La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 29 - 12 ottobre 1922

CONTO CORRENTE POSTALE Rivista Storica Settimanale di Politica ESCE OGNI GIOVEDI Diretta da PIERO GOBETTI 'iii&J Redazione: Torino, via XX Settembre, 60 riE&J Amministrazione: Pinerolo Abbonamento per il 1922 (con diritto agli arretrati) L. 20. ~ Estero L. 30 dlJ Sostenitore L. 100 Sil Un numero L- 0,50 Anno I - N. 29 -- 12 Ottobre 1922. SO~l;\IA.HlO: X. SA111.;o:,;o:De ntonarchia - N. PAPA FAVA: Capo1·cuo. 11 27° COl')lO d'Arrnu.t.a. - P, Go1n.TTJ: Studi ~ul l{ifiorgimonto; La IHùl:!'ofla di \'. Alt1eJ'i. (l-11J. - G. ...,,PH.EZZùLl~J: ~ote di poli lica e8tera DEmanARCHIA F. Burzio, dopo a\·er studiato la Denwcrazin e Gic>litti, si preoccupa ora del problema della mon'archia iu Italia. Trattandosi di un COisi sottile ed esperto scrittor.e ed attento osservatore · delle cose politiche, sarà il caso forse di esaminare le sue idee e, se è possibile, di discuterle. Nel giudizio, che il Burzio da qualche tempo p.ropone, degli avveninienti politici, e pilt ancora nel metodo e nella forma stessa della sua trattazione, è implicita una critica pil1 o meno aspra. di quelle ideologie e rappresentazioni storiche, mes...sedi moda tra noi da una scuola cli teorici, che si vanta progenie dell'idealismo filosofioo, e si puo' somma..riame11te raffigurare 0011 due aomi noti al pubblico: Oriani, Missiroli. A questa critica chi scrive non ha nulla da opporre: chè anzi si p,ropone di riprenderla esplicitament:R ,e sistematicamente su queste pagine. 'arà. opportuno soltanto soggiungere che non pare a noi che il Burzio definisca esattamente le origini di coteste dottrine, quando le dice « prodotto crociano e gentiliano, sopratutto di questo ultimo,: infatti noi le diremmo esclusivan1ente gentiliane. tanto più che ci par necessaa:io di. porre un termine al vezzo di confondere troppo facilmente Crcce e Gentile, mentre non sarebbe difficile scorgere in essi (così come negli altri campi, nelle tem~e dello Stato e della lotta politica) punti di partenza e svolgimenti dottrinali diversi, e nel primo del ,resto un'originalità, una ricchezza di problemi, un1adesione all"esperienza reale, che mancano nel secondo quasi del tutto. Senonchè di tutto ciò potrebbe pretendersi una dimostTazione, che contiamo cli fornire ai lettori un'altra volta. Perchè oggi siam qui per parlare, come si disse in principio, di monarchia. Che il problema istituzionale risorga in Italia: e J>reoccupi in va.rjo modo le diverse fazi011i che tengono il ca1npo, è m,anifesto, secondo il Bw·- zio, per molti indizf. E innanzitutto egli scopre, di fronte al nazionaJismo e accanto aì repubblicani ufficiali (che pareva fossero i soli e trascurabili depositaa.·i della. questione), due nuòvi centri d'ostilità alla monarchia: la « tenden.zialità, di Mussolini e il filosocialismo cli Missiroli e d'altri libesali. Vero è che almeno a questi ultimi si può fut d'ora .ricusai-e la possibilità cli un'applicazione non ptu·e i.rrunediata, ma fì.nanco lontana e indiretta, delle loro dott!'ine sul terreno delle forze; e persino nel campo delle idee, par che debba Yalere per costoro quel detto di Epitteto, secondo cui 2li uomini &i. turbano non già per le cose, ma per le opinioni che delle C06e si foggiano: Perciò fa bene il Burzio, dopo averh. no1TUnati, a trascurarli. E~li si preoccupa invece, forse eccessivamente, clell'opRosizione cli Destra alla monarchi.a; e per qaa;nto ne riconOsca giustamente la genealogia nella retorica letteraria, finisce poi di scoprirvi niente n1eno che un'inconscia tendenza, della ho,rghesia a rivoltarsi contro la funzione politica della monarchia, colpevole di filosocialismo, ad uscire fin.almente di tutela. « vestir to~a virile 11. 11 Ecco perchè, non il socialismo, il na:r..ionalfascismo è pericoloso per la Monarchia ... Ecco perchè la .rinascita pl1litù1J, che uotarnmO' in principio come fa.tto basilare si arresta al va1o·re p,,frir,, e 1o scinde da zle, cui sembrava, t~cnta anni fa, connesso, nell 1occiduo declinare di fronte al sole internazionalista. Perchè alla b°:rgh~sia basta. il primo termine, qorne disciplma ideale,_ miraggio etico da. 1,roporrn al popolo, onde s1 lasci governare ... e il secondo è ingombrante,. Pare a noi che il Bul'7io trascuri troppe cose, gen_eralizzanclo un'affc.rmaziono personale e probalnlmrnte secondaria di Mussolini: e veda troppo presto nella borghesia. un'unità, laddove si potrebbero facilmente indicaTe i.nterffisi clisparati e contrastanti. Si sa che il fascismo ha avuto forluna tra i conservatori arrrari e tra gli industriali per ·ragioni diverse; ; che per ragioni ro1cora diverse ha trovato approvazione in certi gruppi clemocraLici: ora poi sta. allargando anche la sua iniziativa sindacale, e ' raccvgli<.: intorno a sè operai <lisorienlali e conla<l.iui. Cosicchè ·ne i·isulta una fisiono1uia. mah;icura e indefinibile, mutevole secondo le forme e i contenuti delle politiche locali. Ora ,anche se da ognuno par si voglia considera.re il fascio littorio come simbolo, le realti, sottintese e tutt'ora nascoste variano da luogo a luogo: e ,non è difficile 1a previsione, di prOf:isimi contrasti. Non si riesce dunque a vedere r.eppur oggi tLll qualsiasi orientamento definito della borghesia, perdurando, le divisioni tra i gruppi dell'Italia settentrionale e quelli della centrale e media, l'attaccamento a~li interessi parziali, che distrae tutti da ana visione più generale e unitaria. NeHe mani di questa .gente e al servizio cli questi interessi, gli squadristi rappresentarono poco più che una milizia di ventura: alcuni com batt<Jnti si son trovati in Italia, dopo la guerra, o ha.n creduto di trovarsi : 11 condizioni tali da non poter vivere se non continuando a combattere, e trasportando i mvdi guerreschi, con la potenza che ne de1;va, nella vita pacifica e civile. Una spiegazione suff.ciente d'un lato non trascurabile del fascismo si potrebbe forse dedurre, da. chi meditasse le parolé usa.te da Machia.velli (Dell'arte deliri guerra, Libro I), dove di rre di quei fanti r.elle repubbliche malordiuate, i quali 11011 avendo al rit-0rno dal campo una particolare arte cui attendere,, si cond ucouo a ((turba:re la pace per avere la guer.ra 11. L'opera offerta dai combattenti disoccupati fn accettata e adoperata in Yario modo dai diversi gruppi borghesi dominanti in ciascuna provincia. Ì\1a poniamo ora che la tendenza più rcazicma,ria, cho traspare in c:::r!.