La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 17 - 11 giugno 1922

Storico Se1:1:ima:n.a1e di I?o1itica Anno I. - N. 17 11 Giugno 1922 -------- Edita dalla Casa Editrice Energie Nuove fondata e diretta da PIERO GOBETTI TORINO • Via Venti Settembre, N. 60 • TORINO AH~~nAMf II Per il 1922: L. 20 (pagabile in due quote • di L. 10) - Abbonamento cumulativo con «IL • BRRETTI• L. 32 (pagabile in due quote di L.16. IL BARETTI SUPPLEMENTO L I THARIO MENSILE Non si vende separatamcvte UN NUlVl'.ERO I...,IR.8 (Conto Corrente Postale) ------- 0,30 _ E. CORBINO•• Note di economia e di finanza. - P. GOBE'l'TI: Gli ultimi • conservatori>. - B. GIOVE-- MM ARI O: G. A.NS L])O: La confere .. za di Genova. 1 . G O G Poleml ·ca fasciata. _ J... HONTI . P. G.: Questione adriatica, esame di Stato e ... rivo 1.1z1one. NALE: L"agricoltura piemontese. - A. ZERllO LI - P. . : Conferenza di Genova Caro Gobetti, Questi che ti mando sodo semplicemente degli appunti. Non vogliotlo essere una critica della Confere.nza di cinova, e neppure il solito impressionismo c~e sul nostro foglio sarebbe una stonatuna. E neppure - infine - sono rivelazioni ai retroscena, che io non conosco, e che forse non ci sono stati. Appunti : e nient'altro. Avendo osservato la Conierenza, e veduto all'opera qualche personaggio di rilievo, ce neiho forse tanto da fare un « papier; non privo d'interesse. Ad ogni modo, servirà di diversivo, una volta tanto, ai lettori di Rivoluzi,one Liberale. Non mi propongo altro. Perchè proprio a Genooa Io mi trovavo presente a Can.nes, all'Hotel Carlton, quando !'on. B~nomi annunciò ai giornalisti italiani che la' Conferenza economica europea si sarebbe tenuta a Genova. Mi par di vederlo, con quella sua aria imbambolata: « E noi, della delegazione italiana abbiamo pensato che Genova sarebbe la città più adatta ... per il suo glorioso passato marinaro ... ' E poi c'è palazzo San Giorgio ... ». Ma insomma, si capiva che la scelta di Genova aveva una storia non chiara : e questa storia la conobbi dopo/ durante la Conferenza. I · A Cannes, nell'ultima"seduta del Consiglio Supremo, Lloyd GeorgJ aveva varato il pro0 getto di una conferenz;J da tenersi in Italia. Bonomi doveva naturalmente indicare la località. Il buon Bonomi, pensando agli alberghi del Lido, propqse formalmente Venezia. r Silenzio imbarazzantf da parte di Briand, che si ricordava. le gaz~rre veneziane contro la missione militare di 1Fayolle. E finalmente se ne ricordò anche Bonomi, il quale però non sapeva come rimediare alla gaffe. Fu allora che Lloyd George tirò fuop Genova. . • No, DO - egli disse testualmente - Venezia non serve. A Venezia ci vanno tutte le coppie in viaggio di nozze : il nostro non sarà un viaggio di nozze. Venezia ci renderebbe ridicoli. Preferisco Genova». E fu deciso per Genova... sperando di sfuggire al ridicolo. Il Club dei pofenfi I Lloyd George concepì la Conferenza co~ una specie di ~lingenesi dipl?~tica, a c1ti si dovesse conv1ta.re quanta pnu gente foss,e possibile. Queste salp'e de_ll~diplomaz!a. so.o indispensabili per gli UOID:1Dl democrat1c1 an: glosassoni : quello che no~ stampiamo su se.i colonne sui nostri giornali : « Le solenni assise della ricostrnzio•n,e » e simile roba, per loro è u= necessità rituale, in cui credono ferma.mente. Inoltre, Lloyd George ha l'assoluto preconcetto che si debba trattare soltanto con i « jJre-miers ». A Ge~ova, nei prim\ giorn~, sorse anzi qualche piccolo inconvemente nspetto alla delegazioqe italiana, percbè Lloyd George non si pote-va capacitare che Fact~ era un premier ... con cui no.n si poteva trattare. Egli era lievemente irritato quando sa; peva che qualche primo 1ninistro - come Scboeber - progettava di lasciare Genov{ per qualche giorno. Li voleva avere tutti( tutti anche i meno impQ,tanti, - presenti' alle « solenni 'assise», ,pronti a serviroli come teste di turco o come serviziali da ;doperarsi contro terzi, come fece con Stambulinski. Gli uomini wci.ni: a Lloyd ~eorge si affannano a vantare_ l'~e con cm q_uesto_uomo sa risparmiare 11rJr<?pno tempo. ma 10 non ne credo sillaba. ,Sir Edward Gngg, un:i '~~ ., :• sera annunciò con grande serietà che « ora ma.i' il signor Lloyd George si è convinto della necessità di colloqui informativi precede.nti alle grandi riunioni: un metodo cii lavoro di cui egl.i si trova molto sodùi~:.itto •. Questo metodo con tanto ,li barba , hc Lloyd George crede di averlo scoperto lui, in realtà non fu mai applicato, perchè il ministro inglese di colloqui « informativi » ne teneva perfino quaranta al giorno : il che vuol dire non informa.rsi seriamente di niente. L'enorme estensione della Conferenza, accresciuta dalla presenza di tutti i premicrs pronti in anticamera, rendeva necessario un vero caleidoscopio di visite a Villa Albertjs. Quindi, Lloyd George «lavorava• solo nelle sedute del Club più ristretto, con Cicerin, Barthou, Schanzer. Il mondo, nelle riunioni di questo club, era formulato in tante entità astratte e disseccato in tanti pseudoconcetti : Ucraina, Germania, Galizia orientale, Petrolio, Valuta, e così via. La discussione si estendeva a perdita di fiato intorno a questi nomi. Per certe giornate con colloqui di otto, dieci ore, sempre fra le stesse per- ;,one « alla ricerca di wna formda », « intente ad uno sforzo in corso », era assolutàmente impossibile ricostruire il corso delle discussioni, ritrovare la vena di continuità, intraveàerne lo sbocco. Potevano essere come le intenninabili discussioni degli arabi, in cui ciascuno sa già quello che l'altro dice per disteso, e tutti continuano a parlare a turno, gravemente, immobili sotto il sole, mentre le mosche si fermano all'angolo degli occhi dell'oratore e degli ascoltatori impassibili ... Alle otto o alle nove di sera si vedeva tornare Visconti Venosta, stanco di una giornata di logomachie, esaurito da lunghe ore di attesa e condannato a ricamare sopra un canevaccio miserabile quelle comunicazioni che la mattina seguente sarebbero comparse diluite su tutta una pagina di giornale. Una sera, il marchese arriv~ più stanco e sgangherato che mai, con in mano una grossa valigia di cuoio. Siede « agli a.c_corren~ica".ali.eri in mezzo», e dopo le solite cenmome, apre la valigia. Dentro c'e:a un unico fo~lio: un focrlio di carta da scnvere a macchma: dico :no. Il riassunto del lavoro della giornata, compiuto dal Club, su _un'unica cartucciella, racchiusa in una valigia. Un simbolo impareggiabile. I oerha/i Un resoco.nto stenografico di queste riunioni, a poterlo avere, dev'es5;re esilarante: Ma non si può avere. po1che non fu mai redatto. Si fecero soltanto dE.iverbali : e non sempre. Anzi·, la vera ragione della .ostentata preferenza di Lloyd G_eorgepe_r_1colloqui • confidenziali » o « mformativ1 » er:a questo: che non se ne redigevan~ verbali. Lloyd George è nemico dei verbali, che le; oano impacciano, compromettono ... Vero e ;he a'.nche quando il verbale c'è, Lloyd George ci rimedia. Valga pèr tutti questo caso. In una conversazione ristrettissima, a tre, fra Lloyd George, Barthou e Schanzer, sorge contestazione fra Barthou e Lloyd George su una frase che secondo Barthou, Lloyd George aivrebb~ detto giorni prim~. ~loyd George negava di averla detta ma1. ~1 no, sì .no, si manda a pigliare 11verbale_d1 quella tale riunione. Lloyd George s1 impadronisce del documento, e lo legge. Barthou, seduto dall'altra parte della tavola, ascoltava: Scha.nzer, in piedi accanto a Lloyd Geo~ge, seguiva',,.senza parere, con la co~a dell occhio il testo inglese. Schanzer nmase forte1n~nte colpito quando vide che Lloyd G~orge, arrivato al punto interessante, cambiava ccm,pletamente il testo delle sue doc11,mentazioni riportate dal verbale, sostituendole con altre improvvisate, e, naturalmente, concordi con le sue recentissime asserzioni. Barthou - sempre dall'altra parte del tavolo - continuava ad ascoltare, e alla fine, da perfetto gentiluomo, non volle controllare e ammise di avere sbagliato. • E' vero : voi .uon avete mai detto quella frase »... Questo episodio è autentico: fu lo stesso on. Schanzer che. veramente impressionato, non seppe tacerlo ad un altro membro della delegazione italiana. l.ilopcl George e la stampa Il « lavoro» del club procedeva dunque in un modo abbastanza bizzarro. Ma non era su di esso, neppure, che faceva grande assegnamento Lloyd George. Il suo mezw eroico per fare avanzare la Conferenza erano i<, clichiarazioni alla stampa. La sua tattica, in fondo, si riassumeva qui : con l'imposizione ai capi di governo europei di venire a Genova, richiamare su Genova l'attenzione di tutto il mondo : e valersi poi di questa attenzione per creare un piedistallo reclamistico alle proprie trovate, e farle così passare nelle sedute del club. L'esempio classico di questo suo sistema di superare le difficoltà fu il primo grande meeting della stampa a Palazzo S. Giorgio. 0 Il dul:, discuteva già da tre giorni - si capisce a vuoto - sul trattato russo-tedesco e sulle misure da prendersi. L'atteggiamento di Lloyd George, a questo proposito, fu variamente discusso: fra !'altri un giornale di Genova, basandosi su informazioni tedesche, ne aveva dato una interpretazione forse troppo pessimistica e maliziosa. La cosa richiamò l'attenzione del signor Mc. Clure, di Sir Grigg e di altri consiglieri di Lloyd George. Occorreva una smentita personale del premier. Il giornalista interessato - che poi ero io - avrebbe voluto avere una smentita particolare : come successo giornalistico non ci sarebbe stato male. E qualcosa di simile gli fu promesso. Ma alle II di sera una telefonata da Villa d' Albertis mi av'vertiva che una smentita ad hominem era parsa pericolosa al premier e che 9uesti _aveva deciso di fare qualche cosa d1 meglio. Infatti all'indomani, è preannunciato il grand~ meeting a Palazw San Giorgio. Cinquecento, mille giornalisti vi accorsero. Le persone dell'entourage di Lloyd George, che mi erano state benevole di quella promessa non potuta eseguire, mi fecero rilevare c~~ nessun mezw di smentita era apparso pm acconcio di questo: che, in fondo ero io il suscitatore nascosto di tanto rumorr : e altre cose del ge.nere. Dovetti c?nvenir~ che esse avevano ragione. Ma tutti quanti eravamo ingannati da Lloyd George : 11 suo fine era nascosto, e diverso da quello della semplice smentita. . . Infatti, gli si fanno _pervemre le pnme domande scritte. La pnma, naturalmente, chiede se e"li era o no a conoscenza del trattato : egli ':iega : la smentita è data a tutta la stampa del mondo. Ma non basta. Eoli afferma che ormai « l'incidente del trattato è superato. Grande sensazione in tutti, comprese le. persone dell'.en,tourage:. e sensazione giustificata, oerche 1 affer~10ne non era affatto esatta. La stampa d1 tutto il mondo la diede ugualmen~. _All~ ~el~- gazione fra.ncese ne furono stupiti e· 1nt1mi.- diti : poche ore dopo, cedett~o. Lloyd George aveva convocato il me~t1.ng per qrn~sto1 dando ad intendere a tutti - compresi gli intimi - che lo aveva convocato per dare la smenJita. Due piccoli particolari. . . r.) In questi nieetings stampa10h_, Lloyd George diceva : « Io sono qm per 1;spondere a tutte le vostre domande : pero. le voo]io scritte». Ebbene, nessuno dei bigEetti imbarazzanti che vidi scri<vere da giornalisti francesi ebbe mai una risposta. Al tavolo della presidenza li sopprimevano ... con dei procurati aborti. 2). Rakowski, che a,nche lui teneva delle conferenze alla stampa, la sera stessa del meeting di San Giorgio, annunciò ai suoi ascoltatori che avrebbe ammesso solo domande scritte. Il levantino aveva capito subito la malizia . l.i'episodio di Sfombulinskp Stambulinsky, ·j] primo ministro di Bulgaria, è indubbiamente un uomo •forte•, un dominatore, nella politica del suo paese. A guardare quel suo corpaccio, quel suo volto di contadino bestiale, quella fronte ostinata, quelle mascelle da uomo che non molla la presa : a osservare quel suo silenzio sospettoso - Stambulinsky non parla e non comprende che il bulgaro - men.tre l'interprete traduce : a fissare quei suoi occhi che controllano interprete e interlocutore con la catti'ITeria e la rabbia del sordo-muto : a cogliere quella sua calma mongolica quando sa che si parla di cose che non lo interessano - si capisce subito che quello è un uom<? forte, che ha in mano tutto un popolo d1 contadini, che se .ne iruìschia della ricostruzione, e che va nei congressi internazionali semplicemente per fare, dei dispetti agli jugoslavi. Ma Lloyd George sa attaccare al suo carro - anzi alla. sua... char-rette inglese - anche uomini • forti •. Egii seppe fare •funzionare• anche Stambulinsky. Difatti per quasi tutta la durata della Conferen~, il buQn Stambulinsky, alloggiato a Pegli, se ne andò a fare delle automobilate per la Riviera. Escluso da tutte le commissioni, si dava bel tempo. Accompaonato dalla interprete, la :figlia del ministro bulgaro Stancioff, donna di intelligenza eccezionale, dava qualche intervista ai giornalisti; e queste interviste si riassumeva.no in una frase tagliente, in bulgaro, gettata là alla signorina Stancioff : • Spiegate al signore l'attuaJe situazione della Bulgaria•. La Stancioff pigliava l'aire, e faceva una conferenza. (Come tutti i contadini, Stambulinsky aveva la venerazio.ne per la carta scritta, per lo « scrivare ». Alla sera - mi hanno detto - metteva in croce tutti i membri della delegazione bulgara perchè mandassero a Sofia, ai suoi colleghi più istruiti - uoP?