La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 3 - 25 febbraio 1922

I I f j t l f ì ! j l l f t· ! RIVISTA STORICA SETTIMANALE DI POLITIC.t;\ •flnno I. - N. 3 25 febbraio 1922 " Edita dalla CASAEDITRICEENERGIENUOVE Per il 1922: Lire 20 (pagabile in due quo4ie di L. 10) .. - Abbonamento cumu1'1tivo eOft IL BAR ETTI : L. 32 (pagabilela daequotedi L. Hl). IL BARETTI Supplemento letterario mensile. .. Non si vende i;eparatamente ·fondata e diretta è!a.PIERO GOBETTI Via XX Settembre, 60 - TORINO UN NUMERO LIRE o, 50 Oorito Corrente Pos-.ale )----~--- \ . SOiUì\lARIO: G. STOLF't: Il problema dèlla- terra. - Politica e storia (p~lemiohe sul "Manifeste,_"). - S. CARAMELLA: Cultura e vita Genov:_a. - ·Esperienza liberale. po1itjoa ai -- ========e=====================·---~=~-----· "';: ~=~~;~~---~ -~==~=----~~. lù PROBLiElVlH Il problema. della terra, dopo l'effimera v·ampata post-bellici'-, è orama•i quasi passato di moda, assoròiti come sono i nostri ecorwmisti per la ·maggior parté negli studi flell'economia. industriale, tmasi che non fosse u1,1averità:, banal~ fin·che ~i vuole, ma vera, che mezza Italia - vive dell'agricoltura. Va data lode perciò ad un silezioso studioso meridionale, Raffaele Ciasca (1), cli avere ri.chian1à'ta l'attenzione sulla questione agrjl~ rìa, esponendola nel libro cli· cui ci occupiamo con la più cristallina chiarezza e la più serena obbiettività, in basc; a tutto ~uanto s'è scr_itto e s'è proposto; non solo, ma a quanto s'è fatt0 finora, con crite,i a volte troppo dissimili da quelli. che avrebbero dovuto regoiare i nostri uon1i';ìi poli-· tl~ci, soìo che avessero voluto tenere a tpente i mali effettivi e -le concrete speranze cli rina'scita che offriva l' anibient/ • _. · Leggendo !'o.pera del Ciasca, si conclude ehe il probleµia della terra, attraverso le coi_1cezi6ni di tutti gli studiosi e dei pratici, si riassume in due termini fonda1nentaii: a) esserino l'Italia il giardino -d'Europa cantato più volte da molti p·oeti in molti versi, bìsogn[l che essa raggiunga una produzione granaria bastante non solo ai cit- ·taclini che vivono nel paese, ma suflici'lfute_ • per alimentare una v.a.sta esporta-èi-0ne; b) essendo numerosi i latifondi incolti sia al norcl.che·a1 sud, ma più specialmente al sud preda come_·soi10 cli una borghesia inetta e d'un proletariato ignavo perèhè nòn padrone della terra, conv"iene che i latifondi sterminati e i1urnmerevoli siano divisi tra i contadini che, diventati· es_si stessi pr.oprietari, cercheranno 'di intensificare la produzione, e ]a intensificheranno: buttàndo magari nei solchi tutto il-loro sangue, ed eviteranno àl mondo lo scoucio cli terre beneclètt~ da madre natura, ora fatte sèlvagge da sterminaté distese di càmpi nudi e de- -serti; e···abita1e da gen_te accidiosi e incapace, clte le impoveriscono sempre più con la c,>ltura estensiv;, dei ''.:asti lati,fondi_. ,/ E' il latifondo insomma· la bestia nera, che fornisce mo4.vi cli cantò ad ogni cicala, ma parlandone ad ogni piè sospinto senza la precisa conoscenza .cli quello che sia ..il. problema agrario in questa nos_tra Italia che si contimìa_.a ritenere , fiore di tutte le stirpi.- aroma cli tutta la terra», quando è un paese per ·nat;1ra povero,. e che una i11- . sana politica generale ·contribuisce ad impoverire sempre più; parlandone senza cognizione cli causa si giunge fatalmente agli eccessi cui s'è abban_clonato il legislatore italiano da-sei anni in qua, premuroso .cli stringere l'agricòltu_ra in un cérchio di ferro • quasi· che lo schiavo non avesse i,n ogni temi:10 p·roclotto meno del lavoratore libero. Fi~o acf Òggi, dall'inizio della guen'a, assillato dalia questione del, rifornimento granario, il Governo italiano s'-è preoccupato spltànto della c-ultura del frumento neéessario a .confezionare il j-;ane di cui v'~ bìsogno in Italia. Ma l'It<;lia, ammoniscono. ·studiosì valentissimi fra i quali basta notare il V,alenti, il_Fortunato, l'Azimonti, è un paese che -solo in pochi tratti è favorevole alla grani cultura, odcupato in massima com'è da terreni su cui le spighe .mùoiono di ·sete e sono avare èli chicchi; l'Italia rende • pochi- quintali per ettaro, insufficienti _al consumo e inadatti ali' accumulazione c]i tante> risparmi.o quanto ne chiede l'app.rovvigfonamento all'estero; l'Italia ..può ottene1·e con altre culture e per ogni -ettaro ·12000_ lire (canapa), da_ 5 a 10,000 (pomo- - {l') RAf<'F.\ELJ~ C.rASCA: ./ (>robkmi delfa t~rra, cou prefazione Giusepp· J'rnto. M1lai~O, Fr.atelh Tre,·es ed., p•~. XXXJ-286. L. • • • IÙ ,. DEùùA la 'grani cultura, ma il mirabile sforzo degli agi-ico1tori a produrre grano, vino, canapa, riso, _olio, _in odio ~Ila terra, eh.~ i-n Itaiia sizione di __nettà antitesi alla co:trente chedomina. in Italia, è a parer mio, il maggior merito di Raffael_e ,Ciasca.' . ., GIUSEPPE STOLFI. dori), 3000 (prato' stabil'é), col quale µ'roveato non è stata benedetta da Dio, ma è poco si possono agevolmente com,prare negli altri buona, e che dal Tevere in_ giù diventa . • , pessima, infeçonda e nialarica com'è, _terra. ,u paesi 55,_30,15 quintali cli grai)0, in misura • • molti non vcdono·questa verità .fondamenta/e; cioè notevolmente superiore alla stessa ... fffO· bruciata dal m9lto sole, e poco fornita di -che la produzi(lnc va ùiiianzi uon tanto in virtù. cluzione italiana, che_ a volta non raggiunge, aequa: ecco· la ~rima affer:nazion,;, dettata del capitale esistente, quauto in vir/Ù del capitai.e nemmeno i 10. quintali per ettaro. Tuùo gall'esperienza amara della vita d'ogni gior- nuovo, -;he si va via via.formaj,do. La terra è li, questo è··· verissimo, e ad ogni persona cli nQ. Contro' i canti artificiosi· e. reforici di ,da secoli, 31a in due o tre anni se i-t coltivatore buon senso parrebbe logico permette-re la feracità superba, cli so.le magnificu, cli aria non vi ùnnzelte concimi, se non rinnova le opere cultura della. canapa, ciel" pomodo'ro, 0 la pui'issima, queS t a dell' inferiurità naturaie di scolo, se non sostituisce liYpiante _morteo decl'ff , • cl I b"l cl' , 1 . • cleH'Italia è la prima affermazione che il perite, la "rodudone scende alla metà•,· ad un i us10ne e prato sta t e, i quest u timo Ciasca fa e che è la chiave cli volta cli futta ,.. .specialtnen.te, quando si pensi che il nostro ferzo. In dù:a anni si riduce a zero. Se in- 11,n,._ pecorino si potrebbe vendere in Argentinà: l'e-~onomia agricola italiana; fiorente in paesi .fabbrica non si impiega ogni anno, continuaa prezzi sei o sette volte superiOTi a quelli doye la maggiore ricchezza:' i nd ividuaie ha 11ienle, huovo cap,ta!e, il veu/iio_ macchinari,, permessi: in Italia, Parrebbe· l9gic'o ad o·gni pet,n 1esso, come nella valle Padana, in _capo arrugginisce, invecchia, Presfo non serve più a persona cli buon senso, non a chi è stato a 'lunghi secoli cli lavoro intenso, cli mutare nu/ja, Pochissimi anni bastano per !ras.formare finora a capo della politica italiana, e ehe le marcite in campi rigoglidsi di m~ssi. Il un opificio che-impiegava migliaia di ope,·ai e ha visto nella produzione cli 10 quintali di problema ·della terra in Italia è origjnato /n-oducevà cospicui µtifi in un ammasso di-muJ-a grano per· ettaro (prové'nto lordo 1200 .0 da,l)a gra n cle sproporzione tra la popolazione crollanti ed,: .fer,:a{fio inservibile. Chi tien vivtt 1300 lire) la salvezza tlei paese, E siccome eh!;. aumenta sempre e il reddito dei campi· l'inilustria è il risfttrn,io nuovo. Mai come -in ch,ò rin1ane stazionario: crescono. i bisogni, - 1 - • • 1 fi tra i coptadlni nessuno si piegava. all''ab- in,,S:non j mèzìi per soddisfarli, e ,s'acuiSCe -ques o 1nomento, uz c11..2 lanle cose sono aa are bandono cli culture pià redditizie (ad ·es. e da rinnovare, è stata necessaria una prodttque'lla dei fiori, che in Liguria rende fino di continuo lo squilibrio, L'Italia 11011è zio1,eabbo11dantedi risj;a1;1nio, klq «risparmio,' 20 mJ1a lire all'ettaro),. cùsÌ s'è in1posta~ la 1'.'q}':11;tbaatens fiugu.m · di-Virgilio, ,J)erchè se- vuol dire rù,unciare _a consumare. subito, vuol' coltivazione obbligatoria del grano che non cc1;do. i .calcoli" migliori solo un ìni-lione, dire p,·od;:rre molto ·e consumare meno in' ogha. mai reso quanto s'era sperato (si 11eg·gano r1,1~r·é.ri due su cinque milioni di terreno ·getti e 'ÌJeni di -godimento "immediato. • l , , cl 1 , 1 , , ù , ?oc0'" r_eç1 .ditizio e suscettibile, st::tnd(~le I cose 1-_.U'!r:".