La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 1 - 12 febbraio 1922

... flnno I. - N. • IL~: BAREt' Edita dalla t EDITRICENERGINEUOVE bnd.ata e. dire.tta da f'IERO GOBETTI Via XX Settembre. 60 • TORINO UN DI POLITICA Per il 1922: Lire 20 (pagabile in due quote di L. 10). - Abbooamento cumulativo co11 IL BARETTI: L.32(pagabileinduequotediLI6). NUMERO LI RE 0,50 --------( Conto Corrente Postale )-------- li!IOllllllA.RIOr Ai lettori - P. GOBETTI: Nianifesto - L. EINAUOI: Esiste un'economia italiana?- M. MISSIROLI: Alla "Rivoluzione Liberale" G. PREZZOLINI: Taccuino - _g. s.: Le bonifiche In Italia - Es_perH,nza liberale - Agli amici del!''! Unità". AI LETTORI La Ri'voluzione Li'berale, continuando e ampliando un movimento iniziato da quasi quattro anni con la rivista Energie Nuove, si-propone di venir formando una classe politica che abbia chiara coscienza delle ·sue tradizioni storiche e delle esigenze sociali nascenti dalla partecipazione del popolo alla vita dello Stato. Lo studio che pubblichiamo qui" accanto indica le linee generali del nostro lavoro e gli argomenti che intendiamo approfondire : 1) Revisione della nostra formazione politica nel Risorgimento. 2) Storia dell'Italia moderna dopo il 1870. 3) Esame delle forze politiche e dei partiti e del loro sviluppo. 4) Studio della genesi delle questioni politiche attuali. 5) Storia della politica internazionale: esaminata in ogni nazione da un collaboratore fisso, con criteri organici. 6) Studi sugli uomini e li cultura politica. Questo lavoro teorico sarà completato da un'azione pratica. Ai gruppi locali di azione (per i quali abbiamo bisogno di giovani volonterosi) spetterà l'iniziativa. La rivista· integrata dalla Casa editrice penserà alla coordinazione. Stiamo organizzando: I) serie di opportune conferenze; 2) una scuola politica modello; 3) un'opera di collegamento attraverso la quale le nostre idee possano penetrare e suscitare energie creative in un più ampio campo valendosi della stampa locale. LA DIREZIONE M.A-NIFESTO « La Rivoluzione Liberale pone come base storica di giudizio una visione integrale e vigorosa del nostro Risorgimento; contro l'astrattismo dei demagoghi e dei falsi realisti esamina i problemi presenti nella loro genesi e nelle loro relazioni con gli elementi tradizionali della vita italiana; e iuverando le formule empirico-individualiste del liberismo classico all'inglese afferma una coscienza moderna dello Stato~- * * * Queste formule programmatiche, comportando di fronte ai lettori una nostra specifica responsabilità, devono essere francamente sviluppate e concretate. E poichè inizialmente la loro ragione e il loro significato risiedono io una nostra singolare esperienza. cerchiamo cli chiarire e di fissare questo presupposto. *** Fu pubblicato nel 1918 il primo numero di un piccolo periodico quindicinale che intorno a un generico programma (energie turoe) raccoglieva giovani oscuri, solitari in mezzo all'affermarsi non poco vivace di politiche sette instancabilmente e torbidamente operose. on era in costoro la destrezza dei furbi e degli uomini moderni; ma neanche li traeva la loro verginità a inconsulte professioni di palingenetica purezza. Cercavano nel realismo la più sana espressione di un rigoroso idealismo. I,.a formula non esclude,·a l'ingenuità. Pure, ripensando, quel bisogno di agire, che riconosciamo nostro anche ora, ci liberava ·da tutte le eredità degli esteti e ci facern apparire la pralica come realizzazione e quasi Ìlaturalc prolungamento della nostra personalità. La storia suscita,·a nella nostra vita di individui attegg-i~1menti ed ~igenze che non rimanevano singolari. Dove altri scorgeva ingenuità c'era forse appunto un'adesione creativa(non culturalmente preparata) alla storia. E dalla mancanza del senso dell'opportunità nasceva la nostra forza. Affrontammo la crisi post-bellica liberi dai pregiudizi di cui soffrivano comballmli e disfallisli. Anzi, indugiare su una questione sentimentale di gratitudine o di rimorso quando le conseguenze della guerra s'andavano sviluppanda secondo una rude logica pratica e generavano situazioni concrete assolutamente nuove ci parve subito che volesse dire rinunciare a una effettiva esperienza politica (per tanto tempo attesa) e trasformare un episodio di psicologica