La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 27 - 20 settembre 1922

Rivista Storica Settimanale di Politica Esce ogni giovedì in Torino, via XX Settembre, 60 ;:i;i Diretta eia PIERO GOBETTI ;:i;i Abbonamento per il 1922 (con diritto agli arretrati) L. 20 CONTO CORRENTE POSTALE e;;;; ;:i;i Estero L. 30 - Sostenitore L. 100 - Un numero L. 0,50 ~ ;:i;i CONTO CORRENTE POSTALE Anno I N. 27 - 20 Settembre 1922. SONMARIO: Numero detlitato al 11 Nnzio11aliEmo » con E(ritti di G. Ameudola 1 G. A. Bo1·gese, V. Cento, I-'. Emery, .R. Giovanetti, P. Gobetti 1 M. A. Levi 1 M. }ii'!siroJii G. Prezzolini1 P. 8ilra. IL NAZIONALISMO IT ALIAl\10. La dottrina nazionalista ha indicato i suoi limiti e i suoi vizi d'origine in Morasso e i.1 Sighele, durante il periodo di preparazione; in Corradini e in Rocco nel momento costruttivo. La praxis esaurì ia sua eroicità nell'avventura tripolina: e si ridusse a un fatto personale Federzoni che non è senza interesse per il collezionista di curiosità aneddotiche. Le adesioni del Gentile e del Varisco si valutano come casi di accademia o di sentimento che non recarono al nazionalismo nuove esperienze; Coppola è un fenomeno d'importa,ione francese; Sillani un documento di archeologia; Siciliani il traduttore degli Erotici; Tamaro un caso di patologia irredentista. Se si guardano le cose nel loro aspetto di tecnica il partito nazionalista è un poco il fratellino del partito repubblicano, un capri.ccio di studenti e di professori, « malattie d'infanzia», che si ritrovano e si speng·ono tutti e due nel fascismo. L'uno e l'altro si sono fermati a una pregiudiziale di costituzionalismo; l'uno e l'altro hanno cominciato con la poesia (Carducci e D'Annunzio) ner continuare con l'oratoria e finire ... con la filosofia. Ci sono analogie ancora più sostanziali nei risultati, ma segnandole ci si accuserebbe di avere troppo gusto per Je croci e il ci1nitero. Già in certe constatazioni c'è ·un fondo di amarezza e una ineluttabilità di condanna che ci lasciano indifferente l'animo; e l'esame proposto si trasmuta nel doveroso adempimento di una indagine storica. Tutti sentiamo di non poter cercare qui orizzonti di scoperta, perchè le avventure del viaggio sono previste e piccole, nè sul cammino troveremo ragioni di discordia. Partecipando alla lotta politica peccarono d'inerzia sì che dopo venti anni di dottrina e quindici di azione lasciano dietro di sè un solo insegnamento, negativo: l'impresa libica. Ignorarono il problema operaio, il problema per eccellenza, intorno a cui si dovettero impegnare, di vita o di morte, i partiti del nostro secolo. Di tutte le questioni pratiche discussero per passatempo quasi compiacendosi di contradizioni e di ignoranze assai compromettenti; combatterono la burocrazia difendendo l'acce.ntramento: maledissero l'emigrazione .e ne invocarono la tutela; scherzarono sul problema meridionale; annunciatori della religione dello Stato fecero comunella coi clericali ; venerarono la Triplice Alleanza e mostrarono la loro finezza nelle leghe d'azion~ anti-tedesca; sindacalisti per scimmiesca virtù confusero abilmente i trust con i sindacati operai; critici della democrazia e del pacifismo non seppero inserirsi neanche in una tradizione borghese. Il nazior.alismo francese, monarchico e reazionario, ha il gusto dell'arcaico e il sostegno rigoroso di una tradizione militare, religiosa, aristocratica, degna di non confondersi con l'enfasi demagogica c!el cosmopolitismo parigino. In Italia un atteggiamento analogo che non voglia peccare di copia fotografica dovrebbe ridursi a risalire la tradizione sabauda, come stanno facendo Burzio e Bacchelli, come fecero prima Mosca ed Einaudi. Invece l'Idea Nazionale e Politica sono irreparabilmente affezionate al cosmopolitismo e romanamente filistee, il gusto dell'arcaico si esprime in !e.ndenze archeologiche, il culto della trad1z10ne, non che dirigersi ai valori morali e agli sforzi di coscienza più istintivi, sdegna i limiti naturali della prudenza storica'-e si traduce in desideri vibranti senza ascoltare i suggerimenti diplomatici di un realismo elementare. Alfredo Rocco ha inventato il Nazionalismo economico, Enrico Corradini.: ... la priorità della politica estera sulla politica interna. Guerriero l'uno e l'altro ma con l'anima del giurista 6 con la maschera ciel drammaturgo. C'è tra i Maurras, i Valois, i Barrès, i Daudet, da un lato e i Rocco, i Perozzi, gli Ercole dall'altro una differenza di misura e cli spirito comico; quelli sono conservatori per ragioni di stile, e francesi di letteratura, questi giuristi sottili, preoccupati cli fissare la formula e di allontanare le sfumature, per il lungo esercizio diventati famigliari con le entità pseudo-concettuali e al tutto alieni dall'ironia che è nell'individuo e dall'.1stuzia del particolare; imperialisti, per reagire all'aridità di una educazione astratta, con il fondamentale dogmatismo del costituzionalista. Se a queste deficenze di personalità e a questa frettolos<l sicumera di praxis connetterete i limiti del momento storico e delle naturali punizioni, avrete collocato il nazionalismo nel suo mondo, in quella luce di ironia che gli aderisce senza essere frutto della crudeltà della satira. I primi profeti in ordine cronologico del nazionalismo furono poeti (Corradini, Papini, Borgese 1903) sognatori di espansioni e di attività; i secondi si divertirono più modestamente a sognare un collegio elettorale (Federzoni, Bevione) i terzi li abbiamo veduti operosi giuristi e candidi teo rici. Sotto questa varietà di evoluzioni rimar>.e, come unica sostanza sentimentale, un patriottismo ora filisteo ora retorico, sempre troppo ingenuo per avere validità po. litica (della politica il sentimento patrio può essere un presupposto non un elemento) e, come aspirazione ideale, l'ultimo tentativo di un astratto sogno liegeliano. Senonchè anche Antonio Labriola e Croce avvertivano con l'esempio che sarebbe stato poco serio riprendere il concetto dello Stato hegeliano senza ricordarsi degli approfoudimenti di Marx. • Il nazionalismo restò una filosofia della storia ottimistica che parlò di Stato forte dimenticando l'elaborazione pratica da cui lo Stato scaturisce; teorizzò astratta men te un elemento del processo storico senza superare tutto ciò che di meccanico e di naturalistico vi si trovava immediatamente. Poichè in sostanza se i nazionalisti parlano di nazione e non di stato è per un vizio originario di educazione posi ti vista. Potrete presentarci le tessere di Giovanni Gentile e di Balbino Giuliano, ma le orme di Morasso e cli Sighele non si cancellano: ritornano gli •spettri>: Alfredo Rocco dirige Politica e l'Idea Naziona!C:ed è deputato di Roma. Il nazionalismo si oppose al socialismo e al positivismo, rimanendo nel suo stesso piano: per parlare un linguaggio famigliare ai suoi nuovi aderenti, fu l'antitesi della tesi. La romantica democrazia reagendo contro il Risorgimento aveva cercato di superare il particolarismo che vi era implicito; poichè la nostra unità ci venne più dal realismo piemontese di Cavour che dallo storicismo critico di Cattaneo e dal liberalismo di Bertini e di Spaventa. Per vie diverse limitate, erronee Lombroso, Ardigò Loria reagivano, rimanendo provinciali, al filisteismo della nostra unità, volgarizzavano certe esigenze, si assimilavano grossolanamente un pensiero europeo, che noi non avevamo saputo apprendere dalla serietà di Cattaneo e di Spaventa. Opponendosi al loro umanitarismo romantico i nazionalisti non sentirono la vitalità che si nascondeva nelle loro aberrazioni. Da quella parentesi era nato il movimento operaio e, contro il garibaldinismo di Crispi, una franca coscienza libertaria, antecedente logico di una coscienza liberale 1 ossia di una coscienza. politica. I nazionalisti credettero cli poter fare a meno della lotta politica, credettero di poter tornare crudamente al povero sogno di disperazione del Gioberti. Essi accettarono il Risorgimento come un dato di fatto senza intendere che si poteva essere davvero unitari solo facendo il processo all'unità, solo spezzando il mito eroico per integrarne le deficenze per riparare al fallimento. I nazionalisti cnt,carono il parlamentarismo, la mentalità burocratica, lo spirito cli rinuncia delle classi dirigenti, l'inc0scienza della nostra politica estera, la superficialità dell'anticlericalismo, la pericolosa corruzione della massoneria. Ma non sep pero rifare il processo organico che determinava necessariament.e queste condizioni non seppero esprimere una volontà di redenzione aderente a capacità reali e ad elementi storicamente fecondi. Ciò per la loro stes·sa italianità, fatta di immediatezza e di ignoranza: si ripeteva nel partito il caso di provincialismo letterario di Alfredo Oriani. Ad Oriani, come ad eroe, si rivolgeva Giulio De Frenzi già vicino a trasfigurarsi nell'eroico clericalismo di Luigi Federzoni. 