<. zone del fascismo, si accentui, e mostri apertamente di tendere al colpo di stat-0 e alla dittatura, subito troverebbe tra gli odierni alleati .alcuni dei nemici più acerrimi e meglio preparati a contrastarla. Come pure un e,·entuale tentativo di supre111azia dei gruppi democratici e S•indacalisti raccolti all 1iusegua del Fascio 1 avrebbe contro di sè la maggior parte delle frazioni borghesi. Si conclude che l'equilibrio, sebbene instabilissimo, si mantiene soltanto a patto che le direttive politiche della. borghesia non si definiscano troppo nettamente. Da questa parte la. Mo11a.rchia non ha nulla da temere. Senonchè -esiste veramente uua questione di regime 1 o, che è lo stesso,a cbP cooa si riduce la funzione della monarchia in Italia 1 Secondo il nostro autore, sarebbe importautissi.ma e tradizionale: "con particolarità di tempo e di luogo, la MonaJ·chia ha duuque avuto iu Italia la stessa funzione, coesiva, poi diretttiva e tutoria, che ebbe in tutta EuroDa, 11ella formazione degli stati nazionali: prima in Inghilterra, Francia e Spagna., indi in Prussia. e Russia, oggi ancora in Jugoslavia>. Vero è che poco dopo il Burzio riconosce che essa non ebbe la funzione specifica di 1·iorga.nizzazione sociale, caratteristica di quelle prime monarchie, che protessero e i11 qu;;lche modo prepararono l'avvento del terzo sta.to. E allora la ne-C€ssità politica che 1rimane, quando sia tolta e Tesa superflua l'opera di riordinamento- e unificazione delle classi -sociali, si riduce per noi a qualcosa cli così vacuo e trasparente, che quasi scampa.re. Anche l'attività dei 1ninistri lealisti che, come Giolitti, cerca.Ton di assorbire le opposi1..ioni. di sinistra nella politica dinastica, quando la si riconosca priva, cmne fu veramente, di contenuto sociale, appare niente pill che una manovra parla1nentare condotta co11 a.bile tattica e riuscita a buon fu1e. Questa. politica, sapiente ed accorta. pitt che profonda, fu necessaria ed utile in Italia; dove veramenLe la 111011archia fu -ed è poco più di un termino gittTidi.co scelto a rappresentare un coinpJesso di realtà diverse e discordanti. Il risultalo reale e duraturo di cotesta politica e l'unica vitt<Jria della monarchia fo l'assorbimento di quell'c-p, posizione giacobina, mazziniana e carduccia!l...t, che contrastò nel Risorgimento e nei primi decenni del Re.gno l'operosità sabauda o piemontese. Senonchè in questo modo si finì di cancellare quasi ogni vestigio del proble1na :istituzionale: e i socialisti pot-e,ro110 giustamente negare ogni importanza alla questione. Infatti, per quallto si sforzi il Burzi~ di rnoslrare la ncce,,sità del regime, 1'1011.aschia anche nel suo saggio è qua.bi sempre soltanto una parola senza contenuto. Poichè non vale dire che la continuità governativa dal '48 al '14 non può chiamarsi se non monarchia, mentre è neces.sa.rio esaminare quanLo qu ta continuità fosse reale, ed effettive la coesione e l'unità nazionale che 11e dipendono. Ccme pure non basta scoprire motivi dinastici nella politica di sinistra del governo, che avrebbe dovuto conciurre a far accettare al paese Je, istituzioni; quando bisognerebbe piuttosto mostrare fino a che punto questo metodo giovò veramente alla monarchia, e se per avventura, sbnccando nel collaborazionismo, esso non conduca invece al trionfo d'un ceto medio larghissimo, indi'fferente se non contrario alle pregiudi:t.iali monarchiche. In ,realtà la lotta politica si svolge da noi assolutamente al di fuori di questi ·schemi: e anche quando le formule esteriori paiou indicare un interesse dei partiti alla questione istitu0onale, il contenuto dei dissidi v~- cercato nelle differenti condizioni sociali ed economiche. Se è vero, come pensa il Burzio, che nessuno dei ceti, che si contendono il potere, è maturo oggi peù.· conquistarlo, non piìt la borghesia che il proletariato; se è vero che « il problema del Governo, in Italia, non è ta.nto realizzare dei programmi quanto, anzitutto, dominare degli uomini, con qualunque mezzo»; allora la funzione dello stato è quella di dare un'unit.:1, meno ancor che giuridica, appa.1:ente ad una realtà. discorde e faziosa: lo stato diventa poco più che 1.111a ma- ·1,~r:i: la, p0litica J1ecP..~.aria. è que1-la dei compromessi e delle transazioni d'ogni giorno, aspettando una risoluzione qualsiasi. E, pe,r ciò, non ~i veùe la neetssità d'una monar,;hia µiutt~tochè di uJLa. presidenza temporanea. La possibilità di entrambi i regimi, indifi'erent.Pmen ~, mostra l'insus..<istenza del problr-ma; che è esteriore, e non riesce a cancellare quelli più profondi e vitali. Xon bisognava dunque accontentarsi di definire ogni classe immatura al governo, e dedurre la necessità di una tutela monarchica, rna vtdere piuttosto s~ per avventura tra i ceti minorenni non 3i Yadan costituendo delle i-l-ite.'J, che si preparano a trovare le lo:-o foru,, onde dirigersi a conqulstare posizioni predominanti e governative. Scoprire nel presente }€, basi onde ooopera.-re alla creazione de) futuro, e in qualche modo eon. arte difficile e sottile sforzarsi di prevedere l'imprevedibile: questi forse voglion &sere i compiti essenziali della scienza politica, ne~ limiti in cui essa si differenzia dall'indagine storica. Il saggio del Burzio è troppo teuclenzi0o0 per essere storia, troppo oggettivo e, direi, acquiescente allo stato di fatto, per fornire un punto d'appoggio all'azione. Del resto il termine Jfonn:rr,hia ha pel nostro antere un valore ineguale e indefinito : co.sì come tutto il procedimento della sua indagine potrebbe definirsi crocianamente estetistico. E' questo infatti il principale difetto cll'e si deve rimproverare ne' suoi studi, del resto così interessanti e degni di nota, nella povertà. generale della letteratura politica contemporanea. NATALL-0 SAPEGXO. _Yei 71ros.5iffli nllm,eri pubblicheremo l'11lti,n/l parte dello st11dio solfa Monarchia del nr,strD runico Filippo lJurzio. c-APORETTO Il 27° Corpo d'Armata. La prima spiegazione di Caporett.o fu • sciopero militare"». Questa f,rase che riassume.va le immediate impressioni degli intellettuali della guerra, da. Bissolati a padre Semeria, ebbe per molto tempo una più o mèuo ùite,essata fortwrn, Poi pia.no piano il mistero si diradò ed allora dalla nebulosa dello sciopero militare emersero delle ben preciso responsabilità cli comando. Caporetlo dunque non si poteva pill imputare, soltanto a Treves,-a Benedetto XV ccl a GioLitl:ii,ma. anche i militari dovevano rispondere del disastro. Fino a che tatto si spiegava. con le colpe ciel governo e dei djsfattisti, l'an1biente militare e i diversi generali restarono tra.uquilli e d'amore e d1 accorclo, quando invece le responsabilità teca1iche non si poterono più nascondere (e questo fu il merito della Cornrnissìone d'inchiesta pe:r quanto male se ne possa a11che giustamente dire) cominciò la lotta fra i diversi grossi comandanti; occorreva infatti scaricare ogni torto sulle spalle dell'amato collega. Il più audace in questa. impresa fn ed è il generale Capello che combina svariate alleanze per sbarazzarsi delle prop1~e responsabilità or sop,·a l'uno or sopra l'altro compagno. Dopo un momento di incertezza j} concentramento generale cadde sulle spalle di Badoglio. Ora, la moda è di dare addosso a Badoglio. Prima la formula ta.umaturgica per spiegare il disastro di Caporetto e.ra « sciopero n:ilitare, ora è « Badoglio,. CapellD conducB col suo noto furore anche questa offensiva a cui ~i associa.no Cavaciocchi, Bongiov·R11ni e altri generali ostili a Badoglio per ragioni poscaporettistiche. Capello cerca anche l'alleanza cli Cadorna il quale con sua superioriti1, morale non si \Yresta -a,] gioco: tuttavia alcuni troppo ardent,i cadorniani assecondru10 la manovra ben lieti di trova,re qualcuno su cui scaricare le re- - si;onsabilità del (oro elio. Nulla però è più buffo del Cadornismo cli Capello dopo tutto quello che questi disse del comandante supremo nel l~bro <<Note di guerra». Ora in quest'articolo voglio dimostrare come non sia giusto concentra.re agni tcdo snl solo Badoglio sebbene egli debba. condividere iusieme a Oadorna e a Capello la responsabilità militare del disastro. li 27° Corpo d'Armata era schierato di fronte a Tolm.ino. All'Isonzo, vicino a Gabrie, confi.