stanchezza individuale in una generale crisi d'inerzia, che poteva addirittura diventare la nostra liquidazione storica. Nel problema della guerra (studiato a posteriori) c'era un problema morale non perchè da ogni parte si venisse agitando un confuso desiderio di pace e di giustizia, ma perchè la guerra poteva diventare il primo momento di un processo capace di condurre finalmente alla vita politica forze nazionali nascoste, le quali avevano couquistato una coscienza elementare dei loro compiti sociali nel sacrifizio creativo della loro personalità durante quattro anni di disciplina. Per noi l'illusione demagogica adoperava invano le sue lusinghe. La nostra spontaneità voleva forze spontanee con cui consentire; al di sopra delle formule, pensavamo alla ,·italità degli uomini. Desiderosi di aderire al processo di spo,li.aneiià della Storia, ci trornvamo dinanzi, insoluto, il problema centrale della nostra vita di popolo moderno: l'unità. Le incertezze • degli sforzi di autonomia popolare di operai e contadini ci ricondussero quindi a cere2rne una ragione più ampia e profonda in condizioni tragicamente costritti,·e di debolezza organica e di immaturità storica. *** L'incapacità dell'Italia a costituirsi in organismo unitario è essenzialmente incapacità nei cittadini di formarsi una coscienza dello Stato e di recare aUa realtà ,·ivente dell'organizzaz10ne sociale la loro pratica adesione. L'indagine storica che qui riassumeremo deve spiegare: 1) la mancanza di una classe dirigente come classe polilica; 2) la mancanza -di una vita economica moderna ossia di una classe tecnica progredita (lavoro qualificato, intraprenditori, risparmiatori); 3) la mancanza di una coscienza e di un diretto esercizio della libertà. Privi di libertà, fummo privi di una lotta politica aperta. Mancò il primo princ1p10 deli e:iucazione politica ossia della scelta delle classi dirigenti. Mentre la vitalità dello Stato, rresupponendo l'adesione - in qualunque forma - dei cittadini, si fonda precisamente sulla mp·acità di ognuno di agire liberamente e di realizzare proi-Jrio per questa via la necessaria opera di partecipazione, controllo, opposizione. * * * Dai nostri Comuni, attraverso una Rivoluz.one più formidabile della Francese, sono nati irii elementi della vita economica moderna. Ma l'.; spontaneità elementare della loro azione don:va essere necessaiiamente intoileranza di <''slli disciplina. Accanto all'autonomia è mane 1ta la garanzia dell'autonomia. ~ Lontani Jall'instaurare l'armonia di Roma, i Comuni si oppongono sul terreno pratico a la Chiesa e partecipano di uno stesso pecc ·to di esclusivismo. S'oppone all'idea di urna- ,, ,à l'individuo. Ma dall'attività individuale n >n si risale al sistema: abbiamo l'esploJere d •Ile passioni, non l'organizzarsi delle iniziat, ,e. Perciò dagli sforzi dei Comuni non è stata prcp.-rc:1la unrt ci, iltà r,tO;.\lc ..! nai"ivnaie co:_ae h Riforma, ma una civiltà di estetismo. Ossia ci si è liberati dal dogmatismo cattolico solo precipitando in una disgregazione operosa e non si è costruito nell'opposizione un organismo. La nostra Riforma fu Machiavelli, un isclato, un teorico della politica. I suoi concetti non seppero tro,•are un terreno sociale su cui fondarsi, nè uomini che li vivessero. Machiavelli è uomo moderno perchè fonda una concezione - dello Stato, ribelle alla trascendenza e pensa un 'arte politica come organizzazione della pratica e professa una religiosità della pratica come spontaneità di iniziativa e di economia. Questi concetti sono fraintesi nell'immaturità della situazione secondo scherni empirici e grettezze particolaristiche. Due secoli dopo, la conclusione ideale di ~lachiavelli (Vico) non trorn eco alcuna nel mondo pratico. *** Al popolo estraneo fu imposta la rivoluzione dall'esterno. Solo il Piemonte rudemente travagliato intorno a un'esperienza disordinata di forze e di lavoro fu capace di realizzare la sua missione. / Alla fine del '700 complesse esigenze di modernità caratterizzavano la \'ita sociale in Piemonte più chiaramente che altrove. Fuori di ogni tradizione rettorica (il Piemonte è stato estraneo alla letteratura) l'attenzione è tutta alla vita economica che si organizza secondo principii liberistici. Ferve la rivoluzione dei contadini che stanno realizzando