-in! di paglia - del gabinetto, lun&he relaz10n1 sull'attività dei delegati bulgan ... che passavano delle settimane senza fare niente, il niente assoluto). Ma venne il momento buono anche per Stambulinsky. Nell'ultima settimana della Conferenza, quando già tutto andava a rotoli, e Lloyd George crede di legare ~ se la Piccola Intesa, sollevando la questione della Galizia orientale, di Vilna, <li tutti quei paesi imrerosimili, e di cui, del resto egli stesso aveva una idi? assol~ta1!1ente sommaria. Il colpo, come e noto. s1 nsolve nel risultato opposto a quello calcolato : gli Stati della Piccola Intesa si riaccostano più che mai alla delegazione francese. Allora, grande amore di _Lloy_d George per Starnhulinsky. Il contadmacc10 presenta al cl-u.b una serqua di richies.te, che Lloyd George difende nei limiti del possibile. Non basta. Per fare picca ai delegati della Piccola Intesa, Lloyd George invita il co1;1tadinaccio a colazione: giovedì 18 al Jl.fuamare. L'incontro è risaputo: era il primo mii;iistro non appartenente a Stati invitanti, che sedesse alla tavola di Lloyd George : questo fatto provoca infiniti commenti e gelosie di Nincic, Bratianu, e rnmpagnia. La conversazione dei due premiers si svolse in questo modo: Stan:bul\nsky in~i~ò la Stancioff a « informare 11 signor ministro sulle concliiwni della Bulgaria •. Lloyd G. si sorbì tutta la conferenza : non solo. Ma i due si misero a.n.che d'accordo, perchè l'indomani nell'ultima seduta plenaria, - Stam-

64 bulinsky portasse formalmente in pubblico, nelle solenni assise, le lamentele della Bulgaria. L'indomani, alla seduta, il contadino se ne stava accosciato come un bue sulla sua seggiola. Io non osservai che lui : era veramente imponente. Il suo occhio vagava sulle statue dei signor.i del Banco, sugli addobbi, sulle tribune, sull'assemblea con una ind'ifferenza da ruminante. Quando ci fu il vivace incidente Colrat-Ciceri.n, egli, naturalmente-, non ne capì sillaba perchè si svolse tutto in lingua a lui perfettamente sconosciuta : ma non si voltò ne=eno verso la Stancioff per informarsi di quanto accadeva. Finalmente, nei discorsi di congedo, venne il turno della Bulgaria. Stambulisky si alzò e pronunciò le solite quattro parole incomprensibili. La Stancioff prese la parola come sua interprete, recitando la consueta dissertazione sulle condizioni della Bulgaria, con annessa protesta contro i vincitori, etc. Stambulinsky sorvegliava con· quei suoi occhi l'interprete: Lloyd George dall'altro lato della sala, faceva finta di niente, e intanto, attraverso l'occhialetto, sbirciava i signori delle delegazioni balcaniche. Nessuno sapeva spiegarsi il perchè della sparata bulgara, proprio all'ultima ota: l'arguto Colrat, alludendo alla sproporzione fra il bre,·e periodo di Stambulinsky e il discorso dell'interprete, disse perfino: « Mais vous savez, ce bulgar e' est d'une elasticité terrible ! ... • - Si scoppiava dal caldo : veramente la Conferenza si liquefaceva. Di vivo e di vispo, in quella liquefazione, ci restava : il rancore del contadino Stambulinsky che aveva avuto la soddisfazione aspettata per quaranta giorni, e il dispetto del parlamentare Lloyd George, che aveva trovato lo sfogo meditato da ventiquattrore. Casualmente, i due uomini si erano incontrati, e l'uno si era servito dell'altro. Dopo di che, Lloyd George lasciò completamente •cadere• Stambulinsky : non se ne ricordò nemmeno più. Lo aveva fatto assurgere per un giorno al!' émpi reo della Conferenza: e poi, di nuovo, plon, giù negli abissi. Lloyd George intende le • sole.uni assise• dei popoli così, e vuole che i premiers le presenziino, per spremere questa • collaborazione•· (Continua\. GrovAN~I ANSALDO. NOTEDIECONOMIA L'agitazione dei canfribuenti Iniziata in qualche piccolo comune per ragioni puramente locali (mancata concessione cli mutui, negati allacciamenti stradali, ecc.), l'agitazione dei contribenti ha preso, negli ultimi mesi, proporzioni molto maggiori e si va accentuando sempre di più. Sorgono dappertutto Comitati con lo scopo cli combattere l'azione degli agenti del fisco nei casi, ormai numerosissimi, di vere e proprie spogliazioni, ed in qualche centro si è persino arrivato alla proclamazione ed attuazione dello sciopero. Pare che a Bologna il 95 % dei contribuenti abbia disertato gli sportelli dell'Esattoria per il pagamento della quota d'imposta scaduta in aprile e la diserzione ha dato luogo a critiche e a consensi. Xell'attuale periodo cli sconvolgimento e di scosse, il movimento dei contribuenti appare come il più preoccupante e, nello stesso tempo, il più salutare. :!\on si può sperare, infatti, che il Parlamento riprenda presto ed efficacementequella funzione di controllo e freno della pubblica opera pe:r la quale era anche sorto e si era affermato, e; nulla da questo lato lascia intravedere possibile un ritorno a quel pareggio del bilancio che è il requisito indispensabile cli una seria ricostruzione, a meno che i contribuenti non riescano a crearsi un proprio Gruppo parlamentare che faccia una ardente campagna contro il disavanzo. Da questo punto cli vista il movimento sarebbe salutare. D'altra parte c'i: da temere che lo sciopero dei contribuenti non impensierisca i vari governi social-democratici che si succedono, i quali, come vediamo, vanno pacificamente innanzi nell'au.- mento delie spese senza preoccuparsi della deficienza delle entrate. Xe potrebbe venire una forte tentazione ad accrescere il debito fluttuante ed a tappare le nuove falle con altre emissioni di carta moneta: da qui le preoccnpazioni. Dove, infatti, si andrebbe a finire in questo caso? Il materiale tedesco li trattato cli Versailles impone alla Germania di effettuare, in conto riparazioni, la consegna cli noteYoli partite cli materiale ferroviario. Il suo ritiro rappresenterebbe pe:r la nostra azienda ferroviaria la soluzione cli alcuni dei molti problemi che la guerra ha fatto sorgere con il grande ininterrotto sforzo imposto al materiale preesistente, perchè, nonostante la contrazione del traffico negli ultimi anni, la dotazione di materiale è cosl deficiente che basta il più lieve spostamento dell'attuale equilibrio per determinare un disservizio carico cli danni diretti e di costose ripercussioni indirette. Orbene, contro un fatto provvidenziale come è quello della consegna del materiale tedesco, LA RIVOLUZIONE LIBERALE che praticamente significa avere gratuitamente quello che bisognerebbe pagare, insorgono gli industriali addetti alla costruzione del materiale ferroYiario spingendo le loro domande protezioniste fiuo al punto di sostenere la conveuie!lza per lo Stato di respingere quello che la Germania è pronta a consegnare e pretendendo che il Parlamento approvi quella proposta di finanziamento delle Ferrovie, per oltre un miliardo e mezzo, che la Commissione di Economia della Camera ha fortunatamente respinto. Convengo che, per evitare la chiusura temporanea di molte fabbriche, il Governo si preoccupi di trovare una via di componimento che, senza pregiudicare l'interesse dell'Erario, attenui le conseguenze immediate del ritiro del materiale tedesco, ma ciò non deve, nè può significare rinvio sfae die del ritiro del materiale che la Germania si clichiarn pronta ad effettuare. Sul! 