La Rivoluzione Liberale - anno II - n. 7 - 25 marzo 1923

32 ne elettorale la politiqi estera di B011ar·Law. Costui sarà forse più propenso del Fo-reign Office a· una politica d'isolamento, laddove il Foreigu Office è preoccupato del fatto che ara i' Reno è eventua\_mente anche per l'Inghilterra lai prima linea di "difesa. Lord Robert Ceci! e Lord Grey saran forse p,iìi propensi a metter subito e sempre in prima linea la Lega; ma si tratta solo di varianti di una stessa tendenza. Similmente Bonar Law ha tendenza a porre l'accento sullo svilo.pipo de]le risorse imperiali più che s:ulla ripresa del commercio continentale; ma finaJJZi,!ri come il ì\fackenna e il Goodenough toccano tostò' l'altra eampana; ed il Key.nes ha testè a Mancheste1' in u.na ;:onferenza sul secolo XIX ricordato ancor una volta a tutti che i1 problema fondamentale dell'Inghilterra odierna è quelJo del se o no essa _sarà capace di assorbire,il suo incr'emento di po.polazione. Attualmente ,i-i sono al lavoro certo non meno operai che nel r9r4, e quindi la disoccu, pazione rappresenta popolazione non assorbita -nel sistema industriale, in gran parte cagione delJa crisi del continente. Si tratta cli sapere se col passare di questo tale incremento sarà o no di bel nuovo assorbito. In caso_negativo l'Inghilterra, secondo il KeyLETTERE SCOLASTICHE LA RIVOLUZIONE LIBERALE nes, seguirà il continente nella sua attuale decadenza in produttività economica; e Ì'avverarsi dell'una piuttosto che dell'altra alternativa può in gr:an miimra dipendere dal suc~esso con cui l'Inghilterra' •perseguirà quella -che del resto è l'unjca politica possibile : la politi-ca della riconciliazione europea, la ~litica. della Lega deJle Nazioni, in una parola. Non intendo ora toccare dell'attua.le scottante momento europeo; mio ·compoto fu soltanto quello di formula1·e le linee generali direttive della politica britaunica del dopoguerra nella Joce della nuova sòtuazione; linee che sono le sole_compatibili con u,n tacito parallelismo d'azione con gli Stati Uniti; e che sono le sole capaci dj avere pe1- sè _l'opinione pubblrca dei Dominions e quindi cli mantenere e consolidare l'unità s,pirituale deJl'Impero; linee che sono un cornJla.rio diretto delle condizioni economico-demografiche della Gran Brettagna e che rimarrebbero le stesse pur .se non vi fosse Im,pero o piut-_ tosto Unione Britannica. In altro articolo tratteremo di politica costituzionale e imperiale. • ANGEI,O CRESPI. Yece I 'nomo, il cittadino (l'uomo politico), un tipo cioè cli umanità perfettamente astratto e inesistente; a,·eudo Yoluto sostituire alla vacuità oziosa della culttu-a classico-umanista de11'abate, del letterato, la cu1tura realistica e concreta dell 'uon10 illuminato, ha invece diluito la cultura ~ 1milaternle, sia pure) nia precisa, concreta, bene orientata del « letterato» ne11a « serie di coguizio11i utili e indJspensabili a tntti gli uomiui », cioè nella indefinita, astratta, inafferrabile « cultura generale » ; volendo trasformare la scuola media da « disinteressata» a « interessata » ha ottenuto i! risultato opposto, creanclo appun;o la scuola il cui unico vanto - io dico la cui massima colpa - è quella di essere « clisiuteressata ». :Manco niale che in pari tempo la Rivoluz.ione Francese, svuota11do di ogni contenuto pratico e interessato la scuola media, trasferiva questo contenuto da una parte al11U11iversità 1 dall1altra., cosa più importante per noi, alla scuola tecnico-professiouale, di cui essa Rivoluzione poneva, consapewlmente, le