La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 26 - 10 settembre 1922

cecar di incupirsi per persuadere l'interlocu.to:re che bisognava far sembiaute di giud1:are disperate le trattative per non mettere in sospetto i croati contro i serbi, per non, aizzare il delegato dalmata Krstéls contro il collega Nincic, serbo, e allri poveri J hiavellisrui di questo genere, che riveia,,ano nell'ou. Tosti soltanto una concezione faba t un disegno egoistico: la concezione che i min islri j uo-oslavi fossero m disaccordo fra loro, e il di;egno di tirare in lungo le trattatiYe. Questo disegno era egoistico per questo : l'on. Tosti voleva avere qualche titolo legittimativo per restare sul palco~cenicu della Conferenza; se le « conversaz1om » cC'1Jcludevano qualche cosa, il titolo legittimati,-o ,·eniva meno, e il palcoscenico doveva essere abbandonato, non essendo l'on. Tosti meDbro della delegazione alla Conferenza (e il ;on avervelo nominato ftt un errore dell'QIJ. Schanzer: c'era dentro mezza Italia!). Abnte delle questioni che formavano oggetw delle trattati,re erano assolutamente ri. dic-0le. ~oa ci sono ill Italia cento italiani disposti ad interessarsi delle validità delle lauree italiane in Jugoslavia, e forse non ce ne sono mille che siano disposti a subire il disturoo minimo perchè Zara abbia quindici chilometri di zona franca. Ci sono, sì, i folli che sostengono che si deve conquistare la Dalrnaz-ia : ma anch'essi presentano il vantaggio cli infischiarsi del modo con cui si e.seg-ùisce il Trattato di Rapallo. Delegati italia,ii e jugoslavi han.no discusso per mesi di icrticolari di così scarsa importanza, che essi hanno avuto perfino vergogna a confessario: e questo fu il primo motivo del gran segreto che nascose quelle trattative. In questo furono aiutati dai giornalisti delle due nazioni : in Italia ci sono ci-naue o sei individui che possono legittimare ia loro attività in érn giornale soltanto in quanto c'è una_ rogna diplomatica cogli jugoslavi da trattare competentemente: imttile dire che ]'on. Tosti é..ra sapientemente fiancheggiato da costoro nel compito cli rendere iperbolicamente ardue le trattative di ·Ra,pallo. Il senatore CoBtarini, che forse non era così « specializzato> nella rogna adriatica, e può far strada anche quando quella rogna non si gratterà più, era quindi la bestia nera di tutti questi canonici della " questione adriatica o compreso l'on. Tosti. Anzi passava per rinunciatario addirittura. J/ propagandista ò'rlando Questo « clon; cli mantenuti della questione adriatica, dunque, ostentò un grande allar-me quando s1 seppe che, in un saloncino • del B>·istol, c'era stato una specie di convegno riservato fra uomini politici concordi nel desiderio che le trattative arrivassero in porto, e disposti poi a compiere un'opera personale di riavvicinamento dei due paesi, e sopratutto cli diffusione cli notizie precise sulla situazione reciproca. Da parte italiana v'erano i soliti « rinu·ncia.tori » assai p~ù conosciuti nel limbo della questione adriatica cli quel che non sia Barabba nella passione di Cristo: da parte jugoslava, presenziarono i ministri Nincic e Antonievic, pur rimanendo l'iniziativa di natura strettamente privata. Inutile diffonderci sui risultati perfettamente accademici di questi incontri. Tutto «uJminò poi in umi' modesta e innocentissima coku.ione, offerta dagli italiani agli jugoslavi, e che diede origine a intimi<lazion,i dei fascisti indigeni, e a ciarle sfondolate, in cui si fa.-oleggiò di un sontuoso banchetto coronato da brindisi auspicanti per lo meno alla rinuncia cli Udine e cli Pa.lmanova. C0111unque, la riunione al Bristol avvenne a.ile 16 del 4 maggio. In essa si era parlato - ma rinunciandone l'attuazione a trattative concluse - cli una Lega italo-jugoslava, a scopo di cultura e cli propaganda. Due ore dopo, uno dei partecipanti di quella riunione si incontra a Palazzo Reale con Schanzer. - So che hanno avuto, oggi, una piccola riu:nione con delle personalità jugoslave, - -comincia il ministro in tòno agrodolce. - :\1i congi-atulo con il suo servizio cli informazioni, che è