'episodio com·iene nchiamare l'attenzione del pubblico per metterne in evidenza un aspetto . politico oltremodo interessante: coloro che domandano questa ultra-protezione, sono gli stessi sostenitori della stampa nazionalista che vorrebbe patteggiare con la Francia l'appoggio italiano alla rigorosa applicazione del Trattato cli Versailles. Come possono conciliare un cosi fatto indi.rizzo economico con l'atteggiamento che il P,ersouale interesse ha loro imposto in mate1ia di riparazioni? Gli ul!ici del lavoro sui porli e il sindacalismo 11 problema del lavoro nei porti è stato portato alla ribalta dalla recente agitazione di Napoli. La sostanza del dibattito è questa: gli attuali lavoratori , fissi , dei porti domandano la precedenza nella concessione delle operazioni di im- . Glll I popolari possono essere un partito di masse solo in quanto si differenzino - con una netta negazione - dal socialismo rivoluzionario (per rivolgersi ad altre masse); i riformisti posso.no diventare un partito di governo in quanto rinuncino alle proprie premesse marxiste (a. cu,i non banno mai creduto) e accettino del proprio passato solo l'esperienza di parlamentari e di condottieri. La lotta politica degli ultimi anni ha precisato dei nuovi interessi conservatori che so.no distinti dagli interessi rivoluzionari (comunisti) e dai reazionari (fascismo agrario) : i partiti che le incarnano - essendo state le dèmocrazie liquidate di fronte al fascismo - si riducono al P. P. I. e .il P. S. U. · Questo è ciò che non si vede nella lotta politica presente. Ciò che si crede di vedere è più clamoroso. P. P. I. e P. S. U. continuano esasperatamente demagogiche gare e non riescono ad assumere le responsabilità reciproche. Ostentando popolarità credono di portar le masse al governo : invece vi portano le proprie individualità e sono ancora i ceti medi, esauriti dalla propria maggioranza numerica, che ve li mandano, in un ultimo sforzo penoso. Quali sono gli stati d'animo dei due partiti di fronte al collaborazionismo? I socialisti non hanno suscitato riSJ)dto ai popolari altri problemi se non quelli che erano suggeriti dalla loro stessa ignoranza (intransigenza formale, libertà della scuola) : ed è naturale perchè il P. P. I. offre loro be.n sufficienti garanzie (masse e uomini di governo). Dal punto di vista reciproco le opinioni sono più complesse : le preoccupazioni più ragionevoli, almeno apparentemente. La demagogia riformista è condivisa dai popolari, ma può sembrare più pericolosa e intemperante. Il problema si mostrò subito così urgente che dovette muoversi Meda il gran tattico dell'erudizione ministeriale. E ne è nato questo libriccino (1) assai succinto, che ha la sua brava morale e la sua dogmatica conclusione rassicurante : Turati e compagni meritano il premio di buona condotta : possono essere degni colleghi dei popolari ai quali porteranno il dono del tramonto di ogni socialismo d'opposizione. Che proprio Filippo Meda si sia assunto questo compito e che l'abbia assolto sino ad ingannarsi sulla reale efficienza nopolare del riformismo può sembrare strano solo a chi guardi la superficie. In realtà il risultato era già implicito nella sua ferma mentis e nella sua metodologia. Benchè l'opuscolo rechi il sottotitolo dalla prima alla terza Internazionale gli ampi ori~ zonti europei a cui il movimento nazionale si collega sono ignorali e la storia finisce col ridursi a una cr<misto1i.a superficiale e sommaria dei congressi del Partito. Ora questo metodo ~i..essoper sè suggerisce alcune considerazio;1i e un netto giudizio. Caratteristicamente e grettamente politica è la pretesa di valutare un movimento nei suoi risultali prescindendo dal movimento stesso che li determina lutti. Genera poi errori profondi quando si applica ad un fenomeno che /1) F. MEDA, Il Partito Socialista Ttaliano, Milano, 1921. barco e sbarco, lasciando agli avventizi quella parte dei lavori portuali a fronteggiare la quale essi non basterebbero. E' una riesumazione delle ,·ecchie corporazioni che ha per ora questa caratteristica : è limitata ai soli lavoratori dei porti. lo penso che l'affermazione dei sindacati sia _un gran disastro economico e che contro di essi bisognerebbe fare una vera crociata; ma credo di essere un solitario, o per lo meno di non avere molti C011lpagni,oltre i grandi maestri dell'economia, e non ho nessuna fiducia che questo strumento di regresso economico sia presto eliminato: siamo dinanzi all'affermarsi di un protezionismo a·i classe perfettamente a'tlalogo al protezionismo doganale sempre più rigoroso. Mi stupisco solo del rumore che intorno a questo fenomeno ha fatto e fa la stampa uazioual-fascista e i gruppi industriali che poi sostengono la necessità delle barriere doganali, senza accorgersi che siamo sempre dinanzi allo stesso problema: la libertà economica. I lavoratori dei porti abusano cli una situazione speciale creata a loro favore dall'attuale economia dei trasporti ed ottengono subito il risorgere della loro organizzazione. Presto saranno imitati e superati da altre categorie, e la società si ritroverà divisa in gilde con ruoli cli fissi e cli avventizi in cui la parte del leone sarà fatta ai fissi e i residui saranno concessi l'gli avventizi, ci sarà sempre però un gruppo di sfruttati e un gruppo di sfruttatori. La politica dei sindacati tende a questo risultato : sostituire allo sfruttamento cli alcuni impresari quello di un gruppo di lavoratori. E' tutta qui la giustizia sindacalista, è tutto qui il loro s,·iscerato amore per il proletariato, ed è iu questa sostituzione che loro identificano' quella entità metafisica che si chiama progresso. EPICARMO CORDIKO. è in piena prax1s fonrtati'Va e che non si può valutare per ciò che fa, ma essenzialmente per ciò che ispira, per le correnti di azione e di pensiero che vi sono implicite o iniziali. Ma la concezione della storia di Filippo Meda è astratta e statica e non sa penetrare la dialettica delle forre e l'autonomia delle iniziative, ma intellettualisticàmente si appaga di un esame delle formule e della logica comiziesca. Il suo cattolicismo lo conduce, a priori, a ridurre il progresso della storia entro gli schemi di una esaurita rivelazione e con siffatte premesse è logico che si ignori la spontaneità dei movimenti di popolo. E la sua mente di popolare, ossia di politico di governo, può guardare con interesse le forze capaci di esprimersi in termini e valori di conservazione, ma gli fa negare ostinatamente tutto ciò che alla normalità della formula conservatrice, dedotta a rigore dal passato, si opponga con la spontaneità di uno sforzo rivoluzionario e di un ardore creativo. La posizione del politico limita e comprende quel1o del cattolico, evita la logica rigoristica del dogmatico che condurrebbe ad u.na 11egazione violenta del mondo moderno, si appaga di uno