la loro coscienza di produttori. La classe feudale si è specializzata (per dir così) nell'adempiere la funzione militare e, avvertita in politica l'inadeguatezza dei vecchi metodi, favorisce francamente i programmi riformisti. Si inizia rumorosamente la critica della Chiesa cattolica (Radicati). In questo movimento régionale l'opera essenzialmente negativa di Vittorio Alfieri compie una funzione unitaria. La suà polemica antidomrnatica, il suo pragmatismo pronto a consacrare la \'alidità di ogni sforzo di autonomia, la sua negazione della Rivoluzione Francese (la guale - nonostante tutti g-li entusiasmi dei ~ostri illuministi - diventava tirannilÙ appena trasportata in Italia) l'elabora- • zione in parte cosciente, in parte indiretta dei concetti di popolo, di nazione, di libertà; superavano i limiti del mo,·imento piemontese, lo ricollegavano a una tradizione, fissa\'ano il n,ucleo sostanziale del mito rivoluzionario che governò il nostro Risorgimento. L'invasione francese turbando e interronopendo un processo appena iniziato impedì l'organizzazione di una aristocrazia la quale dal programma alfieriaoo (che qui non c'importa. esaminare sino a qual punto fosse stato coscientemente espresso dall'Alfieri) riuscisse ad un'azione politica positiva. A questo punto l'incertezza della situaz-ione genera la debolezza di due correnti imprecise di pensiero e di azione. Gli aderenti al movimento rivoluzionario cercano, senza chiarezza, la loro consistenza ideale fuori d'el cattolicismo, e vengono agitando nel popolo il bi ogno di libera cultura e di libero lavoro. I go\'erni, fiduciosi nella. reazione, fermi alla rivelazione di verità dell'assolutismo, vedono nei nuovi movimenti anarchia e qisorganicità e ,·i contrappongono l'ordine del passato. I due movimenti insomma appaiono a.ltroda quel che sono, non si riporta il dissidio alla. sna logica ideale (Liberalismo contro Cattolicismo; Stato contro Chiesa; Modernità contro !>fedioevo): di qu[ confusio-ni teoriche e iotte insolubili ed equivoci irreali, e contrasti politici illusori. • * * * li primo tentativo di fondare una classe dirigente e uno Stato dopo la Rivoluzione francese risale al '21; e sorge in Piemonte dove, come abbiamo mostrato, il vecchio Governo prussianamente solido e attivo (nonostante il torpore e il semplicismo che la reazione era venuta diffondendo) era il primo modello e il primo educatore (per un1a11tinom:ia, non per un p,oposito) di esperienza polotica. li nuovo contenuto ideale, oltre questi elementi tradizionali, venne alla Rivoluzione dal Romanticismo. Romanticismo idealistico che reagiva ai 3istemi sens1st1 e intellettualisti, afferm,wa i valori storici e vi fondava i concetti di tradizione nazionale, di realismo politico, di progresso e di svolgimento graduale: questo nucleo romantico di pensiero si venne formando in Piemonte durante la dominazione napoleo-• nica pur senza una coscienza riflessa e senza liberarsi deile implicite contraddizioni. li misogallismo imparato da Alfieri si concreta nell'affermazione del concetto di indipendenza e determina (oltre le limitatezze del pensiero alfieriano) una violenta polemica antisensista (identificato col sensismo il carattere del mondo francese). La scuola di Alfieri, libertario, dc ve,l.a parimenti condurre a rimeditare sul concetto di libertà (punficato dai residui materialistici). li vizio dello spiritualismo romantico era nei limiti posti dalla tradizione cattolica e nell'esigenza dell'ortodossismo, implicita in ogni sistema fondato sul principio della teocrazia e della trascendenza. Perciò il nostro Romanticismo non riuscì mai alla esplicazione completa del proprio vigore intimo e non ebbe la vitalità politica e filosofica del Romanticismo tedesco. Lo sforzo più intenso per spezzare le catenedi una tradizione millenaria fu compiuto da Luigi Ornato, il filosofo dei moti del '2 1, il rappresentante più ardito della polemica antidogmatica. Una coscienza oscura delle antinomie tra cui si travagliava l'Italia nascente a nazione condusse l'Ornato a un'elaborazione dello spiritualismo che prescindesse dalle affermazioni cattoliche e realizzasse in un cristianesimo platoneggiante i bisogni religiosi e il fervore anelante a una vita più intima. li misticismo