ottimo davvero, Eccellenza. - Ma io oosso dirle anche chi c'era : il tale, il tale, Ù tal'altro; - e Schanzer snocciolò tutti i nomi con l'aria soddisfatta del ministro cli nolizia che ha fra le mani l'elenco d_ei congiurati. - E posso dirle ancora che loro hanno progettato una specie di Lega italo-Jugoslava .. - Ah, sì : ma se ne parlò solo molto vaga1nente. -. ~ s~1 chi avrebbero messo gli occhi per pres1eneria' - continua il ministro. - Le ripeto, - ribattè l'altro - cbe la <:osa [n _appena accen;iata. Ad og~i mod~, in via <l11potes1, 1101sera pensato a qualche nome poco compromesso, come, per esempio, quello del senatore RuJfini ... - Eh, sì' certo, Ruffini sarebbe adattatissimo. :Vfa c'è 2nche qualche altro personaggio di prim'ordine, che darebbe volentieri la sua opera. a fine cr propaganda e_di intesa reciproca italo-jugoslava, e sarebbe anche LA RIVOLUZIONE LIBR.RALE disposto ad anelare a Belgrado a tenere delle conferenze ... - Ci consigli i:1urc, Eccellenza. - L'onorevole Orlando ... Faccia attonita dell'interlocutore. - Sl, sì, le dico, !'on. Orlando si assumerebbe volentieri, io credo, questa responsabilità. Il dialogo finl lì, e anche il progetto della Lega finì Il. Ma questa uscita del Ministro Schanzer è rivelatrice di nuovi orizzouti Schanzeriaui e Orlaucliani. Orlando, l'uomo cli Parigi, pronto ad andare a Belgrado a tenere conferenze : Schanzer, che messo davanti alle strette delle trattative, dell'abbandono della terza zona dalmata e delle temutissime minacce del!' Idea Nazionale cerca nell'uomo cli Parigi e JJeila Lega italo-jugoslava il parafulmine per le insole117.,enazionaliste. Ma poi, tramontato questo espediente, la paura cli fronte ai padroni segreti della Consulta riprese il disopra, e Sch.anzer lasciò capire a Nincic che l'abbandono della terza zona era impossibile per riguardi parlamentari. Quando liucic partì per Belgrado, portando questa coraggiosissima risposta, faceva veramente l'impressione di un uomo mortificato. Tutte le famose conversazioni col Conte Zio di Santa Margherita non avevano con. eluso ad altro che a comprometterlo dinanzi alle scimmie urlatrici di casa sua, quelle di Belgrado. Partendo, il .Nincic accennò chiaramente all'arbitrato previsto del Presidente della Confederazione Svizzera dal Trattato di Rapallo, come all'unica via d'uscita: e l'on. Scanzer probabilmente, avrebbe accettato quasta musca soluzione che, se costituiva una crisi nei rapporti diplom.atici fra le due nazioni, liberava però lui, Schan7,er, delle responsabilità più temute verso ... l'Idea Nazionale. Tutti sanno poi che l'intervento larvato di Lloycl George diede agli affari una nuova piega: il «conversatore• Tosti fu messo in disponibilità, e il comm. Amedeo Giannini, quasi per confondere fin il ricordo della misteriosa colazione dei rinunciatari, offrl in nome del ministro un banchetto alla stampa italo-jugoslava : un banchetto, questo sì, veramente sontuoso, cui intervennero anche i cnstodi ideali dei quindici chilometri di zona franca attorno a Zara. Con l'alleanza inglese in saccoccia, !'on. Schanzer prendeva coraggio. Se su qu.alche cb ilometro attorno a Zara si era ceduto, in compenso si prevedeva imminente la conquista ... del muro romano! ... STATO E COOPERATIVE Iu forza cli recenti delìberazioni il movimento •sindacale rosso e quello cooperativo si sono posti sotto un organistno direttivo comune: la Confederazione Generale delle Organizzazioni del Lavoro. Le ragioni determinatrici del fatto diveng0uo perfettamente ev:ideuti quando s-i ponga mente ai concetti fondamentali dai quali prende le mosse l'azione delle cooperative che fallllo capo alla Lega Nazionale vincolate con un patto di alleanza al Partito Socialista. Accettato di questo il principio fondamentale che nega all'istituto della proprietà privata la capacità di esercitare un'utile funzione economica, la costituzione di organismi cooperativi assume preciso significato di avversione che i cooperatori esprimono per l'ordinamento sociale esistente specialmente in quanto questo pone gli uomini un contro l'altro in uno stato cli concorrenza