0riani infatti era stato l'ammiratore di Crispi e il teorico ottimista di Adua, Oriani era il « grand'uomo del villaggio• come il nazionalismo era il grande partito di un'Italia desolata e infantile. Il fatto è che, volgarizzandosi, irreparabilmente si disperdevano le qualità letterarie dell'eroica solitudine del romagnolo: restavano la sua mazziniana incoltura politica e i suoi arbitrari schematismi hegeliani che per ignoranza delle forze economiche e della genuina idealità dell'empiria, lo avevano condotto semplicisticamente a capovolgere Ferrari e a fantasticare di unità italiana compiuta quando il processo cominciava. (Si veda l'ultimo grossolano capitolo della Lotta Politica). A1h lotta politica di Oriani sono estranei i nrti°v~1nentipopolari: la Rivolta ideale· è la più bella prova di astrattismo. I nazionalisti, che del resto lo studiarono assai superficialmente, ne apprendevano la pigrizia semplificatrice di realismi a cui il loro istinto era negato. Con Oriani, Prezzolini e Papini, cercarono, ai tempi del Regno, di far capire Mosca e Pareto: logico tentativo di integrazione culturale che fallì e che tuttavia rimaneva inferiore alla realtà imprevista che si veniva creando. Poichè la teoria delle élites è un valido canone di interpretazione storica ma crea tutti i pericoli dell'intellettualismo sociologico e scientifico da cui nasce. Più rigoroso di Mosca e cli Pareto è pur sempre Sorel (e a lui infatti logicamente si accostò poi il Prezzolini) il quale trasporta la teoria delle aristocrazie nel suo ambiente naturale, ossia nella marxistica lotta di classe. Nel 1903 una teorica di conservazione si esprimeva necessariamente nel miracolo Giolitti; non la borghesia, ma il proletariato si stava schierando sul fronte di combattimento. Gli scrittori del Regno, negati a ogni realismo schernivano allora gli operai! E il movimento socialista, il primo movimento unitario laico, fu così riformista invece che rivoluzionario, democratico e pacifista invece che intransigente. Se chi parlava nel 1903 di élites e di lotta politica avesse avuto coraggio e senso della praxis, la rivoluzione operaia del 1919- 1920 non sarebbe stata stroncata per mancanza di una classe dirigente. Il nazionalismo ha perduto in questa ignoranza la sua prima battaglia di politica estera. Jviario :tviorasso definiva allora le rivendicazioni delle classi lavoratrici un eterno ,·ompicapo! (M.M. L'imperiali.,·mo nel sa. XX. La conquista del mondo Milano Treves 1905) e levava il suo inno alle imprese di eroismo da caffè del Duca degli Abruzzi e del capitano Cagni. Enrico Corradini non poteva capire che la politica estera è in un certo senso P!ù importante della politica inten:,a solo 111 quanto è essa stessa politica interna: senza che sia meno vera la propos1z1one reciproca: ma a questa stregua la conquista libica non è un atto di imperialismo ma un atto di infantilità politica, proprio come la conquista della Dalmazia. Il realism~ politico più elementare suggerisce ben p1u concrete grandezze; il problema della nostra emigrazione e il problema dell'autonomia sarda sono problemi di politica estera più importanti di molte concessioni afl'icane, come una saggia politica di alleanze può offrire più specifica utilità di molti propositi bellici. Non hasta affermare l'utilità delle guerre, per essere realisti in politica. Yia qui i nazionalisti dichiareranno tutti i l0ro meriti e il loro coraggio nell'avere resistito alle demagogie pacifiste. Ora l'esaurirsi nella mera critica di un'ideologia utopistica può essere la migliore prova di peccato d'utopia, e dt errata valutazione della realtà. La pratica offre le critiche più decisive e inesorabili di certe illusioni storiche necessarie, senza che se ne di ano pensiero i dottrinari. La guerra europea è stata vinta più per opera dell'astrattismo wilsoniano che del concretismo imperialista e questo concretismo uon era meno ingenuo e astratto di quell'astrattismo. L'imperialismo dello czar lo conduce alla sconfitta. Trozchi predica la pace e fa la guerra. Nel disconoscimento di questa realtà consiste l'insuperabile dottrinarismo dei nazionalisti. Colonialismo e militarismo sono in essi più vizio dogmatico che volontà: fantasie innocue come i pericoli che s'illudono di neutralizzare. Il nazionalismo ha perduto la sua seconda battaglia quando ha dovuto subire le beffe del fascismo ed è stato eliminato per opera di Mussolini dalla vita italiana. Con la sua teoria delle aristocrazie il nazionalismo non è stato sufficente neppure ad elaborare una praxis sanamente reazionaria, ossia una praxis borghese. Il corradiniano « regime della borghesia produttiva> non ha sostegni di intransigenza, nè natura eroica chy lo salvi dalla degenerazione del socialismo di stato. Gli industriali potranno essere condotti alla lotta politica con feconda intransigenza solo da un mito fr'lncamente liberista (vedi agrari bolognesi : Missiroli: Satrapia Bologna Zanichelli 1915). Ma il protezionismo stronca la formazione delle aristocrazie industriali, adeguando il merito all'intrigo, negando il processo vitale dell'industria nello statalismo, come le cooperative spezzano le naturali aristocrazie operaie promuovendo il parassitismo. I nazionalisti non hanno levato un solo grido contro la mentalità burocratica, anzi hanno esaltato i piccoli borghesi e gli impiegati per paura della rivoluzione. Il loro protezionismo è tutta una questione di mentalità e culmina in un ricatto per cui il parassitismo è mercanteggiato in cambio di un'adesione dottrinaria alla patri&, 11 neoguelfismo é una malattia costituzionale: e Alfredo Rocco ne è il profeta più nuovo. Il Primato giobertiano torna al suo astrattismo antiliberale, e l'hegelismo provinciale della Destra può acquetarsi con Gentile monarchico nazionalista, nell'enfatica palingenesi unitaria di un semplicismo conservatore, che resta nella lotta politica un episodio di oratoria arcadica. PIERO GOEETT!. Ciao-no 1x1reccliie ce·n.ti-naiadi persone che 1·ice- -vono LA RIVOLUZIONE LIBERALE regolarme11te e no-n,ci hanno pagato a,ncora l'a.bboname.nto. M.olt·i di esse so-no ami.ci del -nostro g-iorn.ale che no-n ci ma-ndano l'imJYJrto dov-uto più per dùnenticwiza che per cat,ti'ì:a. volo,ntà. Da altra. parte es.si dc1..•onocomprendere che il nostro giornale •ui,ve su.gli abbona-menti e q·u.esti rita:rdi ci sono molto dannas-i, e dete-r-nn:na.no grcw·i irregolarità di sped-iziu-nJee d;i, ammùnistraz·i'one. Li esort-iam-o a 11.on farob atte-nde·t'~ JJ-iù a. lnn°'(!oe a •110-n costringerci ce,rico,rrere a, solle.cilazion,i., i-ratte postali o aUri. costos-i ma,zi di r'iscosgierne.

