La Rivoluzione Liberale - anno II - n. 23 - 24 luglio 1923

t, ;JTa PIL01un:o '! • r CONTO CORRENT~ POSTALE RIVISTI\ STORICI\ SETTIMI\Nf\LE DI POLITICfl ESCE .. Diretta da PIEROGOBETTI- Redazione e Amministrazione: TORINO,Via XX Settembre, 60 .. ~bbonamentoper il 1923(con diritto agli arretrati) L. 20 • Estero L. 30 • Sostenitore L. I.DO- Un numero L. 0,50 IL MARTEDÌ Anno II ,, N. 23 - 24 Luglio 1923 Pei· il 1•iposo est·lvo àeUe persone aàdette all'anuninistrazio'l'le e alla tipog1·ujla 1l pross1m(J 711,111uro 11r,cirò neUa, sewnda qwvruJ,iovna ài Agosto. SO M hl ARI O: G. ANSALDO: La llue di un demagogo. ·- A.. Di STASO: Difesa della mezzadria. - P1Eno .lAHlET: DeUzie indigene: L'illustre demografo nazlopele. - E. BY-1,TI.l: Jfesure de la France: II. Antici1>ations proudhonien110s. - Nota alln cronaca. JJ.AFINE DI UN DEl\'IAGOGO Slesia, anno 1840. La provincia prussiana era tutto un maggiorasco, l'ultimo dove i nobili dell'Impero, con diritto al titolo di p,;ncipe e a1l'appellativo di E'V. tu.rchlant, Severissima si• guoria, poteYano nobilmente cacciare il bisonte. Distese cli foreste cli pini attaccate a tre o quattro grandi nomi, i Licltnowski di Kreuzenort, gli Hatzfeld cli Pless, i Carolatts di Beuthen, i Bliicher cli Krieblovitz : le città, Brealavia, penù.alocco del pastorale del Cardinale-principe: e molti guardiani notturni che registrav::µio tutto, quanti corrieri del re passavano s,ulle strade proYinciali, quanti galli di monte si facevano udire all'alba dalle riserYe di caccia. C'era molto ordine, molta tradizione, molto timore reverenzia. le, nelle Glesis prussiane del 1840. C'era anche, al ginnasio di .Breslavia, un piccolo ebreo aschen.azini.. « Aschenazini » : c1oe ebreo di occidente, inquieto, mutevole, vivace. Non molto dissimile negli atteggiamenti, nella voce, dagli ebrei polacchi che oggi hanno invaso i caffè del 1{-urf'Urstendanvm. berlinese. Le notizie dei rilassa.cri dì tamases arrivano per.fino nei borghi che i guardiani notturni vigilano : aniva.no perfuio nella casa cli Breslavia, che il piccolo ebreo Ferdinando Lassalle abita: Oggi troviamo nel suo diario : o: I o -vorrei im.niolare t1.tta la mia -vita, per strappare gli ebrei dalla loro situazione. Fare indipendenti gli ebrei, con le inni in pugno!». Ma percbè, mio carO figlio, vuoi diventare, proprio tu, un martire? La libertà può essere conquistata, anche senza dj· te. « Ah, padre 1rl,iot Perchè devo di-ven,tare un ·martire? Ma perchè Dio mi ha posto nel petto la -voce, che 1ni chia11-ia alla lotta! Perchè io non posso fare altrimenti! ,. • Questo candidato al .martirio ha però delle idee singolari sul piccolo mondo cristiano che lo circonda, ma in cui egli non mette radici. Oh,. questi tedeschi, incapaei di strappare le loro catene, incapaci di cantare in focosi' versi Ja libertà! E questi compagni, di ginnasio e di università, C05Ì pecoroni! « Il ciuco! Gli sono infinita·mente superiore di prestanza fisiccv, di spirito, .di in• telligenza, di denaro, di considerazione». A Beriino e a Parigi, a contatto con altri ebrei di talento o di genio, come :Marx e .Heine, o di cristianucci che aspettano l'iniezione dello spirito rivoluzionario, questo inVentario delle superiorità di Ferdinando Lassa11e sarà co.ntiuuato e perfezionato. Alessandro di Humboldt lo chiama ( ragazzo meraviglioso »; Heine, « il nuovo Mirabeau ». Egli stesso si denomina « Sozialdemok.rat ». Il o: 1nartirio » ha trovato un nome. Ferdinando Lassalle, agitatore, tribuno, proclamato fondatore della socialdemocrazoia tedesca, non tornerà mai p-iù in Slesia, a Breslavia, nella provincia ammuffita. Un rimpianto e una nostalgia delle foreste in cui il tedesco si sdraia ventre a terra, seppellendo le oxecchie fra le alte erbe fragranti: del fiw11e, tapis raulant degli sguardi umani : di tutte le grandi coSe in eui 'il cristiano ama sperdersi, in un'ansia dì obliare e cli smentire se stesso, non esisteranno mai per lui. Il proflllilo del venerabile ordine della piccola patria tedc;sca, non insinuerà mai in lui il più piccolo dubbio snlla,bontà dei suoi .grandi specifici: Libertà, .Popolo, Rivolui,ione .. Egli è nato a Breslavia, così, come potrebbe.essere .nato a Colonia, o a Berlino : o in qualnnqµe altra città di Germania o di Europa, ilidifferentemente, pu-rchè fopiita di Ul)a diàspora ebr.aica,. di nna sinagoga, cli un ghetto., Questo .sì. .In questo ,è veramente radioato: .e alla fine ,della sua vita, le umili.azioni delle generazioni ,riviver.anno in .1-ui, lo p;igiiecanno alla .gola, gli sconvolgeranno il cervello, assai, .,.assai pi.ò. che l'amore ~per .Elena IJ0nniges: e (;ome? La famigi,ia ..di q11e.stonobile diplomatico non vuole ricoposc.ere suo .-p.ari me, ,;1 ,foglio di giudei.? ·Ma. il figlio. di ,giudei saprà forzare -qu~gli aristocr.atici c,on la Pistola in p14gno... >. * •• Nella vita di Lassalle - che fu poi, contro ogni leggenda, una vita di martirio piuttosto~ comodo: ÌJ P"-P" che •manda,,denad ,aa Breslavia, grandi successi oratorii nei tribunali e suJle piazze, molte condanne aw·eolate di popolarità, pochi mesi di p1igione - tutti gli a\,venimenti sono soggetti ad una specie di deformazione da Pr01neteo reclrunistico e mitingaio, ad una conn1lsione di grandezza, rivelate dal suo linguaggio abituale. La lunga aYventura giudiziaria per la sua. amica, la Contessa Hatzfeld, diveuta « Der l(o-n,pf um, Recht », la lotta per il diritto : gli assai mediocri trucchi con cui egli cerca di ottenere il permesso di soggiorno a .Berlino, (falsi rapporti alla polizia, travestimenti da lattaio ambula~1t.e, rivelati nell' autunno del '22 dall' instancabile stuclioso del Lassalle, IGustav Mayer), diventano o: Der Kanipf um. Berlin JI, la lotta per Berlino La dese1i1ione della sua pri1na perorazione diu.anzi al tribunale di Diisseldorf: « Questo giorno 1ni procurò nella provincia renana i.a fa-nia di un i11ipareggiabile oratore, e di un ·uonio di illi· 1nitata energia ... Ora 1ni ralleg1·0 delle questioni di procedura come un dio... Vaglio gettare le 1nie freccie c01ne il lungi.mirante Apollo, e coni. pian.go fin d'ora i poveretti, cui incomberà il compito, d~ 1·appresentare l' acc·usa contro di 1n.e... )l. In un altro processo, il presidente gli toglie la parola. Lassa11e gli replica: o: Grande inqui• sitore! Il banco dell'accusa è, da quando ricorda ·me,n..oria ·umana, L'asilo della J.iberlà di pensiero. I o posso di1nostrare dagli annali della sto1·ia che perfino il Grande inquisitore di Spagna ... ». E avanti, con queste trovate di Danton di pretura. A11e sorelle, di un altro processo ancora, quello per alto tradimento, nel 1864: , Jo parlai quattro ore, in certi punti col f'U,rore di una ti• gre reale ircana! Fui interrotto tre q quattro -volte da un -vero -ul:uta.to di furore dei gi·u.dici sobbalzanti sulle loro poltrone. Ma io li daniai ... ». Annnncia di essere riuscito a persuadere il giornalista Lothar Biichner ad entrru:e nella sua associazione operaia : o: iVIi è riuscito ad ottenere Bischer per proselite, in due con-versazioni,. la prima dalle 4 fino al.le 8, la seconda dalle 4 fino alle 12. Fu uno sforzo gigantesco! Fu una così pazzesca tensione