- 110\·a col 4? C01·po d'A .r.mata ()1. Xero), guarni- \'a le montagne di Val Kamenca e Doblar sovrasta11ti Volsana, vicino al paese di. Doblar attraversava l'Isonw e con l'ala destra occupa,·a l'altipiano cli Lom estrema sinistra dell'altipiano della Bainsizza dove era schierato il 24" Corpo d'Armata. S,1lla destra dell'Isonzo fino a Doblar aveva la 19.a divisione: SlÙ Lom la. 63.a la 22.a. e la 64.a. Lo sfondamenlo del fronte italiano avvenne alla destra del 4 .o Corpo d' Armata fra il Merzli e l'Isonzo (46.a divisione) e alla sinistra del 27 .o di fronte a Yolsana. · Quest'ultimo sfondamento ebbe però priucipale importanza perchè con la conquista ciel sovrastante M. Jezio il nemico riuscì a infiltrarsi in Val Juclrio aggirando così la linea difens1'-a principale. Da. ciò le accuse al general Badoglio che si possono così riassumere: 1) d'aver fatto gravitare le sue forze sulla sinistra delJ'Isonzo oss.ia su1l'altipiano cli Lom a detrimento della difesa atto:·no all'importantissima posizione di !\i. Seza e d'aver tentata una controffensiva da Lom verso 'l'olmino. 2) Cattivo impiego clel1'artiglieria ossia mancat-0 tiro cli contropreparazione e deficiente tiro cli sbarramento. 3) Cattivo impiego della Brigata Napoli che fu impiegata quasi interamente pe:r la formazione di ru1 nucleo di n1ano"\rra invece di essere destinata alla difesa della linea Plezia-Fovihonzo come sembra fosse intenzione ciel Comando d'Armata. Occupiamoci subito della prima questione come quella che, a.vendo carattere generale-, riassume in sè, almeno in parte, anche le altre. F.' noto che il 18 Settembre il C. S. (ordine \l470) ordina ana Il e III Armata di .rinunziare alle progettate operazioni offensive e dì concentrare O[Jni alti1,•ità. nelle 71rechsvosizion-i. l" r la dife,"<1a oltra,n:a affinchè il possibile attncco nemico e.i trevi valid';s'nente preparati a

bi 108 rintuzzarlo•. Capello invece, interpretando molto liberamente questo chiaris.sò.mo ordine, adotta un piano di contro1fonsiva in grande stile. Infatti, nella conferenza del 19 Settembre tenuta. ai ccnnandanti dipendem.ti, Capello dice: «Per •peciali condizioni sopravvenute ·occorre pel momento cbe sul concetto offens,vo cb.eerf), in -studio abbia il so7,rav·vento ,m concetto 0 difensivo controffensivo•». Si danno po.i delle dispasizioni per la difesa delle prime linee e la conferenza si: chiude così: , Rammento infine cb.e se il concetto difensivo ci deve guidare in questo periodo, in noi tutti deve essere sempre presente il concetto controffensivo che deve essere quello a11Amatore ». Non è questo i.Imodo migliore per provvedere alla difesa. ad oltranza ordinata dal Comando Supremo! Tuttavia lo stralcio di que- •ta conferenza fu inviato al C. S. Il Comando Supremo dunque fin dal 19 settembre poteva conoscere le libere iniziative di Capello e le poteva cor.reggere; iuveee come vedremo, in seguito, diede l'impressione di approvarle. Finalmente il 19 ottobre Cadorna richiama Capello alla di- ' fensiva pura. e semplioe. Capello si ammala e soltanto il 23 ottobre riassume il comando. Questo dualismc. e confusio1Ìe fo,a gli ordini del C, S. e della 2' Armata fu la principale causa militare del disastro di Caporetto. Vediamo ora quale funesta conseguenza esso abbia avuto anche sul- !'impiego del Corpo d'Armata di Badoglio. Cor;frontiamo gli ordini del C. S. e della II Armata riguarda.obi il,27.o Corpo cl' Armata. Orclri.n,edi Capello ai Corpi d'Armata dipendenti 5758 - ottobre 1917 (aillega.to 11, Note cli Guerra, v. 1). Dopo le disposizioni per la difesa immediata di competenza delle divisioni leggiamo "Non bisogna dimenticare che spesso una offensiva nemica arginata o paralizzata può d3re favorevole occasione per un.a più grande a;.ione oontroffehs.iva». Poi vengono indicati gli obbiettivi, - per quanto 1·iguarda le for.ze a disposizione dei corpi d'armata, e del 27,o Corpo <l'Armata è detto: di 4.o Corpo ispirandosi .. , dovrà.. salvo a cooperare più direttamente con il 27.o Corpo d'Armata per parare azioni offen- •ive nemiche eventualmente partenti dalla testa di Ponte di Tolmino». · Fin d'ora possiamo comprendere che Capello destinava il 27 .e, Corpo d'Armata ad iniziare un contrattacco da Lom verso Tolmino per sor- 'Prendere sul fiaJ1co sinistro il nemico. Ma tale concetto è meglio manifestato nella. conferenza chil il Colhandante della II Armata tenne ai ,uoi dipendenti. il 9 ottobre. Stabilito che il nemico tende probabil!llente a sferrare l'attacco dalla testa di Ponte di Tolmino, il dapello invita bensì Badoglio a studiare a fondo il problema difensivo del suo settore per impedire al nemico la conquista della testata della Val Judrio, ma .stabilisce che « perno della manovra difensiva e controffensiva è il mantenimento della conca di Vrh, perchè la zona del 24.o Corpo d'armata è zona Corpo d'Arm~ta. Occorre quindi render sicura l'affluenza d1 largh1 mezzi r,ella conca di Vrh •· Lo stralcio di tale confeo-enza fu mandato al C, S. ! NOn sembra. Forse Capello non voleva svegliare troppo le superiori autorità! Il Comando Supremo risponde con l'ordine 471 del 10 ottobre: «A fronteggiare l'offensiva nemica ben rispondono le direttive del 5757 diramato 1'8 00-rrente ai comandi dipendenti e -inviate in comunicazione. fe, approvo in 1na.ssima e, particolarmente richiamo l 1 attenzione di codesto Comando su alcune questioni di importanza capi tal è per la condotta della difesa•· Questo periodo è alquanto infelice perchè permette al Capello di credere che il suo piano controffensivo sia approvato, ma più sotto leggiamo: < La difesa delle linee avanzate sia affidata a poche forze facendo fondato assegnamento sull'a,.ione delle mitragliatrici nei tiri di sbarramento e di interdizione delle artiglierie, sull'organizzazione dei fiancheggiamenti. Questo eone-etto deve avere larga e appropriata applicazion,i nella zona a Nord dell'Avcech dove la limitata efficenza difensiva delle nostre pooizioni consiglia un assai parsimonioso impiego di truppe presso uno sterile logoramento delle energie della clifesa. Il,. 27 .o Corp-0 dovrà pei·- /a'fl,/Ogravitare colla mo.swma parte d lle proprie forze sulla destra dell'Isorvzo ,. Percbè qualsiasi evento - compresi quelli più inver06imili - non ci colga impreparati, dei medi calibri non rimangano sulla Bainsizza che quelli più nobili ed anche per questi non si tralasci di predisporre, in dannata ipotesi, m&r zi acconci per un tempestivo ed ordinato ripiegamento•. Dunque se in generale si deve accusare il C. S. di non avere con\sufficiente fermezza richiamato il Capello al concetto puramente difensivo, è certo che l'ordine riguardante il 27 .o Corpo non potrebbe essere più chiaro. Capello lo ha esegu.ito! lo ha tra.smesso a Badoglio! No, Infatti nell'ordine 4741 della It Armata ai dipendenti oomandi dell'l l ottobre leggiamo: "Il concetto di limitare a poche forse l'incarico della difesa delle linee avanzate deve avere più larga e appropriata. applicazione nella zona a Nord .dell' Avceck dove la limitata efficienza•· Sono le precise parole adoperate dal C. S. Ma il periodo essenziale: • Il 27 .o Corpo dovrà. pertanto gravitare con la massima parte delle proprie forze sulla destra dell'Isonzo. Per quanto riguarda l'artiglieria,, se i medi calibri· dovranno •essere ritirati all'orlo orientale della L A R I V O L U Z I O NE L I B E R A I, g Bainsizza» invece che sulla destra dell'Isonzo come voleva il Comando Supremo. E tutto questo P"rchè? Perchè Capello indipendentemente dalla volontà, del C. S. voleva la gr,ande controffensiva da Lom verso Tolmino per sbaraglia.re le colonne d'attacco nemiche e destinava il 27 .o, Corpo d'Armata a.cl iniziare