bi 2 ornatiano, culminando nel supremo conltto d~lla libertà, santificava tutti gli ardori spirituali e poneva l'esigenza di una vita religiosa che si chiarisse e si risolvesse tutta come vita moràle e filosofica. Ma nel Santarosa stess9 la coscienza chiara dell'Ornato già si affiev_oliva in uno spiritualismo dogmatico e doalistico e l'espressione dell'esigenza religiosa si confondeva nell'ossequio alla Chiesa. Nè è meraviglia perchè il Cristianesimo, iniziale ardore di sentimento, momento ideale naturalmente anarchico, eretico, atto che supera tutti i fatti, affe'rmazione violenta di spiritualità contro tutti i dati, non, può avere vita e cotppimento reale s~ non realizza l'ardore i11 organismo 1 se non sostituisce· alla purezza astratta dell'aspirazione l'ordine solido della· praticità. Le correnti religiose romantiche non avendo avuto la forza di creare attraverso il primo impulso cristiano una riforma religiosa furono assorbite dal cattolicismo. Il culto romantico ~ella storia diede un contenuto tradizionale a questi ritorni cattolici. La fecondità rivoluzionaria del pensiero dell'Ornato veniva repressa dalla moderazione dei conservatori. L'uomo nuovo fu Balbo, la nuova religiosità fu neo-guelfa, il liberalismo diventò termine inseparabile dal cattolicismo. La teocrazia riusciva con le armi stesse dei liberali, col loro spiritualismo e con la loro fede, a stroncare ogni moviÌnento di vera rinno:vazione. Distrµtta la giovane aristocrazia del '21 la nuova aristocrazia è ancora lo strumento di un trascendente governo, espressione di un esterno dominio. La riscossa dei '48 ha. soltanto più le apparenze della rivoluzione; il liberalismo confuso col neo-guelfismo ha perduto la coscienza del suo significato storico. Lo stesso equivoco continua col cattolicismo liberale. L'ossequio alla Chiesa stronca la volontà etica da cui dovrebbe nascere il nuovo Stato. Il pensiero ufficiale del liberalismo, sviluppando le premesse del Sautarosa, non quelle dell'Ornato, vede nello Stato. e nella Chiesa un dualismo di corpo e spirito, spoglia di ogni significato ideale la funzione dello Stato e lo riduce a mera amministrazione lasciando le cure delle anime alla Chiesa. Iove}o la dominante psicologia libertaria di questi anni, po- )er mera inerzia una forza trala Chiesa, ma non poteva dare a creare il nuovo Stato; e, poi1elll\ sua dialettica europea SlL- .ingenti volontà della maggiodini italiani, dello Stato liberale 31 accerro i-ossatura esterna, il meccanismo, :oenza vivificarlo dall'interno. Consci di questa degel)erazione e di questa immaturità furono soltanto pochi teorici - più di ogni altro Giovanni Maria Bertini - accanto a lui B. Spaventa con gli hegeliani di Napoli. Il Bertini dopo aver vrssuto i motivi cristianeggianti della rivoluzione qu,arantottes~a, dopo aver vigorosamente difese· le più solic).e tradizioni di pensiero italiano contro il sensismo e lo scetticismo d'oltralpe riuscì attraverso una logica inesorabile a vedere la funzione del nuovo Stato contro ogni attività del Vaticano e della trascendenza religiosa. Ma non ebbe animo per creare un'organizzazione politica dei suoi concetti - nè il momento, venuto dopo troppe transazioni, era propizio. Gli hegeliani, pochi e isolati, dimenticarono le formidabili lotte dello Spaventa contro i gesuiti e contro i liberali cavouriani e si confusero con i conservatori. Così si formò una Destra che aveva un pensiero teoricot e nesp suna capar-ità per realizzarlo. Si dimeotica in questi anni Gioberti che aveva intravveduto il processo teorizzato dal Bertini e dallo Spaventa. Mazzini, creatore dei primi impulsi all'autonoma liberazione, rimane solo e frainteso. • Una coscienza pratica di questa immaturità si avverte nelle infinite polemiche che sorgono nel Risorgimento a proposito del problema scolastico (e non ne sono spente ancora l'eco e le conseguenze; ecco un problema attuale che noi illumineremo attraverso la visione dei necessari ant~cedenti storicì). La pratica superava come valore di coscienza la limitatezza teoretica. L'educazione popolare sembrava la sola via per cui potesse nascere nel popolo una volontà. Jl nuovo Stato doveva adeguarsi alla sua funzione, ma prima di esercitare la funzione doveva creare gli elementi capaci di operare e di prendere significato di condizioni. Onde il dissidio