pseudo realismo che meglio si direbbe riformismo e che·tende ad eliminare dalla storia l'imprevisto e la lotta per sostituirvi un ottimismo senza aspEezze e senza intransigenze. Perciò il movimento del Partito Socialista Italiano .non è negato a priori, come eresia, ma è studiato nel suo movimento empirico, dove le rigidità e le posizioni nette sono attenuate dalle transazioni ineluttabili. Atteggiamento earatteristicamente riformista che nonostante tutte le professioni di oggettività spinge inesorabilmente il Meda ad esaminare con benevolenza e a mettere in valore le tendenze gradualiste e antirivoluzionarie, sen7,a che egli senta il bisogno di t\lla netta critica ideale alla dottrina di estrema sinistra. Il presupposto del Meda è che il partito popolare sia nel vero con la sua netta svalutazione di ogni movimento non contenutisticamente tradizionale e la premessa implicita si converte in una visio.ne turatiana dei movimenti del1e masse. Don Sturzo e Turati sono in una identica posizione di democrazia demagogica. Il tenue liberalismo di Meda serve alla visione di Don Stur-,ro e ne teorizza le premesse ideali studiando le esigenze delle masse attra'Verso le patriarcali discussioni dei signorotti (capi-partito e capi-tende07.,e). Se dall'atteggiamento iniziale passiamo ad una analisi alquanto più minuta ed accurata, gli errori di metodo (volendoci ferniare alla considerazione fonnale e rispettare j limiti che lo studjoso si è deliberatamente proposti) si ritrovano numerosi. Una storia del socialismo che non esamini il fondamento ideale e pratico della dottrina è destinata ad essere gretta e imprecisa raccolta di formule. Idealmente, il socialismo marxista è la dottrina dell'azione popolare diretta, della lotta di un'aristocrazia operaia per l'ascensione delle classi lavoratrici. La mancan7,a di una elaborazione dottrinale sufficiente in Italia ha impedito di scoprire subito questo nucleo centrale che è la ba.se del socialismo ed ha generato le oziose polemichè sul collettivismo e sull'internazionalismo : concetti mitici che non è possibile determinare come realizzabili perchè valgono come meri strumenti di lotta. Le brevi note di cronaca del Meda avrebbero dovuto pertanto essere precedute da un giudizio su questa antinomia ideale, e dall'esame dei rapporti tra marxismo e socialismo, tra socialismo europeo e italiano. . E il carattere astratto della dottnna, la superficialità e l'inadeguatez~ di ~tte le _formule gradualiste, integr3;l1ste, ~mdaca~ste, anarchiche e rivoluzionane (echi lontaru ed imprecisi di teorie maturate alt_n;>Ve),pri,ve di una specifica esperienza politica doveva aprire la via a chi non fos.5<:govern3:to _ne:la sua ricerca da una negazione apnonshca dell'infezione rivoluzionar·ia a. cogliere il sostanziale dualismo che travaglia il partito socialista italiano e che diventa l'equivoco della sua azione pratica. . . Esiste in Italia sin dai primi tentativi del Risorgimento una specifica situazione rivoluzionaria, potenziale durante il travaglio dei tecnici ne)l'opera d'arte della creazione della Stato italiano; esplicita quando lo stato compiuto si trova vuoto di significato idea.le e deve ii.correre alle masse perchè lo vivifichino. Esiste d'altra parte, fuori dal Governo, un'aristoci'azia più o meno sapiente, che professa a priori una funzione di assistenza e di aiuto al popolo, e tenta ogni possibilità di conciliazione, richiede ogni riforma per impedire un'azione diretta del popolo, per illuderlo con pacifiche offerte che a lei conservino la sua i)luministica funzione di educazione e di elevazione. Codesto riformismo corrisponde in sostan~ a que)la posizione di falsificato liberalismo che si dovette inaugura.re durante il Risorgimento e che s,i corruppe nella pratica della Sinistra. Abbiamo dunque nel partito socialista una forma dell'ineluttabile antitesi che separa. ne)l'i=atura Italia governo e popolo; abbiamo un'infiltrazione di psettdo-liberali e q1riudi in seno___al ra;rtito una_ ripr<ltlwiione della lottà tra h0t,~!1smo e azione popolarè. Di fronte a Crispi e a Pelloux si tratta di lottare perchè si affettuino le più elementari condizioni di libertà, di possibilità d'azione il partito ha perciò la sua unità (che poi ricercherà invano e dovrà ad ogni tratto genericamente proclamare) e il punto d'accordo è essenzialmente formale e le richieste si riferisco.no solo al riconoscimento della possibilità e necessità che ognuno esprima il proprio pensiero. Turati è vicino alle rivendicazioni rivoluzionarie come vi sono vicini Papafava, Einaudi, Croce. Ma superato il pericolo, Turati non si può più distinguere da Giolitti che per la più in.tensa demagogia: la linea d'azione è identica, non lottano più due principi, ma due persone. In questo senso Bissolati è stato più coerente e più s,incero di Turati accettando la responsabilità di governo che è ineluttabile, date le premesse ideali. Le pose antigovernative sono anche esse posizioni di governo, modi di lotta parlamentare; la rivoluzione è passata dalla piazza a Montecitorio ma si è convertita in una diplomazia. Il comizio è l'arma dell'illusione dei nuovi capi, il sistema adottato per rafforzare una posizione personale : è naturale che costoro tendano all'unità,, tendano ad apparire rapprese.ntauti di un forte movimento e perciò ricerchino tutte le formule intellettualistiche di equivoco e di nascosto arrivismo. La vuo. ta eristica dei congressi, - dalla negazjone delle tendenze (Imola 1902, Bologna 1904) all'integralismo (Roma 1906) al riformismo o di destra o di sinistra (Firenze 1908 - Modena 19n) cela soltanto questo riposto- calcolo. Gli sforzi autonomisti delle masse sfuggono ad ogni esame, fermentano in cerca di una espressione che viene soltauto timidamente a Reggio (effetto della guerra libica} ed esplicita.mente a Roma e a Bologna, per la guerra europea che ha condotto a.Ila responsabilità sociaJe nuclei sterminati di operai e di contadini. Negli ultimi anni si pone chiaramente il dissidio di riformisti (ossia giolittiani, nittiaoi) e di rivoluzionari : Livorno è l'eredità di un equivoco durato trent'anni e l'incertezza dei Se1Tatiani, assolutamente incapaci di ogni visione realistica, disorganizza definitivamente le forne popolari. Il marxismo italiano comincia assai esiguamente col Partito Comunista non del tutto libero da1le incertezze demagogiche meramente negative del misianismo; i riformisti sono esplicitamente chimnati alla responsabilità di governo : gli umtan impotenti a chiarire la loro origine restano ad attestare un passato e una tradizione non vitale. In questo risultato Turati diventa elemento valido del1a contino-enza politica, egli solo è anche secondo nna ~isione di governo una realtà empiricamente adeguata a un compito parlamentare. Anche nella freddezza della cronaca si sente che il Meda - studiandolo - vi trova un'anima sorella. PTERO GoBETTr.

