahe poche istituzioni camnane che potessero correttam.ente qualific..-rrsi ~ocia]lste: - le organizzazioni portuarie, i 1netal1urgici, i tessili, gli operai. dei trasporti, e dimostrò in tale lotta. il suo coraggio cli valoroso combattente. n1a, sia perchè ta1i istituzioni non avevano inai •a-~..,..trlb trna. grande poteirar nella vita pubblica partenopea, sia perchè la lotta a11.tisocialista era scarsamente sentita, il movin1ento padova.l.llano clm·ante il suo primo fiorire parve più eh.e altro uno sforzo mimetico. ~on che i g-ioYani, che Yi parteciparono, si proponessero purameute e semplicemente l'imitazione delle gesta dei loro con1pagni del nord, ma., in effetto, la trascuranza cli ogni dettaglio della questione meridionale ed il proseguire cli quello spirito vagamente romm1tico, che abbiamo già rilevato nella prima agitazione dei combattenti, dimostrarono la scarsa consistenza rivoh12,ionaria di quel mo,·imento, svolgentesi tra la noncu1·anza universale. Occorre precisare, per intendere a,ppieno }'esattezza di tutte queste proposizioni, che la maggioranza dei cittadini del sud fin quasi alla vigilia della maircia su Roma non mostrava neppure verbalmente cli et·edere esaurito il con1pito storico dello Stato così detto liberale e per- • ciò si gloriava <li sentirsi abbastanza <listante sia dal bolscevismo che dal fascismo. I ceti dirigenti, poi, piuttosto che impensierirsi cli questa azione, che altrove mirava a soppiantarli, Ja guardavano con discreta simpatia, i:-011siderandola come una cura preventiva degli eccessi bolscevichi nel sud mai soverchiamente sviluppa.ti : i fascisti, invece, assorbiti a riprodurre tutto i1 fenomeno Squaddstico - tra noi in massima parte non necessario - non sape-, vano affrontare la questione del tra~fonnisrno, di cui solo teoricamente si dicevano nei:nici. I primi si sentivano sempre abbastanza. forti per poter dilazionare il pericolo : 1 secondi non credevano alla possibilità di un successo e quincli esaurivano la lorò ~zione in prfrtiche a fondamento re1igioso. * •• A chi ben consideri questo breve periodo· della vita italiana non potrà sfuggire che il fascismo deve il suo sttècesso nell'ottobre 1922 alle defì.. cienze 1ivoluzionarie nel sud., che resero possibili le continue idiosincrasie parlamentari, esplicatesi nel fallimento contiiluato del grande min.istero cli sinistra . La mancanza di alla nne del pe,icolo nelle masse parlamentari meridionali impedl il sorgere di que1 fronte unico, contro il nuovo uemdco che avanzava minaccioso sulla ribalta della storia, che, i11vocato ardenten1ente da taluni gruppi socialisti, avrebbe impedito il momentaneo d·ollo del principio costituzionale della collaborazione dei partiti e <lel governo di gabinetto. 0 :Ma, a chi meglio penetri il meccanismo del giuoco politico, non potrà sfuggire la remota fatalità cli questo atteggiamento parlamentare meridionale, derivante <lall' intima esse117..adel trasformismo. Come potevano, infatti, i po,·eri deputati del sud sentire lo svilupparsi dei pericolo se gli organi centrali erano avulsi completamente dalla loro funzione, e non co~unica.vano più~ alcuna. , ibrazione alle schiere dei loro sostenitori? Perchè se il trasformismo corrisponde appunto a questa funz.ione quasi secolare delle rappresentanze meridionali <li rinunziare alla vera lotta politica per mediatizzare il potere governativo alle oscure masse del sud, se cioè le rappresentanze merirlionali lasciano Yolentieri agli uomini del ,ettentrione tutta la politica, per accontentarsi del modesto ruolo di •patrocinatori di prh·ati interessi, cmne pote.vano in.tendere l'aYvicinarsi del pericolo quando l'organo centrale era .onnai distrutto? Ee<:o percbè si arrivò fino al Congresso di C'/a. poli senza che nessuno avesse pensato ad organizzare una trifil."ea. Questa mancanza di comprensione degli avvenimenti <la parte dei deputati meridionali, però, se costituì, forse, la ragione p-reeipua della Yittoria fascista., rappresentò, in,;ece, dopo la marcia su Roma, la ragione prima della sconfitta fascista come visione giacobina di goYerno. :J/ C:ongresso di )'/apo At.Pepoca aella marcia su Roma, il )Iezzogiorno nou era peranco conquistato, e solo allora il fascismo si accorgeya dell 'esistenra di una que: stione meridionale, che è poi la Yera questione iWiana. Ora, io ho Yoluto rileggere il discorso che Pon. ~~olini pronunziò in ·quella circostanza per Yedere in quali condizioni ideologiche il partito fascista si presentaYa al giudizio del popolo meridionale. Ebbene, in tutto il discorso -· tra,aaliato dalle perplessità dell ,ora - non ,i è eh~ un solo p€:1iodo che accenna alla questione meridionale. Eccolo: « Sono qu.i, con noi, i fratelli della spon- « <l'a dalmatica tradita, ma che non intende aru rendersi; sono qui i fascisti· di Trieste, del- « l'Istria, della Venezia Tride.11tina, di tutta l'I1( talia settentrionale; sono qui anche i fascisti , delle isole, della Sicilia e della Sardegna, tu.ttz « qui ad affermare solenne1nente 1 categoricamen• • te1 la. nostra indislru.ttib-ile fede 1.1,nitariaJ che « intende respingere ogni più I.a,,,...vatotentativo « di auton.om.ismo e separa.tism..o 11. Eccitati dagli applausi, trascinati nei giorni snccessivi dagli a, 1venimenti incalzanti, i fascisti 111eri<lionalinon intesero il preciso significato cli 9ueste parole, non compresero che il fascismo intendeva seguire nel ·Mezzogiorno ttna politica identica a quella <lci passati governi, cioè era disposto, pur di raggiungere il potere, a sacrificare le aspirazioni antittasfonnistiche dei migliori fascisti meridionali. Se tanto essi avessero compreso, se avessero intuito e-be con le loro ma.rii si cingevano un nuovo coll!ar'e di schiavitù, ben più solido rli quello che volevano abbandonare, forse la marcia sn Roma non sarebbe av,·ent1ta. Perchè quel Congresso, preparato dai dirigenti, non per pire11.derecontatto cou l'anima del ],,,fez.. zogiorno, 11L:'l per av,·icinarsi a Roma, si s.