cereb·rale e una così intensa compressione di pensiero, che oggi ancora, se ci penso, 1ni dolgono i 11enJi del capo». Se per la conversione ai suoi principi di un 1,1omo,le latte di petrolio del suo epistolario ,;mbombauo in questa maniera, colla organizzazione della prima lega operaia, il A llgenieine Deu.tsche A_rbeiter• -verein, che appena, in tutta la Germa•uia, conta un mezzo migliaio di organizzati, egli perde ogni senso dei limiti. Questo inauguratore cli ére nuove, questo correttore deile bozze della storia futura si preoccupa della politica internazionale, pretende di impostare e di dirigere quello cbe sta appena matura.udo nel cervello di Bismarck. Muové dalla Renania alla « conqii7sta di JJerlino », e a Berlino, dopo le conquiste, la Sezione conta circa 50 soci. Quando pruie per qualche stazione termale, nomina i suoi vicepresidenti, i suoi luogotenenti : manda i brevetti di o: Gene· ralbe-vollmachtige ,, di plenipotenziari a dei poveri diavoli, per delle provincie in cui il Verein non conta neppure un organizzato, come la Slesia, la Prussia Occidentale. A questo o: lavoro" ~gli è instancabi,1e. ,Fruste'\ e logora i suoi segretarii, e li getta con1e sca.1:pe vecchie, via : abolisce gli orarii, la sq..piente <livisioJJe fra il giorno e la notte, fra la veglia e il sonno. Arriva il punto in c_uinon ·sa,più divertirsi: 11011 sa più giocare. E' come il cax;ie, come il .ga,tto, çome i bruti : che cessano di ruzzare percTie sono in calore. Egli è in calore ,lì applausi. Non odia nessun uomo preciso e vivente, non ha tempo di odi'J.fe. Dopo i sei. _giorni, feriali di q,uesto rovello, ha bisogno di un giorno di festa. Dal Ministero cli .polizia di Berlino sospettano chissà quali fini , ri\sohtZionari nelle sue ,gra))di e:;cursioni nella zona industriale del Basso.Reno. ~a·c~hè ! Niente rivoluzione di pqpolo. Ricreazio1ie di Lassalle, sì. Dopo qualche ora di im\)onil;l)ento, gli p·rende l '~altazione conceutrata e riflessiva ~lei demagogo di gran classe) il pomo ùi Adamo gli va su e giit sulle gote, freneticamente, ne1la grande faccenda di dar fuori parole e saliva: traversa , sobborghi di Duisburg o cli Diisseldorl in vettura, sotto qualche arco di trionfo rimediato a11a meglio, ma egli è:! su, su, pili su della vettura e <!ella strada, si libra epiletticame11te sugli applau;, si, È: tenibile: spasima di aprire straòe f'mmense, rctt.i1inee; di spianare i monti : cli conquistare Jo Scblewig Holstein con un colpo <li mano: di ingraviùisce tutto un harem di principesse amorose di lui: cli liberare il proletariato da mali ten-ibili: di essere salutato con gesti nuovi, nati da 1111 tenore nuo,·o cli schiere sen·ili. E' le haut 11uil, il -vitiu-,.n coinitiale che lo afleaa il ([martirio» sognato da ragazzo: ma, insieme, egli è freddo, lungimirante, ha un sorriso per tutti gli imbecilli, batte sulle loro spalle con dei gesti cli a.mico11e, 1i seduce con delle occhiate da 1 postribolo. Qua1Jdo lo stordimento confina con la stanchezza, dichiara che non è più il momento ài parlare, beusì di agire: eterna figura rettorica dei so,·versivi, che si ricordano delJa necessiti dell'azione, quando so110 rimasti senza saliva. a Ludro e le so gran giornade ,,, La storia è per lui un vortice immenso, in cui lui, Ferdinando J~ssalle, fa da mulinello: in lui si precipiteranno le r'ivoluzioui suscitate con tanti discorsi, gli operai abba1·bagliati da tanti discorsi, neofiti conYintl da tanti discorsi, le donne belle ammaliate da tanti cliscorsi ... Anche le donne.- Nelle lettere a Sofia Soluz- < ;;-eff.: ~li 12romettc di royesciare sulla sua vita o:. u.na onda.ta di 1no-vimento, di ebbrezza, di splen~ dore ». Alla sorella, scrfre di aver o: sete di belle donne, come un orso ha fa'nie di carne 11,niana ,. Questi sono gli specchietti per le allodole: il ruolo di tribuno del popolo - WJ cocchio e quattro cavalli bianchi sotto la porta di Brandeburgo - e la sensualità contenuta della sua razza. « Il 111,ioam,ore è 11,nfuoco, in c1ti tutte le don11.e si precipiteranno». L'alcoYa pare la piazza d'armi, dove Ferdinando Lassalle fa il collaudo della sua capacità rivoluzionaria. * .. Sperò di tran-e nel suo Vortice - fra una be1la donna e l'altra - anche la Monarchia. Una dinastia di tribuni del popolo, un cesarismo dei Lassalle, balenatagli come espediente per. sedw·- re una donna, come una specie di fal~riga per le sue lettere e per le sue iniziative amorose, non gli avrebbe dato la rispettabilità sociale, l1entratura nel gran mondo cli Vienna o di Berlino - l'Arcivescoyo Ketteler lo avrebbe fatto entra-1:esempre dalla porticina di srvizio, nel paiaz.zo episcopale di :Magonza. No: niente dinastia Lassalle. Sperò cli p;ù. Di assidersi, arbitro.del suffragio universaJe, fra Hohenzollern e proletmiato. n; o: correggere » un re pigro : di dargli animo ::i. osare le grandi imprese, l'unificazione della Germania, l 'hnpero. Di fissargli « niele ,.ve·rmnente gran.di, nazionali, popolari ». Stanco del. modello paiigino, de11e rivoluzioni che cacciano i re, Yolle tentare lo snobis.m?: le 1ivo1uzioni che instaurano gli impe1i e rafforzano i troni. Lanciaspezzata di tntti i sovvertimenti che la grande industria nascente portava in sè, bel profeta dagli occhi fiammanti, le phisique du r6fe per ma1""Ciaresulle allee dei sobborghi, nelle giornate <li maggio, qu4ndo la folla vuole dinanzi a se, cartelloni viventi, gli uou.ùni che portano cucito, fra le sillabe del lor.o nome, un programma di rivolta: destinato a lanciare, da tutte le tribune, con w1 largo gesto,. le parole incitatrici. che portano già nell'ala il piombo del.la mitraglia poli. z.iesca, e. seminano, sul lastrico ardente, il seme delle ins1urezi.oni : selvaggina .da camera ammobigliata o da Mtel di .gran lusso, sradicato dalla casa paterna e dalla vecchia provincia lontana, nomàde uscito per H gran dese1io .delle città mo- .den1e, dopo tante generazi011i che ave,:ano conservato~ sotto la maschera .del Ghetto, .i gusti -della tenda piantata sui pioli, nel ,deserto antico e vero - il sovversh-o Lassalle ebbe ,una a1nbizione immensa: diventare mon?,rchico, chinarsi dinanzi a un trono e a una. p0rpora, essere proJnosso a « fedele servo :del sno signore Jl. Fu perduto. Bismarck lo aspettava, monarchico non cli ripiego ma di nascita, saldamente piantato sulla terra di Prussia, uomo agrario, ministro rurale, Rittergutsbesitzer, coltivatore di barbabietolé, bestia da soma della monarchia. Sui colloqui di Lassalle con Bismarck nell'2nno 1864, parecchie cose insig;lifica11ti furono dette da Bebel molti a1111ipiù tardi al Reichstag. :Ila l'unica cosa s.ignificante la replicò Bismarck : « Lassalle ave,·a eddentemente I'impressione, che io vedevo in lui un uomo di spirito, e senti va anche, che io ero un intelligente ascoltatore ... Di trattative non si parlò mai. Io presi di rado la parola. Lassalle faceva da solo le spese della conversazio11e l)_ Sfumeggiato e felino, con dei gesti da profeta e delle perorazioni da prete, <lei rata.menti d'occhio da Santa Teresa isterica, il tribuno deve aYer parlato, più volte, a lungo, dinanzi a Bismarck. 