La Rivoluzione Liberale - anno II - n. 1 - 11 gennaio 1923

CONTO CORRENTE POSTALE Rivista Storica Settimanale di Politica ESCE OGNI GIOVEDÌ Diretta da PIERO GOBETTI 'lii&l Redazione: Torino, via XX Settembre, 60 ~&1 Amministrazione: Pinerolo Abbonamento annuo dal 1· d'ogni mese L. 20. ~ Ester<' L. 30 &1 Sostenitore L. 100 !!il Un numero L. 0,50 Anno II - N. I - (I Gennaio 1923. SOMMAIHO: G. MoscA: Il materialismo storico. - U. M. di L.: Antipanziniana. - U. K1cc1-P.Gcl!KlTI: J ibernlismo ~ democraz:11. -G. PRATO:Ferrara contro Cavour per la libertà del eredito bancario. lJ . .ANSALUO: Viaggio in ltalia.. 11 mzaterizalismo storiciJ la produzione dirigono e che posseggono gli strumenti ed i loro coadiuvaton, non sia. uno d•' fattcri che maggiormente influiscono nel li comp,to nostro presente è anaìoga a, qitello degli italiani prima del '48. Si tratta di preparare le nuove idee, di creare le correnti della futura lotta politica, oggi uiolentatc, ver la sua sftna equivoca, immaturitò. c.,·o,nincia-re quest'opera con -una re1,•isione del marxismo ha per noi u~,, t·alo-re sirnbolico. Desidereremmo che f).lttsto saggio del senatore Moscct fosse inteso da qualcuno come invito et rivensare e rielaborare l'argomento ~ulla nostra rit:ista. Uno dei sistemi di idee oggi molt-0 diffusi e che rendono d,iffìcile la retta visione del mondo polit.ico è quello che viene comunemente chiamato mat;eriaL=o storico, il quaJe non è soltant-o un a colo di fede per moltissimi seguaci dei Marxismo, ma ha eziandio più o meno inflr.enzat-c.molti di coloro che aJle dottri11e marxist:che completamente non a,cleriscono. Ed il pericolo maggiOTe della diffusione del cennato sistema e della grande influenza intellettuale e morale che eseroi ta consiste nella piccola pa1·te di verità che t&o contiene; perchè nella scienza, evme in generale nella vita, 1€;bugie più perico: los,; sono quelle mescolate con una. certa dose eh verità, eh; serve a meglio mascherarle ed ~ ?~·- lorirle in modo da renderle facilmente credi h1h. Il materialismo storico si può riassumere in àue prvpo5izicni che r!.e co.stitu;~ccno}. r~r dir _r~L_gli_ :.tS&.i.o.mi fon@mtlltah, _SE c;1u! 1 f-1 _hc~a la dimcstrazione di tu.tti i ·,coremi che 11e de-' rl\·ano. :::ie('~,ndcil priaio asrioma, ~utt.a l' vrga11izzazione pclit:ca, giuri.dica. e religiosa di Ulla. società ::.:lrèbbeçostantemente subordinata a~ tip·o pre,alente di produzione eoonc,mica ed alla natura dei rapporti che esso crea fra i detentori dei mezzi di produzione ed i lavoratori manuali. Perciò, cambiando il si.st-ema di produzione economica, dcvi-ebbero necessariamente cambiare la forma di Governo, la legisla.zione che regola i rapporti fra gli individui e fra questi e lo Stato e finalmente anche quelle concezioni religiose e politiche che forniscono la. base morale afforganizzazione dello Stato; come sarebbero, ad esempio, il concetto del diritto divino dei Re e quello della. sovranità popola.re. Il fattore economico sarebbe quindi la causa unica d esclusiva di tutti i m,;tamenti materiali, intellettuali e morali che avvengono nelle società ,:mane e tutti gh altri fattori non sarebbero tah, ma dovrebbero ess.ere considerati come semplici effetti e conseguenze <li esso. Il secondo assioma, che sar-ehhe in certo modo un postulato del primo, afferma ~be ogni epcca economica racchiude i germi i quali, mano mano matura.ndcsi, -rencLononeceraario l'avvento di quella successiva con la. conseguente trasformazicne di tutta. l'impalca.tura politica, religiosa e legislativa della. sccietà. Perciò durante la presente <>poca.hOO'gliese, sopratutto mediante l'accentramento progressivo della ricchezza in pochissime mani, si andrebbero preparando quelle condizioni economiche e sociali, che quanto prima dovrebbero rendere inevitabile e fata.le il collettivismo. Quando poi si sarà arrivati a quest'ultima f.ase ò'ell'evoluzione storica., sparirà per sempre ogni disuguaglian.za fondata. sulle istituzioni sociali, sarà reso imprns;bile il predominio e lo sfruttamento esercitato da una classe a danno delle altre e verrà inaugurato un nuovo sistema basato non già sull'egoismo individuale, ma sulla fratellanza u11ive1'Sale. Ora riguardo al primo assioma fariemo anzitutto c,&rvare che si potrebbero addurre molti,,simi esempi storici per dimostrare che nelle società umane sono avvenuti cambiamenti lmportantire:mi, i guaJi- ne hanno mutato radicalmente gli ordinam€nti pclitic:i, ed a.Ile volte anche le concezioni fondamentali sui quali quesb ordinamenti erano fondati, senza che vi sia stata una contemporanea, o quasi oontempora,. nea, modificazione nei sistemi di produzione economica e nei rapporti fra i det<entori degli strumenti di produzione ed i lavora.tori. La reµubblica romana ad esempio si trasformò nell'impero cli Augusto e dei suoi successori, e j>ee·-. ei1, lo Stato città classico diventò ml organismo politioo, a base burocrat;ica, senza clie i sistemi di p~oduzione si fossero minima.mento mod.ifi- m•;dificare gli ord.!n.amenti politici di una sociHà e che questo fattore non abbia il suo n<>- cab e senza che le leggi che regolavano la proprietà e la distribuzione della ncchezza 91 fOG- ce:.5ario con.tra-0e0lpo anche nelle conce,:ioni che sero alterate. II solo cambiamento che avveune, servono cli fondamento morale agli ordinamenti e che non fu certamente generale, fu, quello a.,eennati. L'errore del materiaJ:smo stc,rico sta delle persone dei proprietari, perchè sopra.rutto n< 1 credere che il fattore economico sia l'unico dopo ]a seconda guerra. civile, molti beni dei degno cli essere considerato come causa e che pnvati furono confiscati e distribuiti a.i soldati tutt,; g!i altrJi debbano es;ere riguardati come . . suoi effetti; mentre ogni grande esplicazione de; tnurnviri. Il trionfo del Cristan. esimo apdell'umana. attività nel campo sociale è nello portò nel mondo a.ntico U1l grande rivolgimento inLellettuale e morale; molte idee fondamentali, stesso tempo causa ed effetto dei mutamenti che molti sentimenti, e per conseguenza molte isti- a,·vengono nelle altre: causa perchè ogni su.a . . nwdificazione infl.uiroe sulle altre ed effetto pe,r tuz10011,e basterebbe in proposito ricorda.re il eh', sente l'influenza delle loro modificazioni. matri.n!onio ed altri rapr • -ig.!iia, furono dalla nuova r~1; ; -_ aoclih . ffiJ. non Nessuno ha mai affermato, e speriamo che consta. 13.JlZl si , .;11-'ac,ud~we, che JI~ stesso sia , lli'-SSUllOmai a~erm~à, eh~ le ~1:t~zioni . che avve, ., ,; srolta. ,qu:mto secolo dell'era voi- ,f"'-vengono negli ordmament, 1:oht101 abhl.a.IlO ·,-,, cl, fon<ler o1 1 d 1 -come causa. U 111Caquelle che 11 cambia.mento gare ne, ,1 co oro c ,e passe evano g 1 delle anni, della tattica e dei sistemi cli reclustrumenti cìe,ea(J8~-~}z1oneeco,ncmuca.,de, guall pru1e,paJ,ssimo era allora. la terra, ed i lavora tatnento hanno già introdotto negli ordina.mentori manuaJi. ti militari. Eppure si sa quali effetti politici E' difficile citare un ri-~olgimento di tutta al bia. a.vuto nella città greca la sostituzione una società pal'agonahile per la sua importanza d• gli opliti, come arma decisiva, agli antichi a.Ila cadu,ta dell'impero romano cli occidente, al- crrri da guerra ed alla cavalleria e come la. vitl'inabissa.rsi della splendida civiltà. antica in tcc-ia. definitiva della regalità sull'a feudalità, ta..uta. parte d'Europa., eppure noi vediamo che vittoria cho ebbe luogo nel •periodo che corre j] sistema di prcduzione economica. restò iden- frn la metà del secolo decim-0quinto e la metà ber prime- e dopo le jnvasioni dei barbari: <l<>l I decimosettimo, sia shta in gran pa.rte dogiacrhè oggi è nc:-0ric che il colonato, e quindi nta a11'4llltroduzione d al perfezionamento coni_• ·.J' ':..,_,.g',;,o,, ,,0.n...'