100 LA H [ V() J, G Z I ON 1,; f, I B LG lt A I. 11] Lapoiiticaeste.radeI nazionaIismo. Il fondame_nto ideologico. In Italia si era a.mpiamenl:,e svolto, a.nohe come reazione alla politica Crispina e sopratutto come consegnenza di disorientamento, tutto uu complesso di idee politiche pacifiste, idee di astrattisti democratici predicanti questo o quell'indirizzo di politica estera solo per moti,~ sentimentali. Così furouo lecite le più sfacciate manifestazioni cli incoltw·a e di imprepa.raziO'ne nel campo internazionale, come l'assurda predicazione della. politica del piede d,i casa., come certe fra.neofilie dovu-te al ricordo dell'89, e come le rovinose stipulazioni con cui fu concluso il contratto della Triplice. Ccme reazione a, questa mentalità - essen"' zialmente - non si aveva a trarre partito che da.oli inseonameuti della piìt recente filosofia. n:na pole~1ica, auti-positivistica, dalla vivace ripTesa del realismo. storico affermante l'adeyuazione del vero col fatto (o, prendendo le mosse dallo Hegel, l'identità del reale col razionale), dai richiami all'importanza d~ll'econom1a nella vera rea.'.tà della politica provenienti dal materialismo storico e dalla polemica antidemagogica tentata da alcuni dei migliori del socialismo, dalle prime introduzioni iu Italia della teorizzazicne Bismarckiana del Treitscbke doveYa di neces..~tà sorgere l'esigenza d'una politica pilt realistica, più conscia dei valori concreti della F~= ... Il rinnovamento della c,ùtnra che 11 XX secolo secruò in Italia dove\-a cli necessità portare all; lotta contro gli abbondanti _residui cli illuminismo e di razionalismo in politica, contro gli astrattisti fanatici dei principii del1'89 Ginsnaturalisti e Rousseauiani . Questa lotta doveva effettuarsi con uno studio elci problemi concreti e reali della vita italiana. e ravvivarsi per la conseguente creazione di part.iti di rua&.<epropugnanti queste o quelle soluzioni dei s•ingo1iproblemi, come avvenne di •fatto nell'immediato dopo-guerra, colla creazione del partito popolare, del partito fasci.sta e coi nuovi orientamenti socialisti. Un esempio di siffatta az,ione di rinnovam.ento politico si deve, sin dal 1911 all'Unità del Salvemini, tentativo dest,inato a ~on essere immediatamente seguito dalle masse perchè evidentemente prematuro, ma che finì con l'alimentare i programmi di alt,rf:: organizzazioni politiche come il Partito popolare. Un altro esempio, il solo che ~bbia portato alla creazione d'un partito., è l'esempio del gruppc Corradini, il gruppo dell'Idea Nazionale. Questi non partiva.no, come il Salvemini, dal materialismo storico, ma da un idealismo un po' affrettato che per-ò li portava neèeasariamente a.21a polemica contro il dogmatismo rettorico della democrazia. Il loro pensiero si orientò alla lotta contro l'utopia internazionalistica ed all'a.ffermazione della nazione come unica realtà, 11c.:zione il cui concetto, assai poco chiaro fra i nazionalisti stessi, va assai sovente confusa con lo Stata. Il problemismo nazionalista riguardo alla vita italiana fu soffocato forse prima che na.scesse dallo stesso atteggiamento metodico dei nazionalisti di front.e alla vita internazionale. Il pen- ~d,ro nazionalista constatò il pauperismo italiane, il problema meridionale (1), constatò tutte le piaghe che affliggono il nostro pa~e, constatò :a. deger.erazione parlamtntare, l' ·1J1Suffi.cenza ft.a12icnale di gran parte degli organi della vita politica: li con$tatò, ma sen_za perdervi troppo U:mpc, per cercar di risolverh per la formrt menh &tf:<'...sa che 003tituiva la diffi;renziazione dei n~tri nazionaJi5t,i. E~-i oltre alla caratterisrica imitaz·ione della v:::nd€nza nazicna.li.~ta franr;ese ricorri;vano, fin da principio, col pensiero} alla gloria di Roma s di Vtnezia. E non solo alla gloria. I/irnp,:;ro, f: maéE'.rrw quello di Roma, rappresentava per esei non solo una luCf:; <li gloria immensa, ina anch~ un potente m.lY.tz.o can cui una n.azi.one {(proleta::-ia" poihva divenire una nazione dominatriC". La nazion~ prol'::::-taria,la. gente nata ~u di un&.t:1:::rraingrata e povera ~be non puù dar ~ost~ntamf--nto e lavori) a tutti, nr>n puiJ av<:::r'! altra via di salvamento che il triste 0silio deTemigraz:iong? Il nazionalista n?'~ r;n:<le a qucsto ed ha un fr.mda.mentale sr;r tt.iCJsmo andir.! sulla pos.':ihilità di 51,,jJuppare industri,;, natur..tli, pog- ~'1.2.v-.: ::u hasi solidj:j, r:; hopratutto di flar•!- un grand~ impu]30 agrfoolo al mezr,ogiorno: . ma e~]1 crede alla pr/4sihiJità di fare della nazionf., proletaria una nazion'.: militare, +;;, di riwlvr;rc i prrJbk·mi varii eh'.: poi, in fondo, &i riducr)no ad tmo: pauperh,mr;, int:hf.,oin a.~noolato, colla ronqui::.ta d'un imrr;ro. L'Impero di(;d~ a Roma 0<J all'Italia, (: noVJ, una nuova 6 diw:rsa rir;cli~zza, poichè Je Provinci,; OCX;up&.vanolult.i <:(J]oro ehe l'Italia non avr':.!bbeOCG-Upa..ti, ]'eserr;izifJ <1(,J_ !,. milizia mHcena.ria dava, fin dal tempo dell" ,ruE>rradi Gi=urta uno sbocco ,,d una v:cupa- ;ione alla pop~lazi~ proletaria. esuberante, ed all'alto costo che avrebbero raggiunto i C'=teali in Italia si provv<,deva colle contribuzioni <lei sudditi che alimentavano le distribuzioni di grano a prezzo politico. Quanto a Venezia i nazionalisti vi v<:.devano un esempio d'un impero conquistato e mantenuto per svolgervi una attività ;nz.itutto commerc-iale, posizione invidiabile che faceva di Venezia il ponte fra l'Oriente e l'Occidenl:,e. I nazionalisti italiani vollero tentare di edifica.re .alla «.grande proletaria J) un avvenire imperiale. Credettero fin da principio e sostanzia!~ mente cre<lono ancor oggi che la ed1ficaz1one d1 una coscienza militare e quindi d'un esercito,· col quale lottare per la couq,tista d'un. impero, fosse l'unico mezzo per nsolvere tutti i problemi della. vit,a italiana. L'errore di questa concezione non sta tanto nelle condizioni economiche o psicologiche degli Italiani, ma co-meè evidente, nella stessa situazione odierna che fa sì che un imperialismo italiono avrebbe cl~.lotta.re contro gli altri imperialismi europei e sopratutto co!l'impero Britannico. La terza Roma giungerebbe uu poco in ritardo nella sua lotoa contro la Cartagine Albionica.... Ma tralasciando gli scherzi è evidente che un pecca.to f◊'ndamentale cl.i. dott1~1:arismo ed antistoricismo vizia la ideologia politica tlMzi011alista ed imperialista, poichè anche, se _il nazionalismo ,riuscisse corti un'opera educatrice (a cui tuttavia non sembra m.olto indirizzato) a eàucare le ma:;$e al culto del sacro egoismo per lr" Nazione unica realtà politica, tanto da fare del popolo italiano un, perfetto strumento cli 211erra e cli conquista, questo strumento sareb- be pci perfettamente inutile perehè, per ora almeno l'Italia. non troverebbe un qu,,d sinu/e