basi. Il Ponendo così il divorzio Ira i due tipi di scuole, la 11lecliadi cultura disinteressata, e la tecnica pr9fessionale, la pedagogi3. rivolu.zionariç1. era Yittima di una illusione e commetteva un errore gravissimo 1 perchè si staccava, anche qtti, daila realtà. Come uon esiste Puomo generico accanto all'uomo professionista, all'uomo meccanico, all'uomo letterato, così non esiste una cultura genericamente « umana » indipendente da una cultura particolarmente tecnica, non esiste una coltura disinteressata diversa e altra dalla cultura interessata; e, per conseguenza, cofne non esiste una cultura « generale disinteressata», così 11011 può esiste.re una scuola fatta apposta e solo per impartirYi. tale inesistente cultura. Tutto è diDallaseuoldaell"' 011ato,t,t CM·o Gobetti, la questione della , nostra scuola media è 1a « questione della scuola di coltura generale »; perchè da uoi • Scuola cli coltura• non è solamente la scuola « media » vera e propria, cioè la scuola preparatoria a11'uuiversità, cioè la scuola classica, ma scuole di coltura generale Sono dh·enute anche le nostre scuole tecniche, anche le scuole 1nedie professionali (normale, istituto tecnico), in cui il tecnicismò e il professionalismo iniziale si è andato obliterando, per lasciar posto a quella Yaga e informe « cultura generale a fondamento e a mentalità letteraria , che è, ripeto, la base di tutti i nostri istitnti di istruzione media. Anzi il concetto della « cultura generale x, è rimasto, o è divenntb, dominante di fatto a11che nella scuola elementare e nel/a. scupla popolare, le quali, non ostante i propositi e i precetti dei fondatori o dei riformatori, sono state, dagli insegnanti, progressiYa1nente contraffatte e distorte a immagine e simiglianza delle scuole cli cultura, onde gli insegnanti stessi provenivano. Che Pintrusione de11a e: cultura generale li ne11a s<:uolapopolare e nella tecnico-professionale sia un guaio, non occorre, io credo, dimostrare; ma io dico di più: codesta « cultura generale » io ritengo sia stata e sia Ja roYina anche della scuo1a che è fatta apposta per essa, della scuola che di . proposito è definita come scuola di cultura generale, cioè del1a scuola classica. E si badi bene ch'io non dico questo per clire, come tanti altri, che la ~ coltura » la quale si amJnannisce nella nostra scuola classica, sia una « Jalsa coltura", una « 11011coltura , , e cbe questa rna1intesa cqltura sia impartita con metodi e criteri errati o :i11adeiuati; no, io ,·og1io andare più in là, io voglio dire che il difetto foudamentale della llO· stra scuola classica non è nella q,ia/ità della sua coltura e nei metodi in essa praticati, ma è proprio nella sua essenza, uel]a sua definj7,ione di • scuola di coltura» : io YogHo dire insomma che la ·nostra scuola m.edia in genere, non esclusa Ja • classica, se -va niale, -va 1iiale proprio perchè essa· è i11tesa e trattata come sctwla d,i cu.ltttra generale, come sc1.wla disinteressata. Sapere è fare, insegnare <:: addestrare, educare i:-esercitare,' scuola è '\:ita, o, più precisamente, Ja scuola è la palestra, iJ foro, la sacrestia, la bottega, la ca.senna, la fabbrica. Va benissimo. :Ma questo miracolo si è a\·\·erato una Yolta sola. nella storia del mondo, nella Grecia c1assiéa, dove scuola era ]a ]esche soleggiata e la tettoia del maniscalco, dove scuola era I'agorà co11i banchetti dei trapegiti, scnola la chorodidascalia, il p-hylacterio, il dicasterio, doYe insomma tutto era scu6Ja e la scuola non si sapern che fosse. Ma quel miracolo durò