...,.:,ose,-~ crigi1:c_d.a!!e t_i,;.,uodelle armi da fuoco. invasio~ barbariche, ma erano già istituzioni Un t-same aittento delLastoria çlell'ultimo segenerahzzate nel Basso Impero. Si potrebbe in- colo della Repubblica l'Omana. potrebbe mettevero citare come uno dei coefficienti della ca- ra in luce gli effetti politici della modificazione duta. dell'impero d'Occidente r,saurimento eco- introdotta nel reclutamento delle legioni da nomico della. società di quetl'epoca, dovuto al- Caio Ma.rio, il quaJe arruolò anche i nullatela. diminuzione della produzione e quindi della nenti ed j figli dei liberti, che prima, tra.nne in ric-chezza; ma esaminando attentamente il fe- 11omen..tieccez::i.onalissi..mn; com-ead esempio verso nomeno, si vede che il generale impoverilnento h. fine dell~ seconda guen·a punica, erano asclufu piuttosto un effetto ,anz;chè Ulla causa. della. si daJ servizio militarn. E, quando si potrà decadenza polit-ica, pe:rchè esso fu. in gran pa,rle cor,_mente serena fare la. sto1ia. del secolo decidcvuto alla catbiva amministrazione .finanziaria. monono e del ventesimo, facilmen ·si potranno E, se dall'antichità veniamo a tempi memo mettere in evidenza gli effetti politici del se,rremoti, vediamo" in Italia., verso la fine del se- vizio milita.re obliTìga.tori•a.mente esteso a tutti celo decimoterzo e du.rante il secolo decimo- i cittarlini, che, i11trodctto gèà dalla rivoluzione quarto, i Comuni trasformarsi generaJmente in Signorie senza che i sistemi di pToduzione, e quindi i rapporti fra i lavoratmi ed i detento,i delle terre e dei capitali, si fossero sensibilmente mod,ficati .• Analogamente vediamo in Fra.11c:a ccstituirs.i lo Stato moderno assoluto e cominciare a formf,-si il medio ceto, durante il secolo dec1mcsett1mo, senza che fosse contemporaneamente avvenuta nessU11aimportante modificaz!011e nei -sistemi cli produzione e nei rappcrti economici che ne deriva.no; pe:rcliè la serviti, della. gleba era. in quell'epOda. quasi dappertutto scomparsa e non ne restavano che quelle poche tra.cci.e, che durarono fino alla !!rande rivoltizione francese. •b Nè si deve cre<l~,reche vi sia. un perfetto sincroni&mo fra il sorgere della. grande industria moderna e l'adccione del sistema cli governo rappresentativo con la. conseguente diffusione delle idee libera.li, democratiche '-!cl, anche socialiste. Infatti in Inghilterra gli inizi della gran- <lP.industria si ebbero nella. seconda metà del secolo decimottavo, quando il governo parlamentare funzionava già da circa mezzo secolo, ma la classe di.-igente conserva.va ancora le sue .autiche basi aristocratiche. In Fr.ancia, in Q;ermania, negli Stati Uniti d'Ame,ica ed in tutto l'occide.nte d'Ewropa, lo sviluppo della grande industria ed il grande accentramento di capitali e-di opc.-a.i che ne è la. conseguenza., ebbe Iuoo-o in gemera1e dopo il 1830; perchè allora soltanto cominciò ad essere diffusa l'applicazione diel vapere alle navi ed ai trasporti terrestri ed il carhon fossile acquistò un'importanza capitale come fattore materiale della produzione. Tutto qnello che in proposito si può concedere è che 1,- grande fabbrica, con le grandi agglomerazioni di laYoratori manuali che essa ha reso necessarie, ha contribuito fortemente allo svilupp? ed alla. popo]arizzazione delle idee comU11iste, che erano state già precedentemente en11nciate e che sono in fondo il corollario natur·ale di quelle democratiche già formulate da. Ro11lsseau. Ocn ciò non sir vuole negare che il sistema p~~evalente_di produzione economica, coi pa.rticolaTi i;appcrti che esso dete,rmina fra coloro che francese, venne poi adottato e perfezionato prima. daJla Prussia e poi dagli altri Stati del continente europeo. E diremo pure che ci sembra assumo di annoverare fra i semplici effetti, senza dar loro mai la dignità di causa, quelle dottrine p~tiche e quelle credenze religiooe, che forniscono agli orga.11ismi statali la base moraJe e che, penetrando profo,nd·amente nella coscienza, delle .classi dirigenti e delle masse, legittimano e disciplinano il comando e giustificano l'obbedienz.Le creano quegli speciali ambienti intellettuali e morali, che tanto contribuiscono a determ.infil'e i fattì storici ed a dirigere perciò il ccxrso degli avvenimenti umani. Sen1,a, il Crmtianesimo e la forza che esso acquistò nella coscienza delle ma,;se e delle classi dirigenti e senza il ten~ce ricordo dell'un.ità che il mondo civile avea conseguito sotto Roma non si spiegherebbe la lotta. secolare fra il Papato e l'Impero, che fu uno degli a,"Veni.menti principali della storia medioevale. Come senza Maometto e<l il Corano non sa.rebbe sorte il grande Stato musulmano, che tanta pa.rte ha avuto ed ha ancora. nel-la.storis. del mondo e che, dove ha. potut-0 impianta.rsi e dura.re, ha introdotto U110speciale tipo di civiltà. E se noi non a.ve-.oeimoereditato dai nostri ]01:ta.niantenati Greci e Latini la concezione della libertà politica. e la dottrina della so,;,.·anit.\ popolare, che fu poi adattata a.i tempi nuovi e modifica,ta da Rousseau e dagli alt1i scrittori poli Lici del secolo decimottavo, non sarebbe sorto lr.. S:at.o rappTesentativo !flOderno e l'organizzazicne politioa. europea del secolo decimonono non si sa.rebbe così profondamente differenz;ata da qi;ella del se-colo decimottavo (1). Ed è inutile discutere se le forze morali hann J preponderato su quelle materiali più di q~anto queste abbiano messo al loro serviz"o quelle morali. Ogni forza. mora1e cerca, appena può, cl'int.eg1ars:i ~1--eandoa suo vantaggio. una base d'intcressì ce<stituiti, ed ogni forza. materia.le procura di giustificarsi appog.giandcxsi a qualche concez;one d'ordine intellettuale e morale. In India. le popolazioni di razza ariana aveveno certo da parecchi secoli sottomesso e relegato negli strati infericri dellà scx:.-ietàgli indigeni di ra1..za.dravjdica. quando gli scrittori dL; Vedas insegnarono che i Bramini uscirono dalla testa di Brama, i Ksiatria dalle braccia e le caste inferiori, =ia i Vaìsia ed i Sudra, dalle gambe e dai piedi del Dio. II (.,'ristianesimo nacque oome for·',, puramente intellettuale e morale, eppure, af"/ena fu molto diffuso, sì tr~mutò in for,a anche materiale; a<:quistò ricchezze, seppe premere sui pubblici poteri e<linfine i suoi vescovi e<l i suoi abati divennero anche rovrani. Nel Maomettismo la concezione religiosa si integrò subito coll',sercizio del po.