tal(:} manovra. Eseguire l'ordine del C. S., ossia alleggerire la dest>ra del 27.o Corpo, significava rinunziare al!' audace mitnovra e perciò Capello non eseguisce l'ordine ma lo tiene per sè. Se il primo periodo dell'ordine del C. S. del 10 ottobre poteva dare a Capello l'impressione che i suoi progetti controffensivi fossero approvati, l'ordine di ritirare il grosso del 27 .o Corpo e i medi calibri. dalla Bainsizza nee-::l.v~. i mfw.zi per sviluppa.re l'offensiva stessa. L'ordine del C. S. è contradditorio, ma in pratica significa che il C. S. non condivideva gli audaci piani· del Comandante della II A;rmata. Capello infatti comprende, che la contraddizione è troppo forte per non avvertirla e cerca contatti co.l C. S. Leggiamo a questo proposito la interessa.nte Nota a pag. 316 del II voi. Note Guerra. Già dall'll ottobre il Comandante della II Armata da parecchi gioa-ni obbligato al letto, non potendo ottenere un colloquio con S. E. Cadorna, pregava il sotto capo di Stato 'Maggiore di recarsi a Cormons ed in quel colloquio accennava perchè ne riferisse al Capo « cbe qualora si fosse manifestato il preveduto attacco, egli avrebbe avuto in animo di sviluppare pna1 manovra. contToffensiva dalla fronte del 27 .o Corpo -cl' Armata, per cui sarebbe stato necessario conser✓are una congrua quantità. di artiglieria sulla sinistra dell'Isonzo Jl. Ed in seguito « Par chiarire le incertezze e le contraddizioni il gen. Capello sollecita un col-~ loquio col capo di Stato Maggiore dell'esercito, ma, nell'assenza del Gen. Caclorna ed essendo il Gen. Porro impossibilitato a recarsi alla sede del Comando della II Armata, veniva colà inviato il Colonello Cavallero della Segreteria del Capo. Nel colloquio ohe ebbe luogo il 15 ottobre il G-en. Capello dichiarava « che ·considerava una .risoluta controffesa come il mezzo piì1 sicuTo per rintuzzare l1 attacco nemico e che t.ale controffensiva egli si proponeva di sviluppar~ dalla conca. dÌ Vrh. Direzioni di tale controffesa da una parte quella del Valiki Celo (Tolmino) e dall'altra quella di Ravnica (fronte II Corpo)•· Più chia.ri di ccsl non si potrebbe essere « Per rint·uzzare l'attacco 1 r1,emico controffesa .dalla fronte del 27 .o Co·rpo da Lom verso Tolmino •· E il Comando Supremo che cosa risponde! Ordine del C. S. alla II Armata N, 4855 del 17 ottob;re: «Comunic.o a vostra eccellenza seguenti mie disposizioni relative varie questioni trattate con Colonru,llo Cavallero nel colloquio del 15 corrente. V, E. se attaccato può fare assegnamento sulle forze di cui attualmente dispone colw le quali pertanto è necessario provveda alla costituzione delle pogettate masse ck manovra. Per il migliore inquadramento di queste dispongo passi dipendenza V. E. comando VII. Corpo d'Annata tenuto dal Gen, Bong1ovaun1. Per quanto riflette le artiglierie V. E. può fa.r assegnamento su quelle di cui attualmente dispone schierandole nel modo m.igliore per att·uazione del concetto espasto ,. Mi sembra che questo ordine significhi l'approvazione del C. S. ai piani di Capello il qua.le conclude la sua Nota pag. 316 di Note di Guerra con queste giuste paro!<>: « Non è.quindi sostenibile che il C. S. · non conosoesse le intenzioni del Comando cl' Armata e d'altronde la frase accettazione del concetto di manovra esposto, contenuta nel telegramma, sopra riprodotto, non può riferirsi che alla ben nota idea del Comandante cl' Armata», Riassumendo: il C. S. voleva Ja difensiva ad olbranza e l' alleggerimento, quasi l'abbandono della Bainsi:zza, il Gen. Capello voleva la controffensiva d~lla eone": di Vrh, ossia il mantenimento a.ozi il rafforzamento deil'altipiap.o della Hainsizza. Fino al 17 ottobre le due tendenze lottano e il C. S. e quello della II Armata possono reciprncamente accusarsi di incomprensione e di mancanza <li chiarezza. Ma con l'ordine del 17 ottobre il Comando Supremo mostra di cedere di fronte alla volontà. di Capello. Questo è uno dei punti più interessa1Lti dello studio sulle cause militari di Capòretto. E' noto che Cadorna era a Vicenza assorbito dall'ispezione del fa-onte nord. E' stato bene informato da Porro e da Cavallero sulle in.tenzioni di Capello! In caso positivo è certo che Cadorna ha avuto il torto personale di rinunziare al suo concetto di pura difensiva accettando la controffensiva di Capello. In fonda Cador,oa, l'uomo ritenuto troppo testardo, ha peccato invece di debolezza! , Nelle conferenze del 17 e 18 ottobre Capello sviluppa completamente il suo piano e possiamo vedere meglio· l'importanza dell'azione assegnati. al 27.o Corpo d'Armata. Oltre le ottime disposizoni difensive fra le quali principalissima quella di far schierare il 7 .o Corpo sul Kolovrat (manovra purtroppo eseguita in ritardo) leggiamo queste disposizioni riguardanti la controo!Ten.siva. « Ho già indicato quale dovrebbe es- , sere la nostra linea di condotta; essa è controffensiva dalla corrq,agnia simo al,l'Armata .... Dal sapere contenere il nemico deriva la possibilità di poter disporre delle riserve per colpirlo nelle dinY.cioni più pericolose e cioè deriva la possibilità di eseguire la manovra di Armata, Al nemico impegnato dal M. Nero alla testa di Ponte cli '1 10Jrnino, una controffensiva su] fìanco che gli tagliasse tutte le vie di comunicazione riescirebbe oltremodo molesta, decisiva forse, a· nostro vantaggio. Per quanto riflette lo schieramento di artiglieria di Armata è noto che esso è costituito da due poderosi baluardi nei territori del 27.o Corpo e a cavallo dei territori dei Corpi di Armata II e VI. Con l'appoggio di questi due baluardi si dovrà sferrare la controffensiva nelle dii;ezioni che si rivelassero più convenienti. Quests controffensiva è resa possibile se i Corpi di Armata sono intimamente convinti della necessità di risparmiare le forze di cui dispongono facendo fuoco con la loro legna e non ipotecand,, le -non grasse riserve di cui dispone il Comando d'Armata... Il chiedere forze al Comando d'Armata significherebbe sottra.rre il mezzo cli risolvere la situazione a nostro beneficio. La direzione nella quale sarà. sferrata ]a c.ontroffensiva è evidente che non si può fin d'ora determina.re ... Le direzioni più probabili sono a) verso nord-est per paralizza.re un attacco nemico partente da S. Lucia e volgere la situazione a nostro va,ntaggio .... ; b) verso est .... /· e) verso sud-est.,.. , La più probabile fra queste è quella 1n direzione nord-est. Sarebbe assai opportuno per f.a.r fronte a tutte queste varie ipotesi che oltre ai due baluardi di artiglieria prima accenna.ti potessimo disporre di un terzo baluardo controffensivo nell~ conca di Vrh, còn 1u1 giudizioso schieramento in profondità per permetterci, senza soverchi pericoli, una ardita postazione delle artiglierie di minor gittata. L'attuale disponibilità. di artiglieria non ci permette di costituire tale schieramento nella conca di Vrh, vi si provvederà a, ,m tempo face11do ciff(,,iire nt71ida111ente le artiglierie occo-rrenti ». Impiego di fanterie e di artiglierie deve essere dunque nettamente orientato alla grande controffensiva che molto probabilmente scatterà verso nord-est partendo dall'ala destra del 27:o Corpo d'Armata. E' evidente che sia per mantenere que&ta preziosa zona cli partenza della contro offensiva d1 Armata sia per iniziarla con le praprie truppe, il 27 .o Corpo d'Armata do- · veva aver la sua destra ben fornita. Dunque fino al 18 ottobre Badoglio mantenendo tre divisioni· sulla destra dell'Isonzo