---i..rebbe trasfonuato in grandi· assisi politiche ove sarebbe emerso il profondo dissidio sotterraneo tra il fascismo settentrionale ed il nostro, dando a quest'ultimo tale un contenuto rixo}uz-ionario da convincere i capi <lei movimento ad una profonda revisione di fini e di mezzi. :Jl movimento padovanicno si estende Nia gli avvenimenti precipitano: avvenne la marcia su Roma. Improv·visamente Aurelio Padovani divenne il Vice-Re <li Nanoli. Passati i p,cimi giorni rli perplessità e <li spavento, sopratutto passato il fugace entusiasmo n1eridionale per le manifestazioni coreografi.è.be del partito trionfante, la realtà politica cominciò ad emergere dalle nebbie delle cbiocchiere dei pie<:oli trionfatori. I vecchi ceti trasformistici, i nuovi ceti emersi dai movimenti precedenti e sistema.tisi attra-

138 verso· le vittorie elettorali, insomma. tutti quelli che si erano già innestati nel vecchio tronco trasformistico, divennero di colpo antistato. Le piccole minoranze armate, dilettandosi di manifesta7ioni pretta.mente mimetiche, poco preoccupandosi della reale situazione del paese, credettero <li dichiarare immed.mtamente la guerra a tutto il mondo, e così iniziarono o~cllpazioni di· pubblici u.ffici, Yiolenze private ed alt.re simili manifestazioni, che ebbero il pregio cli frazionar'si, comnue per comune, secondo le Yarie <'onfigurazioni locali. Naturalmente queste a7ioni 1 (k'lto il loro ca. rattere cli rnunic-ipalità, era110 assolutamente pTi- ,·e di un filo uuico conduttore, e s.:ì riYolge,·ano ora contro i così detti nittiaui, or.a contro i gio1-ittiani, ora contro i democrn.tici sociali e liberali, riuscendo poi, per forza d'incidenza, ora a fayore dei nittiaui, ora a fa,·ore dei giolìttiani, ora a favore dei de...rnocraticisodali e dei liberali. Così i1 fenomeno di adesione alla realtà trasfonnistica incominciò subito. • Là dc,·e il fa.scismo era rapp.rese.ntato da ele. menti amici ciel partito al potere fttrono sollecitati provYedimenli. contro le minoranze; 1à doYe era rappresentato dal1e opposizioni s'iniziò la lotta alle amministrazioni locali; là doYe, invece, non era stato ancora accaparrato fu una ressa terribile di gente di ogni risma per infiltrarsi. Prendete. dunque, quei fenomeni descritti a proposito de1 primo moYimento dei combattenti, ingranditeli a dismisura, esasperateli fino all'impossibile eci a,-rete il quadro della situazione campana durante quel periodo. In Yerità Aurelio Pado\·ani tentò di fronteggiare questo vasto fenomeno politico, cercando sopratutt_o di infondere all'azione dei suoi adepti un senso profondo di eticità attraverso la formula dell'intransigenza. M.a questa fonnula, se ha un grande valore morale, non ha mai aYuto un Yalore politico, • specialmente pt=r partiti di goYerno, e contrast_q. va stranamente con la realtà del possesso del potere da parte delle supreme gerarchie fasciste, e, perciò, con la necessità d:i assorbire i1 maggior numero di forze possibili. Essa non era una formula d'attacco, ma. di difesa •e perciò non poteva non indebolire lo sforw politico di chi era costretto ad usarla. Tnttana Aurelio PadoYani brancolò i1perbamente nel caos, cercando sempre di costruire 1.1 nuoYo mondo. Formò sezioni, ne sciolse, destituì fiduciari, rifece direttori, impastò, spastò, sempre cercando di raggiungere una perfezione politica che era una categoria puramente formale. Questo sforw, assurdo dal punto ai rata politico, ma bello dal punto cli vista morale, fu derio::ounh·ersalmente, tanto sembrò impossibile che. un uon;.-o solo potesse, col semplice irrigidirsi, riforma.re il costume politico di una regione. ~la -il trasformismo non si d.iè per vinto e mentre i caYalli di Troia, spinti nel feroce esercito padovaniano, d:it.:enivano più numerosi, quelli çhe non aveYano potuto eutrare nella categoria dei prh·i]egiati - timorosi di restare indietro nella divisione delle grazie governath·e - si dettero a. sfrutta.re la camicia azzurra. Così buona parte dell'antifascismo locale - cioè i nemici cii quelli che erano riusciti a penetrare nel fa.'icismo ufficiale - dive:nnero nazionalisti, e noi ,·edemmo due dei partiti, affratellati al centro dalla comunanza delle idee e dalla gioia del conquistato potere, nelle provincie bastonarsi di santa ragione. Talora l'abilità trasformistica dei capi arrivò fino al punto da tentare d'impadronirsi dei due partiti. l:n autorevole e simpatico sindaco di uno dei piU am€1li comuni della mia provincia mi spiegava, all'inizio di questo svolgimento storico, che egli a ,·eva preveduto tutte le eventualità e così mentre egli restava democratico, il nipote era riuscito ad ottenere 1'incarico di costituire la sezione f.ascista ed il segretario comunale aveva già costituita la =done nazionalista. Cosi - egli aggiungeva - i miei avversari debbono per forza eSSere... antinazionali. Katuralmente, però, accanto a questi trasformismi da semplicioni, in lotta terribile tra loro, ri.mrureYa in piedi il trasformismo più vero e maggiore: quello che si potrebbe dire delle competenze elettorali : i deputati. Questi signori compresero subito che il miglior calcolo politi.CO era di restare al proprio posto, impugnando l'arma. della coc-renza. ::11uovendosi, lasciandosi pr<.