- tera sovrano, ma, stnza la conversione disinteressata e sincera dei suoi primi segua.ci, ciò non sarebbe stato possibile. Infine anche il moderno socialismo nacque come pura. forza intellettuale e morale, ma oggi, dove può e quanto può, cerca di ere.are tutta una rete d'interessi materjali, la quale serve mirabilmente a mantenere fedeli i gregari ed a rimunerare la classe dirigente che in esso si è ccstitu.ita, E d'altra parte oggi anche le jnfluenze pura.mente materiali della plutocrazia cercano di mascherarsi, sovvenendo largammte giornali di tinta spiccatamente democratica, influendo sui comitati elettorali, chinando la cervice al battesimo della sovranità popolare e man<lando spesso nei Parla.menti i propri rappresentanti a sedere fra le file dei partiti più avanzati. La verità è dunque che i grandi fattori della storia. umana cono ccaj. complessi ed intrecciati Ira d1 loro che qualU11que dottrina. semplicista, che voglia determinare quale sia fra essi il principale, quello che norr è mosso giammai ma mt:.ovesempre gli altri, conduce necessariamente a conclusioni e ad applicazioni errate; specjaJ_ mente qua.ndo essa intende spiegare, seguendo 11metodo cennato e guardandoli da un solo punto di vista, tutto il passato ed il presente dell'umanità. E peggio ancora a<:cade quando, seguendo lo stesso sistem'a, se ne vuole predire 11 futuro. Dovremmo ora. occuparci del secondo de-gli ass10m1su1 quah s1 fonda il materialismo storico, ma, come abbiamo ~à accennato, esso può essere considerato come una conseguenza del primo e quindi perde ogni importanza quando q,,esto è distrutto. Ad ogni mo<lo faremo rileva.re com~ l'affermazione g.enerica che ogni epoca stanca cont.iene i germi, i quali poi sviluppandosi la trasformeranno in quella immediatamente successiva, equivale ~ enunciare una verità ccsì evidente e di tanto facile perCCZ100leper coloro che .h=o una O"...rtapratica della sto1ia da potere essere considerata, quasi come un luogo comune. Senonchè per il Marx questi germi sarebbero soltanto quelli d"indole economica,, mentre noi crediamo di aver dimostrato che son.o molto più numerosi e complessi. E questa limitata visione del fenomeno sarebbe già suffìcie11te a far respingere l'affermazione, che è uno dei capisaldi della dottrina. ms.:rxista, secondo la quale la presente epoca borghese starebbe maturando, o secondo altri avrebbe ,già maturato, queT germi che renderanno inevitabile l"avv~nto del collettivismo. M,, anche astraenào da qu€6ta consideraz:one, è noto che ormai la statistica ha dimostrato che qi:ella concentrazione della ricchozza e dei mezzi ,di produzione in pochissime mani, che avrebbe dovuto preludere alla loro collettivinazione ed avrebbe reso facile alla infinita falange dei proletari l' espropriazione dei pochissimi proprietari, non era prima della grande guerra avvenuta e neppure era incamminata verso una sua prossima att11azione. E, se la. guerra ha recei:temente dappertutto più o meno peggiorato la condizione delle classi medie, ciò è doV1.1to a.d altre cause non preannunziate nè preYiste daJ , materialismo storico; e<l anche oggi se la compagine della Stato borghese è stata in qualche paese distrutta, ed iu altri si dimostra molto scossa, ciò non avviene per la concentrazione della ricchezza in pochissime mani, ma per ben al tre l'agionii.. . Assolutamente fantast.ica poi ci sembra la conclusione ciel secondo assioma e di tutta. la dottrina del materialismo storico: cioè che, una volta attuato il collettivismo, esso sarà l'inizio di un'è1:a di uguaglianza e di giustizia. universale, durante la quale lo Stato non sarà piì1 lo

2 organo di una classe e quindi non ci saranno più sfruttati e sfruttatori. Senza attaTdarci ricmderemo soltanto che essa è la conseguenza naturale e necessaria di quella concezione ottimistica della natura umana che, nata nel secolo decimottavo, non ha ancora compiuto, ma è forse prossima a compiere, il suo ciclo storico. Concezione in base alla quale l' uomo nasce buono e la società, Q meglio le istituzioni socia1i, lo renderebbero malvagio; sicchè, cambiando queste, la stirpe di Adamo, come liberata da una ferrea compressione, avrebbe po-- tuto esplica,re tutta la sua naturale bontà. E<l è ovvio che i seg.naci di questa scuola dovessero indicare la proprietà privata come origine prima ed unica dell'egoismo umano, anzichè ammette.re, come già aveva fatto Aristotile, cne l'egoismo fosse la causa che rendeva inevitabile la proprietà privata. Difatti a cominciare da Morelly, da Mably, e da Babeuf, venendo fino .a Luigi Blanc, a Proudhon ed a Lassalle, tutti gli ~crittori che hanno volnto tracciare un pia.no completo di i-igenerazione umana hanno sempre 1nesso nel , loro programma l'attuazione parziale e 'gra,.. duale, ovvero completa ed immediata, del ·comunismo e l'abolizione della proprietà privata. Il Marx inv~, seguendo in certo modo 1e inclicaziO'll.idi Petro Léroux, sostituì al piano concepito da un individuo il fatale corso della storia, che, secondo lui, doveva condurre allo stesso risultato. E senza dubbio il metodo da lui a<lottato si è -climostrfa'1, in pratica assai più efficace di quello dei suoì 1preclecessori; perchè non fil può criticare e demolire ciò che si presume che debba fatalmente avvenire, come si critica e si demolisce un progetto di riforme fondamentali, che poggia soltanto sull'autorità di un uomo; e perchè, fra tutti gli "rgomenti a fayore di una dottrina, il più convincente di tutti è quello che ne vuole dimostrare ineyitabi/e il più o meno prossimo trionfo. • GAETANO MOSCA (1) La storia delle dottrino politiche, abbastanza studiata in Francia ed in Inghilterra ed anche in Germania e negli Stati Uniti d'America, è stata quasi del tutto trascurata in Italia, dopo la pubblicazione fatta, più di mezzo secolo fa, della Storia degli scrittori politici italiani di Giuseppe Ferrari ; e ciò è oltremodo dep1ore,ole, perchè si tratt\ di un ordine di studi destinato ad acquistare grande importanza se la scienza politica, o, come altri l'appellano, la socio.. logia, deve veramente diventare una scienza. Difatti se si segu• lo svolgimento del pensiero politico attraverso le varie epoche storiche facilmente si constata che, se i fatti politici contemporanei allo scr~ttore banno grandemente ip.fluftoDella formazione della sua ment&lità e quindi delle sue teorie, alla loro volta queste teorie, una volta t>rmulate, hanno potentemente contribuito a form2re la mentalità politica delle generazioni successive e q.uindi hanno contribuito a determinare nuovi fatti. Di ciò si potrebbero facilnÌente ad.. durre moltissimi esempi ed in fondo è questo uno dei tanti casi, così frequenti nelle S:lienze ao~iali, nei quali c:ò che in origine era un effett') si tramuta in causa determinante. POSTILLE. Antipanziniana. C'è un manipolo d'Italiani che risente in sè e pro--"'°..,guegl'ideali del Carducci; son ge1,te mo\to per bene, un po' anziani, ordinati, padri di fa~ migM; colti e cultori cli qualche studio, in genere di belle lettere; una brutta e gofia'parola Vénuta di Francia gli piace, e sarebbe il • civismo >;·ma l'ammantano, e non solo per imitare servilmente quella nobile posa leonina, di sdegno. Questa rrostra Toscana non più georgica è ormai troppo smilza e vacata per loro; mi par· ch·emigrino, in cerca >di solidità e di roba massiccia, verso 1'1ilano: che ben si chiama la capitale mora.le. Per essi, a ogni piè sospinto, ci son cagion·1 cli virile rosaore, che si articola nella fiera ram- '[)Ogna, nell'accorata invettiva. Cosa ci fanno tutte quelle donne su i marciapiedi 1 tutte portano le calze di seta 1 gli opewi. la domenica vanno al T.a,barm i pescicani han soppiantato i signori 1 le ragazze scrivon libri' afrodisiaci 1 i giovanotti s1 tingono i capelli 1 e le bische 1 e la cocairu,.1 Non s'avvedono ,d'esser ccsì i migliori propa-- gandi...oti, i quotidiani coadiutori di Pitigrilli, o <11chi altri mai occupi il primo luogo nella loro disistima. Kell'anima loro cli conigli vibra un'insoddisfatta curiosità d'adolescenti rattrappiti e rinchiusi e, cli fronte a quei ca.