alla ~olossale civiltà ellenica :in decomposizione sn. cui estendere la sua conquista, ma si troverebbe oostretto a uettarsi rn- folli avventure cli conquista con cui ~eminerebbe disastri e morte per sè e per le altre nazioni. . . , . Partito dall'esigenza d'una politica reahst1ca ed antidemagogica., per una scarsa esper,1enza dei problemi della vita italiana il pensiero• nazionali.sta ricade <l.un-quein una politica sostanzialmente intellettualistica e d'ispirazione li•vresq·u.e e letteraria, estranea alla, più angosciosa realtà della vita italiana e, come veci.remo a volta a vo'.ta coincidente, quasi per avventura, corr interessi plutocratici. La pratica l' Dalla Libia alla vuerrci Europea .. - Il nazionalismo appena in sul nascere si trovò di f_ron_- te all'avventura libica. La guerra per 1'r1poll era guerra di conquista, gu~r~·a non gi_u~tit.ca.b:..., le in nessun modo con mot1v1 econom101 perche ormai la decenna.le esperienza ci ha m-ostrato che la povertà della nostra co]on-ia mediterra.ne;i _è tale che al confronto la Somalia ed il Béll'MlH· nor.ustenta a divenir la. perla del nostro povero diadema coloniale. Con un impiego colossale di ca.pitali di cui non potremo mai disporre finirebbe forse, dopo un difficile e rischio~o am~ortamento col rendere qualcosa - ma la sua importanza' era ed è per i nostri nazionalisti quella di una gigantesca. testa di ponte sul ,mondo_mussulmano e nell'Africa, una ùase cl operaZ1oni per una politica Mediterranea. Per l'Italia nel 1911 non sarebbe stato possibile peusare a fare una politica i\foditen-anea, una politica di impero e di conqu1~ta,. se F-rancia O Inghilterra avessero preso Tnpoh. Ora effettivamente non mancò in Italia chi capì che non tanto l'avvei:tura coloniale quanto lo sccpo a cui era fatta e l'indirizzo politico che necessariamente era da essa presupposto e da essa derivava come logica conseguenza erano rovinosi per !"Italia, per il suo avvenire, ed anche per la pace cnropea: si doven capire anzitutto! poi, come l'adesione nazionalista all'impresa tnpohna era la più logica e la piìt coerente di. tuUe _leadesicn1 poichè i nazionalisti erano gli_un1c~ ~he, ccl loro i1nperturbabile astrattismo dr realisti lo_n~ani dalla realtà, avrebbero accettato la poliotca tnpolina con tutte le ragio_iii_ele prossime o 1011tane conseguenze impenal1stiche che la caratt-erizzavano. Essi eTano gli unici che, pur accettando la campagna rivolta ad ingannare l'_[talia facendole credere che Tripoli fo!>se un nuovo EdE;n non sarebbE-ro stati per nu1'.a perturbati, come' non lo furono, dalla rivelazione delle condizioni reaE della tconomia libica, perchè per loro l'impresa a\·eva anzitutto un vaJore sl1~a~e~ iic0 e di conquis-ta, preludio ad altre poss1b1h re,nquiste. .\fa allora, .a. voce nazionalisU.1era ;:incora assai fioca nf.:]concr;rl/J polit.icù it,diano, Nl ancora lo fu negli anni succe&<:..ivi.Uo-,ì il_na7:1~nali~rnonon poti.: r~~;:;rc-itarela sua. opera <11 c1 iLH'a. contro la assurda coti<lolta giolitLiana. della carnpnglla ro• knia.!e. );(; potù il nazio-n.allbmo esercitare alcuna criLica imporiant(, in occasione d<;l rinllovarr,cn(IJ della Triplicr,. Jl nazio11alismo doveva logir·am<mte ~%ere, ,t.riplicist~: contro la .I?1·a?~1ae ]1 Jnrrhiltr.=rra na.z1oni me<l1Lc1ranec,, la ])(M,,1z1one dell'Italia da es.si volut,a rneditorra11ea "<l imperialibia dvve:::va ess&re. accanto ulla. Gurmanla, che pareva allora la meno inc•ditorranea rlello grandi pot<,nze. I nazionalisti italiani non mostrarono di sentire r,rofondarnento l'evidente pericolo che lo sforr~ imperialistico a cui vol6vano indirizzare il Jc,ro paestJ andass.e e...9'.:Jusivame:nte ad 1naiore,,i (Jf'rmarviae gforiam. Questa era la preparazione spirituale di politica estera con cui gli imperialisli Halia.ni giunsero alla gnerra europea, cioè al co11flt,to gigant,,,;co dei due unici reali imperialismi che l'Europa. ciel 1914 avesse, cioè l'inglese ed il tedesco. Se gli italiani avessero avuto un po' più di_ se.uso politico ed tuia maggiore preparazione a1 problemi internaziooali, la gigantesca. polemica che si ing.a.ggiò sul problema dell'intervento non avrebbe certamente dCYVutoavere come base la ricerca della maggioro o minore opportunità. della neutralità, che ogI1t1n01avrebbe dovuto vedere come un suicictio per la nazione italiana., ma sulla. òcerca della parte accanto alla quale sarebbe stato piì1 conveniente l'intervento. Risolto rapidamente quel problema iniziale bisognava scendere in campo, senza addossarsi la tremenda resp011sabilità di far durare molto cli più la guerr.a> responsabilità che in_negabi_lm~nteci addossammo colle nostre tergiversaz1-0n1. Infatti la questione italiana nel problema della conflagra.zione e,uropz-a - lo si vede oggi dopo tdte le deviazioni ciel passato; ma lo videro sin cl'allcra alcuni scrittori de 1,a T"oce e dell'Unità - si impostava nettamente così: l'Italia, per la sua concl.izione economica di nazione sprovvista di ma.terie prime, per la sua, condizione demcgra-fica, di nazione a popolazione sovrabbondante. per la sua co•ndizione politica di nazione giovane e <li grande potenza relativame~t-e debole, non può tollerare alcuna egemonia Europea., nè_ egemonia tedesca., nè ege1nonia. inolese,. Quindi l'Italia do:veva portare il suo amto :1 gruppo meno forte, per evitare che il più . forte divenisse l'ege1none. La posizione nazionalistica di fronte a questi problemi non in altro che uno sforzo cli procurare cli intervenire per non perdere una prez10sa occasione d:avviasi all'impero. Ed è perciò che in fondo, in un primo tempo, i na.zionalisti sarebbero stati favorevoli all'intervento accanto a,gli imperi centrali, dalla vittoria dei qual.li SJ?eravano n1aggiori compensi e quindi possibilità maggio,ri .di aver~ materiali per costn1ire l'edificio dell'impeto. Sca1tata l'ipotesi del!' intervento contro la Francia i nazionalisti si impegnarono sul.la. base_ dell'intervento a fianco dell'Intesa, con o:garanzie sufficienti» cioè, in lingua povera, si impegnarono perchè si cercasse di appro~ttar~ dell'occasione per cercare d'ottenere dagli altn con: traenti estremamente bisognosi di aiuto clegh impegni a concessioni tali da poter cost.itu~re, per !".immediato dopo guerra, la base _per l'impero italiano nel mondo aclriatico-med1terra.neo. Naturalmente i naziona.Jisti non pensavano (corne del resto non pensò Sonnino) a non crea.re delle posizioni difficili avanzando pretese- esagerate in sede di trat.tative pre1iminari, pretese che avrebbero posta l'Italia in un'at-mo.sfera insopportabile alla conferenza per la pace; e neppure pensarono .ad ottenere quello che sal"<;hbe stato loaico chiedere, cioè una prehmmare s1sterr.azione 0 chiara del regime dei debiti dri guen·a. I nazionalisti non videro nella gue1Ta altro che