-nàc-redal panico, mentre correvano il rischio di screditarsi tra la gente che odia fe1ocemente i girella, a,Tebbero contribuito ad accreditare la deduzione politica, che questa fermenta>cione di avventurieri grandi e piccoli corrispondeva effetti vamc-r.te ad una mutata situazione politica - come si scriveva negli ordini del giorno di queJl'epoca - e che i fascisti della prima, della seconda e della sesta giornata. rappre~tavano effettivamente il nuo-vo _popolo meridionale. an LA RIVC,LUZIONE LIBERALE Ecco che i1 deputati meridionali concepirono l'a1· dito disegno di rimanere immobili 1nentre infuriava il mulinello. Efa questo un abilissimo 1110-· do di co11servaz.ione, ed una effiç:a.cepolitica verso il governo, assolutamente ignaro delle cose nostre. Se il goYerno - essi ragionavano - crede sul serio, con quella incomprension.e della nostra anima che è caratteristica neg1.i uomini del nord, che questi giovanotti inesperti rappresentfoo la terra br1.1ciata, noi gli dimostreretno col solo fatto di restare i111mobili,che s,inga1111.a partito. Gli dimostreremo cioè che se117.,adi noi non può go\·eniare, perchè noi siamo la qu.intessenza del tecnicismo elettorale, conosdamo a menadito i bisog-u.i e le aspir.azio:ai de] nostro pepo.lo, e, perciò possiamo intel1igente1neute esercit~re quella funztoue dì medi::t2ione, etti lo stesso go- \·erno aspi·ra. Certo che il fascismo ufficiale nell'ebbrezza del primo trionfo e nell'erronea convinzione cli poter fondare un governo giacobino, non comprese nel primo m.omento che per il goYerno non era btwna politica 1'aspettare che Padovani ed i suoi seguaci riuscissero a conquistarsi la 1112.ggioranza. :Jel 1[ezzogiorno, quando vi. e:ra 1ma m.iniera di n1inisterialisn10 ad ogni costo pronta per essere sfruttata. :Ma, a mano a tnano che ci allontanian.10 dalla marcia su Roma, e che si profilerà sempre più l'aderenza completa della politica del Governo allo stato delle vere forze del paese, 11011 può non en1ergere nella sua giusta luce l'importfmza sto1;ca, che ha avuto in questo periodo la resistenza passiva dei dep11b1ti meridionali. ~ .C'intransigenl{a padovaniana Intanto la lotta tra il fascismo ed ii nazionalismo can1pano, balzando in prima linea, contribuiYa sempre più a proiettare nel1'01ubra la resistenza. passiva dei deputati, desiderosi e grati alla tregua. loro concessa. Questa lotta sorgeva come conseguenza della cosidetta « intransigenza padovaniruia » ed assumeva il.suo aspetto più clamoroso in dipendenza del patto di pacificazione tra fascisti e nazionalisti. Bisogna riconoscere, e lo abbian10 già accennato, che il capitano Padovani, chiusosi nella formula dell'intransigenza, aveva t~nta:to, per quru1to poteva essere nelle forze di un uomo so19, di argina.re i fenomeni di arrivismo. In.chieste feroci, da lui compiute contro fascisti della p-rima ora, scioglimenti di fasci, decretati con la rivolte11a in pugno, avevano avver. tito la gente che il capo della Campania voleva eYitare la cuccagna. E' Yero sì che, dopo aver sciolto il fascio ostile aila. amministrazione comunale, aveva do\·uto per necessità di cose ricrearlo tra 1e creature dell'amministrazione, ma è anche vero che qaesta rigidità cli concezione costituiva una potente remora all'ingresso cli parecchi tra gU aYventurieri più noti. Fu, perciò, che i1 nazionalismo, partito buon ultiiuo nella corsa .alPorganizzazione demagogica, si gonfiò improvvisamente come un torrente, e, per n.atura1e meccanica di cose, si sentl avvampare cli spirito a11tifascista, c:ioè antipadovaniano. Xon fu certamente 1111 antifascismo teorico, derivante da una diversa ccncezione della lotta politica, ma. fu l'odio del servitore cacciato verso l'altero padrone. Tra i due partiti, identici per genesi, configarazione organica e te1eo1ogica, vi era nn muro costituito dalla somma dei municipi in giuoco, e le teste rotte, che seralmente i buoni chirurghi partenopei ripara\·ano, non erano certamente of. ferte in olocausto per il trionfo di una grande idea. Cosi il patto di pacificazione, votato a Roma dai capi, non si poteva mettere in esecttzionc: a causa, proprio, di tutti questi 1nunicipi, congreghe di carità, ed altre pubbliche istituzioni lhe i contendenti si palleggiavano. Ma Aurelio Paclovani credeva sul serio di possedere una grande idea . .Egli si trovava in uno :;tate, di esaltazione, che gli faceva apparire miracolosa la sua formula <li intra11sige117..a.Egli ve.deva nel nazionalismo campa.no ]'anticristo, i.1 principio del male contrapposto al principio del bene e oons:derava reprobi tutti quelli che si opponevano o soltanto dubitavano dei suoi sforzi. E s'ingaggiò la lotta, in cu.i egli era destinato a sicura sconfitta. J termini della loffa Stava contro di lui, pdma. di ogni cosa, quello stesso principio di rigida disciplna gerarchica, cli cui égli si era fatto bandii.ore tra le ge11ti ; la necessità dell'esecuzione del patto di fusione anche nella Can1pania, ove, certamente, non si presentavano con<li,cioni cliverse eia quelle delle altre regioni; l'opp<,rtunità da parte del Duce di saggiare vittoriosa.1nente 1a sua forr..a anche c:on i suoi c!Lscepoli, ed affermare in cospetto di tutti i suoi propositi di riorclinamento. !\on gli giovava 1' atteggiamento d' in.cHpcnde11.7.,ea quasi di critica al riavvici11amento con la Chiesa, dipendente dalia antica appartc-nenr.a alfa Ma.ssoneria. ◊li nuoceva l'aver risollevata ed aver insistito sulla sterile formula della tendenzialità repubblicana, abbandonat~ rkfi nitivam~nte dal Duce c., ai pie~i ·-ae·J t:1·01;10, nell'atto di farsi riassorbire dal sistema c1i Casa Savoia. l\la sopratutto aveva contro di sè tutte I~ vfcchie forze m(>rm.rchich~e costitnzionali della regione, che, pur intnendo l 'ineffieacia rh·o1uzionaria cli quella ferme11taz'ioue,, te1nevano che la prolnng,ata insistenza su di un p,rogramrn.a di intransigenza potesse consolidaYe le posizioni locali dei loro giovani contradditori. Qtteste forze, facenti capo al Presidente della· Can1era, ad ex-11in.istri e Sottosegretari di Stato, installate sal<lamente su posizioni elettorali in. crOllabH.i, sonette in va.rii punti da. una milizia volontaria più potente del fascismo stesso : la malavita, prem.evano terribilmente contro il povero Padovani, reo cl'i non vole1Jsi piegare ai