-EI-INAl'DI. a ngua,r o e sarcastic ,e osserva.z1orn el • - -'-' Ricci). Ma .siccome la coltivazione obbliga- come sono adesso, cli_produrre- di più, e· toria del gr.,no non ha reso i frutti mirabili gran 1farte della penisola vale poco perchè che se ne attendevano, la si è imposta an- steri'lc e malarica, e perchè soggetta ad un che in terreni che non sono 1i1aistati squar- flagello più grave della stessa' sterilità, la ciati dall'aratro, ma che sono rimasti saldi, mi:ncanza d'acqua, l'tnnidìtà'. insufficier-1te, a pascolo per· la maggior J)arte, coÌ1'e la lo squallore delle slccità. Ma la terra pofamosa tenuta Pantanella dei Fortunato in vera può essere rinvigo,rita e il cli'!la può val cl'Ofanfo, con l'unico i·is~iltato ùi di_ /-·essere modificato: è questo il compito della POLiTICA.-E STORIA (Polemica sul " Manifesto "l I. struggere il n{odello _cleU~perfetta fattoria, colonizzazio.ne interna, un lavoro· cli largo- Caro Gobetti; annentizia d,el mezzogiorno e cli condannare •respiro èhe ,potrà migliorare l'agricoltura il programma de La Rivoluziòne Liberale ,..1 1 t 11•· • , , • • ' italiana in modo soddisfacente, se, non in- sembra organico, e.bene inquadrato nella realtà a -~rra a 1n1p,o,venmento<progressivo, ~-o- definito' _·q-uando il prezzo,.. del danaro, ' bandonata con, e ad una continua cuhura se .l'esigenza, alla cui soddisfazione si p~oponè di- 'di rapinrt.. . ora altissir:no, sia dappertutto_ forten1ente aontribuire, si riassuma n~lla formazione di una: E i , diminuito, perchè solo allora.· vi sarà la , , ,. un avoro legislativo éoutinuo re~· coscienza politica in Italia. Riferirsi,· per la com-- - spezzare. il latifondo, come se da esso de- convenienza di profot1clere milioni per tras- prensione dei"problemi ·attuali al Risorgimento e ' [ , formare_ la terra, Perchè i capitali clest:inati ' 1 ' ' rivassero tutti i ma j dell'economia agric0la promuovere a ravi.~ionedei suoi val0d, è impof all'-agrico-Jtura non fruttano a"pena,· sono. t • f d I ·, , italiana, e arvi s-orger~ Jn sua veCe qualche . ·i- • • s azione, on ame.nta~e. , • ... 1 , . \impiegati, cò.me avviene cli solito per gli~- Il • Manifesto, fa p,;.ù che enunciare una ·,nte•- cosa e 1c non puo sorgere; e .tutto un gioco inveStin1enti industriali. ma danno il loi-o :..- a, mosca .cieca che, stando alle recenti elu- , , ~ione, propone ,senz'altro uno scnema d'interprecub-raziorii. della Jetteratùra· sqll'<!,rgomento utile solo a cliSt an,za d.i anni, ,se non cli lu- !azionedel Risorgimento, al quale in parte ader_isco, non accenna a. finire, prova. n-e sia il cli- stri, pu.rchè le concjizioni clejl'anibicnte lo Lo slor!o sintetico per cui prob.Iemi ed.- eventi segno cli legge che è stato presenf;ito alla 'permettano: la-colonizz.aiione interìfaè opera disparati sono organizzati in una unità, è feconde Camera e che ·sarà discusso tra non' niolto, di paesi ricchi, e richiede tèmp.o e danaro, ed illumin~nte; anche quando, per avventura; seM- -. , impiegati _con ~ibertà, quella ·libertà che, b • h I f ·- I • · · e al quale occhieggiano già clemag·oghi cli scriveva il deputato_ Ferrone: è la savi·ezz.a, n c e a orza ogtca v10lenti un poco il reale. Og ni •·sma ogno a • ce e c1· f ·1 Cosi qualche riserva mi pare di dover fare circa·· 11 • • • • r m r a 1 aci e popo- • Ora, l'agricoitura italiana non pÙò ottenere • larità presso elettori illusi. Il latifondo _im- . I~ svalutazione che la tendénza cavouriano-giolltcl'· l l'lt l" , l"b • 1 l • t capitali a buon' mercato, poichè tlltta la t1ana, o Jnonaréhico-piemontese, subisce nel su9 P? ,sce e ~~I • • a ,a hsi 1' erbi'e a giogo s ra- politica dello Stato ,è congegnata in 1poclo schema di fronte alla ideologia della Destra hegemero per ·f. pane e e e ,sogna: permet- •da cristallizzare 'art:ificiarmente le culture a. t ·a 11101e le ·, 1vas'o • (e t se f • • liana. "Cìò_non solo per l'im-potenza. realizzatrice l ' i , I l1l or e ·eu em,smo per cereali 'in "terre 'che potrebbero,· essere uti111ascl1era,le il flirlo della terr·t) e le c1,·v,·s011· 1' 1 di questa rispetto a quella, sul che siama d'accord&, ' ' • • ' • li2,zate meglio·, a·rialzare_tutti i costi della e tntta l'Italia· mangerà grano cli' casa su-a,: , ma pròprio per ragioni teoretiche, Mi sembra cioè , . h 1 1 cl Il produzione agraria con forti dazi cli· prote-·· che !o·sforzo dell'-ideàiismo, <:lei saurire nella"con~ quasi c \:' a_ unga:,, st oria e a parte meno zione, e a confiscare tutta la massa del ri- • ricca d'Italia (il mezzog 1orno) non ammo- cezione etica <!elioStato .tutte le esigenze,. anéhe nisse severamente che nessuna· cliv.isione cli" sp~.rmio con debiti sempre più gravi, e dei quella cui Religione e Chiesa rispondono, a mode , quali- non si conoscono uè l'ammontare, ne 1 • ., · • terre, nemmeno quella latta su larga scala l'incremento annuo, e con· imposte barba- oro, sia p111eroica volontà sistematica che c·onnel 1906, è servila a -risolvere la questiçme· Creteiza: dovrà, ·se mai, operare come in Francia agraria:... Si bra_ncola nel buio da anni, ma ric!Je· e squilibrate, che molte volte colpi- (al.tre a peculiarità d[ razza1, ,una sec~lare tradiscono l'a_gr·icoltura tanto più qùanto più ·o e ·1 • E' ·ò h • f • • si vuole sempre_ ripetere che l'Italiri ri- povera è la terra. ZJ n un, ana. c, c e 1111a pure esprimere so.rgerà soltanto se J'ammin'istrazione delle . qualche dubbio, non sulla desiderabilità, sulla imterrè verrà tolta agli attuali proprietari e Prin;a_ che sia possibile ,jfettivanwzle la minente possibilità di una vasta partecipazione del data O ai contadini O allo Stato, il Levia- colonizzaz,ione .i,iterna in Italià.1 i]e-proble- popoio alla vita·•ideale dello Stato: guilnto alle. tban dell'era d'oro, il quale provvederà a ma agn~ri~, iottratti i campi agli attuali forze miove che ,.starebberO'opera;do in tal se'nso, tutto per mezzo di una cospicua burocrazia possessori o lasciati ancOra nelle 1oro n1a.ni, partito:comunista e partito sa.rdo di azione_, sarà centra!~_<; provinciale capace cli mutare ogni sarà sempre· ]a questione insolubile cli un il. caso di sopravalutarle? • • • v_ìllano nel più provetto -degli agricoltori, paese dall'aumento fortissimo della popola- Cosi,_finalniente, _laconciliazione aifermijta, nel quas-i che la -dolorosa cronaca degli ultimi zioné, rispetto alla deficiente potènìialità concetto , liberale, clell'ipealismo con l'empiriÒtempi non ammonis·se sull'inutilità <;liricer- della ricchezza, destinato ad allontanarsi indiv[dualismo econo_micoall'inglese, IJ1·i··sembr~ care le vie della luce in gente che della sempre dall'equilibrio tra i bisogni e le richieda, maggiori s~iluRpidimostrativi, Sono puntf terra ha una vaga noiione, e che spera di forze, in cu-i consiste - scriveva Vi-ncenzo che neI_!