11 suffragio uni\·ersale, l'av,·enire degli Hobenzollern, la proclamazione dell'impero germanico fatta da milioni di la,·oratori, un cesa.-ismo più solido di quello Xapoleonico, celebrazio_ni di ingressi solenni sotto tutti gli archi trionfali di Germania, mobi1itazjone di tutti i cavalli bia11chi e di ·tutti i cocchi cli corte e cli tutti gli addobbi e gli arazzi : entusiasmo mouarchico sotto pressione tribwiizia, la dinastia. prima figurante di un grande ba1letto patriotticosociale, non più radicata nei possedimenti rurali delle. classi consen·atrici e fedeii, ma nomade sulle piazze e su11e allee, come le giostre e le mostruosità dei festi,·al: la giostra p1ù bella d1 uua hermesse in continuazione, di una sagra di rivoluzionari peutiti - e lui, Ferdinando Lassa11e, impresario di tutto e garante del risultato. Bi'Smarck taceva. ~el silenzio dell'asco!tatore, le parole brillanti del tribuno cadevano come gemme in un lago oscuro : lago di sangue, ombreggiato dagli abeti di cimiteri sconosciuti, allucinato da fanfare di ultime c.ariche disperate. Xella testa del demiurgo, tre guerre erano già dichiarate. :Migliaia di uomini condannati alla morte. Niente mon.'1rchia cesarista, espediente di ratés della riYo1uzione. L'impero senza restiYal, senza ke1messe, senza cavalli bianchi, ~iso. E la for7...a e il coraggio delle decisioni, erai; risucchiate da terre modeste e lontane, le sue terre dì Varzin, dai campi sparsi dei covoni di segala. E i1 barbaglio rosso sulle stoppie, è poco bello? Certo, dopo aver menato i gran colpi di ariete delle tre guerre, avrebbe ancor a\'uto le-sue mattine di caccia: ancora sarebbe disceso da caYallo sul redder, il sentiero angusto in mezzo alla macchia, per ·liberare col coltellino un tronco di betulla giovane, imprigionata 11el siepone : la betulla avrebbe svettato contro il sole, riconoscente: gesto, questo, che porta fortuna, come dicono i contadini della Prussia Orientale. Egli a\'rebbe ripetuto appuuto i gesti del padre, del padre del padre. Si sentiva siq1.ro, perchè la miglior scuola per liberare i giovani imperi, era pur sempre il gesto del padrone della terra, che sfronda attorno a un albero giovane ... Che cosa Yole{ 1a costui? Questo tribuno, questo agitatore, aveva mai veduto, la sera, dalle :fi. nestre della sua casa campagno1a il campo nudo e l'aratro, in mezzo al campo, unica cosa che fa ri1ievo, e il vomere che sotto la luna manda dei riflessi di ascia lucente da guerra? E cosa parla costui di guerre e di imperi? Eppure, il bel tenebroso parlò ancora, a lungo, più volte. Pirotecnico sapientissimo, sempre aveva lanciato con successo le girandole di parole a scavar sçlçhi fosforesce.i,ti i,el ce,Yello degli uditori: ~ma in quei colloqui con ~js.marck, ~gli 1tdiva le sue ~aro!e, scorie di razzi }nutili, stridere nel grande lago del silenzio avversario. Una serie 'di scatti a vuoto. Il 1:ribuno, ad ogni congedo, si sentiva umiliato e svigorito per non aver saputo stordire, i,ncantaz:e q_uesta.volontà che_era insi:me _buçmcgusto,~ )q.1;1.e~•~deecisic_>,nich,'er~no fionte neg}i occ~i azzuni Qel _gi_ga1J~e,traendo i succhi da tutto uno stile di vit'a sign01ile e campagno1a. . , L,'eb:reo .asche1iazi·1n di Breslavia aveva incontrato. un guarçliano nott.un10 d~lla monarchia, ma di genio. L'agitatore co,n,le Yaligie sempre pron-

94 te per tutte le tournées di conferenzè, tutte le giornate di propaganda, tutti i traslochi e tutti gli espatrii, aveva incontrato un' proprietario di terre in regime di maggiorasco. L'uomo che tutte le domeniche aYeva il bisogno fisico del comizio, era di fronte all'uomo che tutte le domeniche cercava ristoro nella sua terra. li dil~ttante del sentimento monarchico aveva incontrato il monarchico per n~cita. 11 sovver:Sivo aYeva incontrato l'uomo d'ordine. All'ultimo colloquio senza conclusione, Lassalle era finito. Smagato. Esaurito. li resto della sna vita, lo si può descrivere nelie biografie, cosl, per ocrupolo : l'ultima avventura d'amore, Elena D0nnigies la rossa, che giunge a cavallo a Rig_i Kaltbad, lui eh~ la vuole, il duello, due revolverate di avventuriero valacco in funzione di fielaazato proYocato. Scena finale buona per la platea. La social-democrazià tedesca, partito di governo, erede del pensiero unitario di Bismarck, ha bisogno di una favÙla amorosa come prefazione ai suoi aridi annali burocratici : e I 'ex-ministro e e.'X'..-Regierungsprasident della provincia di Wiesbaden, Kourad Haenisc, nella sua ultima pubblicazione (r) aggiornata coi più recenti studi 1assa11iani, presenta ancora la favola come i1 u dramma di Lassalle ». l\1a noi - ricchi di una esperienza di sovversivi trionfanti ben più ab· bondante di quella germanica - vediamo più addentro nella fine del sovversivo Lassalle. Calcolatore del successo e virtuoso della sensualità, Lassalle non avrebbe mai cercato furentemente la morte nell'impresa di portar via una dollna, se un anno prima 11011 fosse stato sconfitto da .Bi. smarck nella grande impresa della sua Yita, quella di sconYolgere un regno. Sconfitto ben facilmente: con qualche ora cli silenzio aulico, che basta sempre a s\·esciare e sgonfiare molti anni di tumulti piazzaioli. « Et n1tnc, reges, erudùnini •· GIO\'.\:,,.'NI .-\.:'.'\S..\PDO. (r) KONRAD HAF,JISCH, Lassalie Mensch ,md politiker, Franz Schneider Verlag, Berlin, Leipzig 1 Wien u. Bern. PIERO 6OBETTI - Editare T□RIN □ - Uia XX Settembre, 60 Dopo vari ritardi, dovuti a ragioni tipografiche, possiamo annunciare finalmente l'uscita della nostra prima edizione d'arte-, che apparirà ai competenti un modello di eleganza e di accuratezza fEùlCECASO~AÌI .. Pittottè 50 riproduzioni e testo critico di Piero Gobetti_ INDIO: DELLE OPERE RIPRODOTTE r Disegno di donne - nel frontispizio 2 Fanciulla addormentata 3 Ritratto della sorella - 1907 4 Ritratto della sorella - 1922 5 Dettaglio del ritratto della sorella 6-7 Paesi 8 Donna nuda seduta - pisegno 9 Una donna ro-II Paese - Ritratto della sorella - Gesso. 12 Bambina 13 Signorine 14-15 Nature morte 16 Ritratto di Anna Maria De Lisi 17-18 .(i.cqueforti 19 Marionette 20 Mattino 21 Sera 22 Le vecchie 23 Don Pedro da Consedo 24 Un uomo 25 Piantine 26-27 Studio per il quadro < Una donna • Bozzetto per illustrazione 28 Fanciulla nuda 29 Donna e armatura 30 Sorelle 31 Due donne - Disegno 32 Scorcio • Disegno 33-34 Due paesi 35 Ritratto di Silvana Cenni 36 Dettaglio del ritratto di Sii va11a Cénni 37-38 Due paesi 39 Maschere 40 Ritratto di signora 41 Paese 42 Disegno 43 Ritratto di signore 44 Studio per ritratto 45 Lo studio 46 Dettaglio de « Lo studio , 47 Dettaglio de < Lo studio , ,i8 Paese 49 Giocattoli 50 Bambina - Ceramica Si spedisce raccomandato, senza au,>1,ento sut prezzo, a eh, manda cartolina 1Jaglia all'editore in Toriiio - Via XX Settembre, 6o Ediz. in carta fin.e, patinata, rilegata in brochure Lire 20 Edizione in carta a mano, tavole stampate a parte accuratissimamente, solida rilegatura copie numerate dall'r al 200 Lire ~O Con questo -vohime ottima1nente 1'iuscito, che illustra l'opera di ,mo dei nostri artisti piii, singolari, la nostra casa comincia il suo LA RIVOLUZIONE LIBERALE DIFESA DELLA MEZZADRIASi dice che bisogna diffida.re dei dilettanti