ur:.',occasione per mercanteggiare un impero che ! :1 Libia ci aveva insegnato che era difficile conquristare. E si dice mercanteggiare, parola dura ma che va eletta perchè data la situazione, dato il danno che l'Italia av-rebbe avuto a non inter- \;enire, date le legittime assicurazioni :irredentistiche della gente nostra, il pretendere prima. della conferenza della pace delle cancessiolll "impemali" che si sapeva troppo bene che diversamente nou ci sarc-bb8rO state fatte, è un ·;ero mercanteggiamento. Ad ogn.i modo, i na2io11alisti italiani videro nella guerra l'occasio•ne per tentare la fondazione dell'impero, e fecero con molto s-uccess~ \·alere la loro tesi pre~c il ministro degli esren. Del resto, per una di quelle tante coincidenze degli interessi plutocratici col per~siero _J1azionaEsta, coincidenza che sarebbe 1ngrnsto interpretare come un asservimento da parte del partito, ma che servirono sernpre a dare una maggiore consist-enza alla sua, propaganda, la tesi na.z.iondista dj fronte alla guerra era concli,:isa da rr.olti gruppi d'alta industria e d'alta finanza. Il nazionalismo riprese a differenziarsi ed a far \·alore i suoi fonùarnenta1"Ticoncetti in ordine alla poliLica esLera quando, dopo Caporetto, si coinciò a parlare cli politica delle naz.ionaliUl e del Paito di Ro111a.Ai nazionalisti, come del resto a Sonnino, non era mai venuto in rnenteòi porre fra _i no~lri scopi di guerra la dfr,t.ruzione deli'irnpero Austro- ngarico, poicbè pareva loro impossibile cho la guerra. potesse co11cludere a tanto. ìlla 11el191B uon fu difficile capire cho l'appoggiare o l'ruiutare il movirnc11to delle nazionaliUl sarebbe stato un modo, l'uniro modo, di accelerare la fine della guerra. Quindi adc.:rircmoal PaUo di Ro,na cho 1tOn pregiuclic·ava lP. qw·stioni lcrrilori.a!i, eolla COll\'inzionc o colla resil~zionc:imontalo che. dir si voglia, che, il Patto e.Ii Roma, 110navrebbe in nessun 1noclo cornprorr:.-tssoil .PaLlo di Lonrl ra.., corno se creando una situazio11enruova o dando un nuovo indirir..zo alla nostra politica non si sarebbe necessariamente creata rb1noi ~l~si l'(•s.igcnza politica di rimettere in discussiono un l")alto fatto nella previsione della conSl'rvazione dell' Aw,Lria. 2'' Jt dfJp(J!JUf'11·n,, le lrottalil'e d, 7JftCI'. ..-. Aa ogni 111odola fine de1la guerra c. la infinita frequenza di co11feronzc ~uternazionali misero, si può dire, in priino pia,fo negli inLeressi politici italiani la politica t--stera., agitarono interessi varii per cui la 8oluzione nazionalista fu sempre 1,ro.speloala con un ,~gogliOGOsviluppo ne\l' AssOciazione e n~lla sua propaganda, e fu accettata 0 fatta propria assai sovente da gruppi e da uomini politici inf!nenti. . . Il dopoguerra segn!' il maggwr s'."luppo e la ogior battaglia de1 naz10nahsmo 1tal.ia.no. Le ma.,, . . fu , l lerincipali questiòni su cm st sso a sua po . p. furono: a) la questione adriatica; b) · 1 rraca rt· cooli alleati. e) i rapporti colla piccola rappo L o , _, . . intesa. ; d) la questione cl Oriente. Per tuttt questi problemi il nazionalismo presentava. le soluzioni partendo dalla sua. concez10ne p~l:t,ca integrale. Bisogna tener presente che, ptu eh~ la auerra irredentistica o la guerra affermazione dell'Italia come grande potenza. Europea i nazionali.sti avevano v~s~a nella gu~r:·a sofra.tut:to un'occasione per imztare la. pohtica cl 1mpe10. Perciò volevano: ") il dominio dell'Adriatico; 6) posizioni e zone d'influenze in Asia Minore; e) revjsione e miglioramento delle nc,.-strecolonie africane. Il dominio clell' Adriatico richiedeva, per poter essere veramente completo il dominio di Fiume, della Dalmazia e di tutti gli sbocchi slavi sul mare, ed il dominio cieli' Albania.. A queste mo<lo l'Adriatico sai-ebbe <livenuto un lago italiano ed avrebbe servito a dare all'Italia una posizione dominante e di controllo sui tra.file: or.ientali del Nord tedesco e slavo, divenendo così una piattaforma d'impero e di conquist-a. Il nazionalismo italiano voleva giovarsi deLa dist,ruzione dell'Austria non per cercare di da.re all'Italia una posizione preminente e di guidatrice fra gli stati della piccola Intesa, ma per aizzare le zizzanie fra di loro per impedire l'avvento d'una confederazione, per allargare le basi italiane per una. J)enetratiione orientale per !a vi.11dei Balcani, senza p:.nsare che l'Italia aderendo al patto cli Roma voluto anche da loro e provocando colla sua gLLerra lo s~acel~ dell' Austria a\1eva create delle realtà nazionalt che aYevano 1 profondamernte mutata ìa situazione balcanica. I nazionalisti vollero il predominio, anzi rassoluto dominio dell'Adriatico come uno strumento d'impero, e perciò difesero disperatamente il trattato di Londra e l'impresa Dannunziana di Fiume, non \·idero il valore della guerra altro che ne;le conquiste territoriali imperialistiche, giunsero ad affermare che « Se 11aiperdiamo la Dai·ma,zù, dobb-iamo negare che la, r;uerra s-ia stata. ·vera,mente ·vinta» (T.,uIARO in e< Politica», I, ·3, pag. 339 sgg.). Infatti l'imperialismo nazionalisoico che prim 1 della guerra. tendeva all'01-iente mediterraa1eo, dopo lo sfacelo ciel!'Austria, visto il fallimento o qua.si dell'imperialismo mediterraneo nostro, tentò un nuovo imperialismo nell'~riente balcanico, con conseguente politica autislava, appoggio d'ogni nazione antislava (U~gheria, Rumenia, Austria), tentatirn cl'occupa:none del retroten-a c\almat,ico fino alle Dinariche, no come base difensiva, poichè anch·essi capivano il nessun valore difensivo della Dahnazia continentale, ma a eYentuale scopo offensivo. Questo cambiamento di politica, la. semi rinuncia alla politica mediterranea, era dovuta alla.. constatazione dell'assoluto predominio britannico e dell'assoluta inconciliabilità dell'imperialismo britann.ico col nost,ro imperialismo mediterraueoorientale. :Ma ad ogni modo, con la campagna nazional.:istica si mirò a mantenere le posizioni in Asia Minore (COPPOLA,"Politica,, I, 3, p. 191), si difese gelosamente le concessioni ottenute tem. poranearuente e poi a poco a poco abbanclonace per la pressione inglese, la p_ressione interna ed il pericolo e l'inutilità stessa che cootituirnno per l'Italia, si tentò in tutte le occasioni di spingere l'Italia ad uua politica di prestigio in Oriente, politica. che mirasse all.a pacificazione, (CoPPOl~A,<tPo!itica», YII, 1\ pag. 50 &gg.) sfruttando le simpatie musulmane che i'ltalia. sera acqu.istate (id. id., IV, p. 162), utta,·ia vide altri orizzonti che il difficile sbocco orientale, e propose lo sbocco balcanico, pur ini,;ìando una politica antibritannica per riavviclnart) l'Italia e la Francia («Politica,, IV, p. 163: COPPOLA, /' I 11ltS(l ;,. finita, ,~' pag. 16ù sgg; id. id., I, p ] 71 sgg), mode1:~11dola sopra\·alutaz.ione del!e proprie forze