_sochema ·dì un Manifesto poteva~o sole far crescere il grano sulla vetta del Cervino Coco, ed a ragione - • non meno la sanità essere ac,certn~atis:eguirò gli' ulteriof(svolgimenli solo che venga .emesso dal competente•Mi- dei p_opoij che la prosperità clel)e nazioni• • del suo pensiero con la più eordiale attènzione. nistero il decreto ad hoc, equilibrio al quale non si giunge nè con la Suo aff,mo F. BÙrzio, divisione dei latifondo :vagheggiata aùcora , li. \ * :;! Il problema della terra, quale appai·e dalle ricerche fatte da studiosi sni,. dev'essere i"twece posto in altri termini, Non la terra fertile ed il clima favorevole, che un sémpli~e decreto-legge può obbligare a favorirerecentemente dal Congresso cli Palermo della Deìnocrazi" sociale, nè con i disegni l'lbE"RIRE l'I_LL.l_'ISTORll'I? cli legge-ed i ~rogetti che nascono di giorno Ho letto con· l'attenzione ché gli è dovuta-'il Ma.- in giorno nel ferti·lè cer:vell-o dei meno competenti scrittori italiani, L'avere .::·ermato nifesto d·e La Rivoluzioneliberal~,e non mi dispiace - clire che co~a ne penso, o mei.lio, che co•a mi ha ,risolutamente questo, ponendosi in ,na po- fallo pensare.

10 Premetto subito che sono, in tesi, diffidentissimo di questi sunti s'tbrici introducenti a una dichiarazione di politica militante; perciò mi occorre ~remettere un breve ragionamento su codesto precetto dcli' • aderire alla storia ,. Carlo Marx, osservando i casi di vari popoli e di vari periodi, trovò che sotto molteplici e mute: voli forme, si svolge in realtà contin,uamente una lotta fra capitalisti e lavoratori. Mi si passi questa traduzione semplicista e volgare della teoria storica marxista. E' p~r .chiarezza. Ora uno che nei panni Oi M.arx avesse voluto « aderire alla s.toria • par• tendo d; uguali premesse, avrebb~ potuto dire e ,itredicare, per esempio, che la storicità e l'immanenza del dissidio, delle classi erano accettabili come verità formatrici di una coscienza generale eli~inante i danni,_ le sciagure, '7. dl~pers~oni di forza e di volonta causate dall 1nuhle contrasto umano a una legge eterna, e cosi via, 01~ganizzando una pratica di rassegnazion·e. Invece Marx ha ideato al contrario di seppellire la !Storia, generaudo un'attività soprafattrice d;,lla dialettica cielle elassi. Ora quale è la giusta conseguenza pratica di ~uella veduta storica, quella cli Marx o l'altra del supposto autagonista? La couclusione è che l'autistoria di Marx è diventata storia con questo frutto, sempre stando a quella visione: -- che, !ramme_zzoalla lotta bruta òelle classi in sè, oggi ci occorre considerare, in più, una nuova foi'za, la _cui direzio1\e è appunto ~uella di negare le class1. Di fronte al problema di questo pi1ì, di esercitare cioè un'azione 'politica positiva iu sequenza a certi fatti storici osservati, siamo e saremo sempre a quel punto: la Storia giustifica ugualmente soluzioni discordi e opposte, perchè è essa sempre una contraddizione insaluta, o meglio, non giustifica nulla. ·----- Cosi è, venendo al caso nostro, che tutta la questione sta nel tratto fra il primo comma e gli altri due dell'epigrafe del • Manifesto •. Jn che modo e perchè, « una visione integrale e vigorosa del nostro Risorgimento » ci porta a « loftare contro l'astrattismo dei demagoghi e dei falsi realisti., e fin qui ~assi, ma poi a e: inverare le formule empirico-individualiste del liberismo <Sassico all'inglese e affermare una co~cienza moderna tiello Stato , ? O non potrebbe la Storia, visto che il nostro pfocesso politico non è stato che !o svolgersi di un riformismo tendente al socialismo di Stato, consigliarci di perfezionare l'esperimento di questo so• eialismo di Stato. e educarci a divenir coscienti dei suoi mezzi, 1 dei suoi_fini e l".lellesue possibilità? Per esempio, proprio• in relazione al compito così limpidamente proposto nel < Manifesto• di ereare L'unitànazionale, non c'è nessuna ragione di giudicare inefficace un procedimento socialistico (nazionalizzazione). Non è questo, per caso, uno degli aspetti dell'attuale esperienza russa? Ma quando ci si decide per una condotta liberale o socialista, fra la speculazione storica e la speculazione pratica, sempre, sensibilmente o no, si introduce un altro giudizio: questo è bene, questo i male. Un giudizio etico, il quale, il più delle volte, ha già dominato e sottomesso al suo talento anche il giudizio storico che lo- precede. Detto questo non si crederà che io dica per iomplimento che la dimostrazione storica della e incapacità dell'Italia a costituirsi io organismo unitario, letta sul , Manifesto , mi -piace, voglio dire, mi persuade. Possiamo andar giù, <l'accordo, salvo particolari sui quali per mio conto non ho alla mano elementi soggettivi di giudizio, fino al punto in cui dalla rappresentazione storica si passa·a far previsioni oer l'avvenire. Che la storia sen-a oltre che ad ~pp_agareun'esigenza assoluta del conoscere, anche a far previsioni, è giusto : solo e proprio per questo aspetto, essa è una scienza. Ora si dice nel •Manifesto,, che questo socialismo di Stato che il libera)ismo ha 'ereditato dal Piemonte e ha svolto, uccidendo se stesso, nel nuovo regno, è un· movimento effimero: rappresenta una transazione che bisogna superare. Che significa biso{tna? Un imperativo etico, o vale come dire che, a una data temperatura, bisogna che un dato metallo fonda? Tengo i! secondo significato e dico che le forze di libertà scoperte dall'autore del • Manifesto •, anche a giudicare dai bruchi le farfalle non mi sembrano concludenti per affermare una contraddizione immediata al prévalere del socialismo:di Stato. Io non stimo (materialisticamente) del movimento operaio altra forza che quella delle organizzazioni. Ora, osserviamo. L'esperimento socialistico si è svolto fin qui attraverso una serie di compromessi fra gli istituti di diritto· pubblico e privato esistenti e i fini che lo Stato, pili o meno consapevolmente, si proponeva. Ha proceduto _attraverso il dissidio intimo fra una morale politica essenzialmente individualistica e la morale propria delle organizzazioni di classe. La fase iniziatasi dopo la guerra, non -ancera in pieno svolgimento, è quella appunto in cui bisogna demolire i vecchi istituti giuridici per fondarne altri, propri della rivoluzione che si sta compiendo, e insieme bisogna sostituire alla vecchia morale politica una nuova morale. Se si fa una stima ,approssimativa oèl tempo occorrente a questo lavoro, nulla ci persuade della sua brevità, cosicchè la previsione pili ~icura è che Il prossimo periodo storico della vita italiana sia ancora occupato da un processo 50cialista-burocratico rappresentante la concretazione giuridico-politica del movimento rivoluzionario di classe. I.tA RIVOLIUZIO~B I.tl.BERHLIE Certamente questo moto,- che noi giudichiamo svolgentesi in linea retta verso le realizzazioni di u11 socialismo burocratico, genera incessatitemente anche dei processi contrari. Cioè svolge intima mente un processo dialettico. E nello stesso tempo altri elementi fuori del\'organizza,.ione di classe e contro cli essa, producono a loro volta altre soluzioni antitetiche. Da questa dialettica interna e esterna del movi· mento sindacale, nasce quella che >il •Gobetti ha definito la Rivoluzione liberp/e. Perci_ò io credo di essere preciso nell'interpretare questo novissimo dittico, quando considero· quelle tali forze « di libertà 10, come forze che, in un primo momento imprecisabile nella sua durata, devono comportarsi rivoluzionariamente in senso proprio o negativo e 11011 in senso oositivo e costruttore. ln sostanza esse attendono· l'esperimento