non faceva che eseguire un a-ipetutissimo ordine del Gen. Capello, anzi un ordine particola.rmeute caro al Comandante della II Armata se questi, per poterlo ma.otener~., trattenne l'ordine contrario del 10 ottobre del C. S. ed appunto per ciò discusse col C. S. ottenendo infine l'assenso di questo con l'ord1ne del 17 ottobre. Ma il 19 ottobre cambia la situazione. Cadorna, finalmente reduce da Vicenza, ha un colloquio con Capello, e sia che soltanto allora abbia compreso le grandiose intenzi·oni di Capello, sia ohe si sia pentito di averle appro.v-ate, ,ritorna al suo primitivo ordine di difensiva ad oltranza. Risulta.to di questo colloquio è il seguente ocdine del 20 ottobre det1 Coma,ndo Supremo al Comando della II Armata (N. 4889) : , Riassumo i concetti fondamentali che ho espresso a V. E. nel colloquio di jeri ed i miei intendimenti circa l'azione che dovrà svolgere !.a II Arlnata nçlla nota; ipotesi di una prossima offensiva nemica. Il disegno. di V. E. di coutrapporre àll'attaéco nemico una controffensiva i111 grao0.dissi11la stile è reso inattuabile dalla presente situazione:.. Ciò posto è nec,,ssario ricondurre lo sviluppo del principio controffensivo, base di ogni difesa efficace, entro i reali confini che le forze disponibili ci consentono. Il progetto· della grande controtfensÙ1<1,. cl'armdtci ad obbiettivi lontani deve essere a.bbandonato; esso ci condwrrebbe in sosfa.nza a sviluppare una grande controffensiva di riflesso non meno costosa di quella fase (offensiva) alla quale abbiamo già rinunziato. Troveranno posto invece nel quadro di una tenace difesa attiva, risoluti contrattacchi condotti da truppe appositamente preparate e inspirati a quel concetto dell'atta11aglia.mento ben delineato clall'E. V., ma con carat.tere locale, contenuto cioè entro il raggio tattico per ma.ntenere la difesa nei limiti dell'indispensabile economia ... « Ai su .esp-dsti concetitri. vorrà _pertanto informare le nuove direttive da impa;rtire ai Comandi dei Corpi d' Arma.ta dipendenti e le varim1ti alle direttive preoedentemen,te emanate e di tali nuove disposizioni giradirò .aver conoscenza al pil1 lJresto ». Veramente Cadorna poteva acc<trgersi un po' prima 'di. quale era la « sostanza del pensiero cli Capello»! La conferenza del 19 settembre e l'ordine dell'8 ottobre nel quaJe si inclicava il raggiungimento dell'orlo orientale clell'alt0piano della Bainsizza come obbiettivo delle forne a disposizione dei Corpi d'Armata, erano sufficicntissimi ! Certamente Capello si trovò il 20 ottobre i.n una situazione assai penosa. L1 offensiva nemica si avvicinava, egli stava preparra.11do la. sua armata. a una i,rrande controffensiva, .aveva coscionza. che questo piano era 11na suru personale in,izia,tiva non conforme ai primi or- ',ùini del C. S. e poi, 11~lla miglior.e ipotesi, cht questo faticosamcmte accctt..ata, ed ora Ca.donia lo richiama alla semplice 'difensiva. Doveva cambiare l'orientamento di tutta la sua n.rmata col rischio, come infatli avvenne, di farsi sorprendere dal11attacCQ nemico in piena et·isi di asscsLamento I Senza dubbio l'aggravarsi della nefrite costringo Capello ad abbandonare il comando -per andarsi a curare a Padova e a V e,.. rona. Il 22 sera ritorna, a Cormons e .ripren·de il Comando. Duranta la sua assenza il comando è assunto interinalmente dal Gen. Montuori. Quale fu la sua atti vita! Dopo· l'ordine del C. S. del 20 bisog,nava trasm·ettere immediatan;>ente ai coman<i.i dipendenti «le nuove direttive» derivanti dalla rinunzia alla grande contro-offensiva Ma tenendo conto dei documenti finora pubblic~ti sembra che nessun ordine preciso sia stato diramato a questo proposito. Si sa soltanto che il giorno 22 cominciò il movimento di alcune brigate allo scopo di rafforzare la sinistra del!' Armata (IV Corpo). Per esempio, la Brigata Foggi.a dai pressi di Cividale fu avviata alla stretta di Saga, Ma Montuori 'era «interinale• ed aveva paura del «titolare» Capello perciò, .pur iniziando alcuni spostamenti a scopo difensivo, non voleva certo prendersi la responsabilità di importanti disposizioni. Sembra am,i che il Gen. Capello prima di partire gli abbia vivamente raccomandato di non concedere riserve ai corpi di Arffiata a scopo difensivo per non intacca.re il conti.ngente che avrebbe dovuto alimentare la gra.nde controffensiva d'Armata da.ll'aJtipianc, della Bainsizza. Si capisce perciò che l'attività. del .Montuori dal 20 al 22 ottobre deve essere stata quanto mai timida, Abbiamo detto che il 23 Capello riassume il Comando, Le informazioni sull'offensiva nemica si fanno sempre pil1 , precise e gravi. ·ufficiali nemici disertori da1100 importanti particolari e la data dell'inizio dell'abtacco. Capello si persuade della graV'ità della situazione e dà il massimo incremento ai movimenti di truppe tendenti a rafforzare la debole ala sinistra della sua armata .. Infatti il 23 partirono dalla conca di Cividale verso l'alto Natisane le Brigate Potenza, Massa Carrara, Vioenza (53.a divisione), Salerno e 4.a Brigata BersagliEJri (62 proveniente da Bassa.no). La 53.a divisione doveva guarnire la stretta del Pulfero dalla Sto! al Matajur e la 62.a la depressione di Luico dal Matajur al M. Kuk dove doveva prendere collegamento con la 3.a divisione dislocata, intorno ,a Drenchia dal Kuk allo Xum. Queste truppe formavano il VII Ccrrpo d'Armata e dovevano guarnire la catena montana sulla destra .dell'Isonw. Ma il movimento fu iniziato troppo tardi e specialmente la 53,a e 62.a divisione furono sorprese dal nemico o ancora in marcia o in piena crisi di assestamento e di disorientamento. La brigata Napoli e il 2.o e 9.o Bersaglieri che prima erano stati destinati al VII Carpo cl' Armata passano i.nvece il giorno 22 ,rispettivamente al 27 .o e al 4.o Corpo cl' Armata. Al posto di queste truppe che da tempo conoscevano la zona subentra.va appunto la 62.a divisione partita il 21 nientemeno che da Bassano! Come si vede dal 23 al 24 avvenn,a_un"-- vera ridda di movimenti e di mutamenti che di- •notano l'orgasmo dei comandi. Finalmente Capello ra.duna i suoi comandant; di Corpo cl' Armata a Cividale alle ore 16 del 13 e tien loro una conferenza. Eccone i periodi esse.nziali: «Loro sanno che nel concetto del CoJ'Ylando d.' Armata vi e1·a la co11trotfensiva strtitcrrica, porta.re cioè, mentre si para l'a.tta~o che sferra il ,nemico lo sforzo in un punto della fronte nemica per creare lo squilibrio e procurarsi dei vantaggi. Considerazioni però di varia indole hanno consigliato escludere il cOncetto cli tale azione in grande stile ... Per la protezione a dòfesa dalle offese della testa di ponte di Tolmino abbia.mo buone difese sul Pleka ed abbiamo in seconda linea il 7 .o Corpo d'Armata al quale in seguito darò altre artiglierie.. Si è già predisposto per l'occupazione delle linee di difesa arretrata con una sottile magli.a di truppe ... pojchè il grosso va tenuto nelle mani dei comcin<lant-i per la manovra•. Constatiamo prima di tutto che soltanto il 23 alle ore 16 e 30 ossia 10 ore prima dell'attacco nemico i comandanti dei corpi d 1 armata della II Armata hanno sa.puto dal loro c.apo che il piano di controffensiva strategica era stato abbandonato. Un poco tardi vermnente I Abbiamo visto invece che fino al 20 ottobre tale piano era o.rclinato, raccomandato, ij.llustr,ato continua.mente dal Gen. Capello e che dopo il contrordine ciel C. S. del 20 ottob.re cominciava un penoso periodo d1incertezza e di sospensiva durante il comando interinale di Montuori. Qual meraviglia dunque se i corpi d'armata della Bainsizza furono sorpresi il 24 matti.no in un atteggiamento controffensivo! Più p.recisamente abbiamo visto che la grande oontroffensiv,a doveva pa.rtire daJla destra del 27 .o Corpo d' Armata. Che colpa ha dunque Badoglio se aveva 1rna preponderanza di trnppe sull'l- destra dell'Isonzo! Sembra che Badoglio abbia desoritto il suo pia.nt> c011 queste parole ...• La 19.a divisione (ala sinistra) deve tener 1:€Gta da sola " con le &ue fon.e, sacrificandosi occorrendo sul posto, giacchè con le altre forze il Comand~ del Corpo cl'Armata deve controattaccare e contromanovra.re P"'" l'alto, puntando sui ponti di S. Lucia». Tale piano era in antitesi con gli ordini del C. cl' Armata! Niente affatto; da tutto qua.nto precede risulta in modo irrefutabile che non ne era anzi che l'applicazione! Concludendo dunque se il Gen. Badoglio gravitava con le sue forze sulla destra dell'Isonzo non cliisubbicliva, ma ubbidiva al G0n.. Capello. Ma si potrebbe osserva.re che dopo la conferenza del 23