che, per opportunità polemica, si, usa chiamate lotta, a tot·to attribuendovi quei mali che sono indissolubilmente uniti al concetto di distruzione insito nell'usata parola. Alla cooperazione si riconosce allora la capacità di risolvere radicalmente in un non lontano avvenire il problema sociale, in ciò seguendo il pensiero di analoghe attive correnti esistenti, a_l1 'estero; per ora essa si assume il compito cli iuiziare l'opera di realizzazione della Società collettivista futura stabilendone ÌJ primi nuclei econ.omici e di questi facendo il centro di una complessa attività morale, educativa, sodale sempre diretta verso la mèta agognata. Dall'accennata impostazione generale del problema i cooperatori rossi sono tratti a fonuulru:e ben chiare illazioni, quali a<l esempio: - La Cooperazione avendo significato strettamente rivolttzionario nei rapporti con l'attuale ordinamento sociale non può essere che movimento proletario e di classe, perchè vuole la liberazione dei non abbienti dallo sfruttamento esercitato nel campo della produzione e del consumo dai ~'3- .pitalisti imprenditori. - Deve appoggiarsi a quelle organizzazioni proletarie che sono sulle direttive della lotta di classe. - Deve quindi' agire parallelamente agli organismi sindacali fiancheggiandoli nel campo della resistenza. Si delinea in tal modo un piano secondo il quale si verrebbe a svolgersi il movimento proletario distinto in tre correnti convergenti : 1~ - Azione politica che, negando l'ordinamento sociale esistente rappresenti nelle attuali condizioni psicologiche e culturali della collettività la forma capace di procurare ai suoi elementi costitutivi il massimo possib.ile benessere anche se in mistu-a diversa per ciascuno di essi, guida le masse alla sua disgregazione ed a11a conquista di sempre più ampie libertà civili al di là di quelle garantite dalle vigenti leggi i;itenute espressione de1la prepotente volontà di una classe dominatrice. za - Azione sindacale di ,resistenza che difende le conquiste economiche strappate dai lavoratori agenti ~1ell'amblto dell'ordinamento capitalistico (e che rappresentano quinili il frutto di una momentanea transazione con esso) per impedire che 1e masse vengano travolte da un·a deprimente miseria. 3' - Azi.one cooperati-va che rappresenta la creazione dii organismi ecouomici destinati a sostituire in futuro i capitalistici distrutti. Quando il ciclo del movimento proletario fosse concluso l'azione sindacale cesserebbe di aver ragio11e cli 111a11ifestarsi;la politica si tramuterebbe in azione di governo; fintanto però che il coronamento violento degli sforzi del proletariato non lo porti al potere l'azione delle coope.rath·e 11elladifesa dell'integrità ec0110micadei lavoratori rimane necessario com,ple11iento cli quella sindacale. Posto tale principio in virtù del quale i socialisti hanno cessato di esercitare una critica demolitrice della cooperazione e hanno accettato di inquadrarne le manifestazioni tra quelle volute dalla ilisciplina particolare del partito, i due movimenti, come abbiamo detto, hanno trovato un punto ili intimo contatto rinunziando in parte alla propria indipendenza e ricercando. nella unicità della direziolle le garanz'ie necessarie per raggiungere, senza creare reciproci impedimenti, il fine ritenuto comune. E' naturale però che di fronte a11'aYvenutoconunbio l'osservatore si ponga la domanda: - Quali potranno esserne gli effetti prevedibili per l'una e I'altra branca dei movimento proletario, dato e non concesso che la cooperazione debba essere consider~ta come esclusivamente tale' Il moyimento di resistenza potrà senza dubbio avvantaggiarsene assai ; g1i sarà reso infatti possibile chiamare le cooperative di consumo a finanziar~, col mezzo praticamente efficacissimo della concessione a credito degli alimenti pel mantenimento degli operai scioperanti, le lotte che i lavoratori sostenanno. Appare invece assai problematico il vantaggio che la cooperazione di consumo può trarre dal vincolo cui si è assoggettata. Si può facilmente immaginare che le singole aziende finiranno col dover subordinare la loro