~i, si corrucciano del loro proprio interesse. Come farebbero a es.sere umani, serenamente, a saper sorridere, a saper passare, se ribolle in cuore il rimpianto della giovinezza che non han c~p:ta, e l'obesa étà senza speranza la si deve consolare, per viver", con quel!a 1dignità ost<:n-, tata 1 La radice del moralismo è in un'immoralità repre,sa. Non posson sopportare le tentazioni, per questo gridano che la patria va in rovina. Kon sanno capire la virtù delle valvole. Non se.nno capacitarsi che il rapido deterioramento cli intere classi sia economico. La loro attenzio111> è tan_to perniciosamente attratta da quegli spettacoli che non sanno veder più in là, non credono a altro. E che cosa si rovina, in fin dei • LA RIVOLUZIONE LIBERALE conti 1 Non intere classi, ma il loro peggio, gente già fradicia e imbelle; che è bene spazzar via; tut~ quelli che non contano, che viv.rebbero solo p'er falsa pietà, sotto una continua butela. In fondo, se quel quadro fesse reale e non stravisto con occhi bovini, ne saremmo felici. La corrutela è un incentivo ai forti, una p.r~:va e un paragone. Il male non produce il bene, ma lo limita, .lo fa sicuro e intelligente; le. tentazioni sono un patrimonio. E poi l'elencò dei vizi sarà sempre uguale e costante, non darà senso, non potrà significare nulla. Sod.oma e. Gomorra sono imagini j,ibliche; l'età d'Eliogabalo è una fii'l'!!one retorica, che non fu mai nella storia. U. M. d·i L. ma a patto che sia l'ultima guerra combattuta dall'uma,nità, e che giovi non a-l proprio paese, ma alla libertà, alla giustizia, alla democrazia .. Egli ama la patria, ma-è -sempre pronto a denunziarne i csegreti disegni di espansione. e •di cO'll.quista, a tutto p;rofitto dell' espans,i.one e della conquista altrui. Egli pnò anche essere religioso, ma amerebbe molto che la religione fosse un corpo ,dli dottrine predicate da un prete laico, in nome dehgrande Architetto dell'UniLiberalismo e Democrazia. verso. Egli può, rendere lealmente oosequio alla Monarchia, ma dentro dentro sente una nostalgia per la repubblica: forma ideale di Governo che, attraverso 11 magistero delle elezioni, li Liberalismo. Il liberalismo ebbe sapienti teorici e politici insigni e "il liberalismo italia.no, in particola:re, vanta, come Capo sempre presente e immoTtale un genio che, pur essend:osi preparato su la dottrina e l'esperienza inglesi, creò una dottnlla e una espenenza 'italiane, delle quali noi italialiani pDffiiamo andare superbi. Bgli fu liberale per temperamento, prima che per ragi.onamento. Il liber.a.le è un essere insofferente di ogni ti1·ru1nide ,avv~rso a cricche e .a sette, rispettciso d;. sè e di altrui e devoto alla sua patria. Cittadino di uno Stato che vuole giusto e fmte, vincolato e protetto a un tempo d'a leggi, ohe vuole poche, chiare e salde, egli ama di muoversi a suo aigio, ,di scegliersi il domicilio, la professione -e l'occupazione che piìt gli piacciono, di commerciare con chi gli aggrada. Intende di collaboTare al go,,erno della cosa pubblica mediante rappresentanti da lui liberamente scelti, e desidera di pensa.re con la propria testa e di €Sprimere aperta.mente ail suo pens'.ero; cli riunirsi e .associa,rsi con le· persone che più gli garba.no. Il liberalismo è il sistema sociale che consente il massimo di movi1nenti, - e qru:nd~concede il massimo di dignità di gioia e di 1,iicchezza - agli individui e però alla soci-età. Nel sistem,,. socia.le ooncsciuto sotto il nome di Ìibe,ralismo vi è un continuo rinnovars_!!delle cìassi diri.genti, che emergono dal popolo per incessante sele7iont, attraverso sforzi ed errori, cadute e trionfi. Così potentemente opera La selezione, che il più m1ùle figlio del popolo può div<l'lltare, e diventa, grande industmale, professc,re di università, ministro; e se si risa.J.,e di una o due generazioni, si vede che i nove decimi degli uom-ini che in un determmato istante coma.udano vengono da g.enitor'Ì e nonni che obbedivano. Il Socialismo. Il preciso ·opposto del liberalismo è il socialismo .e bisogna dirlo senza infìngimenti. L'u 1 no esalta, l'altro deprime; l'uno spinge all'emuT;,.- zione., l' altro predica l'invidia e il ranco~ l'uno vuol far salire in alto i p.iù degni ed,. i meglio capaci, l'altro vuol liveHare abbassando. Il liberale, garantito un minimo d'istruzione e d'aiuto a tutti, lascia poi che ognuno scelga la sua strada e proceda oorn le sue forze,1e il liberalismo quindi affina il se,nso di r8"ponsabilità. Il socialista, invece, vuole tutto minutamente re.gelare e d_isciplinare; di ogni prod.ùttore fa un omino da mettere sotto la sorveglianza di un burocrate, oosicchè togliendo ai produttori f stimo,lo a produrre, e moltiplicando i sorveglianti che non producono, genera l'uguaglianza nella miseria. Che il socialista sia il nemico inconciliabile del liberale, molti saranno disposti ad ammet. tere, qualora per socialista s'intenda il comunista, (i) ma più d'uno non ,si sentirà cli còndan.nare il socialista riformista. Da noi i socialisti riformisti hanno goduto e forse ancora goclono mc,lté simpatie, perchè si riteneva che m potessero salvare dalla rivoluzione, e perchè si ritiené che qualche cosa del loro programma sia attua.bile e giovi ,all'elevazione del popolo. Quanto alla rivoluzione disinganniamoci. AJl'f rivoluzione bolscevica i socialisti riformisti non avrebbero osato opporsi, poichè essi partecipano molto dalla natura del mollusco. Se la rivoluzione si fosse potuta condurre a termine i riformisti l'avrebbero approvata e sfruttata. E a rivoluzione fallita abbiamo visto il mollusco più letterato della compagnia salire sul pulpito e lo abbi!',mo udito raccontarci, con uno stile lambiccato, eome qualmente la. tentata e mancata rivoluzione fosse una rivoluzione legaJitaria. Quanto alle 'riforme, dobbiamo pure dising2nnarci. Ficchiamo lo sguardb dietro i panoramici programmi di rigenerazione sociale, che ci vengono periodicamente sciorinati davanti agli occhi, ed ecco quali melanconiche scoperte c1 aspetteranno. • l.o - Il primo immancabile effetto di mia qualsivoglia riforma., sociale è la creazione di un ufficio governativo, o per lo meno comunale. Gli uffici pubblici hanno questa.specialità, che mentre vengono attuando la giustizia sociale sul n06tro pianeta, procurano un pane 'e un companatico a nuovi impiegati. Co~ì i compag11i, o i loro figliuoli, o magari le loro figliuole, banno modo di mettersi in pianta stabile a servizio della collettività. Così gradatamente GTesce il numero dei locali da appigionare, degli stipendi eia pagare, dei mobili ed oggetti di cancelleria eia comperare, e sempre più si gonfia quel terribile c011toche s'intitola «burocrazia». Come tante pustole si propagano gli uffici sullo sventurato corpo della Nazione: uffici locali e uffici ceni rali, coronali da nuove direzioni generali, e, quando è pOGSibile, da nuovi ministeri con annessi gabinetti e sottoga- l'Ìesce infallibilmente a scov,aire e pone a capo binetti. Che cosa non è capace di mventare il dello Stato il miglior cittadino della na.zione, riformismo per au,mentare ]a burncrazia, Dio mentre la monarchia ereditaria urla contro la solo lo sa. • dichia,·azione dei diritti ·dell'uomo. Egli· è sin2.o " Aggiungete una numerosa burocrazia oeramente amico dei derelitti e dei poveri, ma operaia: capi e sottocapi e segreta.ri di leghe, ~rede che il più sicuro modo di rialzarne le sorti sindacati, confederazioni, camere, circoli .e cir- consista nel fa1· votare riforme sociali dal Parcoletti: e in genere tutte le persone c,he recano lamento, e di nominare nuovi impiegati che le scritto sul loro