Badoglio doveva cambiare atteggiamento. Prima di tutto è assurdo chiedere che un comandante di Corpo d'Armata laccia assumere alle sue truppe una diversa di,,locaùone in 6 ore e poi, nella stessa conferenza del 23, Capello non parla del 27 .o Corpo. Anzii affida il compito difensivo di fronte a Tolmino essenzialmente al 7 .o Corpo e stabilisce ~he , il grosso delle forze va. tenuto nelle mani dei comandanti per la, manovra•. N o-n sappiamo pz:ecisa.mente se il Gen. Badoglio al mattino del 24 abbia tentato i! contrattacco con la sua dest,ra, ma anche se. lo avf'ESe fatto non avrebbe certo commesso un peccato. Data' la dòslocazione che, conformemBnte a.gli ordini superiori, a.vevano 1e sue truppe, egli 11011 poteva far altro! Abbiamo visto che la, dislocazione ciel 27' Co1·po cl' Arma.ta fu causa d1 di.vero-enze fra il C. S. e il Comando della II Armata, ma. se Capello ha disubbidito a Cadorna e se Cadorna s'è lasciato disubbidire da Capello non è colpa di Badoglio! E yeniamo ara all'accusa di cattivo impiego della Brigata Napoli. Tale questioue perde import:illza in quanto si inquadra in quella più O'enerale del confusionismo dei provvedimenti difensivi presi dal 21 al 24 ottobre; tuttavia la vogliamo consicler-a.re. La brigata Napoli venne assegnata al 27 .o Corpo cl'Armata il giorno 22, ore 14,30, con il seguente ordine: , N. 6155 - Brigata Napoli passa a disposizione ciel 27 .o Corpo c1·Arma.ta il quale prende 1avoro e il presidio della linea Plezia-Foni-Isonzo. Resta con oiò stabilito che la fronte del 27.o Corpo in quel tra.tbo giunge fino all'Isonzo. La difesa del fiume è affida-la a.\ 4..o Corpo,. Eri ma di tutto prendiamo nota che fino- al 22 sera non era stato fissato esattamente il limite fra il 4.o e il 27 .d Corpo cl'Armata. InJatti il collegamento fra, questi due corpi eTa deficien~ j caso grave se si pensa che questo si allacciava nella importanLlssima zona. del fondo valle Isonzo. Nori per nulla prop.io ia quel tratto di fronte passò l'intera 12.a divisione tedesca che a mezzogiorno clel 24 arrivava a, Caporetto ! Appunto per rafforzare tale collegamento il Comando d'Armata assegnava ai 27 .o Corpo la brigata. Napoli. Badoglio -invece mandava al 1,f. Plezia sovrastante l'Isonzo soltanto un battaglione, altri due clest,nava alla difesa del passo di Zagradana e teneva tre battaglioni in riserva a Cave Arcliel. Da ciò l'accusa di Capello d'aver mal impiegato la brigata Napoli. Ma si può osservare: 1) che la brigata è sta.ta a,segnata piuttosto in ritardo,; 2) che non c'era affattq 1·ordine tassativo di impiegare tutta 1a brigata Napoli nel presidio della, linea Plezia-Foni-Isonzo: 3) che anche le posizioni di passo, Zagra<lan en,no importantissime; 4) che lo sl.€sso G<,n. Cape,llo aveva ordinato nella conferenza del 23 -ottobre che la • difesa delle Ji.nee arretrate doveva esser fatta da una maglia wtt,Ye dli truppe perohè il grosso andava tenuto nelle mani dei eomamdanti pe,· la manovra,; 5) che la difesa del fiume ossia del fondo valle era affidata al 4.o Corpo. Dun·que se Badoglio non ha sufficientemente presidiata la s=mda linea PleziaFonj-Isonzo ba molte attenuanti perchè non feoo che inspi..ra,·s.i°forse eccessivamente ai ripetutissimi concetti del suo ca.po. « Bisogna manovrare, bisogn'I far fuoco con la propria legna, bioogna aver riserve alla mano, le seconde linee siano tenute da tma maglia sottile di truppe,. Questo ha fatto Badoglio e non è certo Capello 1a persona più -adattai per ,accusarld ! Invece la l""'J)CTISabilità del Gmt. Badoglio è grave per il mancato tiro drr controproparazione. Dico per il mancato tiro di contrapreparazione e non per rimpiego dell'artiglieria i.n generale perchè que- . sto dipende clrulo schi.e:ramento dellé batterie eh<> a. sua vo-lta dipende dalla dislocazione generalt> delle forze dà cui è respon&abile il Comando d'Armata. Tutto era disposto fino alle ultime ore J>recedenti l'attacco nemico per la controff.ensiva strategica.; è natllira1e dunque che anche Je a.rtiglierie av.essero uno ·schieramento poco. adatto per una difensiva ad oltranza o fossero in crisi di assestamento. Basta pensare,che la 62• divisione che doveva OCC.'llparel'essenziale posizione del Kolovrat arrivò priv.a di artiglierie. All'ultimo momento gli fu a.ssegnato .un gruppo da campagna. Le batteroe ~lesti.nate a rafforzare J.a. stretta, di Saga partirono il 23 dalla prima Armata ! Dunque se, il rendimento clelJ'artigli<,ria fu scarso ciò è dOvuto sopratutto al fatto che essa non aveva m: ben predisp-OSto schieramento difensivo. Abbimno visto, che Capello ancora nella conferenza del 18_ottobre sogna il baluardo controffensive, di artiglieria_ nella conca di Vrh (Bainsizza) e pensa_ a fa,rv, 1 affluire a suo tempo le .artiglie-rie -o<:~"Ienb. Se ~nvece avesse pensato a costituire ·un oal,uau_·do difensivo a sostegno del Kolovrat fmse 11duiastro non. avveniva! Ma fatte queste conS1deraz10m ntormamo alla questione del tiro di contropreparazione. Nell'orcli.ne del C. S. del 10 ottobre è scritto: • durante il tiro di bomba.rd.ame11LOnemico si svolga una violentis..sima controprnparazione nos_tra. Si concentri il fuoco dei ~_rossie medi cahon nella zona di probabile eruzione della fanteria,. Tale ordine è trasmesso ai corpi d'a.rmata con l'ordine di Montuori dell'l1 con queste parole: • I comandanti di Corpo d'Armata dov1\W.llo disporre che le probabili ·zone-di partenza delle truppe sia.no battute fin i,.