perchè sono superficiali. Per conto mio diffidò specialmente dei tecnici perchè banno un difetto peggiore: sono unilaterali, non vedono che un solo aspetto delle questioni, co1~sicferauo i fatti c'he li interessano come staccati da tutti gli altri, incapaci di esaminare se la soluzione elle essi propongono non sia per far pagare ben duramente i benefici che pro1n.ette. I dilettanti possono vantarsi almeno di questo: che possiedono un'infarinatura di molte cose (perciò restano dilettanti: perchè hanno sete di conoscere tutto) e uon rischiano tanto facilmente d'essere ingiusti. Chiedete, per esempio, ad nn tecnico dell 'a. grico!tura e specialmente alla maggior parte dei direttori delle cattedre ambulanti di ag1icoltura, cosa ne pensano della mezzadria: il novanta per· cento delle volte vi sarà risposto che bisogna distruggerla perchè impedisce il razionale sfruttamento della terra e l'attmento della produzione. E basta. Che se poi il razionale sfruttamento della terra e Paumento della produzione avranno ammazzato un popolo, questo poco conta, pei tee. nici dell'agricoltura. Hanno, quasi tutti costoro, un 'odiosa. mentalità, riformistica e socialistoide, che è caratterizzata da un grande disprezzo per i problemi morali tanto dell'individuo che della nazione. Essi avranno sentito dire qualche volta che non si vive di solo pa.ne; ma raramente si saranno reso conto ·del .;;alore profondo di questa frase. Quanti di essi, per esempio, intendono che la distruzione dei beni materiali d'una nazione può ben valere una guerra gloriosa sebbene sfortunata? Io ne ho couoscinti parecchi di questi tecnici dell'ag,icoltura, e in verità posso dire che un giorno o l'altro essi avranno insegnato a coltivare la tena ai nostri contadini, ma non avranno contribuito gran che all 'allevarnento morale dei nostri contadini. • Essi vogliono distruggere la mezzadria, ma non si sono mai chiesti se il bracciantato agricolo non sia la più terribile piaga nazionale e se, in definitiva, non finirebbe per costare assai più di quel che frutterebbe la conduzione a economia, quando fosse totalmente sostituita la mez· zadria. Innanzi tutto la mezzadria costituisce 110 argine a qnella gran piaga dei giorni nostri che è l'urbanesimo. La popolazione spa.i:sa rappresenta un beneficio per l'igiene e per il costu1ne. Nelle wne ove esiste la mezzadria la popolazione agglomerata non preoccupa percbè si tratta cli agglon1erameuti piccoli; il giorno in cui anche in quelle zone sparisse la mezzadria, tutti i borghi diventerebbero ·immensi come quel_li della mia Puglia, ove si vedono spessissimo otto o dieci persone vivere tutte in un'unica stanza, e qualche volta vi è insieme· una bestia. E' più difficile governare e amministrare quaranta o cinquanta mila persone agglomerate che altrettante persone divise i-n piccoli g,1.1ppi sparsi. Ho detto che il fatto cli sentirsi, il mezzadro, padrone per metà ciel podere cbe lavora produce dei vantaggi economici .. Ma i vantaggi morali e sociali eh~ derivano da questo fatto sono di _gran lunga superiori. Luigi Einaudi; credo ·per il p1imo in Italia, ha indicato l'inconveniente massimo dell'industrialismo moderno nel fatto che l'operaio non costruisce dal primo all'ultimo pezzo gli arnesi e le niacchine e tutti gli altri prodotti che escono dall 1officina1 in.a ciascu11 ope. raio costruisce o 1ifinisce o addirittw·a contdbuisce con cento altri, azionando macchine e motori 1 a· costruire un pezzo e spesso solo parte di un pezzo dei vari }>e'.tziche costituiscono il prndotto finito. Esso ha ann~llàto nell 'opera;o la gioia del lavoro, l'individualità di artiere che aveva una volta. Ora, gli stessi inconvenienti si avrebbero se sparisse la mezzadria, si hanno dove esiste la conduzione della terra a economia. I braccianti contribuiscono a coltivare delle piante di cui non vedranno i prodotti se non andando ad acquista.rii nelle botteghe. Non accade cosl per il mezza·dro che è tutt'uno con la terra che lavora. Ed è li che egli impara a conoscere il valore del pane che mangia e da questa esperienza deriverà poi il suo egoismo e la sua a:varizia, che però dal punto di vista na· zionale sono da benedire perchè è di là, e forse cli là solo, che viene il risparmio nazionale. Ma acquista anche le capacità direttive e la possi• bilità di comprarsi la terra. La piccola proprietà va diffondendosi in Italia perchè esiste la mezzadria. Non dicevamo cbe bisogna diffondere la piccola prop<"ietà? Si conoscono molti braccianti Intanto io nou vedo neppure quali vantaggi divenuti- piccoli proprietari? Non credp. ·economici si avrebbero da questa sostituzione. Nè vi è altro mezzo per diffondere la piccola Parlo della mezzackia classica, qU:eÙadi Toscana, proprietà. Nessuna legge potrà operare questa ove ho fatto la maggiore esperienza. Nelle fami- diffusione. La terra, quando non è stata acquiglie coloniche di Toscana (e del resto di tutte le stata a prezzo di grandi sacrifizi e duro tirocinio regioni ove si pratica questa f0nna _di_conduzione .4,.: non la si ama, no~ la si cura. Il Franch.etti, mo~ della terra) tutti lavorano, tutti, dal pocq piìt rendo lasciò una tenuta nell'Umbria ai coloni che piccino al più vecchio, sono utili a qualche mezzadri che vi si trovavano. Mentre tutti gli cosa. Mentre gli uomini v~lid.i lavorano f campi, altri mezzadri, in questi ultimi anni, si sono ari! bimbo e la bimba portano al pascolo le pecore, ricchiti, quelli non solo hanno lasciato inaridire il vecchio governa i bovini, e le donne governa~ i bellissimi poderi, ma sono poveri e cercano i maiali, fanno i bachi, preparano il formaggi~, per giunta _·mi dicono _ di tornare mezzadri, e trna volta tessevano anche. C'è forse una farm- da piccoli proprietari eh 'erano diventati. glia di braccianti i cui componenti partecipino tutti o qua.,;i tutti al lavoro, dove ciascuno si guadagni il pane che mangia? E badate cbe si tratta di lavoro, per i fanciulli i vecchi e le donne delle famiglie dei mezzadri, che non produce alcun danno alla salute. Se alla mezzadria fosse sostituito il bracciantato; le donne i vecchi e j fanciulli non potrebbero più rendersi utili : quindi si avrebbe una forte diminuzione di lavoro e quindi una diminuzione di prodotto o, che è \o stesso, una maggiore spesa. Altro vantaggio economico. Il colono è uno straordinario risparmiatore. E il risparnùo che cos'altro è se non aumentò di prodotto? Certo, sarebbe desiderabile che l'aumento di prodotto si dovesse a qualcos'altro che non fosse il non ·a\'venuto consumo. Ma bisogna ricordarsi che l'Italia è un paese povero e che non dobbiamo farci soverchie illusioni sul nostro avvenire economico. Il ter~ vantaggio economico, che è forse mag. giore di tutti, deriva dal fatto che il mezzadro vive sul posto ove lavora, per cui non si verifica l'inconveniente dei braccianti, i qu.ali, prima di raggiungere il campo, devono percorrere molti chilometri e quando iniziano la propria opera sono già stanchi. Non colloco tra i vantaggi economici il fatto che il me--.