LA RIVOLUZIONE LIHER.A.LE Piemontese VII. I eont11atti &gtr&tri r. - Si pratica l'affittamento con varia forma ed estensione in tutta la pianura, e la mezzadria nella regione di collina specialmente in provincia. cli Cuneo ed in provincia di Torino. Colla prima forma l'agricoltura, nella sna wna irrigua, assume spesso la vera fisonomia della grande impresa, in cui le più moderne pratiche ed i più recenti mezzi di coltivazione sono largamente applicati (1). Non di rado, però, l'affittameuto, come anche la mezzadria è assunto da piccoli proprietari su limitati appezzamenti di terreno collo scopo di integrare il prodotto delle loro aziende. ComU11que,la più grossa questione che si fa sn questo contratto riguarda le norme che si possono desumere dal codice civile circa la rimunerazione dei miglioramenti apportati nel fondo dal conduttore, qualora non vi provvedano patti speciali; norme ritenute manchevoli come quelle che impediscono il progresso dell'agricoltura. Ora, pei miglioramenti di indole agraria esistono consuetudini locali, che ne regolano la rimunerazione; nulla invece esiste per il compenso dei miglioramenti fondiarii propriamente detti. Stando al codice civile, art. 450, « allorchè opere di miglioramenti so.no state fatte dal fittajolo, il proprietario ha diritto o di ritenerle o di obbligare colui che le ha fatte a rimuoverle : se le ritiene, deve pagare a sua scelta la spesa o il migliorato• (Serpieri). Ora, • è ovvio - si aggiunge - che pur nei dubbi della giurisprudenza (riguardo a quelle migliorie che non sono suscettibili di essere rimosse) - l'effetto di tale regola è di togliere all'affittuario la èonvenienza di eseguire quei miglioramenti il cui effetto -utile si estenda oltre la dwata dell'affitto, (id) (2). Ciò, naturalmente, contrasta con ,ogni tendenza di utilità e di progresso e perciò è necessario che norme più confacenti ·alle necessità dei tempi moderni regoli"no ,questi rapporti. . . Ecco ciò che, dopo aver studiato diffusamente il problema nei suoi varii elementi, ·propone il Serpieri: • Diritto legale dell'affittuario ad essere indennizzato, entro determinati limiti finanz:iarii, per le migliorie fondiarie od agrarie, di utilità localmente riconosciuta, nel senso che esse siano da ritenersi necessarie per la applicazione dei normali metodi di coltura 1ocalmente applicati. « Assegnazione a organi tecnici locali del còmpito di determinare l'elenco delle migliorie compensabili ed il relativo limite finanziario; salvo periodiche revisioni; • Criterio direttivo per la determinazione dell'indennizzo: l'incremento di valore commerciale del fondo dovuto alla miglioria. • Che gli Istituti di sperimentazione agra- ·ria siano incaricati di determinare gli elementi sperimentali occorrenti a UD razionale bilancio della fertilità delle colture •. In sostanza, attualmente, un miglioramento fondiario dovrebbe farsi d'accordo col proprietario; invece si vuole che il conduttore possa fare a meno di tale consenso - che sarebbe difficile da ottenere, ed acquistare ad ogni modo il diritto ad un parziale rimborso dei miglioramenti fatti. Ma per voler imporre un simile principio -in limitazione del diritto di proprietà bisognerebbe anche dimostrare : 1. - che i conduttori, in generale, non· aspettano altro che la invocata riforma per dar corso a determinati miglioramenti fondiarii, avendone o potendone avere i capitali occorrenti ed esse.ndone perfettamente convinti della utilità. - Ciò che non credo si ~a tanto facilmente afferm~e. . 2. - che i proprietarii dei terren: affittati sono una manica di gente che non s1 dà pensiero nè dei proprii terreni, nè dell'agricol: tura, paga di ottenere un reddito fisso ogm ai:no; e che, in ogni caso, è sempre possib1l~ che Jl?Ssanodisporre delle so=e necessarie al nmborso delle migliorie. Pre~entarmi i proprietarii sotto la luce d'una classe di ignavi di fronte ad una classe di conduttori non desiderosi di altro che di far progredire l'agricoltura d'accordo col P;opr:io _interesse.-. il_che è il presupposto d una nforma d1 smul genere - non mi pa-re che corrisponda alla realtà delle· cose. ~ poi, tanto i conduttori quanto i proprietari possono dover superare gravi difficoltà fi_nanziar:iegli uni ~r ~pe'.ar_egli altri per nmborsare quelle .tali ID.lglione, per cui può couvenire, spesso ad entrambe le parti che le migliorie stesse non avvengano. E, d'altra parte, si crede sufficienteme.nte tutelato l'interesse del conduttore quando gli S1 concede un parziale rimborso delle opere compiute, o si ritiene questo parziale rimborso bastante per invogliarlo a compierÌe contro 11volere del proprietario? (Ewure è questo il criterio che si propone). Date queste dubbiose circostanze, non mi sembra che valga la pena di fare un nuovo strappo al diritto di proprietà con una ,norma di cui, per ora almeno, la necessità non è avvertita e che al progresso dell'agricoltura, non avrebbe probabilità di giovare più che le vigenti disposizioni per le quali si richiede l'accordo del proprietario e del conduttore aflìnchè nuove opere possano ,essere introdotte nel fo.ndo senza che il secondo abbia a trovarsi nel caso di poter essere pregiudicato nei suoi interessi alla scadenza del contratto. E penso che le private convenzioni possano, su questo punto, e nel!' epoca attuale, adattarsi bene all'interesse reciproco di tutte e due le classi, e, nell'interesse ge.nerale dell'agricoltura, sostituire assai bene la norma invocata (3). 