loro voleri. Sembrava che la lotta fosse gtticlata eia.I deputato Greco, ma, in verità, quest'ultimo era soltanto Ltll simbolo. Il suo nome, asstwto ad. i11dica,re il fascismo transigente contro quello intransigente racchiudeva le speranze }li quei gruppi che intendevano riprende.re attraverso il fascismo la ft1117,ionedi mediazione fra i1 Gove.n.10ed il paese. In vet·ità - e qu·e:st'osservazione s'impone senz'altro per evitru·e il.Iazioni esagera.te da questa posiZiione cli fatto - il pa.dovanesimo non aveva niente d'i rivoluzionario, perchè esso riproduceva integralmente l'accennata organizzazione 111ecli.a11itcra Governo e paese. Ne11e prodncie i fiduciari e direttori non miravano ad altro che ad essere ass1111tidalle popolazioni. c0111efonti di favoritismi, e l'azione intransigente verso i cap,i diventava transigente verso i gregari, purchè disposti a tradire. i\Ia, appmito perciò, minacciando <li riuscire questo svolgimento politico a nient'altro che ad una sostituzione di persone, destava allarme granàissimo, e d'a ogui p.a.rte si esplicaYano sforzi colossa1.i per non clistrn1ggere ne11a mente delle popolazioni il rapporto esistente tra .rapp1"esen. tanti e rappresent~ti. Bisogna pur riconosce-re che il pado\·anesimo, esig~to all'epoca deìla marcia stt Roma, era assoluta111ente priva' di un.1tlite che pot-esse lottare sul campo del trasformismo con i vecchi nomi.ni politici. Conseguentemente in tutta la Campania perd111·avauna situaziOne di cose, assolutamente insosteuibile, percb è mentre da ,t11a parte l'azione padova.niana non aveva gran che scalfito le posizioni trasfonuistiche dei più foiti deputati campani, dall'altra parte per la secchezza della sua intransigenza non faceva -prevedere maggiori ~ionl\ per I 'ayvenire sia nel ca1npo di w1 rivoluzioITaris-111e0ffettivo, sia nel campo della stessa trasformazione. .Ca sconfitta di j'adovani In tale condizione di cose il Governo non poteva non essere contro l'intrausigenla campana. Infatti ili fronite all'insu.fl:ìdew,A,1.rivoluzionaria del fascismo al centro, che non riusciva a superare il trasforn1ismo costituzionale prima, e parlamentare dopo, ma si spingeva ormai Yerso ritorni pa.rlamcutaristi:i attraverso il paese, il Governo non poteva più soppo1ta.re sterili conati rivoluzionari alla periferia .. Se Mnsso1iui a,·esse potuto, se la 1neccan:ica della marcia su R01na non fosse stata soltanto quella di un,'insnrrezione seguita da una sosbituzionc di gabinetto, avrebbe egli stesso fatto quelle innovazioni istiti.tzionali che gli sàrebbeto sembrate più opportune: m.a, cessata la prima intenzione, il Governo non poteva sopportare pacificameute che la rivoluzione, fallita al cenr tro, si ripToducesse alla periferia, sia perchè tutto ciò costituiva sostanzialmente llll tentativo rivoluzionario contro il n01J'USord.o che il governo aveva creduto di prescegliére, sia pe:rchè nessun governo in Italia può azzardarsi a fare so. stanziali mutamenti quando ha il lviez1.-ogion10 in subbuglio. Mentre ·MussoliJ1i nlira,·a, in maniera non larvata, ad adeguarsi quanto più era possibile al regime, sopravvissuto integralmente alla pretesa rivolu1~ione fascista, i1 padovanesimo gli c-re,'lva una situ.a:;,.ione politica. di una stranezza inverosimile, perchè mentre Yeniva ad attaccare proprio uno elci puntelli del regime, nella persona <lei Presidellte della Camera, lasciava scoperta la posizione del Governo, che si trova.va ne1la incredibile posizione di non poter servirsi elci partito padovruda110 percl1è intrnnsigenle, e cli non poter aderire alle vecchie, cd ancora po. tenti forr,e coslitt,zionali perchè combattute dal fascismo ufficiale. Pa.rlovani stava fcrn10 come una diga contro il furore delle acque, che urgevano da ogni parte e si inrrangeyano Rehi11manti contro la durezza della pietra. !vr.a, come qualsiasi dig-a ckve finire per soccombere sotlo i I cn::sccntc urto dei ma rosi, cosl o.,~lsuo ,~ntnsinsmo giovanile p,ssò la. ma.rea. Il fascismo campano fu riassorbito nel partito ufficiale e le preoccupazioni transigenti del Governo ebbero u11a trcg,rn. Padovani veramente cadde su una questiouc di clisciplina. Egli fu espulso, qua.. 1,;i eh<: la sua intransigenza fo1:.sestata contro lo spiri lo dd l'atti lo ! E' questo uno <lei tanti capricci della storia, una del1c prove che gli uomini 11011 sempre si aecorgonc, della direzione che essi scelgono nel cani.mino. Il Paitito non comprese cbe l'aclovaui interpretava per suo conto - forse inconsciamente, ma plasticamente - l 'uuica ragione di vita del Jascis mo contro i.1 trasformismo ...cli governo, tenta va l'unica via contra-ria all'assi:mdla~ione delle nuove forze nel circolo vitale, ra._p.presentava, insom.ma, la prima trincea su cu:i cominciava la ba\taglia del Goveruo contro il Partito per disintegrarsi da questo e passare a T?ppue8entare altri interessi, ed invece cli sorreggere questo giovane, ed integrare il suo sforzo di quel contenuto ideale che forse alla rigicli,tà dell'azione paclov.ani.ana difettava, non seppe far altro eh.e espellerlo con un motivo rego1.am-eutare, come se si fosse trattato, di un sergente .dell'esercito punito con ]a sai.a cli rigore! Cosi il Partito non si accorse che consacrava l'inizio della sua clecaden:ia e che dopo Padovani altri cani - rei di aver fallacemente creduto aJ conte~uto rivoluzionario del fascismo - avrebbero ùovuto essere sacrificati' ai bisogni qu~tidia,ni dell'azione governativa. .Ce ragioni della scon.fiffa Qttesta storia. campana insieme eroica e grottesca, ingenua ed iro.11ica,non è stata scritta in- \·ano, percbè se i fatti um.ani possono servire 1 qualche cosa ed il loro studio non è un perditempo, debbono consentire che dalla ricerca delle cause si possa trarre ragione cli evita.re altr~ e più clamorose sconfitte. _ Così oggi deve emergere i.n piena luce agli occhi dei me.rklioua.li intelligenti che il movimento padovauiano è faliito perchè 1nent--re ogni azione politica um.itaria è per definizione anti1ne~ ridional.e, non è possibile fare della. politica. ttnita:ria differe1ite anzi contraria a quella go1Jer• na.ti,.va. .A pa,rte la clissertazione se la marcia su Roma. fu una rivoluzione o soltanto un'insw.Tezione - come oggi, finalmente, si comincia ad ammettere aucbe dai fascisti militanti - è certo che tale moto era una resultante di un vasto movi1nento politico-sociale, rivolto a rinsaldare il do1ninio elci vec<:hi ceti dirigenti settentrionali sullo stato italiano, ciO.