compiuto dal socialismo di Staio per superarlo, e 11011I& favoriscono se non p,er scavargli la fossa. Per rendermi chiaro, piglierò 111\esempio della ·storia stessa del socialismo, ricordando il momento quando il socialismo • in paesi a costituzione borghese arretrata (co.meper esempio il nostro), comprese la necessità di affrettare il processo formativo della borghesia, e vi cooperò, più o meno in coscienza, solo per affrettarne la catastrofe. Che questa rivoluzione liberale, la qual~ si svolge,• secondo il già cretto, per moti diversi e nemici, possa trovare una guida pratica che ne detérmini più o meno chiaramente l'azione immediata, non mi sembra possibile ora; solo è possibile alla scienza scoprire i lontani rapporti di moto e la composizione di quei fattori. • Dico dunque che il momento pratico della « Rivoluzione liberale » è, secondo le mie previsioni, ancora lontano e lascio a questo aggettivo tutta la sua indeterminatezza. Cercando invece di detenninare speculativamente la fisono~1ia probabile di questa riv'òluzione, credo che essafinirà pu riprénder, gli stessi motivi del liberalismo classico, nell'economia e nel diritto. E ciò sarà quando le nostre scuole liberali, sentiranno di 11011poter più operare come elementi conservatori dell'economia e_ dello Stato attuale, ma di dover agire 'come elementi rivoluzionari (questo, mi pare, <è il punto del nostro dissenso coi nostri ·grandi maestri liberali); allora, l'evoluzione' ideologica dei nuovi istituti liberali procederà rapidissima e sorgeranno chiari gli schemi della nuova .società, che la rivoluzione porterà al trfonfo. Certamente l'esperimento socialistico 11011sarà avvenuto invano, nessuno vorrà cancellarlo come uno sg__orbiodalla storia; la,rivoluzione avrà, come il « Manifesto :. dice, una • coscienza moderna dello Stato·, o meglio la sua coscienza dello Stato, cioè semplicemente diventerà, da negativa, positiva. Dopo aver fatte le mie previsioni eccomi al punto di decidermi per un'azione pratica. Il' passaggio è stretto e difficile. La maggior parte degli uomini fortunatamente arriva all'azione per vie del tutto diverse da quella che noi abbiamo qui battuta, ed è inutile tentare una classificazione anche sommaria di questi motivi. voluzioneLiberale la spiegazione di questi tre fenomeni della vita italiana: \ , I) mancanza di una classe dirigente come classe politica; 2) mancanza di una vita economica moderna ossia di una classe tecnica progredita (lavoro qualificato, i11trapre11ditori, risparmia/on); 3) mancanza di una coscienza e di 1111diretto -esercizio detta li berta , . Mio caro amico, ti dirò subito che non;)credo sia possibile arrivare a tanto, seguendo il tenue filo delle avventure hegeliane e delle peripezie antisensiste dei signori Luigi Oi:.nato,Giovanni Maria Bertini e Santojré di Santarosa. Permetti che, in queste mie osservazioni, mi valga dei risultati degli studi di autori, che qui convien nominare per vendicarli delle spogliazioni che essi soffrono da una ristretta cçrchia di iniziati, che 11011 ii nomina mai per paura che anche gli altri se li facciano venire dal libraio. Mi baso sopratutto su': Sombart, Der Bourgeois. Monaco e Lipsia 1913;Max Weber, Gesammelte Aufstitze zur l?eligions soziologie, Tufinga 1921; Troeltsch, Soziallehren der chrisliche11 Kircì1e11, Berlino 1917. La yostra posizione di protesta contro l'Italia, giolittiana o nittiana, contro il socialismo di Serrati ~ e le coOperative di Vergirnnini somiglia molto alla J)assionale opposizione puritana contro il sistema sociale che si era formato in loghi \terra sollo gli' Stuardi: lega di malaffare fra Stato, Chiesa anglicana e monopolisti, per far prosperar~ le imprese di un capitalismo mercantile coloniale statalrnente privilegiato. li puritanesimo vi contrapponeva le tendenze ad 1111profitto capitalistico razionale e legale, raggiuiìto in forza della propria energi& e inizìativa. I puritani (Prynne, Parkér) rigettavano ogni contatto con i <( cortigiani e i fhcitori d_i progetti », fautori di monopolii P<1rassitarii,come con una classe di persone eticamente sospette; il nostro amico 'È. Corbino tratta precisamente su questo tono i socialisti, che « facitori di progetti » sono già fin d'ora, 'e «cortigiani» diventeranno ben presto. , Questa- analogia cli posizioni fa capire che, in fondo, il çompito di Rivoluzione Liberale mira alla spiegazione della mancanza prima e profonda nel nostro paese: quella dello , spirito capitaljstico ». Definizioni dello spirito capitalistico non ce ne sono. Raccomandabilissimo, per mia esperienza personale, lo studio di ·due lil)ri: la Vita di Beniamino Franklin e /?ob/son Crusoè: nè dirai che questa volta faccio delle 'b.tazioni peregrine. Lo spirito capitalista è facilmente percepibile quando l'ascesi P!"0testante si è impadronita del vecèhio concetto (- che il lavoro, anche per misera mercede, è meritorio agli occhi di Dio - ) e lo ha approfondito, anzi trasformato, fino ~ creare l'impulso al lavo1·0 come vocazione (ingl.: )state; ted. beruf), fino a far\considerare il lavoro come l'eccellente, anzi l'unico mezzo, per diventare sicuri dello stato di grazia: quando l'ascesi protestante - divenuta vera ascesi 'laica - legalizzò d'a\Ha parte lo sfrut· tamento della specifica volonterosità al lavoro, chiarificando come «, vocazione ~ l'ansia di guadagno dell'imprenditore. Per uno che viene di bi,blioteca, supposto che i-- E' evidente poi, quanto l'esclusivo sforzo di ragegli possa dominare tutte le determinazioni subiet- . gi1111gereif regno di Dio con \'adempimento del tive che lo influiscono, è indifferente scegliere una dovere al lavoro (inteso come vocaZ:ione) dovesse qualsjasi delle _pratiche di cui ha conosciuto l'esi- promuovere la , produttività ,, nel senso capitastenza e l'andamento. Questi sarebbe, dal punto ti stico della parola: è· dimostrato come q_uellacondi vista della preparazione spirituale alla politica cezione dello « Stato di arazia » che poteva essere attiva, il politico perfetto (macchiavellico). f garantito non da qualunq 0 ue-espediente magico saEgli sa che tanto ooerando in A, come in B, cramenta!e, o dalla assoluzione della confessione, lavorerà sempre per il risultato C. Sceglierà la sua 0 dell'adempim"ento di pratiche propiziatorie, ma via 'con lo stesso criterio con cui un attore sceglie soltanto dal mantenimento di uno speciale stile di la sua parte in un dramma di cui conosce lo svol- • vita pietistica, _dovessecondurre a quella metoclic'!_ g1mento e la fme. Soltanto, come appunto sarebbe razionale della vita pratica_, che è il segreto dei cattivo commediante, quegli che sulla scena si grandi intraprenditori e de!le grandi azie_nde. inspirasse alla logica finale del dramma antiche'>- Si è spesso _ e Sombart \o ha dichiarato in alla logica della sua parte, il politico che ha scelto traiti particolarmente felici - indicato come motivo A, parlerà e agirà secondo A, 11011secondo C. In fondamentale d~ll'economia moderna il « razionapratica gli converrà nascondere questo C: oppure lismo economico , . Senza dubbio, se con questa attribuirlo solo ad A, o anche, fingendolo un riw!