2. - Ho già detto in quali provincie la mezzadria o meglio la colonia parziaria abbia specialmente luogo. - Il tipo più comune di questo contratto in Piemonte contiene essenzialmente le seguenti stipulazio.ni : « i prodotti del terreno sono divisi in parti eguali tra proprietario e coltivatore, il primo paga le imposte ed il mezzadro provvede i semi ed il bestiame, e dispone di tutti i prodotti della stalla, pagando l'affitto del prato. « nel contratto di terzeria il proprietario provvede i semi, e il bestiame, e il colono percepisce un terzo dei prodotti del terreno ed Ulla metà di quelli della stalla (4}. Ma, naturalmente, questo tipo va soggetto a variazioni notevoli da luogo a luogo, che hanno una diversa influenza sul beneficio del proprietario e cìel\a fo!lllglia ç9jQ, nica. Daili! tndagini del TOMMASINA,si può rilevare che mentre il beneficio del proprietario è normale, quello della famiglia colonica è in generale meno che mediocre e più spesso, scadente; e che quasi mai vi è corrispondenza tra l'entità delle q.uote riceVù.te e quella delle poste sociali delle due parti. Più particolarmente si hanno forme cli mezzadrie e di terzeria miste per U11astessa azienda, le quali tornano egualmente vantaggiose al proprietario ed al colono nella grandi proprietà ; .dove spesso il proprietario anticipa so=e al colono ad un equo saggio di interesse (5). Quanto alle propriet~ medie e piccole si pnò dire, che, quando 11 colono apporta oltre del lavoro un certo capitale, si costituiscono patt_i ~he gli tornano sufficientemente profittevoli, mvece, se non apporta capitale alcuno, è tenuto in conto poco più che di un salariato; e trae generalmente una vita stentata. Accade di sentir dire che questo contratto ~ un tardo avanzo di epoche ormai sorpassate, ma ciò, in sè, non costituirebbe una sufficiente ragione -.,erchè sia condannato: . Una cosa certa è che nelle forme m cm generalmente si pratica tu~t'.ora,~r, effetto di inveter.a.te consuetndm1 locali e ntenuto non più risp0rdente alle esigenze economiche e sociali dei tempi moderni. Epperciò lo si è voluto da a_lcuni ri~hiamare alla stretta osservanza d1 una giusta rimunerazione delle poste sociali, con clausole particolari che tendono al compenso dei mialioramenti foodiarii, dando anche norme"' pratiche per determinare l'ammontare di tali compensi (Tommasina}; secondo altri lo si vorrebbe rivolto ad una equa retribuzione del lavoro mezzadrile, stabilendo quot~ complementari di conguaglio da pagarsi ogni anno o dal proprietario o dal colono a seconda delle vicende dell' annata agraria : tutto ciò con particolari adattamenti alla diversa natura dei vari terreni, e sor, retto da un'organizzazione di contratti tipici collettivi (Serpie-ri). Infine si propose in epoche diverse che si fissassero modelli di contratti coi quali l'interesse delle due parti collimasse con !',interesse generale del progresso agrario; o che si modificasse secondo una nonna U11ica,o secondo norme diverse da luogo a luogo, la data della disdetta per impedire abusi del colono (Raineri). Mi sembra che, in. realtà, la colonia parziaria abbia difetti intrinsechi no.o facilmente eliminabili, e camuni, in parte, al piccolo affitto, per cui non ritengo giushficato il favore che taluni autori le concedono, sia pel suo mantenimento che per la sua diffusione là dove è possibile. _ « Fitto e mezzadria - scrive l' Ulpiani, riferendosi a tutta l'agricoltura Italiana - sono la palude, la morta gora, sotto la cui superficie calma e tranquilla annega ogni progresso agrario e intristisce e degenera la rustica e salda pianta del campagnolo. • NulJa, come il fitto e la mezzadria, favorisce l'assenteismo dei proprietari ed il misoneismo dei coloni, la torpidità degli uni e degli altri : esst sono i palliativi, gli OJ>- piacei, non i rimedi del nostro malessere agrario,. 111 "!testo fiorito linguaggio si vuol sempUceme_;;tedar rii;~-;:- dell'iofe~iorità di qu~t_i due sistemi di fronte alla pi..:;:_ola pr~ 1età condotta ad economia ed al grancte affitto. No11 mi par giusto tuttaivia mettere ad egual livello la mezzadria ed il piccolo affitto come fa l'Ulpia,n;i. Nella mezzadria la collaborazione che dovrebbe esistere tra proprietario e colona e che è il principio informatore del s:isten'i.a si traduce il più delle volte in una sorve'. glian7,a fatta dal proprietario sulla coltivazione del podere a tutela de proprii interessi sorveglianza od ingerenza, che attualment~ i colo.ni sono sempre meno disposti a tollerare. Poi è da pensare che mancando uno spirito di collaborazione ciascuna delle parti teme sempre di dar troppo più di quello che ricava, di essere defraudata in ciò che le spetta, a vantaggio dell'altra. Come ciò si possa conciliare con una sana, non dico progredita, condizione del fondo è facile immaginare. Perciò SODO copvinto che il piccolo affitto, sopratutto se di lunga durata, sia migliore assai della mezzadria, come quello che, escludendo l'ingerenza del proprietario, lascia al colono una libertà di attività per cui esso può impiegare i suoi capitali ed il suo la'Voro .nel podere con maggiore fiducia di ottenere adeguato profitto e quindi anche con maggiore larghezza e maggiore diligenza, ciò che non può non a.ndare anche a favore del progresso agrario. Il passaggio della mezzadria all'affitto è oggetto di una notevole tendenza nell'epoca attuale. Ritornando in particolare al Piemonte, e ricordando quali furono descritte le condizioni economiche èiei mezzadri, mi vien fatto di richiamare qui la rece.nte agitazione dei mezzadri delle colline torinesi. Il testo ufficiale del nuovo patto colonico presentato conteneva alcuni punti assai notevoli. In esso leggiamo : • Art. 6. - Si afferma l'urgenza del passaggio dall'attuale colonia parziatia alla forma più socialmente moderna e giusta del1' affitto, il che conferma la tendenza sopra accennata. Inoltre si propone la durata di nove anni del contratto, il principio che il proprietario debba indennizzare il colono per mizlioramenti introdotti nel fondo, ed una ripru-tizione del prod?t~o tale _daistit~re 1 per così dire una terzena mvert1ta ed a hrrutare di molto' la quota spettante al proprietario, i.n modo da ragguagliarla a quella che è in media l'attività economica che i proprietari esercitano sui poderi da essi dati a colonia parziaria. Nel concordato successivamente stabilito fu accolto jl principio dell'indennizzo dei miglioramenti fondiarii e fu stabilito che il. contratto colonico avrà durata di nove anni rescindibili di tre in tre anni a richiesta di una delle parti. Quanto alle quote di ripartizione e alle poste sociali le pretese dei mezzadri furono in gran parte accolte. Senonchè in pratica, i proprietari non si SODO piegati a riconoscere ed attuare quelle stipulazioni che più gravemente limitavanC? i loro precedenti diritti, e d'altra parte, ai mezzadri sono apparse come gravi sacrifizi le parziali transazioni