<zadro,dopo tutto, finchè resta nel podere, è per metà padrone del podere e quindi la sua cura è maggiore cli quella ciel bracciante che, alla fine della giornata o della settimana, riceve il compenso della sua opera, quale che sia per essere il raccolto, quale che sia stata I 'opera da lui prestata. Conce.do ai tecnici che a questo si possa rimediare int<:,ressando i braccianti agli utili dell'azienda, sebbene si sia verificato spesso il caso, in tentativi del genere, che ciascun bracciante lavorasse poco per timore di lavorare per i suoi compagni, i quali a fin d'anno avrebbero partecipato nella stessa propor- 'l.Ìone cfi lui alla divisione degli utili. Infatti nel Ravennate han fallo buona prova le affittanze collettive a conduzione individuale ma non le affittanze colletti ve a condizione collettiva. F, l'affittanza collettiva a conduzione individuale non è altro che una forma di mezzadria . :Ma i vantaggi della me--t:zaclriasono specialmente sociali e 1norali e varrebbero bene ogni diminuzione di prodotto che eventualmente caARCANGELO Dr STASO. PIERO 6OBETTI - Editare TORINO - U!a XX Se!lembre, 60 Sono usciti: TEATRO In questa nuova collezione saranno pubblicate opere notevoli· di autori italiani d'eccezione e traduzioni di caJ?Olavori stranieri. L'intento è di ofbire esempi di una letteratura antena, adatta anche _per il gran pubblico, ma scelta con più severi cnteri di gusto e di arte. ENRICO PEA ROSA DI SION Dramma - L. 4 La drarnmaticità più intensa si a-lterna con L'idillio sereno: E. Pea si è ri1Jelato il più forte a.,,tore che abbia oggi· il teatro italiano di poesia. CESARE LODOVICI L'IDIOTA Commedia in 3 atti - L. 4 Vi si nota una personalità di scrittore, vicino per istinto agli atteggiannenti più sconsolati di solitudine esotica, ,na sic1'ro e pad.rone di sè negli svili~pi d?'mnmiatici più aulononii. Seguu·a1wo nella stessa colle--done opere di R. Artufio, di I-Iebbcl, cli L. Andreiev, cli A. Block, di Galsworthy, ecc. Spediremo i due volumetti a chi ci manderà cartolina vaglia cli L. 7 Uscira:nno in seguito: 3. Hebbel: Agnese Bernauer, tracl. G. Necco 4. R. Artuffo: Ulisse 5. L. Andreiev: Zar Golod 6. R. Franchi : Il Miraggio e altre opere di F. M. Marti,ii, A. Blocl,, J/. Amo. retti, M. Cronw, F. nai1>1,11nd, O. Li<dwig, ecc. DELIZIE INDIGENE L'ILLUSTRE DEMOGRAFO N ZIONALE In un circolo di cultura che debbo chiamar passatista per la tendenza di considerar i problemi . residuati dalla guerra mondiale senza tener conto -del ritmo risolutivo che ha loro infuso la marcia su Roma, ho ascoltato nei giorni passati 11interessa'.11te comunicazione di un'illustrazione della nostra demografia che trattò il tema seguente : « Se l'Italia sia un popolo o una semplice popolazione ». Parecchi tra gli intervenuti, fosse o suggestione del titolo o tendenziosa interpretazione caporettista del dopoguerra rosso e tiicolore, pare si aspettassero dall'illustre demografo la dimostrazione che l 'ltalia non è ancora un popolo ma può diventarlo; e se e come Io potrà diventare. Egli invece studiò la popolazione. italiana da naturalista imparziale, al lume dei grandi nwneri delle recenti statistiche, come avrebbe studiato una varietà di formiche. E dimostrò, cifre alla mano, che le formiche italiane figliano molto e bene, che· hanno ripreso a figliare come se niente fosse; che, sopratutto per metito della razza meiidionale, han quasi colmati i vuoti della guerra e della spagnola; che figlieranno presumibilmente ancora, tanto da diventa.i- infinitamente più num.erose delle confinanti foi:miche francesi (r). E clie piìt nun1erose saranno le formiche italiane e più, premute dall'appetito, sciameranno verso le terre più ricche delle formiche privilegiate, quaii son p-ropdo le confinanti francesi, che stan meglio percbè figliano meno. E che sarà nell'interesse stesso delle formiche francesi, nonchè nell'interesse generale, accettar di d-ividere i beni con le più sobrie formiche italiane, le quali, mentre valorizzeranno il tenitorio francese, renderan grande la propria patria italiana. E dunque si produrrà naturale penetrazione e coloniizazione. E Onàn e Malthus saranno un'a]. tra volta scornati. A questo punto un'autorevole formiCa meridionale sorse a rammentar gli stenti, le epidemie di larve, le tragedie <;lomestiche e forestiere dei -fonnicai troppo numerosi e pose l'ingenua domanda se non fosse più semplice cercar di conseguiie • il benessere al quale aspira ogni umana collettività di formiche per opposto cammino; se, cioè, le formiche italiane e sopratutto le meridionali, invece di dargli sotto senza purtroppo esser consapevoli dei fini nazionali, non provvederebbero ugualmente a sè ed all'nniversale regolando la propria figliazione. E mostrò di J)referiié a -un· esercito di eroiche formiche affamate, una corporazione inoffensiva di formiche istruite. .Al che replicò vittoriosamente il demografo che figliazione scarsa o figliazione abbondante son fenomeni dell'umano v6lere; che, appena conquistato il benessere, si può attendere fiduciosi che le cresciute esigenze diminuiscano- automaticamente la figliazione. L'assemblea fece bene a non rilevare qui, l'antipatriottismo di un mormoratore affrettatosi ad affacciare che la lotta sociale crescendo il benessere delle più prolifiche classi operaie e contadine conseguirebbe appunto questo risultato. Segui poi una formica umanitaria asserendo che siccome le fqrmiche abbienti chiamano stretto necessario quel che le loro sorelle misere chiamano invece pri1Jilegio, quella asserita naturale penetrazione delle misere formiche italiane tra le opulente formiche francesi non avverrebbe per abbracci, ma piuttosto per morsi e sbrani, dimodochè guardar con simpatia alle molte culle tant'è simpatizzare coi cimiteri militari. Aggiunse che anche nella guerra testè risolta con la marcia su Roma, le formiche alemanne per aver dichiarato interesse generale la spogliazione dei formicai deli 1unigenito francese, si trovaron contro mobilitati i fonnicai del mondo intero, compresi quelli italiani e che dunque non sarebbe prudente, se pure onesto, avviare un popolo proprio a plagiarne cosi tristo destino. Al che il professore replicò, temperatamente, che poteva anche darsi ci fosse del vero nelle sue parole ma che, ad ogni modo, la guerra era sempre esistita. Fu insomma uua discussione serena e proficua. Debbo, però, deplorare che alla elevatezza nazionale dell'illustre scienziato non corrispon~ elessero adeguatamente alcuni formichini appena neonati. Uno dei quali sostenne che le precoci fanciulle meridionali avrebbero diritto a esser informate nelle scuole ( « Nozioni di diritti e doveri ,) dei gloriosissimi fini ai quali la demografia nazionale riserba i loro nati. Un altro dichiarò che le conclusioni del chiarissimo ~tudioso coincidevano perfettamente con qttclle di un ignoto demografo analfabeta da lui mcontrato sulla via di Caporetto, il quale asseri va che i signori voglion la guerra per macellare la bassa plebe. L'ultimo, che aveva un esame di statistica l'indomani, osservò che essendo la guerra Pavvenimeuto più ricco di fenomeni demografici interessanti, non potrà mai aver contrario un professore di statistica che ami la propria materia. P. J. (r) Si ricordi che la statistica è scienza nostra, scienza italiana!