dei francesi o cercando di uaiTseli contro l'egemonia inglese. C'osì i nazionalisti, che furono inter\·euvisti per co~Ll'ro 1·occasio11ed'inizi.are la politica. eh impt:ro dovettero const,a~a_re, dopo la guerra, il fall111wnLo di quella politica, dovuto non tanto alla incapacità dei governanti, che pure fu graud{'I,quanto aila logica stessa delle cose che si pj. bc:llavano e facilmente sconfiggevano il tentativo imperi.ah~tioo italiano; teotarono cli svilupparo la loro politica verso l'Odeute o verso i Balcani, ftn.iro110 ccl concluclero nol riconosciincuto de!l'iinpcdimento assoluto co.st,it,uito all'imperiali&mo ilaliano dall'egemonia. britannic._1.,cd a vedere la necessità di osteggiaTe la politica anglo-americana e di riavvicinare l'Italia alla Francia a quello seopo. E&si oggi sentono la guerra stessa come una sconfitta o quasi. Infatti al contatto colla realtà il loro sogno d'impero s'è disfatto, henchè essi oggi, persistendo a sparare le ultime cartuccie ant,Lslave per la Dalmazia ed anche iniziando le prime avvisaglie, d'una polemica anti inglese tentino t..!llanuova via per realizzare la politica imperialistica che è il noccio'o della loro politica est-Ora. 'MARIO ATTILIO LEv r. =

La politica ecclesiastica del Nazionalismo. li nazionalismo, sorto in tempo di disperante aridità spirituale, quando la vila politica italiana <>rastremata, d'idee e soffocata tra 1e spire del clcrico~anticlericalismo, pa.n·e si inserisse con diritta volontà e robusta conscienza del bene rl'Itaiia tra le fazioni inanemente contendenti. Di ronte al clericalismo e alla Chiesa cattolica, il nazionalismo assw1se dapprima un atl.eggiamenu, di perfetto equilibrio, che ne segnava un carattere di compiuta originalità: da tm lato - contil'o la tradizione della politica dello spillo dei ma.soni - il rispetto assoluto ciel sentimento religi~c e il riconoscimento del valoTe uazioualo del caltolicismo; dall'altro, precisa volontà cli arginare le conquiste politiche dl,i cattolici o organizzàti I e cli cont,enere la Ch·iesa nei limiti della sua, spirit;uale potestà. II diffondersi delle organizzazioni clericali preoccupa.va il nazionalismo - duci e gregari _ non meno che la balda,nosa propaganda socialista e pacifista. Era.no temvi, quelli 1 in cui nella modestissima ~de dell 1 A.ssociazione Nazionalista di Roma, in via de Crociferi 1 una singolare carta d1ltalia pendeva dalle pareti, con su marcati segni speciali della penetrazione di conventi e organizzazioni ccnfessionali nel Regno. Eran tempi, in cui i leaders del nazionalismo non cele-vano il loro perfetto acattolicismo, se ncn proprie ateismo (Luigi Federzcni potrà poi cou compiuto decoro seguire 1a processione delTa.mabiiissimo santo Filippo de· Neri; ma non pvtrà a meno che it volto arguto di Giulio De Frenri s'insinui con irridente malizia a. moltega'Ì&!'edi sotto le falde della tuba austerissima!); ; il filo-cattolicismo, se pur di marca scettica, di Francesco Coppola turbaYa e talora inaspriva i coileghi de L'Idea Nazionale; cletermiuanclo ccnte~e, che solo un senso di squisita. opportuuit-à e di personale amicizia impediva trasmodassero in aperta. ostilità .. Or ecco gradatamente, per sottili pressochè indefinibili fili - che riuscirebbe oltremodo oppcrtu:nc rintracciare e riallacciare - all'iniziale austero' anticlericalislDo venir succedendo un timido. ambiguo filoclericalismo; fatto di amorevoli :risen·e, di benevoli condiscendenze, di esal. ta,:.ior,1 storiche. L'atteggiamento ciel Coppola, ncaicato su quello dei Barrés e dei Maurras, fu dai colleghi guardato con mutato a.nimo; poi con .si.mpa..:ia: infine apparve quale un provviclenziale punto di raccordo per ulteri01·i operazioni di s.:rategia polit.ico-elettorale. Fat-to ca.pitale pel nuovo orientamento del nazionalismo fu la lotta contro la massoneria., culinina.nt-e nella famosa inchiesta promossa da L 'ldta .A~ azionale, a1lora settimanale. La messa poteva apparire inspir-a.ta al crice1io de!l'c ec1uidistanza,, caro singolarmente a. uno degli spiriti più nobili e pensosi ciel nazionali- ,;mo: Luigi Valli, ~n, e.ra- na.turale che una volta impegnata ìa. partita, che andava man mano facendosi pilt accz..lo:rata e frizzante, riuscisse difficile conteneTe l'inchiesta nei limiti d'un oggettivo controllo. ~on è escluso che tra coloro che più v-eementement€ s-j scagliarono contro le malefatte dell'ordine massonico vi fosse qualche venerab;_:e fratello dolcemente dormiente, o pur in attiv;tà di serv-izio ! ma, questo non tolse che il re/e,rf1 1du.m non riuscisse davvero imponente per numero e qualità di collaboratori. E,ra. natura.le che la, lotta ,a viso aperto sostenuta contro la massoneria - ch'era, ed è, il pruno pit1 pungente agli occhi della Chiesa, sollevasse un'ondata cli stupita simpatia, nel campo cattolico, verso· cotali «laici», che, senza sottintesi e rispetti tunani, aveva.no arditamente afirontato il nemico più vero e massiccio dèl nome -cattolico. Codeet.o stato d'animo cli predisposta grazia non sfuggì agli occhi vigili dei dirigenti il nazionalismo. Ne seguì una affettuosa corrispondenza d'a.morosi sensi: e ormai non mancava che una occasione propizia perchè i) fidanzamento potesse annlmziarsi in forma ufficiale. L'occasione fu offerta dalle elezioni politiche àel 1913. Subendo, più per logica di eventi esteriori, che 1)€:r spontanea dinamica di principii, l1influsso perdurante cli elementi ormai costituitisi in sign-oria, il Nazionalismo andava rapidamente lirasfcrmandosi da associazione in partito. Invano, quegli che ne rappresentava il massimo valore - seuza che dell'alto significato della sua adesione i' dirigenti ufficiali si siano reso tua.i adeguato conto - Bernardino Varisco, ammoniva non d?versi fare del principio nazionale argom,mto cli parte, la corrente politicheggiante, fort€ del baluardo de L'Idea., s'impose. Orbene, affermandosi come partito; sostituendo cioè a quello che era il lievito passionale cli u11 1Ide-a che doveva i1npor-si come presuppooto iJ.eliminabile d'ogni partito, il contenuto specifico <l\m programma di parte, cui non poteva be,ata.re una generica esaltazione dell'ideale patrio e dell'espansione naziona.le, il Nazionalismo era pcrtato ad orientarsi, anzichè verso quella forma cli sindacalismo nazionale caldeggiata dal Corradini e poi ancora difesa dal Rocco, verso forme di borghesismo economico; alle quali - stranamento confondendo aristocrazia e plutocrazia conservatrice, statica, con la imperitura 11ecer.siià della conservazione nà.zionale e statale, che implica dinamismo, perenne ricreazione di aristocrazia, onde immanent-ernente si esprimono i pii, insigni valori della razza - volgevano ormai fatalmente 1., simpatie e gli interessi degli oligarchi ciel nazionalismo. Di qui, per il presupposto della santità della tradizione, della conservazione c. del solito o,·dine - cui la, religione avrebbe offerto ittsostituibile ausilio - il graduale disperdere il primo anticlericalismo nelle proteste di un devoto ossequio alle fonne cli un cattolicismo italùmo; il rammcrbiclirsi dei contatti tra ,nazionalisti e cattolici «organizzali•, il sempre più netto tendere a un franco u,;ufrutto delle forze cattoliche, avanzando e sostituendo nella politica degli accordi, i democratici e i liberali. Si stimava che la religicue avrebbe puntellato il traballante edificio borghese - opponendo la diga delle organizllazioni bianche alla irrompente marea socialista - ; e insieme, attenuati e repressi gli ultimi echi delle « rivendicazioni JJ (L'Idrn !