è a rinsaldare le ragioni origitiarie di schiavitù politica del Mezzogiorno d'Italia. Ora tale rnoto non soltanto non andava incoraggiato da parte del :Mezzogiorno, ma. doveva esse.re combattuto con una netta affermazione., circa la necessità di àecentramento _politicoamministrativo. Il decentramento era ed è tuttora ] 'arma potente che il :i\iezzogiorno e le isole dovevano brandire contro l'unitarismo delle classi dirigenti, nello stesso istante in cui queste s'indebolivano ed era110 costrette dalla meccanica degli avvenimeuti ad esercitare una Yasta mano\·ra di conYersioue per sostituire i dirigenti alla ribalta politica. Se Padovani avesse conosciuto la storia nazionAfe, aYrebbe intuito che per fare la rivolu.. zione nel 1\1ezzogiorno occorre ergersi a paladini degli interessi meridionali con programma nettamente autonomista, e forse oggi noi potremmo t."onoscere quale possibilità di successo abbia questa idea di battaglia nel campo della vita. Perchè, se è yero elle egli in tale ipotesi non avrebbe avuto l'apporto dei numerosi fascisti, che, prima o dopo 1a marcia su Roma, urgevano intorno al Partito per ragioni di assestamento trasformistico, avrE>bbe però certamente contribuito a cn.,are un'élite di giovani, che nel momento del co1lasso nazionale avrebbero bandita la grande idea, e, costretto il risorgente u.nitari.•nno sett'=ntrionale a veuire a patti con le nuove generazioni del sud. Invece l'inconsistenza ideo1ogica pacloYaniana, esasperata dalla brutale malvagità di alcuni suoi seguaci. servi a distruggere qualsiasi genne che aYesse potuto fruttificare in tal senso, perchè prospettò agli occhi delle popolazioui attonite le vecchie classi trasformistiche come amanti del!la libertà e de.Ila giustizia, tanto che si può sicttramente affermare che non pochi dep11tati del vecchi0 regime, già consU11ti cL'\11'esercizi.o del potere, hanno riacquistato novelle silnpatie apptwto a seguito delle stupide e sterili persecuzioni ricevute. Insomma, mentre all'agitazione padovaniana è mancato il soffio cli una grande i.clea, perchè costretL:'l entro i Hmiti cli un assestamento trasfonnistico sulla base della {ermenl:.:.'17,ionneaturale dei combattenti, ha avuto contro, se non come reazione contrastante, per lo 1ne110come resistenza passi va, 1 'un.ica grande idea. politica, in nome della quale le plebi meridionali avrebbero potuto irrompere sulla scena della vita nazionale. GUIDO DORSO. " b'Eao DEbbA STArnPA " iI ben noto ufficio di ,;tagli da giornali e riviste [ondato nel 1901, ha sede 1,SCLUSTVAMENTE in Milano (12) Corso Porta Nuova, 24. Chiedete opuscoli esplitativi e tariffe con S(>ll!- plice bigli<ctto da visita.

REVISIONE J,IBERALE ~~N HUM~ttllll DUR[H NAIWNAllUI ~cl 1914-18, per I'ultima \·olla forse, si è combattuto iu Ew-opa e in Italia per la nazione. Chiw1que abbia vissuto quei gion1i 11e porta in ~i.- mia triste-1.za <'hc .1 Lratli St colora quasi di nostalgia. ReaJ111e11te 1 paiie-nclo per la guerra, noi sentimmo i c-oufini della nostra c<;iste1n.a indi\'i<.lu.ale allargarsi sino a contenere la vita di una intera generazione, anzi la vita delle gencra.z-ioni passate, la speranza delle {ulure, per la cui eredità e pel cui av,·cnirc anda,·a.mo a cr1mbaltcre • considerando cos} la morte 1111. bal• cere d.el ciglio, che 110n. i11terro111 pc il ,.i:edcre -.. Ciascuno di noi poteva mutuare quella consolat1ice parola dal pensatore di terra 11cnUca e sentirla ,·i ,·a ed attuale al pari del combattente tldi ·allr:1 p:-trte, del nostro fralcllo-nemico, cui pen~nsamo sc11z. 1oclio, amd co11 profonda. ttmnna simrmti:1., come a colui c-he con noi collaborava, combattendoi ad 1111 'ojJ~rn che tra~ccnclc\·a le no- ~trc pcr:-;onci le nostre palric stcs.-;c. ~<•n ucgli ingenui sogni cli pace uni\;ersale e c;i gi,,ir.:-.:.c act:oladcs dopo il massacro, erano viYe le. CO$idette idealità democratiche della guena, 111:1 in qnella comune coscienz.a che ci affratella\·a {h unn parte e dalPaltra delle trincee. Su di essa si poteYn contare, senza offendere, anzi nobilitando il sacrificio dei combatte11li 1 per st~bilirc una pace, che asc;icttrasse trn_nquillilà e prc....pcrità eco11omica.a due o tre generazioni. Se ciò si fos....o;:.e a\-yerato - ed è intltile ormai chiedersi se era possibile - la patria-nazione, quale ~i era Yenuta forma11do nella storia degli ultin1i secoli aYrebbc soprav,·issuto pura come ide...'l-forF.a,all'immane massacro. ln\·c,ce, 11ell'impoten7,a degli scatenati nrudonali:::.m1a darci una pace, nella loro ostinata oppo. f-iz:ione ai b:sc~1i elementari della nostra ch-iltà, neila loro sorda congiura che tesse fila e trova ptwti di contatto 1 non soltanto ideali, tra gli ste.~si opposti nazionalismi nel comune accordo contro le basi della nostra dta materiale e spirituale; nel loro farsi stru1neuto di interessi e di Ye1ldctte di parte o di classe; gli uomini stan110 imparando questa Yerità dolorosa: che I.a na- ·zione fino ad ieri stn.:.meuto di civiltà, organo di cultura, oggi è ostacolo t.'