\ lt I\' O I, U 1/, I 1 • N b, LI Il I~ lt A J, I~ dall'inizio del bombardamento .nemico per soffo. care fin dalla sua preparazione lo scatto delle fanterie avversarie schLacciandole nelle !on> stesse trincee cli°partenza prima ancora che il loro attacco riesca ad essere sferato,. Nella confer8IlZa. del 23 ottobre Capello ribadisce che si <lovrà , aprire un fuoco di 0011tropreparazione nelle trincee cli partenza e sullo zone di raccolta del nemico poco dopo iniziato il suo bombardamento tenendoci pronti ad eseguire violenti&- s-imi tiri di sbarnt,mento appena il nemico accenni a muoversi,. Dunque nella questione del tiro di co11tropreparazione c'è per miracolo UJ1a certa precisione e concordanza cli ordini. Tale tiro è iavece ma,ncato sulla fro,tte ciel 27 .o Corpo. Infatti la rela,.ione della Commissione d'inchiesta ci riferisce che al comanclo di artiglieria del 27 .o C01·po « fu rifiutata l'autorizzazione di far 11ù2iare il fuoco alle ore 2 rlel 27 ottobre JJerchè si temeva un conswno inutile di munizion.i II e che deve pur amm-ettersì che disposizi011i tassative per l'esecuzione d'el tiro di cc)'l1tro prepa.razione norn furono impartite. Ma eia chi se n-011dal Gen. Badoglio non furono impartite! Nella relazione sulla battaglia cli Caporetto cli1retta dal Comando d'artiglieria .del 27.o Corpo cl' Arr-mata al Comando d'artiglieria della II Armata leggiamo: «In obbedienza. ,agli ordi.n,i emanati dal Comando del Corpo cl' Armata e da codesto (ossia comando d'artiglùeria II Armata) era110 stiate diramate queste direttive: «l) non eseguire tiro cli controbatteria; 2) non appena il nemico cerca di avvanzare, tiro di sbarramento». Dunque si parla di tutto meno che del tiro di cont-ropreparazione, Da quest'ultimo documento ristùterebbe però che, oltre Badoglio, anche al Comando -d'a.rtiglieria d'Armata qualcuno non era favorevole rula, contropreparazione voluta da Capello. Il Gen. Badoglio ,avrebbe dunque 111 tale y_uc&licne una grave recponsabilità sebbene essa vada attenuata per le precedenti considerazioni sull'impiego dell'artiglieria . .Badoglio voleva forse rispanniare munizioni per 1a controffensiva sapendo d'altra parte chB <doveva far fuoco con la sua legna, secondo il concetto di Capello. La 19.a divisim1e del 27 .o Corpo cl' Armata attaccata da forze sove.rchiaati fu sbaragliata dal nemico i.n poche ore. 11 nemico riusci così a penetrare in val Judrio. Questo fu il principio della sconfttta. Ma per quanti possano essere i torti di Badoglio egli non ne è certamente il solo .-esponaabile. Se ben si osserva il nemico passò nei punti di contatto del 27.o Corpo, d'Armata col. 4.o e col 7.o ma se questi collegamenti erano deftcientissimi ciò dipende dal fatto che i principali provvedimenti difensivi furono presi nelle ultime 24 ore. Badoglio insomma può validamente difendersi ricordando di. essere stato la prima vittima del dualismo fra Catl.orru,. e Capello. Capello voleva l'offensiva e Cadorna la difensiva; si decide la controffensiva, tre giorni prima dell'attacco nemico si vuole ritornare alla difensiva, ma è •troppo tarµi; co,,-ì non si fa la controffensiva e non si riesce ad avere uno schieramento difensivo! Questa è la vera causa. militare del d,isastro. Ma sopratutto è positivo, che se da.J 18 settembre al 28 ottobre Cadoma e Capello giocarono a non comprendersi, se la II Armata fu sorpresa dall'attacco nemico in crisi e con un ca.ttivo schiera.mento difensivo, se il 24 mattina il 7 .o, Corpo d' Armafa non · era ancorn schierato sul Kolovrat, se i collegamenti fra. la 19.a, 3.a e 46.a divisione (4.o Corpo) erano deficienti, so le artiglierie ebbero uno scarso rendimento, non è certo colpa nè di Treves, nè di Giolitti, nè cli Benedetto XV! NOVELLO PAPAFAVA. STUDI SUL RISORGIMENTO ---»OIC--- La filosofia politica di. Vittorio Alfteri. Questo saggio s-ttll'oriqinatità della filosofie, JXJlitica di Vittwio Alfier'i, è la prima parte di ,ma serie di st•,,di sulki genesi filosofica del Risorgimento in P.iemonte. Alcu:n; <li questi stud·i già ho compi1it-i e prese-ntciti vn altra sede (1) ; essi ind;i,cano la direz'Ùnie e ·il punto rl,'a:rrivo delle mie ricerche, ma sao·amw tutti z·ifusi in uno S'titdio pi·ù co·mprensivo e sistematico. Pen1So che si passa ritrovare 11/lUl con·ente di pensiero, wu,- .t~cton~ e ini.mterrotta, assai più ,incf;ip~nden f.e che d1 solito ,wn si creda dall'in(luema e dalle so.-• ·vrapposùion·i B trarniere - la q'uale nasconde le sue or,igi,ni 'TDell'oscuro principio del settecento, riànimata e suse1:tata sia pure indù·ettamente, da, wna serie cli prìncipi, in telìigen t-i e degn4 iniziat01-i di un mo'nrlo ohe:. ,i loro successori no1u 'seppero cmz.tMMWtre; ~ Poi trova. espressione in, G. Baretti, in V. Alfieri, vn L. Or11ato, ;.,. V. G-iobert,i, in G. M. Berti1'11i. Dai loro -irnte1·essispec1dativ,i q1.1,estjiull'011-0 tratt,i a vagltegg'iiire 11,n Risorqi,me,,1ito e 1.1n liberali- _smo che ben Ri pnò ditJ·e or1:gimale, t in cui fii t'ro,vano le prem,esse della, nuo'Va c'ultura politica itabiana. Anche se comunenien,te meno noti e vi,ù fraintesi essi non hOJ11,1w certo nvim,or importanza della corrente hegel·iana cl-i Napoli: rneno felici e meno sig-nificativi dti qu.est-i solo vercliè, nO'n t.-o•va,·ono nelh, wlt~IIT'a cleg°bi1tltimi v~ntù amni convi1111.wtori e interpreti pari-,~enti profondi.· Di Vittorio Alfieri in part-icolare troppo si è detto - da chi lo saluta,va · anarchico a chi ld voleva monarchico· costit1.izio:,wli8ta - ma chì scrive s.pera, di averlo studiato in modo non co-nsueto sì da qiustificare almeno l'opportunità delle n•wve indagi,mi che per la 7>rim.avolta rrica, st·ruùe-0no il pensiero filosofico suo e lo dete1'-{ mina,no nella, storia dello spirito europeo e i.ta,.. lw,no fq,cend01ie scatu,r·ire, co,n la sistematica coerenza che• 6gl;i, voleva, la rel'l!]io•ne e la politica. I. Alfieri e la critica. Per capire l'Alfieri e valutare i critici dell'opera sua con aJnimo deliberato a far 'llostri i. loro risultati e a superarli bisogna risalire al De Sanctis. Invero la oritica desactisiana sull' Alfi.eri è stata fraintesa e negletta e se ne può cogliere il giusto valore solo dando un organismo sistematico alle fra.mmentarie espreSSionj in cui s'è manifestata. Dei tre scritti che il De Sanctis dedicò ali' Alfi.eri il primo (2) afferra e spiega il concetto dell'unità di passio:ne in cui arte tragica e temperamento individuale coi~cidou~o con una coerejl),. za che è perfetta nel SaMl e in .alcuni motivi cli vita pratica dell'autore; il .sec011clo(3) segna Ul1 • vigoroso approfondimento della formula estetica iniziale che imperiosamente si amplia a diventare ca.none di int-erpretazione sto.rica e morale, sì che, venuti a coincidere il mond,o del c,~tico e jl mondo del poeta, il momento dell'esegesi. è fatto d'wn sub>to centro intenso di polemica vitale e Alfi.eri ,e Da Sanctis com.battono insieme, difensori dell1immanentismo modeTDo contro il dogmatico « Proudhon della reazione, (4); dell'onmtà letteraria conho la superficialità, l'esprit, 1'1/nsolenza sterile di Giulio Janiin ) ; il terzo (6) pone con forte sintesi storica la figu:ra di Vittorio Alfieri nel fervore di rinno 0 va.mento civile e morale clell'ItaJia settecentesca. In questo .terzo momento di completa maturità riflessiva sono inverati i due primi (l'umo trappo esclusivamente letterario, l'altro· ancora vibrante di motivi nobilmente pratici che sarebbe difficile ridurre sot.to una .rigorosa determinazi'one concettuale): e La nuova spiegazione desanctisiama del problema Alfieri appare più ricca e più capace di sviluppo. Seri.vendo di Alfi~ri durante il Risorgimento il De Sanctis doveva rimanere necessariamente comvreso entro quei limiti che costituivano pure in sootanza la sua originalità: _come per il Foscolo (7) a.nche per l'astigiano egli era portato a trascu:ra.re il puro problema estetico per dedicarsi tutto all'inte.:rpretazione e all'esaltazione del p&nsiero patriottico e morale. Ma è un err<>re esegeticCI che dà più completo sfolgorio di luce, e di chjairezza che venti citazioni precise. Mentre da un lato l'affe,rmata identità di stile aspro ,e di aFdente solitaria passione ·divarcta. la formula intorno a cui dovrà lavorare la cri• tica estetica contempora,nea; dall'altro il concetto di un ,pensiero alfieri ano (che è insieme azione) patriottico e mo;rale a.pre J.a via ad inda-- gare e chiarire i motivi