biglietto di visita la parola « or- attuino; egli plasma la società a colpi di leggi ganizzato,re ». Questa burocrazia odia il duro l'a- e regolamenti. v-oro, ama invece viaggi,a,re in lungo e in largo Se poi abbandontamo il candido, e puro del'Italia, s(: 1,re sulle soffici poltrone dei mini_ mocratico, il riepettabile campione della sana steri, discutere a tu per tu coi ministri, co~ce- democrazia, e ci avviciniamo al politicante <led-ere "interviste ai giornalisti e ordire scioperi. mocratico, - che molti di nori, negli ultimi Essa vuole vivere comodamente, e poichè nulla ai,ni, ebbero campo di veàere all'opera - alproduce, il suo mantenimento, ~otto qualunque lora il giudizio peggiora. La democrazi,a dei forma pagato, e da chiunque anticipato, finisce politicanti io me la ra.ffigru·o come un corpo a col 1jcadere come un 1ieso morto sul1e spalle due teste, che si volgono a due pubblici oppcsti. della nazione. Le ,due facce della democrazia sembrano iruj]Ji3.o - Ma se i burocrati socialisti degli enti pendenti: l'una sorride alla. Reggia, l'altra alla pubblici e delle organizzazioni d1 classe si ]imi- piazza; l'una difende le istituzioni, l'aJtragrida tassero a farsi pagare senza produrre, la loro ai nemici dello Stato: « Lo. Stato è la casa di presenza costituirebbe soltanto un mezzo ma_ ti;_tti ». Le labbra di destra esclamano: « l'eserlanno. Senonchè essi hanno come compito speci- citc, deve tutelar l'ordiine •, ma le labbra di sifico d'impedire e ritardare il lavoro altrui e di nis~ra mormoit'ano: « il popolo è sovrano e deve confiscare o falcidiare il risparmio altrui, e così poter disselciare le strade per tirare i ciottoli facendo rendono il malanno completo,. si.i soldati immobili». Un bocca ammonisce: Essi mirano a ridurre progressivamente la «salviamo il bikancio», l'altra sussurra: «Sussidurata del lavoro nei m_odi più assur,d;i _ non diamo le cooperative e sistem!iamo i buoni epura nell'officina, ma suL'a, ·:-..~i, _sui treni, sulle lettori». La faccia numero uno guarda con navi -: essi costringono 1 •piy. futili pre- cc,mpiacimento un cartellone su cui è scritto: testi i _lavor~to~ ·a sciope..,chi _ N. 9 ,ridano ab- <e lavorare e risp'armiare». Contemporaneamente basso. 11<la,p1tah~moe vog_;c,v,rT; .~,.,<JGtedissan- h faccia numero due chiude gli occbi a sa.cguatrici e costringono gli uomini d' a,ffari a cheggi e invasioni, e, riapertili, ordina ai tesoreca,rsi tutti i momenti a Roma ed a perdere , rieri dello Stato di pagare lo stipendio ai fertempo e a dissipare energia nei·vosa. Sciami di ro\'ieri scioperanti. ispettori, di assicuratori, di colonizzatori v'in- Il politicante democratico è sempre disposto vadono la fabbrica o l'azienda rurale. e se li ar: adular la folla, è sempre pronto a conciliare lasciate fare s'intromettono anche in ·C'asa, e e capitolare, e scendendo di scalino in sc.a,lino scivolano fin tra le marmitte della cucina; ob- aùnu!J.a le gerarchie, e inebriandosi del plauso bligando la vostra signora o la vostra ~uoca a. deHe moltitudini allontana la soluzione dei riempire moduli e .a,ppliC'aremarche da bollo, problemi scabrosi e prepara il f.alli•Lento dello ilJ.fastidendovi e angarii.andovi senza pietà. Stato. 4.o - Il riformisE,_ vug.!e conti,!!..l!c"±ll..!@te _iI)'l-_ E;:":'_dunqu.'.' P_~rc!,èil_ l.!_l:,~_rale_"._:.~cl~dare bastire opere pubbliche per dar da vivere ai de1 poht1cantè democratico e-ae, progr~ disoccupati. In -altre parole egli richiede sempre suoi, imprecisi, equiv_oci, .adattabili: perchè il nuovi milioni di lire per alimentare ma-nova.li democratico gli tende contimuumente il tranello che fanno i cosi.detti « movimenti di terra», o di allea.rl:o coi socialisti, ossia di snaturm·lo ed clri~zano argini che verranno poi abbattuti: o anm,llarlo-. sootituiscono paracarri prismatici a. paracarri cilindrici e viceversa. Ma per fai- venire fuori i milioni di lire occorrenti a.Ile opere pubbliche affretta.te, bisogna sottrarli, mediante imposte, da impieghi più produttivi; sicchè in ultima 1azaalisi si diminuisce il reddito nazionale e si crea nuova disoccupazione. 5.o - Un'•aJtra idea fissa del -riformista, consiste nel voler inc01°aggiàre le cooperati ve. OoILinciata come un movimento di riscossa contro i troppi intermediari, la cooperazione è divenuta una baasa speculazione politica, rnn-ante a estorcere privilegi tributari, e favo-1~, e regali non facilmente riconoscibili dai 1~rofani, e non vi è manipolo di gente furba che non si stringa in cooperativa, e non si metta a<l assaltare. con bandiera rossa o bianca o triéolore, il pubblico erario. Nessilllo Tiescirà mai a incontrare, sotto il nostro bel cielo, una cooperativa, che sia capace di vincere, con le sole sue foTze, la concorrenza di un'impresa non cooperativa. Quando dunque si è ben esplorato il retro.- scena riformistico, e sonio cadute le illusioni degli uomrni di molta fede, si deve convenire che il riformismo è per l' Italia un pericolo mortale, se pure a lunga scadenza. Il bolscevismo avrebbe schiacciato in brevissimo tempo la n22ione, ·ma il riform-ismo, irraid~ato in tutte le direzioni, e spinto a tutte le sue applicazioni, ed estesD a tutto, il paese, se lo succhierebbe so:nso a sorso, lasciando al suo posto una vuota. ca;rcassa. La Democrazia. Sembrerà che io abbia divao-ato intrattenendomi sul socialismo, ed invee: sono al centr~ della questione. Ohe cosa deve intendersi per dcmJoorar..ia. Se democrazia significa soltanto governo eletto dal popolo allora ,si che og11iliberale è democratico. Nei governi rappresentativi a largo suffragio si può dire che la parte più preparata o meno impreparata del popolo concorre alla scelta dei governanti: e non v'è liberale che si proponga cli togliere il voto a quelli che l'hanno, o che si rifmti di estencle1·lo .gradatamente " quelli che lo meriteranno. (2) Ma vi è nel cuore ciel clemooratico un osseq1Lio alla folla, un'ammirazione pel numero, uç.1aspirazione ali' uguaglianza cli fatto, oltre che cli diritto, fra gli uomini; i quali sentimenti fanno sì che in molti problemi il liberale e .il clemocr-atico 1ton potranno anda,re d'accorclo. IJ de1nocratico è pacifi.sta, umanitaTio, reazionario, riformatore. Egli ammetterà la guena Esempi di governi democratici. Se questa conclusione sembra~e a taHmo esagE-rata, io lo pn~,gherei di ripercorrere oon me le vi-cende degli ultin1i a.uni e sono sicuro che m, darà ragione, pòichè i fatti purtroppo lo cc..1.fer.rnano. Durante il periodo più vergognoso della sua storia, l' Italia ebbe a .capo del governo un ur~mo, che si vantava di essere la quintes._~uza della democrazia (3). Chiamo vergogn05O quel periodo in cui l' It.::1ia, dopo av.ere, col valore delle sue armi, a1·nientato un impero famoso nei secoli, si ripiegò su sè stessa,, si mortificò e rinnegò la viltoria. E ben triste fu la mattina del quattro ncYembre 1919, quando le bandiere tricolori non poterono affacciarsi sui pubblici edifici, e drappelli delle milizie vittoriose non Poterono schierarsi avanti all'altare della patria perchè il ca.po del Governo aveva provveduto a impedirlo. Chiamo vergognoso quel periodo in cuj gli araldi e artefici della. vittoria., auz..ichè esser a.d<litati alla ricon0srenza rl1.,l1?. nazio~e, vr~n1vano :i.nc:-.rsi e nrnlmencd.;isulle piazze -e sulle strade, e più erano òegni di ammirazion~, più avevano fregiato il 1:,,,tto di medaglie, più recav:11!0 ì-Htlesi i :::egni'-1elle .soi!erLeferiLe e 1.nutilazioni, p:ì, erano perseguitati