!.nto alla cotnune p-c-05perità economica} quanto ai beni più alti deilo spirito. Dappertutto, meno che in Inghilterra, dove ancor Yi,-ono lo stato e lo spirito liberaJe, così nei paesi Yincltori come nei paesi dnti, tanto 1~e_g-Ji stati di antica foi mazione quanto in quelJi rec-<::ntissimi, appaiono i medesimi fenomeni : lo ..spirito nazionale o pseudo-nazionale fatto- ves- ·~iJlo o di riYolta o di estremà resistenza, o di riscossa per la piccola borghesia socialmente ·sconfitta, o quasi: questa idea, sino ad ieri cosi rie.ca di contenuto umano, sinonllno di amore e di devozione illilnitata, àiYenuta la bandiera intorno alla quale si raccolgono per la vendetta .tutti gli odi ed i risentimenti; questo sentimento, per il quale nessun sacrificio fu richiesto in- ,·a110, abilmente messo in moto da una plutocrazia senza scrupoli ed anazionale per eccelle.i1za, al senrizio e.lei propri interessi, taciati o confessati, per i quali tornerà domani a muo\·ere -gli opposti sentimenti, facendosi beffa.1 con olimpico ed ammirevole cinismo, di chi creda negli wli o negli altri. E in questa vasta tragedia si inserisce il nostro episodio: dopo i combattenti. umili e disinteressati, dei quali i migliori - sia che si chiamassero Slataper, Vaina o Serrai o che portassero un oscuro no1ne di valligiano piemo11tese1 cli pastore calabrese o sardo - lasciammo nelle tri1Jcee e presso ai reticolati; sono Yenuti gli altri: gli speculatori ed i profittatori, i vanitosi e i rodo1nonti, che hanno formato a loro immagine e -son1ig1ianza la geuerazione degli adolescentii volontari della guerra ci Vile, che da spettatori comodi si erano innamorati del gioco e volevano ripeterlo per loro conto. a: Chi ha sentito la guerra-dovere non può ama. re 1a guerriglia-sport 11, mi diceva un saggio .amicoi antico fante. Nella guerriglia-sport 1a patria, questa che crede\"amo madi:e di tutti, si è: trasformata, ce l 'hanuo trasfigtu·ata. Abbiamo saputo di nostri yalorosi co1npagni .d1armi ingiuriati, perseguìtarf:i, feriti, banditi, di contadini-fanti uccisi, solo perchè social.isti o popolari o coml!nque clissidenti od ostili al nuovo verbo. Abbiamo assistito al rinnovarsi, sotto ]a denomiuaz..ione 1uilitare pres~ a prestito dal nemico, .della a: StraJe-expedition ►, aiutata cl.ai novissimi 1nezzi della meccanica, e drappeggiata in quel tricolore, elle in tempi uon lontani era stato siinbolo di fraterna unità, ]a ,·ecchia usanza medioevale delle faide e delle fazioni d'anni; e t11tto questo abbiamo visto sanz..ion.ato in w1 decreto d'anu1istia, che, in.troducendo l1elemento subiettivo de] fine, segnava nel campo gitu;clìco, la morte di quel momento obiettivamente far. male, che abbiamo cUmostrato essere la base dello stato ]iberal.e e nazionale. Ed abbia.1110 assistito infine a.ll1ironia inconsap1:Yole dei « Philosophieprofessoren »1 i quali zinstificavano tutto colle stesse formule - ste- -reotipameute r:ipehtle - con cui si affermò la .c.lottriua dello stato liberale, iu stù sno sorgere, LA RIVOLUZIONE LIBERALE di quello stato liberale apptmto, cli cui tutti quei fenomeni seguavano la fine non solo nel]a realtà politica, ma negli animi st.essi. Perchè, lo sappiano o no, i pallidi teorici che, forse in buona fede, ricd1cg-giano in accenti p1ofcssorali - da c-ui esulò ogni passio11c, ogni interesse attuale -· le clot.lrine, un giorno cosl ricche di vita nei loro primi autori; proprio quell'idea e quello stato si sono uccisi che essi, poveri tt0mi1Ji lihrc..;chi, ignari anche della cronaca, credono <li rianimare, ntentre <.;Oltanto ne imbalsama110 il cada,·crc. periaUsmo moderno che si alimenta di libere iniziative, che vive nella lotta politica ed economica, che richiede i finanzieri e gli industriali, l'élite J>lutocratica contro la quale si scaglia la retorica piccolo-lx.,rghcse ed antisemita; non la restaura,Jone cattolica e paternalistica che fa a pugni colle aspirazioni nazionaliste e colla pratica dello squadrismo rompiscatole, non l'illusione nictscb iana di un ritorno barbaro, chè Dionisio non jnfiamma di sè i frequentatori d~i caffè provinciali. Eppure questa lnL'S<.hina realtà, questa decadema farisaica di un sentimento che ebbe forza ed aspet.ti di religione, ci viene gabellata per il nuovo contenuto dello stato etico e nazionale! In tal clima spirituale, da cui è assente ogni passione nobi]e e generosa, in questo regime: intellettuale, da cci ogni grande idea è rigorosamente handita, in questa baraonda di idee con- /use e di gesti vic,lenti, di male parole e di odi e fobie meschine, viene educata un'intera generazione di europei. Fortunati ancora i paesi, dove qualche idea uni versale astratta ed assw-da linchè volete, fa da contrapp<:50 a questa realtà assw-da! L'accusa di Grillparzer, ingiusta or sono cento rumi, quando il n,oto delle nazionalità era affermazione concreta di umanità, anticipazione cli un secolo di civiltà europea, è divenuta oggi, nella degenerazione e nella decadenza delle società na,-ionali, tristamente esatta : , \"(111 Hw-nanitat, dnrch . -ationalitat, znr Bes tialitat •. PIP.RO BCRRESI. .\ uchc da uu esame stili~tico appariranno in• sospet.lat.i moti vi psicologici. Prendete ad csc1npio il Gc11tile: sia che egli parli deU'at.lo puro o dello stato in ast.rat.lo, conserva sotto le ceneri della rigorosa dialettica i fnochi, a t.ratt.i sfavilla11ti, di un pathos sincero. ì\ta quando cerca cli giustificare i suoi co11creLiatteggiamenti politici (V. ad es. l'articolo • Jl mio liberalismo» nella « ~uova Politica Liberale,, n. 1) è pallido ,sbiadito, arbitrario, pri,·o di ogni concreto 1·if'=rime11toalla vita attuale. Polemica interventista \\"althcr Rathcnau parlerebbe di , profcssora le hlinktslogiskeit ,. .\ccanto alle 1neccaniche ripetizioni dei filosofi, la meccanica del pari, e L'l. vuota retorica dei politici e dei gionialaslri, da cui sono ancor più lonta1li quegli accenti i-icchi cli tun.anitài quelle Ycrità prof.onde ed elementari, che ci resero adorali nn gion10 l'idea cd il nome di Patria. .\!