LA RIVOLUZIONE LIBERALF MESURE DE LA FRANCE été qu'une exception; il veut bien faire, car il aime son ceuvre; tandis que le travailleur propriétaire s'engourdit souvent da,ns sa tradition technique, le prolétaire moderne ne cesse de progresser et de se mettre au niveau de techniques plus délicates ». (Science Sociale. Les divers types de coopératives, (Septembre r899). II. nnticipations proudhoniEDnes Mais, dans cette horreur du pullukme.n: et de l'industri1alisme qui est comme instinctive chez nos Frauçais, et que nous avons vu M. Drieu La Rochelle traduire avec une éloquence apre et amère - et qui est co=e la protestation de l'esprit lui-meme 1 contre une « illusio.n énorme » un « enfer rncroyable », un «univers de camelote», où la quantité matérialiste submergerait la fine et précieuse qualité - n'y a-t-il pas, en deruière analyse, comme une .inticipation? Dionysos, c'est e.ntendu, est nécessaire à Apollon; mais celui-oi n'est pas moius indispensable à Dionysos; et ce qu'il faut réaliser, c'est leur alliance fraternelle, et le mariage de la féconde quantité et de la qualité-mesure: une re,iaissance classique est à ce prix. La solution de cette espéce d'a.utiuomie qti'on peut découv1ir entre la population et la civilisation, entre la quantité et la qualité, autrement <lit, a été trouvée je crois, par notre Proudbon, dans son chapitre des Contradictions intitulé la Population. Proudhon constate ou, du moins, a cru constater - par une intuition de génie - qu'entre la faculté prolifique et la faculté imdustiielle, entre l'amour et le travail, il y a oppositiou, e.n sorte que plus l'homme serait travailleur, et moins il serait prolifique : « la chasteté, écrit-il, est la compagne du travail; la mollesse est l'attribut de l'inertie. Les hommes de méditatiou, les penseurs énergiques, tous ces graucls travailleurs, sont de capacité mécliocre au service de l'amour. Pascal, Newton, Leibniz, Kant et taut cl'autres, , oublièrent, dans leur contemplations profou. des, qu'ils étaient hommes. Le sexe les devine : !es génies de cette trem pe I u'Vinspiren t peu d'attrait. Laisse-là les femmes, disait à Jeau-Jacques cette gentille Vénitienue, et ét,,die les malhémMiques. Comme l'athlète se préparait aux jeux du cirque par l'exercice et l'abstinence, l'homme de travail fuit le plaisir, absti.nuit venere et baccho ». • Dans le travail, comme dans l'amour, le cceur s' att;ache par la possession; les sens au contraire se rebutent. Cet antagonisme du physique et du mora! de l'homme dans l'exercice de ses facultés industrielle et prolifique, est le balancier de la machine sociale.· L'homme, dans son développement, va sans cesse de la fatalité à la liberté, de .de l'instinct à la raison, de la matière à l'esprit. C'est en vertu de ce progrès qu'il s'affranch,i,t peu à peu de l'esclavage des sens, -co=e de l'oppression des travaux pénibles et répugnants ». « A mesure que le travail augmente, l'art surgissant toujours du métier, le travail perd ce qu'il avait de répugnant et de pénible : de meme l' amour, à mesure qu'il se fortifie, perd ses formes impud.iques et obscènes. ·Tandis que le sauvage jouit en bete, se dé1ecte dans l'ignorance et le sommeil, le civrulisé cherche de plus en plus l'action, la richesse, la beauté : il est à la fois industrieu.x, artiste et chaste. Paresse et luxure sont vices conjoints, sinon vi:ces tout à fait identiques. Mais l'art, né du travail, repose ·nécessairement sur une utilité, et correspond à un besoin; considéré en lui-meme, l'art n'est que la manière, plus ou moi.ns exquise, de satisfaire le besoim. Ce qui fait la mora1ité de l'art, ce qui conserve au travail son .attrait, qui en éveille l'émulation, en excite la fougue, e.n assure ia gioire, c'est donc la valeur. De meme, ce qui fait la moralité de 1'amour, et qui en conserve la volupté, ce sont les e,nfants. La paternité est le soutien de l'amour, sa sanction, sa fi.n, Elle obtenue, l'am.our a rempli sa carrière, il s'éva- ·nouit, ou, pour mieux dire, se métamorphose... La chasteté est l'i.déal de l'amoiir » (p. 380-381) (r). (1) Le christianisrne, <lit Proudhon, a été sur ·Ce point prophétique: en rnettant l'idéal virginal au dessus de l 'idéal patriarca!, il a deviné que notre :finn'est pas dans l'ordre de la chair, mais dans celui de l'esprit et que la cbasteté est en quelque sorte l'idéal meme du rnariage, le but vers !eque! il tend secrétement. Les socialistes, qui, en la matiere, ont plutOt en général suivi Fourier que Proudhon, se sont gaussés naguère que Sorel ait pu écrire cette p-hrase, qui, sans doute, Ieur a paru 111.onit.mentale? « que l'homme ne deviendrait plus juste que dans la mesure où il deviend.rait plus chaste ». « Le socialisme, écrit Prottdhon, qui, au lieu d'élever l'homme vers le ciel, l'incline toujours vers la boue, n'a vu dalls la victoire rempo1tée sur la chair qu'une cause nouvelle de misère: camme il s'était flatté· de vaincre la répugnance du travail par la distraction et la voltige, il a essayé de comh'1ttre la monotonie du mariage, non par le culte <lesaffections, mais par l'i_n~rigue e_t ~e chan~ement ~· Proudhon a en vue 1c1le founénsme et la tbéone de la papillonne. Il écrit ailleurs ceci • Le fouriérisme est la négation du ménage~ élément organique de la propriété; de la fam1lle, àme de la propriété; du madagt, 1mage 1e . la propr~ét~ transfìgurée. Et pourquoi le founén.s~e abol~t-11 toutes ces choses? Parce que le founér;sme n aclmet que le cé\t,;'.négatif de la propneté; rarce qu'à la place de la possession nornial.e et saJnte, manifestée par le mariage et la fam1lle, le fouMais, objectera-t-on à Proudhon, cette influence du travail sur l'amour ne peut s'ente,ndre que du travail-artiste, que du travail qu.ùs'élève à la forme de l'art et fait de l'ouvrier un artisan-artiste; et comment comparer à ce travail-art le travail industrie! moderne, qui condamne clans nos usines à un labeur automatique nos prdlétaires transformés e.n esclaves? Les belles définitions du travail données par Proudhon, sont-elles encore ici de mise? «L'homme est travailleur, écrit-il, c'est-à-clire créateur et poète : il émet des idées et des signes; tout en refaisant la nature, il produ:it de son fond, il vit. de sa substance, c'est ce que signifie la phrase populaire, vivre de son lravail ... Le travail est une émission de l'esprit. Travailler, c'est dépenser sa vie, travaiiller, en un mot, c'est·se dévouer, c'est mourir. L'homme meurt de travail et de dévouement, soit qu'il épu.ise son a.me, comme le soldat cle Marathon, dans un effort d'enthou.siasme, soit qu'il consume sa vie par un travail de ci.nquante à soixante années, comme l'ouvrier de nos fabriques, !e paysan <lans no; campagnes. Il meurt parce qu'il travaille; ou mieux, il est morte!, parce qu'il est né travailleur ». Mais le labeur· machinal moderne, encore une fois, peut-il se comparer à re tra vai! où il y a créatiou et poésie, et susceptible par conséquent d'e.nthousiasme? Il s'agit, en l'espèce, de bien discerner quel est le role de la machine da.ns le travail moderne: ce role est-il, comme on le croit trop communément, de rendre le travail purement méca.rnque, monotone et abrutissant? « Les