-J espressione s'intende l'allargamento della produttato nefasto, attribuirlo all'àzioneJ3, per persuadere tività del lavoro mediante l'ingranaggio del pro- H ~aggior nume_road agire in A. E in ques_t\Cin cesso di produzione combinato da un punto di s1m11tschemi s, potrebbero tra,clurre moltrss1me vista scientifico. Ma questo processo di razionalizdiscussioni che si fanno nei congressi dei partiti. zazione sul terreno tecnico presuppone uno stile Dunque io (soggetto astratto) potrei, senza frode, di vita pietistico-ascetica, e condiziona una parte decidermi tanto ad operare per la rivoluzione pros- importante degli • ideali , della moderna società sima probabile del socialismo di Stato, diciamo borghese: il lavoro per una razionale distribuzione per il collaborazionismo, quanto dar mano ad anti- di beni materiali all'umanità. Sotto Vanderlip, amecipare quella rivoluzione di cui abbiamo discorso ricano inquirente sui mali europei, è agevole scoe che ora dorme con la priina nella medesima culla. prire Vanderlip razionalizzatore di una azienda Il soggetto concreto confessa che i suoi senti- bancaria; raschiate ancora, troverete il gregario di menti e le sue simpatie spirituali lo inclinano tor- una setta protestante ch9 cerca di seguire un qualtemente alla seconda decisione, mentre il suo intel- siasi sistema di ascesi laica. letto realistico lo richiamerebbe alla prima. In fine Usando uno schema grossolano, possiamo dire, co1\clude per rimanersene nella sua specola; per per esempio, cli Beniamino Frank1in: ritornare cioè a quella pura e semplice problemi- a) Prima abbiamo \o stile di vita pietisticostica dei primordi del\' e Unità•, inutilmenle abban- ascetica, notissima in quelle storielle che a noi donata, che aspetla senza fretta la sua sintesi. sembrano incredibili e ridicole, clell'Almanacco del Generosa è l'impazienza dei giovani. che pretende povero Riccardo, ecc. sintesi affrettate e provvisorie; generosa non solo, b) Poi abbiamo la razionalizzazione della sua ma tal volta anche fecondamente creatrice come vita di produttore, da apprendista tipografo diventa dimostra il brano pressochè autobiografico messo padrone, inventa il parafulmine, ecc. dall'autore in capo al < ManifeSlo • • Credo però c) Infine abbiamo la razionalizzazione della sua che anche un certo ascetismo politico, se è secondo vita politica: leggere la descrizione dei suoi sforzi genio, giovi a formare, in un Paese dove non c'è, in servizio degli lmprovements comunali di Filauna classe dirigente. E sotto queS!o aspetto, mi delfia, per capire come il lavoro per la distribuzione pare, rientriamo, con Ì'autore medesimo, a brac- dei beni materiali, per la , prosperità. della ciltà cctto, nella praxis, Ubaldo 'Formentini. natale, ecc. penda sempre dinanzi agli occhi di chi !Il. è già passato altraverso ai due stadii o momenti precedenti. Questa è la fioritura completa dello spirito capi- Caro Oobetll, Eccoti qualche osservazione e tormentatore , Manifesto,. sul tuo tormentato talistico, che, come vediamo tipicamente in Franklin Tu poni perfettamente come compito della /?/- e in tutta la società americana dei suoi tempi, ci dà perfettamente quello c~e la Rivoluzione liberale cerca invano in Italia: classe tecnica progiredita, coscienza e diretto esercizio della libertà. I Ora, in Italia, non esiste e non è esistito mai lo « spirito capitalistico .. come fenomeno ctr masse. Esiste quello che il Sombart chiama Paria-kapitalismus (la cupidigia del barcaiolo napoletano o del\'aranciaro, la parsimonia dell'emigrante tanto ridicolamente vantata, tutti aspetti dell' auri sacra fames che è vecchia quanto il inondo, e non ha niente da fare con lo spirito capitalistico). Esiste q"i1elloche lo stesso Sombart, e altri, chiamarono Abe11,teurer-kapitalism11s (il persistente parassitismo siderurgico, i casi Bondi, Perrone, ecc. rientrano in questa categoria). Non ci fu mai altro. Percl1è"/ La risposta del materialismo storico ingenuo spiega subito, si sa: , Tale spirito capitalistico un rispécciliamento, una soprastruttura di situazioni ~ economiche: 11011si è avuto in Italia, perchè queste situazioni sono mancate.. Balle. Basta ricordare che nel paese natale di Benia,mino Franklin (Massachussets) lo • spirito capitalistico , esistette ben prima del.lo , sviluppo capitalistico,: che nelle colonie che poi formarono gli Stati meridionali ciell'Unione, questo spirito capitalistico rimase molto meno svilupp1rto, quant~nque là sorgessero le prime intraprese d'affari su grande - ma non razionale - scala: che lo spirito capitalistico si preparò, insomma, alle più grandi esplosioni nelle Colonie cli New-Engiand, in mezzo a una popolazione di_piccoli borghesi, di arti_giani, _di yeomen e di predicatori. • li ritornello incalza: perchè ? Perchè, dai Comuni, in cui, come· tu dici, ~ sorsero gli elementi della vita economicamoderna • non derivò a·nche !o spirito che questi elementi unifica e conduce alla battaglia? Perchè Machiavelli, che pro!essa 1111a7eligiosità_de//a·pratica come spo11-- tane1ta dt uuztallva e d1 economia » rimane un isolato? Perchè, q11ando, sotto la superficiale in-· nuenza di Cavour e del periodo libero-scambista, parve che un più intenso sbocciare di impres~ animate da spirito capitalistico dovesse segnare l'inizjo del nuovo Regno, ci fu una vera rivolta de1\a opinione pubblica, un vero riaccendersi di disprezzo mandarinesco verso gli uomini del!' industria-;equesta )·ivolta si concretò nell'accentramento burocratico? Perchè, mio caro, tu s.tesso, che c~ontanta minuzia studii 1 non dico l'embrione ma il feto della classe dirigente in Italia, arrivat~ al Santarosa « in cui l'espressione dell'esigenza religiosa si confondeva flell'ossequio alla Chiesa , , trovi ciò assolutame.nte ovvio, ,,__ perchè il Cristianesimo, iniziale ardore di sentimento, momento ideale naturalmente anarchico, eretico, atto che supera tutti i fatti, affermazione violenta di spiritualità contro tutti ì dati, non può avere vita e- compimento reale se non realizza l'ardore in organismo, se non sostituisce alla purezza astratta de/l'aspirazione l'ordine solido della praticità- , ? - ''· Perché - io credo - il cattolicesimo, il cattolicismo della Chiesa romana, assoluta neaazione di ogni.,.neJodica di vita borghese, assolut; soffocatri,ce dell'a~ç_esi protestante, ci ha afferrati e nou ci molla piÌI. lo non so se, come tu dici, il cattolicismo ha ucciso l'idea liberale: perchè l'idea liberale è per me una espressione alquanto vaga e imprecisa: ma esso ha forse uccisO in Italia ·ogni possibilità cli ascesi laica. Ha, con la sua m'~le ci"i Chiesa, cioè di u1liversale fidecommesso per scopi ultraterreni, abbracciante i giusti e ·i reprobi. ucciso tutte le possibilità di svolgimento della sètta, intesa come comunità di coloro che personalmente si sentono in stato di grazia, credenti ed eletti e di costoro soltanto, e cosi, con questo primo schi~cciamento., ha tolto di mezzo ogni classe dirigente come classe politica; perchè la setta (religiosa) ne è il presupposto. La Chiesa Romana ha incarnato in noi quell'orrore verso l'irrimediabile bar,ausismo volgarità e monotonia della attività pretina specia'. lizzata, e con questo-_ha tolto di mezzo \e possibilità di avere la classe tecnica progredita. la Chiesa Romana ci ha evitate le angoscie del dubbio sull'essere o no predestinati alla.,....grazia,degni o indegni di appartenere alla « Ecclesia pura,: ·ma « la coscienza e il diretto esercizio della liberta , son<,1 sorte proprio e soltanto da quelle angoscie. lnsomma io credo che il cattolicismo della Chiesa Romana ci abbia privati dello spirito capitalistico >; e - insieme - di tutto ciò di cui Rivoluluzio11eliberale si propone di spiegare la mancanza, e che manca, perchè è mancato quello spirito capitalistico stesso. Il più bello però è questo: che tu. con la tua rivista, non solo vuoi spiegare perché tutta questa roba manca: ma vuoi contribuire a fabbrica;·\a. lo credo invece che la vittoria del cattolic)smo sia. definitiva, nel senso chiarito: che cioè lo « spirito capitalistico• non sorgerà - come afflato di massa - nel nostro paese. Tu dici: Data la loro a/termazione di 1111principio idealislico o, se meglio piace, volontaristico, che fa risiedere la funzione dello Stato nelle libere attività popol,1ri affermantisi attraverso 1111 processo di individualt differenziazione Mazzini e Marx sono i più grandi liberali del mond~ moderno. Giusto: appunto per questo il marxismo e il mazzinianismo sono frat 111i.. nella tomba. Tu dici: Coerenll ad una VISIOnemarxista, o, meglio, italianamente marxista sono rimasti alcuni comunisti (11011 il Partilo Comunista), che agitando il mi/o di Lenin vedono nella Rivoluzione il cimento della capacitd politica delle classi lavoraÌrici, de/la loro attitudine • a creare lo Stato. Giusto: tu hai pronunciato la condanna di ogni attività pratica dei tuoi amici comunisti. Gira e rigira biondin!, in Italia - altro che marxii.mo ! - non c'è che del , poverismo •: indicando