roman,tici dell'ind-iviciualismo ialfieriano che danno la misura della sua coscienza filosofica e politica: due compiti precisi che l'esegesi positivistica dimenticò in vane ricerche antropologiche, o in limitate documep.tazioni erudite. · Solo il ~·oce (3) in una serie di brevi scritti ha svolto con qualche novità il concetto desa.nctisiano dell'unità dello spirito e della passione di Vittorio Alfieri, riuscendo a mostrare come il suo ardore pratico oratorio- abbia, risp-etto ,ai risultati estetici, considerevoli limiti in SB medesimo, e tuttavia l'eloquenza lasci S'[)eSOlOibera via alla concretezza poetica. Per chiarire la psicologia dell' Alfteri poi il Croce è ricorso all'efficace definizione cli proto-romantico che detcrmlaJ,a secondo un valore nuovo il concetto di ::;u-pePaomo vivo come aspira.zione nellia V·ita., reaJe di artistica realtà nelle dominatrici figure delle più riuscite tragedie. Seguendo qu,e,ste premesse ottimi criteri ha suggerito il Croce per l'intellig,enza es.tetica dei << vicrorosi sonett1» d.el 1lfisogallo e delle Sàt.ire a c;i singolarmente lo avvicina il suo gusto squisito pea: il piccolo frammento perfetto-, mentre l'esame delle tragedie è turba-lo da,IJ'~n,trocluzione di UJl giudizio (« troppo ana.Jizzato e oaloolato,) ingiustificatissimo per la lvfirra e non coerente (o almeno non chiaro) col ritratto disegnato p1~ma dello sca·ittore. G.Ji spunti crociani di critiea estetica attendooo d1mque cli essere jutegrati. Più inascoltatai è rimasta la prima esigenza. E' progredito il lavorn preparatorio; e, attraverso le ricerche di ,eruclizione, sono migliO'I'ate, per di cooì, le condizioni psicologiche e materiali ,in cui si bro•v,a il mitico dell' Alfi.eri. I lavo;ri -del Masi, del Mestiea, dello Scanclura sulla politica alfierian.a si so:no fermati a considerazioni esteriori e fra.mme-TI'tarie (9). Contributi notevoliissimi, essenziali, hanno• recato. il --Bertana a,]l'indagine biografica, il Masi allo stucl.io sto1IJ9 rico dei tempi, i.I Farinelli e il Porena, per vie inclipe.ncle-ntJ e cliveroe e diversa da quelle percorse dal Croce, aU'eeame estetico, il Mazza.- tinti a.Ila raccolt,a dell'epistolario e alla bibliografia, rifabta poi dal Bustico, ma lo spirito cli Vittorio Alfteri. pensatore e poeta è sfuggito a quest,i sottili indagatori (10). La ragione cli tale i11fooondità critica è 11el rn<,totlo: non si può intendere llJll,Q scrittore restando nei limiti della filologia; l'unità clell'individuo si ritrova solo fiJ050fì.camente attraverso l'unità della s-toria. La visione del De Sancti.s è ancora la più matura perchè si CQilereta dentro UWL storia dello spirito italiano. Ma la cultura positivista che dimenticò ad.clirit,tu.ra il Vico e s1 fidusse negli ultimi anni agli. studi antrapologic.-i sul genio invece di rivivere le opere dei grandi spiriti volle vedere nel settecento itali.,,,.. no soltanto l'effetto cli due lavori negativi: i giochi poetici. del!' Arcadia e l'importazione e imitazione dell<j idee francesi. Già il Boncompagni ( 11) aveva s-upe.rato y_ue,;togretto pregiudizio anti8torico quando studiava nel!' Alfieri e nel Botta gli antesignani del liberalismo piemontese; i mostri critici invece, preoccupati di lasciare da parte le idee per rincorrere i fatti, ignorando il pensiero del '700, si ritrovavano poi di fronte il fenomeno del Risorgimento senza poterne intendere le ragioni profonde: e coeientemente con questa impoten:oa h,, storia del1'800 era >vista nel suo mero aspetto esteriore (dati b_iografici, battaglie, atti della diplomazia) o, al più, come tradizione eroica senza che i dati e i docu.men,ti venissero- a prendere valore in un organismo di pensiero e di coscienza, senza, che 1'.eroico venisse inteso come concreta azione cli uno spirito per un· concreto ideale. Insomma non si intende l'Alfieri se non si determina il rapporto che lo lega alla tradizione 'Machiavelli-Vjco-Gioberti. Il positivismo ignora questa tradizione. La necessità di determinare questo rapporto apparirà più chiara quando il nootro studio sarà, compiuto: poichè è appunto uno degli intenti vuovi del presente lavoro, Che l'Alfieri professasse, con 'più ardente calore libertario, la stessa concezione attivistica della storia che ,si trova in Machiavelli ~ risap"uto; nè alcuno ha messo mai: in dubbio l'importanza, dei legami di ,cui il Gioberti ooscientemente volle avvincersi alJ'apera e alla profez;ia volfieriana. Dubbio può sembrare invece il disoorrere cl.i un Alfieri legato idealmente al Vico. Pare assodato che ]'Alfi.eri non abbia letto mai il filosofo napoletano, e ciel :resto tra. il pensiero storicistico e le preoccupazio- ;ni metafisiche del Vico e l'esasper,ato individualismo e antintellettualismo a.Jfieriano ognuno sarebbe tratto a vedere piuttosto anti,tesi ed esclusione cbe coincidenza e vicinanza. A queste obbiezioni si rispande che il :nostro discorso' mira a cogliere le fasi ;deali della formazicne dello spirito italiano e le tappe che ,si segnano a.oqnista1Doperciò valore di simbolo e significato trascendentale di natura diversa dall'eseg.-;i della, perso-n,alità empirica. Le recenti ricerche storiche e filosofi.che nanno singolarmente aiutato e prèparato un'indavine integrale che spieghi la figura dell'Alfieri n~lla storia dello spirito italiano. Una mente si.'Iltetioa <>hesi riproponesse oggi il compito dell'Oriani potrebbe dare tutta una nuova visione dell'originalità italiana nel Settecento_ E poichè la coscienza na.zionale ID"'800 operosamente in Piemonte bisogna pure interpretare k funzio,'e filosofica del Piemonte, sinora. din,entica,ta, nella creazione della ·nuova realtà id.eale italiianai; bisogna vedere cOme il vecchio Piemonte buxocratico e militare abbia inteso le tsigenze culturali che I 'imminente ri voi u.zione gli metteva innan?.i. Volendo a,nticiparn alcuni risultati osserveremo che nello sfo:rw di soddisfare queste esigenze il pensiero pielÌ'.lontese pur ri1nanendo singola.nnente aderente alla realtà empirica e ,alieno da asti-attez.ze metafisiche, diventa pensie.ro ita.Jiano e Ja critica al dogmatismo ela,borata nel '700 si- realizza positiva" mente nella -dottrina dell'immanenza e della libertà. II. Machiavelli e il carattere • della filosofia alfieriana. Giuseppe Baretti fu il restauxatore del culto di Machiavelli in P~emonte. P.-escindendo dc, giudizi e spThl1ti.letterari, qualcosa di veramente machiavellico v'è nello Scritto mwn<lato dal Baretti da Lo'fldra a S. A. R. i.l dA,ca di Savoid. cù·ca a va,rie 011ercizio11i1 da farri nel pritncipi.à del S'!1.o ftttw·o •·egno (12). Consigli di cinqueoentesoa abilità ringiovaniti• dalla fresca espe1~enza della vita e della cultura i.ngl<,se. Il nostro scrittore è guidato eia due preoccupazioni: la. necessità cli raiforzare lo Stato all'interno attraversc una libera politica di ;riforme popolari e di provvedimenti che limitino a poco a poco la soverchia potenza ecclèsiastioa; e il progetto cli un'abilissima politica estera tendente all'occupazione della repubblica di Genova. Insistendo sulla prima esigenza come condizione per ,af. rrontare la seconda il Ba.retti affermava in1plicitamente un sistema. politico fondato s1ù concetto cli Sta,to forte come unità di oittadri e di principe: Ma.ohi avelli ripensato abtcr-a,verso i p•·imi spunti ancorn imprecisi di una teoria democratica già cOUTosacl.al ,-iformismo. Germi rimasti in-approfonditi - ccme estra-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==