--sistiamo così ad w1a naturale degenerazione ed imbestiamento cli una passione nobilissima u11 tempo. Confrontando le parole che il sentimento di patria ispirò nel secolo scorso una pagina di f\Iazziui o di Fichte, col linguaggio arido e monotono - quando n~n sia addirittura bestiale - degli oilien1i nazionalismi, si ha l'impressione di passare brusca.mente da una Yallata Yerdeggiante, varia e 1-icca di \;ta, in un sitibondo deserto affocato. .-\ quello svuotamento dell'idea cli naz..ioue che Yedemmo avvenire nella realtà politica, corrisponde un analogo mutamento nel linguaggio, dh'enuto artificiosoi meccanico, privo di ogni interesse umano. Questa realtà spirituale, questo clima ci offre la piccola borghesia, colà ove ha raggiunto tw effimero trionfo. E in questo deserto si soffoca. Rinnegando la tradizione liberale - cioè 1a riforma ed i motivi più pTofoncli dell'illuminismo che erano confluiti nello stato nazi011a1e - essa p1·oduce intorno e dentro alla nazione il vuoto, e ne è in qualche maniera consapevole, perchè per lo stato così m11tilato chiede il sostegno più valido <lf'lh tradizione cattolica. ì\Ia di fronte al cattolicesimo, che pretenderebbe di abbassare cosi ad un meschino ripiego politico/ essa si trova in una duplice coutraclclizione._ Alla tradizione cattolico-legittimista non pttò validamente appoggiare i suoi sogni patria.reali di gerru·chi.a, ordine, paternalismo politico, perchè quella tradizione è da troppo lungo tem.po spenta. D'altra parte lo spengersi cli quella tradizione ·- nonostante gli infelici tentativi di richiamarla in vita dei Yari Cornaggia cli tutti i paesi - ha consentito alla Chiesa lihertà di movimento e suscitato la. speranza - per ora timida - cli un ritorn0 medioevale. Qu.i Yeramente in una ben più integrale « restaurazione , le yisiou.i patriarcali di ordinate gerarchie, il pacifismo sociale delle corporazioni miste di patToni e cli artigiani. assumerebbero un valore ed una realtà : nella rinuncia e nella. pace fraten1a di U.11 n1ondo cattolico, in cui il Pontefice Romano consacrasse nella basilica del Principe deg-li Apostoli, l'apostolico e pacific0 imperatore non degli italiani 1 ctei francesi o dei tedeschi, ma di tutto· il popolo cristiano. E' pensabile tuia negazione più radicale della nazione, della lotta e della volontà di potenza; di tutte le malcomprese idee moderne, che il nazioualfascismo confusa.mente riecheggia. Parrebbe rimanere al lo stato fascista ect' alle confuse e contradditorie ideologie reaz-ionarie della piccola borghseia europea la giustificazione nietschiana di un ritorno barbaro e dionisiaco, la morale erojca dell1élite guerriera. Bisognerebbe aver perduto ogni senso del ridicolo per non chiedere a chi enuncia una siffatta proposizione se non voglia fare del1a mordace iron.ia. Ciò che fa quasi' d:isperare clellc sorti nostre, si è che in Italia lo si pensa sul serio. Vi è bisogno di ripetere· che nulla è cosi irriproducibile come la freschezza della barbarie, che nessuno tra i fenomeni sociali - di loro natura incoercibili - è inimitabile al pa.ri della fon11azione di una autentica casta guerriera? Chi non !nuove al 1~isoil paragone mentale tra U.11 centurione della mili'l.,ia, azzimato come un figurino di Cararnba, che accoppia alle pose spavalde del brauo le equivoche eleganze del 111(1cro di Montmartrei ecr trn cavaliere crodato od till Varego p1'ed.atore di regni? ... E qual fonte di a.11.egria nel pensiero che tal console politicante possa ,·enir strappato al campo quotidiano delle sue 1nanovre, al caffè della pettegola cittadina di provincia} per yenir lanciato aJla conquista dj lontane colonie! La guerriglia civile alimenta i pretoria.ui, uon fo1-ma i guerrieri. Che cosa cltmque rimane a questo tessuto di conb'aclcli1,ioni, che forma il 1nito della riscossa piccolo-borghese? Non il sc-uti1ne11toe Piclea di Dazione, chei nella nostra civiltà 1 sono inseparabili dalla libertà e .dalla dignità del cittadino, non il grande imCaro Gobetti, giacchè vedo che il Monli, nell'articolo intitolalo: Jnterventismv, neutralismo e fascis1,w, si richia,na alla mia lettera e riconosce la necessità di una discussione che non lasci più « nessun equivoco e nessun matint,eso », permetta, se crede, anche a me di portare il mio contributo a quest'opera di chiarificazione e di spazzamento degli e4uivoci e dei sotLintesi. Naturalmente non riy,eterò quello che ha già detto con la solila chiarezza ed acutezza il Monli; nè voglio allargare la discussione al torlo o alla ragione degl' interventisti e dei neutralisti, anzi vorrei limitare la questione anche maggiormente di quanto ha fatto il Monti e restringerla quasi unicamente al giudizio sull'origine, ia natura e le conseguenze delle famose giornate di maggio . Una simile indagine mi sembra necessaria net suo giornale, che ha pubblicalo, riguardo a quelle giornate, - anche se non a firma del direttore - giudizi non dissimili da quelli dati dagli ex-neutralisti. Cercherò dunque di esporre l'atteggiamento e lo stato d'animo a-vuto in quelle giornate dal gruppo di persone col quale l'azione della Rivolu- • zione Liberale ha maggior affinità, pur distinguendosene nellamente. E spero di essere scusato, se m'arrogo questo còmpito io. t'11ltimo e il più oscuro, ma non il meno convinto seguace di quel gruppo. h'in!erv1mtismo dell' "Unità" prima del maggio Prima di parlare dell'atteggiamento degli interventisti democratici, e più ~pecialmente unitari, nelle giornate di maggio, è necessario accennare, almeno sommariamente, ai motivi che condussero all'interventismo uomini, i quali avevano sempre fatto propaganda contro i ·militaristi e in favore di una politica di pace, se non proprio del pacifismo assoluto. Dopo la crisi tormentosa attraversata nel primo periodo della 'neutralità e derivata dall'ignoranza circa la formulazione precisa