provvisoriamente col termine di poverismo il complesso delle tendenze e delle dottrine contrarie allo spirito capitalistico. Prima di tutto. al solito, il sistema poveristico dtlla Chiesa Romana, cui ancora si volge con nostalgia il ricordo e •l'affetto _degli italiani: nè so tenermi dal trascrivere una pagrnetta del VeuillGt, dove i suoi caratteri sono scolpiti con una efficacia che non mi stanco di amQ)irare: , A l'osteria, le déjeuner couta dix~sept_sous. C'est une des gràces de Rome, tje pouvoir déIenner où l'on veut, au prix que !'on veut. Toute port_e est ouverte à toute honnete homme. On a le dro,t d'etre pauvre la pauvreté est de bonne humeur. Le droit d'étre pauvre, la bonne humeur de la pauvreté i Le monde finira par n'avoir meme plus l'idée de ces deux grands biens; et alors ,1 l' aura àes pleurs et de grincement de d~nts. Rome, Rome, doux pays de la pauverte honoree et libre! _ Le docteur B••, excellent prètre, parti! de Pans son breviaire sous le bras, il entra dans Rome _sans autre fortune qu'un sac de nuit ... qui contena,! un pian d'études. , À vingt sous par JOUt, l'ho1101aire de sa mc~se, il est logé, nourn, libre, content, li est entourc de consideration, et il fait un beau livre 11 • - ••• L'Italia, mio caro, in cui vi sentite comeesll1ati, è questa, è sempre questa. Per cambiarla pare che tu faccia assegnamentosui nuclei iniziali dei due partiti rivoluzionari, quello degli operai e quello dei contadini. _;Fu li chiami' rivoluzionari: spieg~ti. .. forse sono rivoluzionari i loro capi. le loro ehtes, i giovani che pii1 o meno conosciamo,tizio o ca~o, e che assumono v~o l'Italia d'o,ggi, l'atteggiamento di pr~testa puritana? Ma perché i capi e le élites mettano in moto le masse hanno bisogno di un vecchio ingrediente, il paradis~. E non mica qualche paradiso laico, come sempre ce ne hanno descritto gli utopisti. Per battere la Chiesa, com: pletamente provvista con tre paradisi, quello d1 Adamo ed Eva, quello « poverista , in cui Vemllot e il sùo amico R,i,.* si trovavano cosi bene, e quel!~ lassù, bisogna che i capi e le è/i/es dispongano d1 un paradiso come ne disponevano t Catv.rn,.sti, } Mennoniti, i Quaccheri. Vuoi tu rimandare, a1 Circoli di Coltura Religiosa? Ah, man bon, passi belt .,ue ça / Il coraggiù di mascherarsi da _protestante l'ha soltanto il nostro dnico Prezzol1111 I O forse tu vuoi dire che e l'ardore e l'iniziatìva degli operai » saranno - da certe nuove circosta1.1ze economiche - potenziati a un nuovo cdmpleto impeto rivolu~ionario? Ebbene__allora io ti chiedo {]uale espediente rivoluzionano m~t varrà a ~ancellare il marchio anticapìtalistico 11npressocIdalla Chiesa di Rom·a, a far sorgere quello spirito capitalistico che i Comuni, il Rinascimento e il Risorgimento non sono riusciti a far sorgere: io ti doman~o comeeviterai che la rivoluzione delle masseop~ra1e e contadine ricada nel vecchio solco del poverismo cattolico, non sia semplicemente e rovi~osan_1e1:te un pazzo tentativo di ritorno al tempo in cu, con venti soldi al giorno l1 uomo era alloggiato, nutrito: libero, e... scriveva 21.ncoradei bei libri? ... Valgono insomma., non contro .cotesti nuclei. iniziali che sono stimabili, ma contro una loro ipotetica azione politica, le identiche obiezioni che • -valgono contro, la demagogia ridicola di_Bombacd e di Misiano >. Essi non riescono a risolvere ti problema, quale io lo vedo: e cioè:- . . . , Come è possibile che una nazione, deshtu,ta d, spirito capitalistico come la nostra, possa mette_re in piedi una disciplina sociale valI?a .ad.afferm~1s1 di fronte alle nazioni, che la loro d1sc1phnasocia!~ traggono da qnello spirito capitalistico? C_ome e possibile che l'Italia non diventi una colonia - .o non lo resti? > _,# Per chiudere con un filo di speranza, dopo questa domanda che pare disperata, faccio dne righe di inventario. 10 Non siamo soli a dover risolvere questo problema, nel mondo.. Questo prolJJema _è posto, in termini press'a poco identici, ai popoli slavi e alla civilizzazione cinese. Ecco due enormi aggruppamenti dell'umanità destituiti come noi, più di noi forse, di spirito capitalistico: eppure ben nsolut,, mi -pare, a non diventare colo1~ieanglosassoni. Siamo in buona compagnia. 20E' innegabile che un inizio di cristallizazione, iln inizio di speciale disciplina sociale si svolge attorno al cosidetto , socialisi110- dj cui tu li al- -fretti troppo a dichiarare l'impotenza. Njn c_om-. prendo, a dir vero, l'inter~retazio_ne nuss1rohana del fenomenosocialista. Lo 11ltendoinvececomeuna fo 1 nna di poverismo laico, che però m,pni:estala sua originalitfin questo: nella costituzione d1~na c~as~e diri«ente destituita si capisce, di spirito cap,tahstic~ ma reclutata' in base ad un certo rituale, e muni 1 ta delle conoscenze tecniche necessarie per far vivere una azienda. L'epiteto cli « mandarini .. e di e bonzi • lanciato contro gli organizzatori per offenderli mette bene in rilievo un aspetto di questa originalità: l'epiteto poi può essere trovato offensivo solo dagli ingenui. Se e come questa originalità possa svolgersi: se e come questa singolare classt dirigente possa essere paragonata a quelle che,.in Russia (funzionari bolscevichi) e in Cina (funz,o: nari cenfuciani), cercano di difendersi contro gh assalti delle classi dirigenti derivate-- dalle sètte ascetico-laiche e sorrette da intenso spirito capitalistico: e, finalmente, quali siano i rapporti ideologici di essa verso la Cl1lesa Romana e la sua attività: tutte queste cose sono forse di un grande interesse: ma per non cadere nel vago dilettantismo, hanno bisogno gi essere documentate con raffronti e citazioni lunghissime:-- Perclò chiudo. Tuo Giovanni Ansaldo. IO.e LIA ~IVOhUZIOT(E LIIBB~R.LtE· 11 IV. Ci sono nel « Manifesto , della Rivoluzione liberale alcuni sviluppi che sembrano e devono essere soprattuUo personali, corrispondendo ad un necessario processo di realizzazione letteraria e stilistica. Su tali concetti, che hanno avuto virti, di suscitare l'iro11iadell'amico Ansaldo, l'autore non chiede una adesione politica; li presenta come spiegazioni di stati d'animo descrizioni di atteggiamenti, non limi· lati a un pu;o senso biografico, ma ribelli ad ogni carattere sistematico. Nè di ciò si vuol discutere, nè ricercare analoghi elementi personali, facilmente contestabili in_nome di altre esperienze - negli scritti di Burzio, di Formentini, di Ansaldo qui pubblicati. Sotto l'ottimismo storicistico del Burzio (incline, per amore alla tradizione riformista a misconoscere le leggi autonomistiche della vita moderna, altra volta, nello studio sulla Democrazia, affermate) sotto il realismo di Fonnentini (che