poco e, cosi perletto, non si rinno,·ò mai più. Anche in Grecia \·ennero su i retori ed i sofisti, e con es&i sorse la sc1w/a., che non fu più negozio ma ozio, non fu più Yita ma scuola; e Ja scuola dei retori e <leisofisti produsse Euripide ed Isocrate, i qual; non furono già gli ultimi greci, ma furono i primi Alessandrini, anzi i primi uomini moderni, i primi « leggitori e compositori cli libri li. La prima scuola nel senso odierno fu dunque quella retorica sofistica, che trovò poi il suo tipo nella scuola romana dell'età imperiale, la scuola di .Seneca il vecchio e di Quintiliano, Romani cii Spagna tutti e due, la scuola. dell'optiln.us ora/or. Difetto capitale ne era già q11ello:il divor;,,iodalla Yita, e già i contemporanei lo dicevano; ma però quella scuola in fondo era ancora assai collnessa coIJa vita, perchè a\ 1e\·a come scopo immediato quello di conferire ai suoi frequentatori un'abilità pratica, cb'essi potessero poi, all'occ~rrenza, esercitare largamente ne11a vita; qnella scuola era ancora un po' 1a casa di Quinto ·Muzio Scc,·ola aùgure, a cui Cicerone giodnctto era e dedoft'o , per fan·i pratica; quella /;CJJolaern allaseuoldael'' eitoye,n, ancora un Po' il tribnuale, la cutia, il foro; quell'insegnamento era ancorà addestramento, quella educazione esercizio; la scuola aveva uno scopo preciso, un centro, un,impakattrra; miraYa sì, come tutta la scuola, ·a formare, in remoto e in astratto, la « classe dirigente », ma concreta- •mente e prossimamente sapeYa di formare q·uel. ta.le professionista, e a ciò intendeva con i mezzi che reputaYa più acconci·. La scuola medioeYale, dove esistette, seppe bene anch'essa dove voleYa parare : 111ru.1tennes,ostauzia]mente, la t1Jadizione didattica deila scuola imperiale, ma la piegò al nuovo s·copo, -immediato, professionale, interessato anch'esso di formare il R perfetto sen 10 di Dio». Col Rina5cimento l'impalcatura è ancora qttella della scttola de11'oYator, n1essa anzi in maggior evidenza che 11011nel periodo antecedente : ma la grammatica, la retorica" e la filosofia Yi sono, qui come là, mezzi: scopo della scuola del Ri11ascime11tosarà, immediatamente e consapevolmente, que11o di formare il r. principe ,, ed H « cortegiano ;), cioè il più perfetto tipo di umanit~ vagheggiato in quel tempo. 11a sotto a:1'uomo di corte » che si pretende di educare nella scuola dei° Ri11ascime1:1to, è già evidente, fi11 dal principio, l'altro tipo dell'a: uomo di lettere», che sarà l'ideale proclamato deIJa scu0la del sei e del settecento, de11a s~no1a dei Gesuiti : 1'uomo di lettere che Danie11o Bartoli difendeva et emendava, l'uomo di lettere in cui era degenerato il cortegiano del Castigliani e l'alunno d'ella Gioiosa, con l'annegarsi.delle signorie negli stati nazionali e i,pernazionali,. e col deèadere, o col trasformarsi, delJa ciYiltà del nostro Rinascimento. . E siamo aila Rh·oluzione Fran<!ese, la cui pedagogia batte in breccia la scuola umanistica e confessionale dell'antico regime, contrapponendo alla scuola , dei preti e degli oratori , la scuola che mira a formare l'uomo, :il cittadino, che presume di sdluppare armonicamente tutte ]e facoltà, impart~ndo tutte Je cognizioni utili a ciò, senza troppo approfondirne alcuna (r). La quale scuola, come ognuno Yede, è 11iente altro d1e la « scnola di cultura generale ,,. Dalla Rivoluzione in qua siamo ancora a quel punto, e il concetto dominante per la scuola media, certo di noi, forse dappertutto, t aucora quello cli , scuola di coltura , . C01ne ognuno può facilmente