daJla plebaglia, pugnalati nella rchiena o spagliati e- gettati nudi nei navigli. Il Governo den1ocratico, per tntto rimedio, esortava gli ufficiali a vestire in borghese. Chiamo vergogncso quel periodQ in cui i treni venivano perlustrati nelle sta;ioni e non p,n·tivano se prima ufficiali o ca,rabinieri o gvardie, o altri viaggiatori rei d1indossare una ch·iaa non clisoendevano-. Il doppio obbrobriocli un servizio pubblico abbandonato a facinorosi, e di agenti dell'ordine e rappr<.;entanti della forza armata <lello Stato impunemente ofresi - non &olo era tollerato dal Governo democratico, ma aggra va.to dal seo-reto rimprovero che il Governo medesimo fa;eva pervenire ~1 pochi ferrovieri capaci di manifestare agli m,pudent1 colleghi il proprio disgusta. L'autorità dello Stato non fu mai più vilipesa di allora, ma l'on. Nitti con roseo e sorridente volto badava a concedere interviste e far discorsi in Parlamento celebrando l'Italia come li. terra classica e privilegiata della demoorazia.. , L'Italia è una grande democrazia• egli soleva ripetere; e dileggiava l'orticaria nazionalista, e chiamava disertori, non i disertori veri da

LA RIVOLUZIONE LIBJiJltAL~ 1111amnistiati, ma gli animosi che occupavano J<-iume; e si beava perchè la democratica Italia fosse cosi. palesemente avversa a quello che egli chiamava « militarismo,. Succeduto a Nitti Giolitti si ottenne per taluni versi un miglioramento. Così esoso fu lo sgoverno di Ni~ti da rendere tollerabile persinc J I rif,orno di Giolitti. Ma anche il risuscitato num.e democratico Giovanni Giolitti ebbe le sue g"'avissime colpe. L'occupazione delle fabbriche fu ,da lui tollerata e in quell'occasione si risentirono suonare, in Italia e all1estero 1 le camp,,ne a morto sulle sorti del nostro paese. Fu po' celebrata come sopraffina arte del Governo quella di Giolitti, che lasci.ò il poricoloso giuoco ;,scurirsi da sè. Ma se la sapienza di un capo di Gcnrno dern consistere nel contemplare gli avvenimenti dall'alto senza guidarli e lasoianclo cbr• le difficoltà si vincano per virtù e con il natiurale corso degli eventi ... ma allora, santo Dio ~ chi non si sentirà in grado di governai-e l'Italia? Risale a. Giolitti un programma finanziario che è tutto un om:aggio ai pregiudizi delle folle < all'odio di classe. La confisca dei sovraprofitti ha generato assurdi e seminato rovine discepoli. Gli è mancata la conlinuilà del grand'è statista, ma non si è davvero fermato all' ideologia, anzi i problemi che ha visti ha imrpostato e avviato a soluzioni, non abbandonate neanche dopo che egli cadde. Gli è mancato uno stile (certe fine-,ze morali, certe astuzi3 cùi elegante sereniLà, cli dis:nLeresse nella scelta degli uomini), ma chi vorrà parlare di stile politico in un paese in cui si ammeUe che g1i statisti giuochino come i bambini ad imitare Napoleone? li.a avuto il coraggio di prendere di fronte a D'Annunzio una posizione ant,ipat.ica, che però ci ha salvato all'estero e alla quale solo devesi jn sostalilza se Fiwne è rimasta italiana; è stato il primo a impostare la. politica estera del dopoguerra e a ripai;are le malefatte cli Orlando e di , 'onnino; ba superalo la crisi più difficile di politica interna obe mai ] 'Italia abbia attraversato dopo il '49; è stato singolarmente cauto nella politica finanziaria. Gli potremmo ,;volgerè 11na critica decisiva: di aver aiutato la corruzione del movimento operaio, di aver impedito la rivoluzione (del resto egli lavorava col materiale che gli si offriva): ma chi dei conservatori appoggerebbe la nostra obbiezione! Essi dovrebbero anzi nutrire ciella gratitudine. Solo dal punLo di vista della 1/ivotu,ione til,erale è possibile una critica aspra a Kitti: per gli altri, se appena riflettono, Nitti è un maestro di. vita. (4). - Noi possiamo accettare volentieri vari argomenti che U. Ricci espone, ma siamo direl,- fomente agli antipodi jn quelli che egli tace. Basterà denunciare i due equ.ivoci più pericolosi del suo discorso. Il suo liberalismo anziti:lto è troppo astrattamente liberismo, è un principio economico, non un'attività pol.itica, è corroso intimamente da residui di utilitarismo addirittura patriarcale. I riferimenti poi più determinatamente politici sono tutti tendenziosi: Umberto Ricci condivide rispetto al fascismo la it:u~one di certi liberisti. e a temperare il suo puritano ottimismo non basta neanche l' evidente constatazione del ritmo riformista e della politica parassitaria che il nuovo governo sta p:·cseguendo. PIERO GoJETTJ. r che gridano vendetta. La nominatività dei titoli. si giudichi come si vuole, non si. è pctuta applicare se ncn ai titoli bancari e si ò aspettato inYano un regolamento periodicamente anFERRARACONTROCAVOUR per la libertà del credito bancario, nunziato € smentito. E sì che si tratta di materri.•a Per apprezzare i termini in cui ,·eniva la quedelica,ta in cui l'incertezza si' traduce in per- st:cne della libertà del credito bancario in petuc scoraggiamento agli investimenti indu- P1tmonte veniva posta è d1 uopo ricordare stri.ali e in cui il credito dello Stato, attraverso ·che, ancora nel· 1846, il governo aveva rile quctazioni dei suoi tètoli, è pure colpito. fiutata l'a.utorizzazione ad un istituto di Questo spettacolo pietoso di uomini di governo sconto, dicendolo lontano dalle consuete abipe11,less:i e tre,ma,nti, che non se1>però applicare tudini e destinato a certo fallimento. Soluna legge approvata, nè muoverne )ti. modifica- tant6 nèl 1847 il permesso era accordato, in zione rnscita disgusto. L'aumento delle imposte consider'azio11e pure del buon esito avuto dalla s1•ccesscrie fino· al1a confisca è un altro regalo - Banca di sconto, depositi e conti correnti creata cbe dobbiamo alla democrazia di Giolitti. • iu Genova fin dal 1844. Ma le diffidenze ed i E' state sccperto che in taluni casi sull'ere- timori permanevano, in molta pa1te del pubdirà posscno accumularsi tante imposte da rag- blico; nè cessarono qua,ndo, a seconda re le-corgiungere il 103,62% del suo valore. Quale più renti unificatrici e pacificatrici dello Stato dopo efficace dimostrazione dell'ignoranza e facilone- Novara e la rivolta di Genova, i due ist-ituti rie di miujstri e ,deputati, quale più palese convennero di fondersi, e nacque la Banca Naprc;-a del caos che regna nel Parlamento e ziona!e Sarda (1849). Incerte- risultavano d'alnel!a burocrazia 1 tro lato, 1~spetto al miglior ordinamento banV. Conclusione. ca1~0, le conclusioni della dottrina, <lopo le reRistabilire l'.autcrità dello Stato, semplificare cel!ti, clamorose controversie che avevan divisi le ieggi e l'amministrazione, restaura.re la pub- in chie campi gli stessi rappresentanti ciel clasb!ica finanza, ecco i tre compiti fondamentali, • sicismo inglese. E l'asempio dell'Jtto di Peel che tutti gli altri abbracciano. La mano ferma, forniva certo un argomento singola.rmente au1 ·ccchio sicuro, l'animo che non trema davanti torevcile ai fautori delle prudenziali restrizioni. all'impopclarità non si pCY".,sonoattendere dai Un riflesso di tale augusto precedente devesi ,,.. democratici, che abbiamo per troppo tempo tol- scorgere, credo, non meno negli statuti ciel '49 ]erati. Se l'Italia non è più d'ata per moribonda e del 1850, assai vincolatori della libertà della _ __tli:..,;;.t.err., se ancora P...ssa pcssi-ede una civiltà, Banca n.a.zicnale, che nell'autorizzazione conf.epcn lo deve certo ai governi democratici, che rita alla medesima dalla legge 11 luglio 