(azionale non tralasciava occasione per affermare che La questione romana nella conscienza dei cattolici, e in ogni sua forma, era ormai definitivamente sepolta) si sarebbe potuto piegarn la forza della Chiesa alla potenza cle)lo Stato, e giungere ,a una sorta di cattolicismo nazionale; che, per l'inestimabile valore del suo apporto, avrnbbe costituito l'Italia in posizione privilegiata tra tutte le Nazioci Un secondo. motivo fu di carattere elettornle. Erano imminenti le elezioni: i capi eran decisi cli tentare il cimento nella capitale. Era assurdo contare esclusivamente, su forze proprie: bisognava riconere ai deploratissimi blocchi. E le pai·ticola'.ll/ coi,dizioui politiche della oapita.le consigliavano una sola alleanza: quella con i clericali! Forse in 1n:.essun altra. elezione e p€r uiun e.ltro futurn cauclidato « popolare, il clero secolare e ,regolare cli Roma combattè mai con tanto schietto entusiasmo, con tanto fervore di simpatia, come per Luigi Federzoni 1 I Na1ionalisti - a differenza dei demo-liberali ,soliti a gabbare lo santo non appena passata la festa - lealmente ripagarono l'alleanza clerira.le con esplicite dichiai-azioni, alla Camera e 11el Paese, in favore dell'ortodossia nazionale e monarchica dei cattolici «organizzati». Può diTsi, senza tema di errare, che la 1nassima responBabilità della valorizzazione delle forze clericali nella vita della Nazione spétti al Nazionalismo: e che l'on. Federzoni - e sia eletto senz'ombra cli equivoco o di doppio senso \-- sia stato il compare predestinato ciel nascituro Pa,rtito Popolare. L'opposto atteggiamento assunto dalle due parti di fronte alla guerra, doveva determinare un singolare disagio. Al fervente interventismo e al « fino in fondo» di nazionalisti, rispondeva il sottile e va.rie- .e-ato neutralismo e successivo pacifismo dei catt◊lic-i «organizzati». Neut,ralismo e pacifismo i che, per la passione nazionalista, in confronto 11011 solo dei socialisti a idioti e nefandi», ma cli quelli stessi che partendo da presupposti nazionali, li avessero di\·isi, equiYaleva a delitto esecrando di lesa patria. Ben ardua impresa, dovuta perseguire quasi auotidianamente, fu quella de L'Ideci 1Ta,io- ,;ialr!-: ccst.retta a salvare cavoli e capra, sottilizzando acutamente tra atteggiamenlc. della Santa Sede e dei cattolici et orga11izzati :o! Per luugD tempD codesta dnplic{l anima del nazionalismo - singolare Giano bifronte, oggi squillante guerra alla Chiesa, domani sollecito di ricruadaonarne il favore - esacerbò e disorientò l';nllno 0 dei capi e dei gregari. Non era difficile leggere ne L'Idea Na,zionale oggi un gratu: latorio commento a un atto pontificale, domam un'irata filippica contro un nuovo gesto di ambigua italia.nità cli un sacerdote o cli un gruppo di «organizzati». Pii:1 d1una volta, anzi, s'è dato il caso che le due anime coabitassero disinvoltamente nel corpo innocente de L'Ideai Ma difese ed assalti, tutta una, persisbente utilissima tattica di artifizii e compromessi doveva fatalmente disper~ersi contro la forza insopprimibile degli eventt. • Il costituirsi ciel Partito Popola.re !taliano rappresentò un ben rude colpo al filo-clericalismo dei nazionalisti, che nella tattica collaborazionista, - fatta specialmente a spese dei vecchi libera.li e conservatori - avevano, non senza fondamento, costrutto le più brillanti speranze cli futurn successo elettorale. Nondimeno, il ripiegamento sulle posizioni nazionali fu abile; e tale, da serbare un qualche camminamento per nuove eventuali operazioni cli collegamento. l\1a quali si pcssano esse.re i futuri componimenti e scomponimenbi politici e tattici - (e non occorre appellarsi affespt!rienza de' secoli per mostrru·e che -sotto il bel cielo d'Italia gli innesti più assm-di e i divorzi più stupefacenti son sempre graziosamente possibili) - sta di fatto che il Nazionalismo è venuto meno al compito, in che pa.reva dovesse più squisitamente spicca.re la sua originalità.: di promuovere e attuare una, politica ecclesiastica seevra di settari.o odio religioso e, insieme, auste~amente guardinga dei diritti assoluti dello Stato Sovrano, (1) Cfr. il mio • Clericalismoassoluto• in Bilychnis. L'en·ore massimo del nazionali;,mo, nei ri1,ruardi della politica ecclesia,,tica, h cli non aver compreso queho che solo esso tra i partiti italiani avrebbe poLuto e dovuto più facilmente comprendere: che, cioè, la uquest,ione romana• non consiste più nel mero fat,t,0 classicamente e tradizionalmente terrilorialislico; che essa non è distrutta dalle note papali, anche se esse fossero - e non sono e non avrebbcro potuto mai essere - di esplicita rinuncia_; che insomma non è sepolta; e va guardata con occhio vigile e nuovo1 come nucva e.:;.sa.si presenta; l'errore fu di non aver compreso che la Chiesa, liberatasi ormai dalle ultime vestigia del clispm:ato territorialismo, si è volta a una più proficua penetrazione ndlo Stato italiano. La Chiesa non misconosce, nè conclama pilt la sua condanna contro l'Unità italiana e lo Stato italiano; ma, pertinacemente s1 adopera perchè Stato e Unità siano compenetrati del suo volere, riflettano la super10re Autorità,; si sforza, insomma, a che lo Stato ridiventi il braccio secolare della Chiesa attraverso il partilo che se ne fa strumento po'. litico (I). L'errore fu nel voler ostinarsi a sperare un cattolicismo « nazionale 11, assurdamente devoto alle sorti d'Italia, contraddicendo insieme al dogmatismo cattolico - ch'è as...