dall'autocritica è tratto a diffidare di ogni azione) ; sotto lo scetticismo di A1_1saldo (statico spettatore) - è agevole osservare un 111hmo consenso - più o meno specifico - alle premesse e agli intenti del criticato Manifesto. . A questo consenso è giusto corrispondere cl11arendoci e riesaminandoci, per evitare qualunque incertezza potesse essere sorta dalle antitesi della discussione. E anzitutto qual è il senso della nostra pretesa di aderire alla storia? La critica del conçetto presentata dal Formentini è validissima, ma non si può rivolgere contro di noi. Aderisce alla _storia anche chi vi repugna. E la storia è sempre diversa da quella che è present)! alla mente di chi si pro• pone di aderirvi. Le due affermazidni opposte sono tutte e due vere. Il presente è e non è nella stona. Perchè la storia è:insopprimibile, è unità di fatto e di farsi e cli non fatto; ma dalla storia non si de- .duce - ossia dalla storia non si astrae. L'azione dève vivere di storia (di concretezza); ma come azione è qualcosa di nuovo, che al passato nOn si riduce, libero; nasceimpreveduta, crea valori imprevidibili; ma poichè a11a storia invano si repugna, questo nuovo ha il suo significato in quanto si _sforza di sottoporre a sè tntto il pass~to. Da questa relazione soltauto (che è quanto dire: da nulla di arbitrario) n;rncel'avvenire. Quello che il Burzio chiama nostro schemadi in- -terpretazione del Risorgimento non è storia dél Risorgimento,ma, in un sensomolto prec1s_o,st?n~ nostra. Le nòstre esigenze nascono da s1tuaz1on1 determinate, e ~olo nel rnondo da cui nascono ~i spiegan9. Sarebbe ingenuo pensare che queste esigenzenascanosole, che ii mondo, ove hanno-luog~, vi si esrrurisca creandole. Nel Rlsorgimento c'è 11 nostro Risorgimento e quello di Ì3urzio; c'è il rifQrmismo e la rivoluzione: e il Risorgimento dello storico li comprende tutti. La verità della nostra 'interpretazione è condizionata dalla nostra azione: la legittimità di questa è nella continuHà di una tradizione. E' vero perciò che nel Mamfesto storia e propositi si generano reciprocament~ - condizionati da una nostra volontà. A chi critica la nostra storia del Risorgimento si risponde che essa non è una storia: anche se il farla iosse nei nostri intenti (in altra ora) non abbiamo mai creduto che la si potesse preannunciare in un articolo (sia pure lunghissimo, come alcuno ha protestato!). Mazzini, Cavour, Ferrari e tanti altri uomi11icideee for.ze sono state deliberatamente sacrificate per segnare con semplicità le linee di una crisi attuale, delle direzioni di pensieroche si pretendono continuare. . . Ma l'affermazione fondamentale da 1101 storicamente ed empiricantènte commentata, non ha bisogno di prove storiche perchè è creatdce della storia, è la verità di tutti i processi v,talt: la ne• gazione\ del riformismo in nome dell'autono1111a delle forze il necessario riconoscimento della spontaneità ri~oluzionaria dei movimenti popolari è concetto a cui credian<o e di cui siamo pronti a dare ctim~trazione scientificase mai qualclJeingenuo ne sentisse il .bisogno. Abbiamo visto questo principio sostanziale della lotta p'olHica in Italia individuato in elementi ideali e prahc, carattenshc, / del nostro tempo. E qui è dovere fissare i limiti ' dell'azione cui si è pensato. Esaltatori della lotta politica, consci che una lotta! politica in •Italia è stata siuora, per molteplici e chiarite ragioni, soffocata, il problema ceqtrale dello Stato ci è parso problemajdi adesione del popolo alla - vita dell'organismo sociale, problema di educazione •politica autonoma (non di scuola), esercizio di libertà, necessità di conflitti, di intransigenze. susc,-,; tatrici di una fede laica. Economicamente - d1c1amo pure con Ansaldo - creare lo spirito capitalistico. Ci permetta l'amico Ansaldo: ciò non ha nulla a cho fare col protestantesimo e col circolo di cultura religiosa - i11Italia il p.rotestantismo non può essere che un momento dello svil'!PP0 cattolico. No, qui il problema è di iniziativa economica e di attività libertaria. I partiti intransigenti, i partiti d'i i- masse (éontadini e operai) operano secondo_lalinea che noi seguiamo, concludono a un'opera liberale. ln questa preme§Sa l'identità di Stato liberale (liberistico) e di Stato etico, che non conv111ce il Burzio è per sè chiara: _ ~Ma a questo p~nto la rivoluzione reca un'esigenza, determina dei problemi. li problema essenziale è un problema di espressione, di tecnica realizza0 trice. Occorre che il popolo abbia il suo governo, occorre creare una classe dirigente che viva di esso, elle aderisca alla sua spontaneità, che corrisponda alla sua libertà. Il ~ompito è parso al nostro Sarmati antitetico colla premessa: il Governo nasce colla rivoluzione, non astratto da essai non preparato preventivamente. Ma oggi 1,iamo in una crisi rivÒluzionaria• n~i sorgiamo dalla:rivoluzione dopo aver lavorato'. lavorando con essa e non è certo l'Ordine Nuovo che possa rimproverarci aste•~:· sione o indifferenza. Tra il nostro atteggiamento di critici e le nostre conclusioni di pratici c'è invero una contraddizione tragica, ma vitale : la contraddizione implicita nell'azione, che è stata tra Cavour pensatore e Cavour 111.inistro,che c'è t~a Nitti capo di governo e Nitti scrittore di economia o di sociologia. li problema rivoluzionario sarà pure a un certo punto problema di uomini: noi prepariamo gli Sono dunque da voi dissimilissimo. . Voi (professori) cercate di catalogare, mentre_vI travolgono le ondate della piena, io (poeta) dIsp~- ratamente spero nell'auto distruzione dell'anarchia e nella ricostruzione d'una piramide, con al vertice il Papa e alla base il popolo. Ecco il mio programma I Confrontalo col vostro, una lirica accanto a un bilancio. Da ciò l'impossibilità d'intenderci. Saluti. D. Giuliotti. uomini che sappiano allora accettare la rivoluzione Cultura e operare realisticamente. In questo senso l_e.premesse ci conducono a un compito tecnico, d1c1amo pure al problemismo, cui accenna Formentini. M~ la premessa deve restare ben chiara anche se e lontana: non si tratta del semplice problema d1 cultura che scorge Burzio. politica a Genova Il risultato si è che mentre pensiamo ad agitare del1eforze (indirettamente o direttamente) possiamo sembrare ai frettolosi dei riformisti, perchè ci occupiamo dei problemi attuali, perché suggeri•".'~ riforme e proponiamo soluzioni. L'importante s_Ie che questa tecnica non distrugga quell'autonomia: di che siamo ben convinti: e non ci toccano, perchè si elidono da sè, le accuse opposte di conservatori e di rivoluzionari che vengono mosseal nostro realismo. Noi non crediamo alla validità delle riforme e invochiamo e favoriamo nuove libere forze: non crediamo alle formule e vi contrapponiamo l'immensità del reale. Determinare i limiti e i modi della conservazione del resto è stato sempre il compito tecnico dei rivoluzionari. ... Senonché dice Formentini, che tra i tre amIcI e. il più vicino al nostro pensiero, il problema presente è il collaborazionismo e uno spirito realista deve fare i suoi conti con esso. La funzione transitoria del collaborazionismo socialista è post& dal F. stesse eccellentemente: nonostante i promotori concluderà anch'esso ad arricchire il trionfo liberale del popolo, a liquidare i miti e i riformismi. Il nostro atteggiamento deve essere di netta opposizione per ovvie ragioni d'indole economica, e per una netta antitesi d'ordine politico: prec;3a111enteda un tal fenomeno dipende la validità, il momento dei successo della nostra ·affermazione liberista. In questi termini il nostro proposito di coltura