1852 han ccnsentito indifferentemente saccheggi cti di concorrere alla formazione di due casse di n€-gcz.i e occupazione di fabbriche. invasioni di sconto indipendenti, a T01·ino ecl a Genova; terre e confische di pat1~moni. (4) per. tal modo attuandosi, per di ersa via, la separazione di funzioni e di regùne consacrato nell 'issu,e devartment et nel ba.nking departm,e11,t della Banca d'Inghilterra. UMBERTOR1ccr. No-te. (1). - E' semplicismo antistorico il condannare ccsì in blocco e allegramente tutto un movimento d'idee e di popolo. Noi siamo anche più intransigenti del Ricci nel combattere il socialismo ri1:ormista benchè non ci nascondian10 le ragioni storiche che lo giustificarono in nn'Italia immatura in cui Umberto Ricci dov-i:ebbe sapere che il riformismo - come io altrove dimostrai - è stato insegnato a Turati e a Treves dalla sinistra piemontese stessa a partire dal Berti e dal Gioberti. Ma il socia.Ji- ~mo è qualcosa di più, è 'il simbolo in nome del quale combatte da anni innumerevoli il popolo per la sua redenzione; è la più attiva delle idee che abbiano operato nella realtà come impulso all' autonomia, è uno dei più grandi fattori di liberazione e di liberalismo nel mondo mcderno. (2). - Considerar,e il voto politico come un òiritto che include un dovere è l'idea più allegramente a.ntiliberale e teocratica che si possa ,fantasticare. Il voto è una premessa, una pregiudiziale necessaria della personalità: è una ccndizione oggettiva da cui ogni considerazione di bene o di male viene esclusa_ Non si tra.tta di di.ritto al voto: votando si compie una funzione che vorrei' dire fisiologica (almeno nel senso in cui è anche Ull fatto fisiologico :il pensare): si potrà discorrere pc•i ·dei risultati, ma in nessun modo mettere in discn,_<Sionegli antecEdenti necessari, come sarebbe ridicolo fa.ntastica,re di togliere il diritto al pen.siero a chi pensa male. Votar male (pensar male) per il fatto stesso che si vota (si pensa) è già un bene. Il voto anche per chi non sia un fanatico dell'illwninismo, è veramente l'atto fisico di nascita della persona po,litica. (3). - Il n.ittismo e l'antini.ttismo degli italiani è stata una <lelle prove massime di incapacità politica. Sarebbe desolante non far sentire finalmente una parola equa e sp1·egiudicata. Kitti non è un grande politico per due opposte ragicni: per sue deficienze di diplomatico e di pensatore e per certe sue qualità troppo superiori per diventare popolari in Italia. Non ò un g,.·allde politico un umno che cede così viln1-ente di fronte al fascismo. Tutta,~a Nitti è, con tutti i suoi difetti, il politico più intelligente che abbia avuto l'Italia dopo Vittorio Veneto, e Giclitti e MU!Sselini anando non hanno fatto sprcpcsiti sono stati semplicemente suoi modesti Avyva, per vero dire, disposto la legge 9 luglio 1850 che nessun altra banca potesse sorgere in Piemonte, se noll per legge. lV[ail monopolio che così e,ra stato accordato all' ente privilegiato non significava, come parrebbe, privativa di credito; bensi soltanto volontà dello ~ato cli impedire che l'emirnione - considerata al1ora come diritto naturale .cl'iqualunque banca - potssse e.5ercitarsi senza preventivo controllo. Personalmente favorevole a promuovere con tutti i mezzi il' più rapido sviluppo delle operazioni creditizie (fu lui a presentare al ministro il piano di banca del 1846), giusta'rnente valuta.va Cavour la forza d,egli OGtacoli ed il peso delle opportunità, mirando per un verso ad educare grnd:atamente il pubblico in tale senso, e non dimentica11do per altro l' importa1iza preponderante clei fini politici ultimi, a cui tutta la sua az,ione, paJese e segreta, era. r:.gida1nente subm·dinata, e che imponeva di a_ssictu-are allo Stato il concorso della banca m frangenti di supremo bisogno nazionale. A simili precedenti, concetti e direttive s'inspirarono le misure che, proseguendo per g1:acli un piano organico, il gran ministro recò, fra il 1851 e il 1857, in Parlamento; alle quali la critica del Ferrara manifestamente si riferisce. Una p,ri'ma ampia discussione suscita nel 1851 la proposta del piivilegio di emissione alla Ba11ca nazionale, contro la quale parlano Farina, Valerio, Depretis, Pescatore, Bottorie, Fara Forni, BaTbarava e Chiarle, a favore di Cavour, Torelli e Iost.i. ll1:ail di.ssenso non raggiunge la sostanza. Nessuno sostiene l'opportnnità di una bancà unica nello Stato. Tutti anzi, <èdil governo più degli altri, esplicitamente dimOGtrano il desiderio che vi possano a.llignare e prosperare rigogliose le locali e succursali. Temono però gli oppositori che il faire largito al grande istituto escluda virtualmente l'eventualità di concorrenza; onde il vanto di avere rispettato il p,;ncipio della libertà e pluralità delle banche si ridurrebbe ad illusione ed equivoco. E basta tale dubbio percbè la legge naufraghi, 1=ioorrendogli avversari alla manoYra ostruzionistica. di far mancare il numero legale. Ripreso il dibattito nella sessione seguente, Cibrarjo L~1igi, nuovo ministro delle finanze, rispondendo al deputa.to Mellana, spiega come, soltanto dopo aver sperimentata l'impossibili'tà di una libera iniziativa banca.ria in talune regicni (Sardegna), il governo si sia deciso a provvedervi mediante succursali autorizzate dall'Istituto di emissione. Ma l'estrema sinistra incalza, censurando l'obbligo che si vorrebbe fa.re alla banca di accordare anticipazioni allo Stato in date circostanze; sistema che procura al governo m•ezzi estranei al preventivo controllo parlamentare finanziando talvolta conati liberticidi, come avvenne in Prancia, il 2 dicembre. Da un puu-to .dlivista tecnico critica i1ìvece il progetto Giovanni Lanza, trovandoìo ibrido, troppo favorevole al tempo stesso e troppo vincolatore dell'ente privilegiato. Ultimo Camilla Cavour, parlando come deputato, difende il disegno, mostrando con l1esempio inglese, che una grcssa banca non impedisce il sorgere di molte piccole; ma sostenendo ohe la discip'ina delle em:.issioni, quanto alle riserve ed alle garanzie, è indispensabile ad evitare catastrofi in momenti di crisi. La regolamentazione deve però limitarsi a fissare l'entità proporzionale del capitale e della cope1:tura metallica, evitando di fissare il massimo della circolazione, la quale si ragguaglia a.utomaticamente al bisogno del mercat-0. Con qualche emendamento la legge 1~- sulta questa volta approvata. Una più grossa. battaglia la attende tuttavia in Senato, dove giunge poco dopo, insieme ad un altro progetto c.ivouriauo per la delega alla banca del servizio di tesoreria dello Stato. Vivaoe si annunzia subito il contrasto, avendo concluso sfavorevolmente il relatore Ca,·lo Ignazio Giulio, in base alle considerazioni da lui più ampiamente svolte in uno dei più pregevoli fra i suoi scritti economico-polemici. Adeguata alla forza. ed alla nobiltà dell'attacco è però l'eloquenza e la sap{enza c:iella difesa, che Cavour si assume subito, compendiando in una magnifica sint-esi i postulati teorici e la portata pratica delle due oppcste scuole bancarie. Fra i principi assoluti. a· cui S'i ispirano egli non crede si imponga una ' scelta intransigente. La legge proposta in Piemonte étvrà forse per effetto cli impedire, in fatto, la molteplicità degli istituti di emissione, ma ciò risponde alla necessità di accreditare, con la notorietà e l'importanza, un metzo di pagamento di cui la parte più incolta del popolo ancor non apprezza pienamente i benefi.i. Alla Banca