sorte a quella ili agi.tazioui sull'esito delle quali nessuno dei dirigenti sindacali può a priori pronunciar-si; se infatti la lotta intrapn;sa raggiunge risultati, sia .pure favorevoli aglil operai ma, come accade nella quasi totalità dei casi, tali da non permettere un immediato rimborso delle spese sostenute nel periodo di non lavoro, il credito fatto potrà 1·estare a lungo scoperto e costituire una grave minaccia per la solidità delle cooperative che lo hanno prestato e che si sottopongono in tal modo ad uno sforzo superiore a quello compatibile coi mezzi finanziari realmente disponibili. E' noto d'altronde che il peso di uno sciopero è sostenuto coi fondi accantonati dalle organizzazioni sindacali con trattenute sui salari degli operai federati; tali fondi, quasi sempre insufficienti, vengono integrati o coi risparmi personali, se ve ne sono, degli scioperanti in precedenza fatti per altri scopi, sia pure rendendoli più efficaci con ·una temporanea restrizione dei consttmi, o col credito ottenuto dai fornitori. Quando quest'uJtimo fosse dato da organismi posti a fianco del movimento di resistenza con quel preciso compito, non importa se non confessato, è logico supporre che gli organismi stessi dovranno ben presto sopportare tutto il peso derivante dal finanziamento delle agitazioni giacchè i lavoratori non vorranno sacrificare i risparmi individuali o ridune i consumi quando avranno la possibilità di ottenere, esercitando una facile pressione su11é organizzazioni di resistenza, i necessa1i rifornimenti delle cooperative. I Sindacab, d'altra parte, si vengono a tro'7are cli11na11Zai d una disponibilità cli fondi vera.mente con,. siderevole per questi ultllni tempi nei quali normalmente la grande frequenza del1e agitazionj è mal compensata dalla poca proficua raccolta delle trattenute sui salari; in tali condizioni è assai difficile essi riescano a trattenersi dall'intaccare largamente le ricche: riserve e dal creru·e uuoYe occasioni per attingervi trascurando quel pre\1eutivo esame critico della· situazione cl.te dovrebbe evitare tanti scioperi male impostati e risparmiare ai 1avorn.tori vani sacrifici. Non per nulla Ettore Gaetani in « Popolo Sociahsta » asserisce che si vuol giungere « alla cooperazione della classe proletaria~ alla creazione di Enti che siano arma del sindacato, mezzi di lotta, riserve nei momenti critici, forma di passaggio alla società di domani » dopo aver detto che-« il divenire sancirà sì l'i11dipenden2a· tecnica cle11acooperntiYa 97 dal si11dacato ma anche la dipendenza politica e morale>. Si potrebbe aggiungere che i lavoratori sindacati saranno spinti a divenire soci delle cooperati.. ve dj consumo e che come tali non avranno convenienza ili rovinare queste ultime gravandole cli un troppo alto onere; ma ragionamento siffatto è possibile in periodi di tregua relativa non di lott-'.1acerba quando l'unica preoccupazione esistente i: quella di vincere ad ogni costo. Essa poi è destinata a prevalere decisamente su quella della conservazione della potenza commerciale delle cooperative poichi: si è radicata ormai nci loro componenti la speranza di rimetterle in sesto, quando pericolassero, a spese delJo Stato. Cbe tutto ciò debba servire a migliorare i singoli organi:.mi, ad assicurarne 1a prosperità avvenire, ad irrobUlltirli, sarebbe difficile a=ettere; sbaglierebbe però chi ritenesse essere il fenomeno che abbiamo rapidamente osservato tipi.- Co del movimento cooperativo rosso italiano. Nel recente Congresso dell'Unione Cooperativa Britannica a Brigbton, ad esempio, è apparso ben chiaro cmne quello inglese si sia schierato a fianco degli operai per sostenerli nelle più aspre recenti lotte economiche e come infine arl esso si dia da parte di molti dei suoi maggiori esponenti un significato nettamente rivoluzionario nonostante il loro atteggiamento abbia suscitato le più acerbe critiche. Auto,evoli scrittori sostengono che non può la cooperazione essere considerata come preparazione a<l una società collettivista in quanto i: finanziata da capitali individuali nascenti da un ben ordinato spirito di