su alcuni punti; insomma il patto non ha accontentato nessuna delle due parti. Perciò l'agitazione è di nuovo cominciata, e ::i uesta volta colla precisa tendenza da parte dei contadini di passare dal sistema della rnl('Dia parziaria a quello dell'affitto. Neppure adesso la questione è ancora risolta e non si potrebbe prevedere in che senso riuscirà a comporsi. Tanto l'affitto che la mezzadria occupano, in Piemonte, un posto assai piccolo r,scet~o alla proprietà direttamente coltivata ed è da augurarsi che quest'ultima si estenda sempre più assorbendo per quanto è possibile le altre due forme e riparando con una diffusa cooperazione agli svantaggi che la piccola proprietà presenta rispetto alle esigenze di certe colture. Ila ptressiooe t:rribatetTia Su questo argomento non si possono fare che riflessioni molto sommarie perchè non esistono elementi per studi particolari. In generale non si possono ritenere esatte anche pel Piemonte, le affermazioni di coloro che credono lieve la pressione fiscale sulla proprietà fondi aria. Scrive a questo proposito il Lolini : « Prima di tutto bisogna ricordare che i redditi fondiari sono sempre colpiti dall'imposta nell'integrità anche se piccolissimi, mentre tutti gli altri redditi eccettuate le rendite dei titoli dello Stato, delle provincie e dei comuni, o garantiti dallo Stato e dei premi delle lotterie, tutti gli altri redditi inobiliari sono imponibili per una parte solta.nto. Le aliquote sui terreni e sui fabbricati fra impo65 sta erariale ed imposte comunali e provincia-. li raggiungo.no in Italia delle cifre fantastiche che, per i terren,i vanno dal 50 al 150 per cento, tali cioè che se i redditi catastali dei teqeni corrispondessero al vero, metterebbero i proprietari in condizioni tali da regalare allo Stato i propri:i t~eni ch_e~appre. senterebbero per essi una 10sostemb1le passività, ' Anche in Piemonte abbiamo locaiitl ove la proprietà fo.ndiaria si colpisce o si vuol colpire con for;:i _aliquote sopratutto per opera delle amm101straziopi degli enti locali le quali si vogliono valere della sovraimpo'. sta come arma di lotta sociale contro la proprietà, oppure, tanto per usare un eufemismo dell'oa. Labriola, come mezzo di perequazione sociale. Dove tuttavia non esiste tale circostanza non mi sembra che si possa dire che la pressione fiscale sia grave. I coltivatori sono sempre soliti a levare alti guai tontro il fisco, allo stesso modo che si lame.ntano del clima, in qualunque modo esso volga. La riforma tributaria fascia provvisoriamente quasi immutato il sistema dell'imposta fondiaria; ma stabilisce il passaggio di questa alla forma di qualsiasi imposta sopra redditi di imprese o come tale regolata. Ciò non era campreso nel progetto Meda, e fn giustamente disapprovato dal Serpieri il quale vorrebbe anzitutto che fosse stabilito un contingente per ogni camune, calcolato dai fU11zio.naridel catasto e in cui fosse distribuita l'imposta secondo le denuncie dei vari contribuenti; poi, che le revisioni si facessero per periodi molto più lunghi che quello comune di quattro anni per non distrarre con spauracchi fiscali eventuali migliorie dell'industria agricola; infine che fosse mantenuto il principio del reddito ordinario: principio che non_psponde strettamente a buone regole finanzi.a.rie ma che è fecondo di vantaggi economici. Oltre dei gravami comuni sono pure da ricordarsi quelli sui trasferime.nti che costituiscono un grave ostacolo alla formazione della piccola proprietà. :rvt"...a quello che i proprietari fondiari sopratutto invocano è una efficace tutela contro l'applicazione della sovraimposta inspirata spesse volte a principii settari, moralmente ingiusti, ed economicamente perniciosi. Sull'imposta di ricchezza mobile che colpisce i fittavoli non potrei dir .nulla di prèciso : occorrerebbero indagini speciali come quelle che si sono fatte in altri campi, e che qui presenterebbero difficoltà anche più notevoli che in quelli; perciò rinunzio ad esprimere qualsiasi opinione alla quale no;n oserei attribuire 'l'ttUD fondame,nto preciso. ù'i11trig11z.ione Ho già indicata qual'era in principio di questo secolo la superficie irrigata in Piemonte. La cifra non si può dire mutata al momento attuale. Anzi, dopo l'apertura dei canali Cavour nùlla di veramente notevole si è fatto per l'irrigazione in Piemonte la quale, tuttavia, è sviluppatissima e ben impiantata. Con tutto ciò bisogna dire che l' Amministrazione del Demanio non ha abbandonato i vecchi programmi del governo Piemontese, anzi ha dimostrato una notevole attività sia coll'acquisto di nuovi scavi, come quelli di Roggia, Busca, Bagnolo, Rizzo, Biraga, (leg ge 1885), sia procedendo all'apertura di canali .nuovi direttamente, o al collegamento di quelli esistenti per migliorare la distribuzione delle acque. Recentemente è stata presentata la domanda di concessione di derivare acqua dal Po ,,er l'esercizio di UD canale • Piemonte • per l'irrigazione della pianura fra Carma211ola e Chieri. Dal progetto si rileva che il ;uovo canale oltre che contribuire alla bonificazione della tenuta • Casanova • agevolerà un maggiore e più intenso sviluppo della prodnzio- !1e agraria nei territori dei comuni di Poirino, Villastellone, Santena, Cambiano, Trofarello, Riva di Chieri e Villanuova d'Asti che costituiscono una importante zona agra~ ria della regione piemontese. Ma chi può dire se il progetto medesimo, come tanti altri, tutti bellissimi, nati in questi anni, sarà attuato? BERNARDO GIOVENALE. (Al prossimo numero: VIII (ed ultima) puntata). (r) Clr. TOMMASIKA, Corso.... pag. rr3. (2) Cfr. SERPIERI, Studi sui contratti agrari, (Bologna 1920), pag. 7. (3) A chi, per ohiezioue, mi allegasse le contrarie esperienze forestiere, risponderei di vedere se da noi è ugualmente possibile che all'estero introdurre certe novità, tenuto conto della psicol0gia e cli altre condizioni delle classi rurali e proprietarie nei diversi luoghi. (4) Cfr. TOMMASINA, Il. podere a colonia parziaria. in Pie·monte, Torino 1904. (5) Ciò almeno ~vveniva prima della guerra, Adesso 1. colttva_ton _sono in grado di anticipare somme a1 propnetan.

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