na.ziona.le viene così affidata una funzione educatrice conforme ai bisogni di un arnbiente finora non troppo propen~o, come la esperienza dimostra, allo spontaneo sviluppo delle iniziative ballcai·ie libere. «L'onorevole relato.re, ha ricordato come le dottrine di Jie\\-tà applica.te aHe scienze ·economiche riescano pili grate al cuore di tutti gli uomini illuminati, e soggiungeva che questo indizio del cuore è da!La. rr:.enteconfermato, dalla scienza certificato. Certamente non sarò io che contraddirò que- ~t.:-generose parole. Credo aver dato, in pa.recchie circostanze, ripetute prove di quanto io fossi benace fautao·e delle libere dottrine delle scienze economiche. Ma nO-nbisogna abusa.re delle parole. La parola libertà applicata alle operazioni ordina.rie di coinmercio può e deve ricevere la applicazione piì1 larga possibile, ma vi son certe operazioni eco-nomicbe che, per 1'1ndo1e loro, non possono essere lascia.t,e in assoluto a.rbitrio ciel pubblico. Vi sono molte fuuzioni che possono e debbono essere dal goven10 esercitate; a cagion d'esempio, l'ufficio del trasporto delle corrispondenze e lette.re. Io credo che i fautori più decisi della libertà non abbia.no mai proposto di far sottentrare l'azione privata alla gover11ativa in questo ramo, che direi pure di industria e di trasporto. Nella costruzione di strade ferrate nessuno pure, nemmeno gli americani, hanno ammessa la libertà assoluta. Ora le operazioni bancari.e, quelle almeno che si riferiscono alle banche di circolazione, sono di natura. specialissima, non sono se1nplicemente commercia.li». Che sia còmpito dello Sbato ingerirsi nella emissione dei bigl1etti, lo si ammette onnai ovunque. Cobden, Mc-Culloch, Stuart-Mill («che a mio avviso 'è il primo auto,re vivente di economia politica.») non criticarono l'atto ciel 1844. 3 « Io credo quindi di potere, senza disdire ai principi che bo sempre propugnati, sostenere l'opportunità di dare una maggior forza ad una grande banca del nostro paese, di dare in certo rtodo se non un privilegio di diritto, un privilEgio di fatt,o •. 'faceva il ministro, certo deliberatamente, 'il segreto proposito di apprestare pure nella banc;i un valido appoggio finanziario ai meditati ardimenti della audace partita politica d1 cui inte;sseva in silenzio la formid'abile trama. Volontaria. reticenza di cui approfittavano i men per· spicaci fra i suoi avversari (Della Torre, Collegno, lo stesso Sclopis) per ricordargli i pericoli a cui si espone, in tempo di guerra, un istituto di credito troppo intimamente legato alle sorti dello Stato. Si sofferma invece il Giulio a ccnfuti.re il giudizio favorevole dell'atto del Pee', ricordando le deroghe che vi si dovettero ripetutamente ccnsentire. Il ver<lett-0 finale del Senato suona approvazione della tesi più recisamen~ liberista, seppellendo la legge con 32 voti sn 60. Chi, dopo oltre mezzo secolo, legge, non senz1. profonda ammirazione, un dibattito che potrebbe assumersi ad indice della magnifica preparazione di quegli uomini all'ufficio o-nd'erano investiti deve riconoscere che l'opportunismo fa.ttivo-d.el ministro, mentre scientificamente anticipava un punto di vista oggi pacificamente accolto anche dalla dottrina più orto'clcssa, ebbe in pratica la consacrazione del più glori0'"".:,0 successe, allorquando la banca, auspice il Bombrin1, non esitò a prestare allo Stato, in mamenii supremi, un prezioso _concorso. Kella Croce di Savoia del 1851 (6 e 7 giugno) scriveva invece il Ferrara: « Ciò che noi vediamo di più chiaro in quelle combinazioni s~ è l'enorrrJtà di guadagno che, sotto l'ombra del privilegio, gli azionisti della banca non mancheranno di spartirsi fra loro. E non ci fa poca mera-- viglia il vedere come il conte di Cavour, il quale si climcstra tanto propenso a favorire e promuovere il principio della libertà nello svol!(imento della umana industria, si disponga ora coi, tanta 4isinv~tura a recedere da quel principte, in ordine alle istituzioni di credito alle quali, second~hè ci sembra, più ancora che a qualsi voglia altra maniÌestazione dell'umana industria, si a<l<iioel'elemento della libertà; a niun altra cosa ci sembrano convenir meno che al or.edito i priviiegi, il monopolio, ringerenza governativa e l'impero della legge•. A mano a ma.no po-i che da nuovi provvedirr,enti la condizione di favore della bance, parve rinfcrza.ta la severità della critica raggiunse il diapa.son di una vera €6asperazione. Basta il semplice sospetto ohe dalla libertà del saggio dell'interesse potesse derivare u.n -..anta.ggic agi.i azionisti della banca per schierare inattesamente il Ferrara fra i censori del contra__ctatodisegno. Alle repliche del ministeriale Piemo;,te rispendeva infatti l'Economista accusando apertamente il governo di voler corrompere: coi suoi g'ornali la. pubblica opinione per difender"ì, un detestabile tornaconto privato, e denull;l'iando i secondi. fini malvagi che lo inducevano a porre in prima linea delle riforme proprio la più invisa alla· ignoranza del popolo. «Un Governo ceutralizza,tore Quanto 1nai ve ne furono al mondo; un Govern; che non ha il coraggio di sopprime.re i monopoli del porto di Genova; un Governo che vede, impassibile, la perpetuazione di tutti i vincoli alla libertà del lavoro, tramandataci dall 1 antica legislazione; un Go-verno che prende .a dispetto ogni menoma idea ~uggerita. dalla più benevola stampa per operare prudentemente ma fermamente l'emancipazione ecOnomica; ll1l Governo che, coi piit generosi programmi economici sulle labbra, non conta in pratica (all'infuori delle Dogane) u.n att-0 di cui 1-1. scLenu. pr,ssa essergli grata; questo Gcverno è tutt'insieme preso d'amore per la 1ibertà dell'usura:l'ultima che si potesse proporre, la più difficile a fafsi amare, non direm da' partiti ri.aligni, ma dalla più ingenua porzione del pubblico. Era ben naturale il sospetto che qualche cosa diversa dal puro amore della libertà qui si celasse». Gli ufficiosi che si schierano in sua difesa non rag.giungono altro effetto che di screditare la scienza cli honte al gil1dizio volgare. « Ci chiamano uomini di teorie. Noi lo siamo, e dell'esserlo ci facciamo un onore. Ma di teorie noi non ne abbiamo che una: la Libertà: l'abbiamo sopra le labbra con la stessa tenacità e con lo stesso fervore con cui la co\-iamo nel cuore. La professiamo in tutto e per tutbi; mai non l'abbiamo indebolita, celata, e molto meno venduta. In matei;a di credito i fatti che accadono ndla Società sono precisa.mente la base su cui l'abbiamo fondata, non noi, ma uomini che sapevano cli fatti banca.rii, molto più di quelJo clie. si potrebbe imparac·ne alla Borsa di Toòno. E del resto se vi ha, riguardo a' banchi ttna t,eor1a astratta e scolastica, è quella del Piemonte, perchè è la pilt cmnune e antica fra g~i scrit,tori economici. Siamoci pill generosi a vicenda; diciamo di appartenere a duee.cuole diverse; difendi.a.mo ciò che ci sembra la verità: ma eviti"-mO agi.i occhi degli inesperti lo scandalo di discreditare lo studio della sdeuza ... Altrimenti i! pubblico finirà per conchiudere che tutto è v.anità teoretica in questo mondo, e che il solo fatto reale sarebbe la borsa di chi scrive o fa scrivere certe Cronache della Borsa». Ma. a codeste schermaglie succede un attacco formale quando, nel 1856, la camera è chiamata a ,diiscutere un disegno di legge ohe a11torizza l.1 Ba,nca nazionale ad aprire UJ1a.sede succur-

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