intendere, anche qui come a1troYe, la Rivoluzione Francese, mcutre si proponeva con i suoi uomini, di mutar radicalmente la faccia a1 mondo, 110n IaceYa che continuare J'ope~a <lei tempi anteriori, svolgendola e, qua e là, anzi, esagerandola. Anche la scuola dei gesuiti, come que11a del Rinascimento, come la medioevale, come l'imperiale, attra,·erso l'oratore, il chierico, i1 cortegiano, il letterato, miravano a formare 1 'uomo eloquente, }'uomo pio, l'uomo virtudioso, l'uomo per bene, o, più genericamente, l'uo11io: e questo scopo si era fatto già più evi<lenté e consapevole ne11a scuol.a • umarUstica li, cd era di\·enuto poi predominante nella scuola dei gesuiti, per la quale insomma la differenza fra • letterato , e « uomo dabbene, e - sinteressato solo in quanto è interessato; ognuno ·c1i noi è « genericamente 1tn u.omo » solo in quanto è « specificamente quell'uomo li; ogni azione nella Yita è interessata immediatamente, disinteressata mediatamente, interessata nei propositi, disinteressata negli effetti; io so che saleudo in montagna mi accosto a Dio, ma quando parto per una escursione dico : « va.do a far la Grivola » 11011dico « vado ad accostarmi a Dio ::e, e appunto per far la Grivola m'adclt:sfro e m'~p·mo. Non c'è una scuola disinteressata e una scuola interessata, ruia scuola cli « coltura generale » e1 una .scuola di « preparazione tecnica», ma la scuola che ti dà una vera coltura sarà la buona scuola professionale, coÌ11ela buona scuola tecnica sarà quella che farà dello scolaro u11apersona colta. Il sen1inario e la scuola militare - le due sole -uere scuole che noi abbiamo - mirano bene tutt'e due a far 1'uomo, ma ciascnua proYvede a ciò formando, innanzitutto e di proposito, il sacerdote , il soldato :la scuola di meccanica, magari non si cura nè punto nè poco di formare 1 'nomo, ma se è .una buona scuola, essa ti farà il buor1 n1eccanico, solo facendo, sia pnr senza saperlo, 1'11011z,o. E questo appunto la scuola dei gesuiti aveva di rnntaggioso rispetto alla scuola -della rivolu; zione·; che ·essa sapeva immediatamente dove parare, e, per formare l'uomo, il s-u.o uomo, non disperde...-a gli sforzi ma 1i concentrava nella formazione del « letterato » ; e la scuola clell'età del i\1µchia\1el1i e del Castiglioile di tanto era stata superiore a quella. dei gesuiti, <li quanto il tipo del «principe~ e del « cortegia110 » efa stato più u1:1ano, più v·ivo, più concreto 1 più interessato, di quello, già troppo evanescente e sbiadito, del a:letterato», in cui già traspruiva il tipo del1'« uomo colto» del periodo posteriore. Come YiceYersa, s.e nei tipi cli scuola lasciatici dalla Rivoluzione Francese, qualcuno si è dimostrato bno110e utile, questi sono stati que11i cbe aveYano caratteri più definitamente interessati, scnola militare, scuola cli applicazione, scuole· professionali Yerc e proprie; e, se fra le scuole medie di cultura generale post-rivolu1...iouarie l'unica che ha seguitato a far discreta prova è stata la scuola classica, e specialmente la scuola classica 111feriore (i] nostro ginnasio), la cosa è clon1ta, io credo, al fatto che il ginnasio post-riYoluzionario è.