machines, écrit Prouclhon, ne font qu'abréger et suppléer pour nous certaines opérations manuelles: elles ne dim.inuent pas le tra vai!, elles le déplacent ; ce que nous demanclions auparavant à nos muscles est reporté S\lr le c.erveau. Rie.n n' est changé au travail, si ce n'est le mode d'action, qui du physique passe à l' intellectuel » (p. 37r). Mais je veux rappeler un passage d'une étude de Sorel, qui; met bien en lum.ière le vrai caraètère de !'industrie moderne. «Trop longtemps, écrit Sorel, on a cru que 'la machine moderne permet d'employer le travail le plus bas et que tout l'intéret du patron consiste à allonger !es journées ou à intensifier le trl'vail. Aujourd'hui,. nous savons qu'il faut à' la machine un ouvrier supérieur, capable de travail très quat;,fié, qui puisse suivre des mouvements très rapides et très délicats, qui ait à dépenser plus d'attention que de force ... Ce travailleur peut etre encore appelé un bras, puisqu'il ne possède que sa force de travail; mais c'est un bras mii par une volonté singulièrement tenace, éveillée et ~évoyante. Il ne possède pas un atome de la mati.ère de l'atelier où il peine, mais il a sur le prod uit un droit plus certain que son patron, car le syndicat défend son salaire ; les profi ts et !es pertes ne le regardent pas et il refuse de plier son sort aux maniements des prix par une échelle mobile. Il n' est pas propriétaire des instruments de production, mais il a acquis des qualités .intellectuelles et morales que ne possédaient pas les anciens ouvriers possesseurs d'i.nstruments; il n'est comparnble qu'à l'artisan-artiste, qioi jamais n'avait nens me poursuit de tous ses voeux, de tous ses efforts, la prostitution intégrale. C'cst tout le secret de la solution fouriériste clu problèrne de la population. Il est prouvé, <lit Fourier, que les filles publiques ne deviennent pas mères une fois sur des millions : au contraire la vie de ménage, les soins domestiques, la chasteté conjugale, favorisent éminemm.ent la 'progéniture. Donc l'équilibre de la population est trouvé si, au lieu de nous assembler par couples et de favoriser la fécondité par l'exclusion, no-us' deveno-n.s tou.s prostitués. Amour libre, amour stérile, c1est tout un... A quoi bon dès lors le rnéuage, la monogamie, la famille? Faire du travail une intrigue, de l'amour une gymnastique, quel reve ! et c'est celui du phalanstère !... Le socialisme, ainsi que l'écouomie politique, a trouvé à la fois, sur le problèrne de la population, la mort et l'ignom1nie. Le travail et la pudeur sont clts mots qui brO.lent !es lèvres des hypocrites de l'utopie et qui ne servent qu'à déguiser aux yeux des simples l'abjection des doctrines »· (p. 355). Mais le christianisme, qui, sur la question du mariage, est une sorte de compromis entre l'icléal biblique dont il est l'hé!itier et l'idéal virginal qui lui est propre, n'a pas eu.de la dignité de la femme une nobon peut-etre suffi.sammeut élevée : l'épo,ise chrétienne est une épouse trop résignée et qui accepte trop facilement d'ètre parfois transforrnée en simple machine réproductrice. Or la femme a le droit de se refuser à n'etre considérée que camme un instrument de reproduction; et si le féminisme, qui, en lui-meme, n'est le plus souvent qu'insanité, pouvait contribuer à donner à la femme un sens plus élevé de sa clignité, il n'aurait pas été complètement vain. ]'estime que personne n'a donné du mariage et de la famille une doctrine plus forte et plus belle que Proudhon; le respect de la femme par lui est porté à une hautem· qui ne sera pas dépassée; et la 10.e étude de la Ji<stice est, à mou sens, une des choses le-s plus rnagnifiques qui soient sorties de la plume d'un moraliste; car, en s'inspirant à la fois de 1'idéal romain et de la mysf1que chrétienne, ' Proudhon a. su donner au maria.ge une significatiou hors ligne et vraiment .subli1ne. Ainsi, !es plaintes que le machinisme a d'abord suscitées, et qui, au début de l'ère capitaliste, se sont traduites, de la part des ouvriers, par des. bris de machi.nes et des révoltes contre la machine elle-meme, ne sont pas, au fond, justifiées : la m.achine, au contra.ire, libère {r) l'ouvrier, tait passer le travail du rang d'u,11effort purement musculaire à celui d'un effort cérébral, exige plus d'attention, que de farce, intellectualise le travail: l'ouvrier exigé par la grande industrie moderne est un ouvrier supérieur, qu,ù n'est comparable, nous <lit Sorel, qu'i l'artisan-artiste. D'où vient clone l'erreur, si commune encore et que M. Drieu La Rochelle semble partager pleinement, lui qui ne voit dons l'inclustrialisme moderne qu'un • enfer incroyable », u,ne « iilusion énorme » et « un univers de camelote •? C'est qu'il fau<lrait cListinguer dans le mouvement capital.iste lui-meme deux tendances, la première, purement commerciale et usuraire, ploutocratique, qui tend à abrutir l'ouvrier par un régime de bas salaires et de longues journées - régime contre !eque!, par le mouvement syndical, !es ouvriers out réagi et continuent à réagir - et qui ne se propose qu'une production par grandes masses d'une qu.alité inférieure et pouvant etre dite en effet de la camelote; - la seconde, plus vraiment industnrelle, qui reconnait qu'un régime de courtes journées et de hauts salaires est aussi favorable à la production elle meme qu'à l'ouvrier et do,11tle but est une pt'oduction roignée, de qualité supérieure et tendant à fa.ire de !'industrie un art perfectionné, exigeant vraiment des ouvriers qualifiés, ces ouvriers que Sorel compare aux artisansartistes. Ce capitalisme industrie!, triomphant du cap'Ìtalisme usuraire, est en quelque sorte la ~éface du socialisme, le pont par où le passage pourra se faire du capitalisme au socialisme; et le socialisme n'est, au fond, en un certain sens, que l'exaltation de ce capitalisme : .c'est l'atelier moderne, produit du capitalisme industriel, qui, se débarra5$nt de la tutelle capitaliste deve.une superflue, émerge dans tout l' orgueil cl' une force libérée, et où !es travailleurs out l'ambition de hausser !'industrie jusqu'à la hauteur d'un Art. Si le monde moderne apparait encore sous un aspect aussi hideux, si l'industrialisme moderne ne se présente encore que sous des ap:parences oiinistres, c' est que la ploutocratie gouverne encore le monde en maitresse pt'esque absolue - et que, par la_ grande guerre - cette grande guerre qui fut essentiellemente ploutocratique et fit ressembler la guerre elle-meme à une sorte d'industrù'e infernale où le soldat, comme l'ouvrier de la fabrique, chair à travail, fut consiidéré comme de la sri:mple chair à canon - (M. Drieu La Rochelle a bien le sentiment de cette dénaturation monstrueuse de la grande guerre : la guerre moderne, écrit -il, (qui .n'a de commun que le nom avec la fonction que !es hommes out exercée pendant des, cycles de siècles) était déjà au temps de Napoléon, et meme avant, enfìn depuis l'emploi de la poudre (r), pt'emière (1) Elle le t.ibère, en ce sens qu'elle hausse le traYail d'un effort tout musculaire à un effort cérébral, mais non en ce sens qu'elle impliquerait une diminntion du labeur pouvant aller jusqu'à des journées extr@me1hentcourtes, comme certains utopistes