risparmio, ma più si preoccupano del fatto che essa sta per di:;:enireta' fonte alla quale sperano attingere largamente partiti politici per il raggiungimenw di scopi che ·.;anno senza dubbio al di là di quelli che Lesingole cooperati-z;_ien, quanw sono /lZÌen/Ù commerciali, debbono e possono proporsi di raggiungere sì che la stessa esistenza loro viene 1nessa in forse. A nostro avviso il fatto che la cooperazione i,i_- glese trova realmente origine nei risparmi privati costituisce una seria garanzia contro sue pericolose degener3.7Joni. Essa possiede cioè la capacità di arrestarsi sulla pericolosa china dell 'aziOM politica a tempo per evitare la rovina dei suoi prosperi organismi. Ben diversa invece e più. grave appare la posizione della cooperazione italiana che dai 1isparmi printi attinge solo una parte delle sue disponibilità finanziarie e che, in un ambiente dominato da correnti demagogiche che prostituiscono lo Stato a chi è in grado di far balenare minaccie ricattatorie, trae forze cospicue da una taglia imposta ai contribuenti nell'illusoria credenza che i danni dell'artificiosa redistribuzione ottenuta, lungi dal ripercuotersi su tutte le classi sociali possano rimanert: circoscritti entro i limiti ben definiti delle categorie abbienti inizialmente colpite. Cessato ogni controllo sulle spese da parte dei soci non chiamati; nella eventualità ili una crisi aziendale, a sopportare sacrificio di sorta e intenti quindi ad organfazarsi per perpetuare il privilegio del quale godono, è evidente che, attraverso il continuo peggionunento delle condizioni economiche generali determinato dal! 'artificioso assorbimento del risparmio che i cooperatori, auspice la onnipotente burocrazia, incoraggiano a proprio vantaggio, unitamente ad altri parassiti del pubblico bilancio, e sempre più incoraggieranno qua.n.to più le necessità del nt01Jimento di resistenza si faranno 1.ri:vacemente sentire, la sorte di tante aziende cooperative diverrà precaria non appena ad esse, spinte verso forme cli attività equivoche ed imprudenti, verranno a mancare i ioudi sui quali contano per l'adempimento del loro programma. Movimento sindacale e movimento cooperativo hanno profonde ragioni d'essere; pure si delinea il periçolo che l'uno diYenga causa della rovina dell'altro. In queste stesse pagine Epicarmo Corbino osservò a ragione che l'unica categ.oria ca.pace di realizzare un movimento sostanzialmente rivoluzionario nel presente periodo di revisione di tutti i valori politici e sociali è quella dei contribttenti. Non è imprudente aduuque la previsione fatta circa l'esaurimento del flusso di energie fiuanziaiie artificiosamente orientate dallo Stato verso mète particolari una delle quali è appunto la Cooperazione inq,u.adrnta ne.i 111-0-vl;Jnentpo li: tico. Essa ha dato vita ad aziende per le qµali il ragg-iungimeuto di sicuri risultati economici trop. po facilmente viene negletto per 1a conquista cli ideali posizioni nel campo sociale, come se quest\iltin1a fosse; prescindendo dai primi, possibile e duratura; ne consegue che non potendo tali aziende spera.re dal credito ordinario un aiuto provvidenziale, perchè il credito si commistrra ad una prudente \·alutazione di valori re.ali e diffida quelli solo potenziali contenuti in un piano di riforme sociali, moralmente attraenti ma di incerto successo pratico, esse si av"!eranno ·,:..1S{) u11a crisi terribile che potrà (ors';-.i..:!letraY:.llg!- re quei, benefici che la coope·:a1,1on""cnme ~trumento di ricchezza, dà e può dare quando risulti dal concorso d'i forze non fi.ttizie. Ne risulterà però anche una razionale selezione che conserverà in vita gli organismi tecnicamente più robnsti ines01·abilmente sacrificando quelli invece che solo da motivi di ordine politico traggono ragione di esistenza. Tanto meglio se i superstiti, per virtù propria e delle forze che libera·mente -ui cOnve1·ge·ranno attratte dalla convenienza contrariameni.e alle attuai.i coatte, potranno anche farsi strumento di una profoncla rigenerazione della società. RAUER RICC•I.RDO.

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