· ancora in .sostanzà la scuola cli grammatica-u .. manità-retorica dell'antico regime, vale a dire, non la scuola laica cli coltura generale,. ma ancora, di fatto, la scuola ges11itiça del letterato, e se iu questa stessa scuola -. adesso ho finito - nel1e risultanze qualcosa di meglio si ebbe rispetto a11'antico regime nel periodo post-rh·oluzio1iario, questo po' di meglio lo si ottenne perchè la pedagogia rivohtzionaria, fra tanta indeterminatezza ed astrazione, qualcosa mise pnrc di concreto e preciso, cioè il P·rincipfo di nazio11alità, per il qual principio la scuo1a classica, pur rimanendo in sostanza la scuola. del letterato, divenne 110n più la scuola dell'-zwmo letlerato, ma la scuola del lette-rato francese, del letle·ralo « uomo li è addirittura èvanescente; 1na aJl 'ideale umano, ripeto, le scuole prerivoluzionarie tende- • \·ano non direttamente ma indirettamente, proponendos.i non <li fonnare genericamente 1 'uotno, ma specificamente ]'uomo oratore, 1 'uom~ chierico, ecc. J.a Rivoluzione Francese, qui come altrove, non ha fatto altro che sopprimere il termine medio, per proporre deliberatamente all'insegnamento il termine ultimo: qui come altrove la Ri ,·oluzione Francese, partendo da una presunzione di maggior concretezza e realtà e ·u.tilità, al concreto, a] reale, a11'utild, ha invece sostituito ·ifa.liana, cioè quakosa ,rispetto a1 periodo a11tecede11te, di piì1 concreto e di più preciso. l'via questo della « coltura nazionale » in luogo della • coltuYa generale, è un meno peggio, ma i: sempre una cosa insufficiente e pe1icolosa: finchè resta nelJa scuola il concetto della « coltura generale » le cose non andranno mai bene. I danni <li questo concetto nella scuola media 50110 visibilmente infiniti: s'è salvato, dicevamo, il ginnasio, perchè quello di, fatto non è scuola di coltura generale, ma di coltura particolare; ma il liceo se n'è già mezzo andato percliè esso è divenuto non una scuola, ma due. scuole: la ~cuola umanistica, prh·ata della sua unità co'n la sostituzione del corso alla classe, più la scuola l 1astratto, il con,·enzionaJc, I 'inutile: avendo sbandito ,lalla ,;cuoia media il prete, il monaco, iJ poeta, J'oratore, tipi di umanità superata, se mai, ma sempre tipi di wma·nità), yi ha po~to inlaica: di coltura generale con il solito « campionario» delle notizie indi~c;pensabili; la scuola, media cosidetta tecnica (tecnic:.ae_istituto) e la scuoia magistrale, ·che sono da noi. le creazioni tipiche della pedagogia. riYoluziouaria, ognuno "sa che abominio s!an divenute, appm1to percbè e~se, Wstortesi _per la immaturità dei tempi, per l 'iudole della gente e per 1'interesse della classe dirigente, dall'indirizzo tecnico imposto loro dai primi fondatori, han finito con rappresentare il tlionfo. della « coltura generale a p-revalenzapseuc10-letteraria », chÉ: è il carattere di•stintivo della scuola media post-rivoluzionai-ia. E la peste del1a « co1tora geuerale cou spirito 1ettera.1;io» ha pervaso, al!neno in Jtalia, anche la scuola uni,·ersitaria, clo\·e nelle singole facoltà non si prepara il professionista, e ).1011si fa la scienza, ma. unicamente si impartisce, a suon cli lezioni pa1:Jate e catteclrattiche, ]a 1< cof.tu,ra. generale ,, dell'av,·ocato, del professore, def medico e via dicendo. E non ne vanno immuni neanche le ·scuole medie e superiori tipicamente professionali, <love le inaterie di « coltura generale ,> sono studiate quasi dontnque per sè sole in orari eccessid e usurpatori; e non ne va esente neanche ]a scuola militare, dove 1a « coltura generale » irnpen-ersa, senza c:he 11essm10se ne dia cauto, in modo più feroce e più rovinoso che ne11a nostra scuola media inferiore e superiore. 