politica ha la •ua definizione esplicita: in una iifterpretazione di forze e in un'esigenzadi tecnica che ognunodi noi sente come problema morate. Non è il luogo di rim,- proverare utopie, non siamo in nessun mo11dofantastico: cl disponiamoserenamente,con l'ascetismo che opportunamente richiede (e si chiede) il nostro collaboratore Formentiui a un compito che sappiamo grave, impopolare. . . Ansaldo non crede che sulla nostra v,a s, possa trovare il successo, non crede che del problema ci sia una soluzione. Il suo· scetticismo si aggrappa alla storia tla ciò che non c'è stato deduce ciò-che non ci sarà mar. li' che è manifestamente antistorico. Col metodo di Ansaldo era agèvole negli anni del Risorgimento negare la legittimità degli sforzi unitari. L'unità d'Italia non c'è mai stata, cfunque non q sarà. È un argomento che prova troppo ~ che cade da sè. Non si capisce come da tutto 1I sottile· e profondo discorso con cui egli commenta il nostro manifestopossaderivare una conclusione imRrecisache non risolve le esigenze accettate. La classe di mandarini amministratori sarà sempre in antitesi con· un popolo che sta sorgendo a vita economica e a vita politica (e questo fatto •'è provato nel Ma11ijesto), dunque la soluzione provvisoria si negherà in altre soluzioni più vitali. Le esperienze dei Comuni, del Rinascim~nto, del Risorgimento non sono s_toriedi fallimenti/ma lndicazioni di stati d'animo, di insopprimibili aspirazioni. Non è d~ chiedersi se, noi saremo capaci di continuarle, ct, concluderle: certo l'impresa è la più realistica che oggi si possapensare; di quel temerario realismo, che sa vedere e creare la realtà dove altri chiacchiera, pavido, di utopia. Per questo l'abbiamo posta come compito della nostra vita. Piero Gobetti. V Questa lettera di Domenico Giuliotti nou • vuol essere una partecipazione al nostro lavoro. E' l'antitesi netta ed onesta di un amico per il quale abbiamo una profonda stima. ln questa lettera,_eh• è come la sintesi di tutto il libro di Gl,'ora di Barabba, non c'è soltanto poesia, c'è un· notevol~ e rispettabile lede maturata 111 una poderosa umtà, in ferreo anacronismo. La rude sincerità di Giuliotti richiama il cattolicismo alla sua logica medioevale e diventa, come altrove s'è notato, forza feconda dialettica attraverso cui il mondo moderno ritrova la sua unità. Il programma di Giuliotti può parere esaltato o intemperante alle mezze coscienze, paurose di ogni posizione rigida, tolleranti per comodo e per poca serietà· esso ha un vizio chiaro di anti-storicismo messia;1ico,ma ~ tutti i messianismi utilitaristi e riformisti ha la superiorità che scaturisco da una terribile coerenza ideale, e da una limpida fede, ingenua e con1batUva, nelÌa trascendenz~. E noi s·timiamola sua intransigenza, che non c1stancheremo mai di combattere, mentre consideriamocon disdegno tutti ·i catechismi predicanti tran•azioni e conciliazioni. Caro Gobetti, Accanto e sopra alla sua grande funzione commerciale e industriale, Genova non ha (o almeno, passa per n,on avere) una propri~ funzione intellettuale e direttiva nella politica e nella cultura italiana. Milano, Torino, Bologna, Firenze: centri d'idee, creatori di movimento, iniziatori ex nilti/o di vita nuova. Genova: come un nautilu dalle splendide iridescenze, ma di poche forze, si lasèia por tare, .:\'on che le manchi la cultura, come si pensa tante volte, erroneamente: ma la. cultura pur diffusa, è indi vi duale, atomistica, idciebolita dal frazionamento, riunita talvolta in collettività ma senza superare il semplice aggregamento: epperò sente gli echi e rimanda vibrando le onde che vengono di lontano, ma non ne produce essa del suo. Questa condizione, diciamo cùsÌ, secondaria c'è tanto per la cultura che per la poli ti ca: o megliù pare ed è l'opinione che sia così. E per la cultura in sè, si capisce: perchè essa vuole che lo spirito le si dedichi tutto, come a un'amata che non si trascura, sotto pena di perderla: e la vita febbrile del commercio e dell'industria non agevola certo questa dedizione, la impedisce anzi, la presenta come un infrangere i dovei;_i, sacri o forzati, della pratica. A parte la superficiaie cultura femminile, vernice •che si stende su tutte le ·menti per la solita educazione di classe borghese: a parte il lavo.o delle scuole, dell'Università (modesro, non infruttuoso, ma: accademico); vùi sentite qui la presenza dei germi di una più ricca vita dello spirito, la avvertite nelle poche manifestazioni che se ne rilevano (qualche mostra d'arte, qualche rivista fine e signorile), la ammirate nei modesti uo- • mini d'ufficio o di banc~ o di fabbrica; ma quei germi vivono rachitici, stenti, in una stJrile fioritura dl dilettantesimo: oppure espandono i lorn polloni fuori, in altro suolo. Tanto che l'uomo di cultura, quello che veramente fa il progresso come suo artefice e non semplice goditore, ha l'impressione di essere peregrino in sua patria, e il suo cuore s'avviva solo di consonanze lontane. Ma per la vita politica ripetere semplicemente lo stesso giudizio.è falsità, o almeno esageraz~one, che guarda solo alle esteriori apparenze, non al nocciolo interno. Noi crediamo anzi che in questo campo si troveranno le_ nuove energie che attraverso ìa formàzione di una cultura politica muoveranno a ricostituire e avvivare, in genere, la cultura. Di fronte alla calma superiore dello spirito il genovese rifiuta, un po' apatico, di turbarla per l'azione culturale: Deus nobis liaec otia .fecit, il dio della tenacia ligure, creator~di ricchezze nei secoli; e perchè non goderli in pace, questi ozi? Ma il turbinio dei fatti, oscuri come di sabbia e polvere, lo attrae e scuote verso l'attività produttiva e organizzatrice di politica cittadina e nazionale. Forse perchè toccato nell'interesse, intento alla conservazione e all'accrescimento del,proprio sè economico? Kon forse, ma certo; questo è il primo stimolo, il più vivo, il più lancinante. Un'opera di cultura politica che anzichè procedere dalla • pratica all'idea, cerchi d'instaur~re anzitutto l'idea, quasi come un 'educazione astratta e formale, qui muore.· Ma non è detto che da quello stimolo non si assurga a più alte vette: e il realismo politico genovese è certo superiore a quello di molte altre grandi città italiane. Tanfo che i movimenti più scapigliati e scapestrati a. Genùva rinsaniscono, e in qualche modo, per l'inevitabile reazione dell'antico tronco su cui s'innestano: il tronco della razza. Per un pezzo, fino verso il 1902-'903, la politica genoves~ dùpo il '70 si riassunse in queste poche sigle: pseudoliberalismo personale e plutùcratico: blocco ~!ericale, più o meno conservatore, rappresentato dalla Unione Genovese (vecchia nobiltà e bassa borghesia); e mazzinianesimo socialdemocratico, rappresentante della vecchia, glùriosa tradizione rivoluzionaria e repubblicana. La scarsezza di alto slancio economico finò allora regnante, favùri va, se non il fiorire, certo il consolidarsi delle due prime tendenze, dominanti or l'una or l'alNessuna osservazione da fare. Nego tutto. tra e più spesso tutt'e due, come alleate; Sono antiliberale, antidemocratico, antisocialista, la terza, morti i duci più intelligenti, Ce- anticomunista. sare Cabella e Giorgio Doria, rimaneva deIn una parola, antimoderno. bole e incerta sebbene esteriormente battaIn questa Italia di briganti-pazzi, vivo con la gliera: ora colorandosi di letteratura! _ora trlste'zza ostile d'uno straniero che non ha più di garibaldinismo: senza nessuna onginapatria. lità. Ma con ! 'avanzare del nuovo secolo,

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