l'ont imaginé. Proudhon, au contraire, affirme l1aggra-vation du, trava,i/.; à ses yeux, c'est une des lois les plus certaines, et il s'élève avec force coutre l'1ttopie de la ri• chesse obtenue par un travail de plus en plus réduit à sa plus simple expression. Il voit merne dans cette loi une garantie pour la civilisation, qui ne pourra ja.mais, gràce à elle, devenir une immense priapée et comme une prostitution in,. tegrale. Nous sommes condamnés, selon lui, à ·travailler sans cesse davantage; notre _travail • croìtra sans cesse en intensité cérébrale; et c'est pour nous le gage d'une ascension possible toujours plus haute vcrs les régions de la vie « industrieuse ,artiste e chaste ». (1) M, Drieu La Rochelle partage une opiniou exprimée avec force déjà par Proudhon dans la Guerre et /.aPaix (T. ÌI, 6, 9) : , C'est depuis Pinvention de la pou.dre que les idées se sont perverties sur la nature et le droit de la guerre, notamment en ce. qui concerne le réglement des ru·mes. On a prétendu que l'emploi du canon avait démocratisé le métier de soldat et porté à la noblesse w1 coup sensible, en neutralisant la .cavalerie et en amoiud1;ssaut l'avantage de la bravoure personnelle. Fa·merais niieu.x, je L'a11oue,q1<eLe Tiers-état e,U appris à opposer cavalerie à cavalerie1 au. risque de -voir la féodalité durer cent ans de plt1s. D'autres, soidisant amis de l'hurnanité, se félicitent de Yoir les armes et macbines de guerre suivre les progrès de I'industrie et clevenir de plus en plus meurtrières. La guerre fin.ira, diton, par l'e_~cèsm@me de sa puissa.uce destructive. Ils ne voient pas que cette manière de mettre fin à la guerre aboutit juste à la désorganisation politique et sociale. Quand !es armes seront telles que le nombre et la discipline, aussi bien que le courage, ne seront plus de rien à la guerre, adieu le règne des majorités, aclieu le suffrage uuiversel, adieu !'empire, aclieu la République, aclieu toute for9ii grave atteinte portée par !es pratiques industrielles aux institutio.ns fondamentales de l'humanité, une simple machine à détruire !es corps !es plus robustes) - c'est que la Ploutocratie, dis-je, p_ar la grande guerre, a consolidé encore sa dominabion et fait rétrograder le capitalisme à cles formes usuraires qui semblaient dépassées. Et ces paroles de Proudhon nous résonoent prophétiquement à l' oreille : • De deux choses l'une, écrit-il : ou l'humanité doit devenir par le travail une société de saints, ou bien, par le monopole et la m.isère, la civilisation n' est qu' une immense priapée. Au train dont vont !es choses et à moins d'une réforme qui change intégralement les conditions du travail et du salaire, tonte angmentation de labeur, partant tout accroissement de richesse, nous sera bientòt devenue impossible. Longtemps, avant que la terre nous manque, notre production s'arrHera: le paupérisme et le crime croitront toujours •. Mais M. Drieu La Rochelle, dont le désespoir latent semble avoir un moment espéré en la Russ,ie rouge, a été déçu par Lénine • Lénine, se demande-t-il, au fond de son Kremlin, reve-t-il autre chose que Stio• nes ou Schwab? •· Les bolcheviks lui semblent etre, eux aussi, contam.inés par ce mème génie industrialiste moderne, qui lui para1t démoniaque; il ne voit pas da,ns Lénine un vrai révolté, mais une manière de bourgeois, qui veut precipiter l' occidentalisation de la Russie, commencée par Pierrele-Grand, et dont le .soi-disant communisme n'a, lui anssi, qu'un dieu: la Production. Déjà M. Bertrand Russell avait bien discerné ce caractère industrialiste des communistes russes. • Les bolcheviks, écrit-il (Pratique et Lhéorie di. Bolchevisme, p. 89-90), sont des industrialistes en tontes choses; ils se passionnent r,0ur tout dans !'industrie moderne, sauf pour les bénéfices exagérés des capitalistes. Et la dure discipli.ne à laquelle ils soumetten.t les ouvriers est bien faite pour leur inculquer, si la chose est possible, les habitudes d'application et de probité qui leur ont manqué jusqu'ici et faute desquelles seulement la Russie n'a pu devenir. un des principaux p,p,ys industriels du mon,de •· J' ai souligné à dessein dans cette citation de Russe! : sauf pour les bénéfices exagérés des capitalistes; est c'est pour bien marquer cette di,fférence capitale, que, si les communistes russes sont de fervents industrialistes, ils out répudié l'esprit ploutocratique qui anime l'industrialisme capitaliste. Qu:',i:lssoient des adm.irateurs enthousiastes de !'industrie .moderne, il fallait bien s'y attendre de la part de disciples de Marx, dont on conruut la phrase célèbre sur les créations gigantesques de cette industrie, et que je veux rappeler une fois de plus : • La bourgeoisie, <lit Marx (Manifeste Communiste, p. 24. Trad. Andler) a, comme perso.une ne l'avait faiit avant elle, montré de quoi est capable l'activité humaine. Elle a réalisé de tout autres me!"Veillesque !es pyrallllÌdes d'Egypte, !es aqueducs romains et les cathédra,les gothiques; elle a accompli'.de tout autres campagnes qu'invasions et crcxisades ». Mais les lecteurs du Manifeste Communiste savent aussi avec qu~e force Marx, s',il a loué en termes enthousiastes l' ceuvre technique (et révolutionoaire à ce poi.nt de vue) de la bourgeoisie, a également flétri le caractère affreux de l'industrialisme moderne, noyant dans les ean.,"'tglacées d'un égoisme calculateur tous !es sentiments désintéressés et enfantant une civilisation essentiellement prosa'ique - cette civilisation qui fait tant horreur précisément au profond spiritualisme de M. Drieu La Rochelle, qu:il,ne l'oublions pas, est, avant tout, un poète. Il apparti'ent au prolétariat révolutionnaire, héritier et co.ntradicteur de !a Bourgeoisie tout ensemble, dè conserver son esprit de hardiesse créatrice dans l'ordre technique et d'organiser !'Industrie dans des conditions tout autres au point de vue mora! et esthétique. La bourgeoisie .ne conna1t que le profit; c'est uniquement mue par la recherche dU!plus grand p,:ofit qu'elle a'bousculé !es anciennes conditions de la vie patriarcale et feodale et créé cette civilisation si riche en forces productives et si affreuse me de gouvernement. Le po·u:vo-irest aux plus scélérats ». On counalt le rieve que Renan avnit fait pour dompter soi-disant Caliban: il avait imagmé entre les mains d'une oligarchie scientifique une telle puissa.nce de clestructiou que 1."L plèbe devait etre forcément écrasée et rédù..ite à l'impuissance. La ploutocratie moderne, forte de cet outillage inclustriel et militaìre monstrueux dout la grande. guerre a fait voir d'une façou si infernale la puissance destructive, ne pourrait-elle pas eu effet asseoir ainsi definitivement sa hideuse domination? La guerre des rnes a été déja renclue impossible; et, par ailleurs, la ploutocratie, disposant du gonvernement, de la presse, des mille moyens de corntption que donne 1'argent clans. nos sociétés modernes, quelles ressources restera-t-il aux révolutionnaires? Le soi - disant Caliban - serait clo1npté, mais ce ne serait pas, hélas, au profit de Prospero, mais à celui de la plus hideuse cles craties: de l'ignoble Ploutocratie.

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