1\1a•i'l danno gravis':c;imo, il disastro vero e proprio, è quello che aYviene -per ·da della a: coltura geuera.le » neJla scuola elementare popo1;re. Questa scuola dovrebbe, pedagogia a parte, immediatamente insegnare alfabeto e abbaco e rispondere alle elementari eterne curiosità del bambino e del popolo, mediatamente formare, Come si sa, 1'uomo. Lo scopo mediato fu la li11eadi minor resistenza per la lue: formar 1 'uomo per il maestro di scuola popolare doYeva voler dire fonnare il coùtadillo della rnl del Po, il pastore della te1-ra sardaJ l'operaio di i\1ilano, il marinaio di Chioggia o di Posillipo) ecc-. e nient'altro; da questo contadino, pastore, operaio, 1nariuaio avrebbe poi p•rovveduto la Chiesa, l'esercito, il partito, l'officina, a cavar fuori Pitaliano.e l'uomo; il maestro 11011 se ne doveva, come maestro, itnmediatame11te imbarazzare. Inn:ce è Successo che, sparita la generflzione dei 1T:aestri divenuti tali di preti, <li contaàini che erano, e rimasti tali pur diveueudo maestri, nelle scuole elementari vennero ad insegnare i maestri o le maestre, uscite dalle a: scuole di cultura generale,, del periodo· positidstico, i quali maeslti e le quali n1aestre, parlo, si capisce, in generale, non pote\·ano con tutta 1a ]oro bnona YOlontà altro fare che tra\·asare nelle teste di ouei ba111bini la Joro coltura, oJ più precisamente~ tirar stt a loro immagine e simiglianza quei figli del popolo, cioè trasforinare i/. contadino, il pa. st.ore, /.'operaio in un piccolo borghese scontento e presu.ntuoso, in 1wo « spostato lJ spirit1.1ale e sociale. E c0sì è ayvenuto difatto, e i danni sono stati euormi. E .danno dei dauui, per il popolo e quindi per l'Italia, che il nostro « popolo )I, almeno quelio che passava per la scuola direttamente o indirettament~ «statale», 110n era più . popolo, il contad!no emiliano, il pescatore carlofortino, l'operaio torinese non era più ul: con- _tadino nè pescatore, nè operaio, e non er.:? più nè emiliano, nè sardo, nè piemontese, n1a era 1111 a: cittadino italiano», cioè 11n brutto tipo di i,;oliticante, parassita dello Stato e sconoscente dello Stato, un « piccolo borghese », ripeto, nel senso peggiore della parola, per nulla diverso, . come mentalità, dal « piccolo borghese» diplomato, patentato e, magari, laureato, che (: prodotto de11e nostre scuole inedie e uniYersitarie, e col quale forma quel UHOYO «statoli, nè terzo, nè quarto, il cui assestameuto costituisce 0gO'f in Italia i1 più inquietante problema della nost:;a Yita pubblica. AUGUSTO ì\10NTf Brescfo, 26 dicembre 192·~. (r) Vedi, in proposito, il bel libro di E. Conr-· UNOLA: « La pedagogia ri~vo[.uzimw-ria. li. PIERO GonETTI- Di,·el.tore-responsabile 0.G.E.B. - Corso Principe 0clclone, 34 - Torino. :Jn vendita: ~umettiunieitraJ.!i DDIEDRIEOUERfilE non DEDlUTO ma UOOLA Sommario: _E. CoDIGNOLA: Il prnblema della no.~tra s~ol:' !"ed,a - P. GonE-rrr: La lett&ratura italiana nei l,c_e, - G. GEN'rrr,E: La fì~osofia - L. GALANTE: Il latino_- M. V ALGIMIGr.i: Il greco - F. SEVERI: La matematica • A. GARBASSO: La fisica. Prezzdoeflased. i 32pag8, °gr.su2colonne Lire 2: ftOIEDROPEPIfOtERDfiOlEVE mmo A'LrnmmMO Sommario: DE Ruaarnno: Il marxismo nella storia; della filosofi.a • B. GIULIANO: Ma.-c,,ismoe socialfamo U. FQIIMENTINI: Lo Stato e il sooialiamo - G. PRATO: Borghesi e capitalisti • B. Croce e il socialismo .. G. BORGATTA: Il sociaUsmo dal punto di vista econonnco • L. ErNAUDI: l socialismo e il ,·isparmio - R. MONDOLPO: Il social'ismo e il momento storfoo presmte • M. Jj>antalconie il socialismo A. LoRJA, Mazzini e Marx. Prezzdoelfased. i40p_a8g°.gr. s1 2colonne u,.. a: Dir4ge,·e vaglia PIERO GOBÈTTI TORINO • Ula XX Settembre, 60

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