del trattato della Triplice, e quindi dal dubbio che non solo la guerra contro i nostri alleati, ma la nostra stessa neutralità costituisse un mancamento di fede ai trattati, si presentò alla mente e all'animo di ciascunp il quesito se- fosse conveniente continuare nella neutralità o se si dovesse entrare in guerra contro gl'Imperi centrali. Data una mentalità come quella del Salvemini, e di cui tutto l'indirizzo del suo giornale era stato sempre impregnato, scarsa efficacia potevano avere su di essa le frasi vaghe circa la necessità per l'Italia di non essere assente; e neppure potevano avere valore decisivo i motivi sentimentali contro la crudeltà e la barbarie. dei Tedeschi invasori del Belgio. Occor:neva invece che, per agire, fossero esposti fini concreti e precisi, ispirati all'interesse dell'Italia, oltre che alle ragioni dell'umani.Là. E questi fini furono essenzialmente du<>.Il primo - e il più decisivo - fu quello d'impedire l'egemonia incontrastabile che la vittoria avrebbe dato alla Germania ,egemonia che avrebbe significato per l'Italia una vera schiavitù, data la mentalità tedesca d'anteguerra e aggiuntovi il fatto che saremmo stati tratt,ati come traditori per non essere scesi in guerra al fianco dei tedeschi. Il secondo fine era quello di approfittare di una guerra - non da noi voluta nè scatenata ma che avrebbe portata una nuova sistemazione nell'assetto territoriale dell'Europa, durevole per molti anni - per raggiungere i nostri confini natuxali, riunire alla nazione gl'Italiani ancora soggetti all"Austria, migliorare la nostra posizione strategica nell'Adriatico. Fissati questi fini, e riconosciuta la necessità di partecipare alla guerra a fianco deilla Triplice Intesa per raggiungerli, il contegno dell'Unità non si confuse con quello di coloro che sninsero alla guerra mondiale con gli stessi metodi che l'Unità tanto aveva deplorati per la guerra libica (rettorica, falsificazioni, calcoli più che rosei sulla facilità e la brevità della guerra). Al Governo, che solo conosceva tµlti gli elementi della question2, spettava decidere il modo, e specialmente il tempo, dell'intervento. Perciò quelli che chiamen,mo )!l'interventisli unitari sentono di non avere ~suna responsabilita circa la data dell'intervento, nè circa gli errori del Governo stesso o da altri commessi nel valutare la durata o il costo, in vite e in danal'0, della guerra. Le giornale di maggio E veniamo alle giornate di maggio. Dato l'atteggiamento assunto dall'Cnità, era naturale che essa seguisse con simpatia l'opera del Governo, interventista, e avversasse l'azione di Giolitti, non ben chiara, ma evidentemente tendente alla conservazione della neutralità. Però quest'avversione ai neutralisti non avrebbe legittimato nessuna forma di violenza contro di essi, finchè non fosse stata presa nessuna decisione circa l'int-ervento. Fino ad allora ognuna delle due parti aveva il diritto, e magari anche il dovere, di far propaganda delle proprie idee, per ottenere che l'Italia seguisse la linea di condotta creduta più utile; ma non doveva spingersi più in là. La violenza delle giornate di maggio fu originata non dal proposito di costringere l'Italia ad entrare in guerra contro la volontà di gran parte della Nazione, ma dal fati.o che gl'interventisti avevano saputo, o almeno avevano intuito, che il Governo dell'Italia, si era ormai impegnato ad entrare in guerra e comprendevano che ritirarsi dopo quell'impegno, sarebbe stato un atto rovinoso per la dignità e per il prestigio dell'Italia. Le giornate cli maggio, pur nella loro torbidezza, non furono dunque, o non furono soltanto, una manifestazione di leggerezza, d'immaturità o d'inciviltà; esse furono anzi, essenzialmente, una prova di sensibilità politir.a. Infatti, dato che il trattato di ~ndra era già stato firmalo, se Giolitti fosse salito al potere al posto di Salandra, avrebbe potuto seguire due vie: o far annullare il trattato, e ciò avrebbe disonorato l'Italia ,perchè il trattato era stato firmato dal GoYerno legittimo, al quale la Camera aveva dato la sua fiducia, oppure avrebbe dato lui stesw esecuzione al trattato, e allora avremmo avuto lo spettacolo, nel momento più solenne e decisivo della vita delLa..nazione, di un giochetto parlamentare di sostituzione di un uomo di Governo a un altro, senza alcun legittimo motivo, dal momento che la linea di condotta non doveva essere cambiata. La legalità e la piazza Giunti a questo punto sarebbe comodo fermarci. Perchè mi pare che difficilmente possa essere scosso il fondan1ento di quel che ho detto finora, si potrebbe deplorare gli èccessi della giornate di maggio, ma ricono-. scere che essi non bastano a far condannare quelle manifestazioni, se esse ebbero per effetto di salvare la dignità dell'Italia. Ma per giungere allo scopo di dissipare gli equivoci e i sottintesi, di oui parlavo in principio di questa lettera, bisogna ayere il coraggio di porsi un'altra questione, che si potrebbe formulare cosi: « Ebbene, ammettiamo pure la necessità dell'intervento, ammet,tiamo anche che, dato il punto a cui erano le cose ,sia stato bene che Salandra sia tornato a capo del Governo p'er iniziare la guerra da Iui preparala; sta però il fatto dell'illegittima pressione sul Parlamento e sta il fatto che da quella prima azione illegittima sono discese tutte te altre che hanno in seguito originato il fascismo e la marcia su Roma». L'accusa è certo formidabile per chi non approvi i metodi e la mentalità del fascismo. Vedian10 di esaminarla un po' addentro, perchè dalla solLIBionedi questa questione dipende il giudizio sulla responsabilità di gran parte dell'azione fascista. Nel maggio del 1915 la Camera dei Deputa li era nella sua maggiora,nza per Giolitti e contro Salandra, cioè per la neutralità e

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