~luta universalità e supernazio11alità - e alla pill austera e inviclatn tradizione della Chiesa. Il fallimento della politica ecclesiastica del nazionalismo segna uno de.i fatti più significativi e ammonitori della politica italiana. Lo spirito de' giovani restò turbato e disorien. tato. La Chiesa, stupita di quell'insperato e prezioso ausilio, ne tolse impulso a meditare più vasti disegni. Il clericalismo si fece baldanzoso: e volle operare per proprio conto: chi avrnbbe più osato acc1:sarlo di covar spiriti antinazionali, od anco cli non meritar diritto, in quanto partito, di compiuta cittadinanza italiana, se quelli stes.si, che si vantavano d'essere·i più gelesi custodi àel sacrario italico, ne avevano garen,tito la perfetta ortodossia na.zionale 1 L'atteggiamento del nazionalismo rispetto alla politica ecclesiastica si riallaccia, cOm'è naturale, alla sua politica generale cli partito e di movimento nazionale. JYla,,i limiti inderogabili di spazi.o mi vietano cli approfondirne l'analisi. Basti notare, contro il parere recentemente espresso da Balbino Giuliano, che il nazionalismo non ha mai avuto un vero carattere spiri- . tuale (1). Esso non ha saputo in nessun modo assorbire e nemmeno comprendere, nelle sue intime radici, il mirabile rigoglio idealist,ico che ha germogliato in Italia sul pensiero gentiliano e crociano. Non ha saputo assorbire e nemmeno comprendere il profondo significato del nazion&- lismo ·umrrno di Bernardino Va.risco, nelle cui stupende pagine politiche avrebbe potuto e donito trova,·e il fondamento di una dottrina realmente costruttiva e italianamente origin,ale. Il suo ideale cli una • grande Italia, rifletteya sempre u11a grandezza estrinseca, territoriale, geografica, meglio che un intimo rigoglio di rinnovata spi.rituale pienezza. Kon riuscendo a suscitare valori originalmente proprii, smentendo praticamenfu i princip-ii su1 quali era sorto, il nazionalismo diventato conservatore, monarchico e cattolicizza.nte, non è più riuscito a farsi lievito di ringagliardita italianità; e nello stesso campo della propaganda naziomale s'è lasciato sopraff,a,·e da! suo fortunato rivale~ il fascismo. In codesto suo sostanziale materialismo sta il fo11dameuto primo della sua incomprensione det fatto religioso e, insieme, la sua pretesa cli soggioga.re il cattolicismo e cli ridurla, mancipio della sovranità statale. Il giuoco era troppo audace; e la partita s'è fatta minacciosa! Chi ha oi-ecchi da intendere, intenda. V JNCEXZO CENTO. (I) L'interno dissidio: tra il movimeoto de L'Idea ria%ionale (settimanale) che pure ebbe vita rigogliosa e battagliera, e quello Vociano fu appunto in questa ,alutazione dei fattori spirituali della vita della Nazione. Riescirebbe, io credo, oltremodo interessante uno studio in proposito. Ai prossimi numeri: G. PREZZOLINI: I.cli nostra azione. S. C.illAMELLA: JJerlrando S7x1uenta. E. Rossr: Legislazione sooiole. U. MORHA: In Occidente i/eresia dell'eresia. F. BuRzro e N. SAPEGNO: La monarchia. M. A. LEVI: lt J>rob/ema.dei contad-ini. E. CORDINO: Xote di economia.. 11.L \Tr,;crnuERRA: Postille. In preparazione: Un numero dedicato a Giorgio Sorel e al sill'- clacalismo Per rag·io-n,iamm·im-istratù:e cl1e ci lta:n,noconsigliato di stampa,re La Rivoluzione Liberale presso la 7'ipografìa. Sociale d-i Pùnerolo, questo nU,mero esce con qu-alche gionio d,,i ,ri:tardo. I lettori che ut-11no ·i nosf.r·i sac,rifici ci vorranno scu-sare. 101 UOMINI E IDEE CORRADINI .Bisc.gnercbbe vedere se il Corradini por..·cùb~ riu&eiro a darci qualche cosa <li più del ()ù1.fv; ('P11arP. Gli manca Ia cultura <lei libri e l'oJs~rvaz.icne della vita. La ~ua 1ogica e la sua arte ~;i.- ranno sempre un po' vuote, non metton mai piede nella realtà; e ciò contra.sta risibilmenv. col desiderio che egli ha di realismo e che si esprime nella frase, cbe tanco spe560 egli ha sulle labbra delle u leggi della vita,, Egli è, per eserupio, naziana]ista; e perciò crede di dover essere anche antifemminista, antiveget.aria.no, anti-pa.- cifista. E petchè mai I Keppur lui ve lo sa spiegare. E pure è chiaro che se veramente i vegetali dessero un nutri111enlo più sano e più potente della carne, un nazionalista dovre.bbe far s.ì che tutta la nazione fosse vegetariana (come ciel resto è in maggioranza l'Italia). E se le donne potes3t.ro compiere molte funzioni che ora sono <late ~gli uomini, la na.2ione avrebQe un aument1Jd'energia. E' o non è così? Xon spetta ad un lettffato ed a un incolto il dirlo. Prima è suo obbligo in fermarsi: dopo decidersi. E cc,;ì si elica per altri lati: da qualunque pane si con.;ideri i; nazionalismo di Corradini è tutto aereo e a.;- tratto. bgli non sa se l'emigr~zione sia buona o cattiva, percbè non studia l'emigrazione. Egii non sa se dev'eswre iibero-scambista o protezionista perchè di queste C{Y".-,.e non s'occupa. Egli non sa nnlla dei problemi reali e particolari. I: nazionalismo resta in lui parola. Tanto parola che egli ignora perfino la storia del no.stro risorgimento, che non ha idea della nostra tradizione, che non sa nulla del pensiero ita'.iano e delle sue relazioni coi pensatori stranieri. Xei suoi scritti non appare quasi mai l'epopea ciel Risorgimento. )fa. soltanto Roma, la romanità, Cesare, Yirgilio, ecc. ecc. Troppo poeo: un nazionalish non può eSSere romano, perchè romanità si- , gnifica forma universale di diritto e di dovere, di modo che l1unica e vera romanità d'oggi s~ in quel socialismo che il Corradini aborre: se pure si può aborrire ciò che non si conosce affatw. 1909. Gr usEPPE PREZZOLIXI. COPPOLAII re Ferrante aveva dato ma.no llbera a U!!. grosso bottegaio napolitano che si chiama·:a. Francesco Coppola. In nome cli re Ferrant<a, Francesco Coppola. accentrava in sè tutti i commerci, monopolizzava tutto. Un napolitano direbbe « si poppava tutto!,. Quel Francesco Coppola che rnrrebbe foJ.clare in Italia una scuola della Real-Polit:ik, d,,:• a. politica cioè che piglia le cose come sono senza badare troppo a sottigliezze idealistiche, è, :;'ic ncn sbaglio, un discendente diretto di quest-0 antico ministro degli Aragonesi. Come il Coppola quatt-rocentesco, anche il Coppola novecentesco vorrebbe papparsi tutto. Nelio stes.,o giorno, il Coppola novecent-esco vorrebbe minaccia.re, intimidire e asservire simultaneamente la Francia la Russia, la J ugoslada, l'Inghilterra, il Gia.ppone e l'America. hla tra il quattrocente..~o e il novecentesco c'è una piccola differenza ch'è, mi duole doverlo <lire, tutta a favorn del primo: il Coppola quattrocent.e.3co, mercante astuto, aveva il senso della reaU.à; il novecen1~- sco invece, pur avendo conservato l'appetito ,·,Jrace dei suoi antenati, non ha pill che un tern• peramento cli meridionale impulsi,·o e fancastico. Nel real-politico il sen,_so delta realtà è completamente svanito. E Dio ci salvi da questi romanzieri della Real Politik. Edizioni dela RiVDIUZiane lib rale UBALDO FORMENTINI Colla bora z ionismo L. 8 - ai prenotati L. 5 Esce in settimana, - I nostri a·mici si affret• tino a m.andarci la loro prenotaxio11e sevogliono app,·ofitta,,rcdel rantaggio che viene loro offerto. E' il libro di pensiero politico pùì im• portante appar!O in guesti anni. Nel mese di Ottobre pubblicheremo: PREZZO LINI XQ OR.EDO BANCA AGRICOLA ITALIANA SedeSotiale Dil'l!Ziane li neraleinTDRinD

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