implicito nel nostro liberalismo che non si può accontentare di esprimere il risultato della dialettica delle forze politiche, ma deve rinunciare all'immanenza per imporre un elemento del processo al di sopra degli altri. Il governo erede del cattolicismo ha conservato una funzione etica a- ~tratta di egualitarismo democratico: il Risorgimento dimentico delle leggi del liberalismo si faceva democratico: per continuare le tradizioni patriarcali della teocrazia. Nel mito democratico però trionfalmente penetrava l'elemento che lo doveva dissolvere perchè rappresentava· l'ineluttabilità del progresso moderno. I cattolici si •dovettero chiamare li_- berafi; il governo indulgeva al -cattolicismo solo per indu_lgere al popolQ, La legge Casati (nonosta11te ttitti i suoi errori tecnici) imponendo allo Stato il compitb di vincere l'analfabetismo costituiva "una violenta sovrapposizione di un principio•trascenclente·all'autonomia e all'iniziativa che sorge dal basso, ma poneva le premesse per far entrare nel morido della coscienza_ moderna quel popolo che ne era rimasto fuori per un'intim:l. malattia feudale. Ma· tica-.un principio ç!i responsabilità e di educazione. Lo Stato viene corroso da un intimo dissidio tra governo e popolo: un governo senza validità e senza autonomia perchè astratto ,dalle condizioni reali e fondato sul comproniesso; un popolo éducato al ,naterialismo, senza coscienza e volontà, iit perepne· atteggiamento anarchico di fronte· all'org-anizzazione- sociale. Questa çontradcjizione che scoppiò nel fallimento africano è la critica più conclusiva del programma nazionalista. L'imperialismo è un'ingenuità quando restano ancora da risolvere i più formidabili problemi dell'esistenza. Là pratica della nostra attività dopo la Sinistra deve necessariamente culminare nel giolittismo. ancora proprio all'iÒizio del processo sorge ** * un'altra opposizione interna a negarlo. L'auto- La guerra europe3c.mentre ci coglie in piena n01nia dell'azione svolgendosi entro i vecchi crisi unitaria sconvolge tutti i piani e tutti i organi (Comune e Regione) condurrebbe a un giudizi e dove il problema era insolubile crea superato Federalismo. Si doma ii Federalismo' soffocando le iniziative nel mito indeterminato. dialettiche soluzibni. Dopo secoli di compromessi e di riformismo, dopo 50 anni di pace dell'Unità•. Eccò le origini e le ragioni di un sociale, ·ci precipita in una crisi disordinata altro formidabile problema moderno: il decen-. che è finalmente operoso esercizio di libertà. tramento. Ecco la via che noi seguiremo •per La guerra civile .presente ponendo a cimento st udiarne l'essenza e le soluzioni. ,tutti i partiti e tutte le forze è l'espressione Per tutte que st e premesse il governo pie- massinia di nuovi bisogni e di nuova attività. montese (con il governo italiano che gli sue- In questa crisi la nostra opera deve avere cede) deve essere un socialismo di Stato. la sua funzione chiarificatrice ~ deve elaborare Come Lassalle, su basi di pensiero reali- un pensiero che comprenda l'esigenza dell'ustiche, conduce ·a Marx, Berti, o per- esso Ca- nità. La storia c'i ripete i motivi che avevamo vour conduce a Mazzini. Mazzini e Marx . , avvertito nel -mondo presente. Ma la. nostra (ove si prescinda dalle espressioni singole che teoria diventa una pratica ·in quanto aderisce trovano i loro miti) pongono le premesse ri- a tutte -le esperienze di autonomia, proponenvoluzi.onarie della nuova società e attraversp i c_losidi chiarire, aitttare, rinnovare secondo la due -concetti così diversi di missione na~ionale logica dellci sviluppo empirico il movimento di e di _lotta -di classe affermano un principio redenz.ione del popolo. idealistico o, se _meglio ·piace, volontaristico, Chi ha compreso questa. posizione non ci che fa risiedere· la funzione dello S t ato nelle può accusare di astrattismo. Astrattista sarebbe libere attività popolari affermantisi attraverso un processo di individuale differenz(azione. In un proposito di azione empirica che dovendo , . aderire agli schemi illusori della lotta politica, questo senso Mazzini e Marx sono i più g·" randi • - qual~ è vista dagli u'omini smarriti nei pregiuliberali 4el mo nd o moderno. Ma dal 'so al dizi odierni, condurrebbe -a .fare più gra~e la '9r4 l'eredit4 cattolica e le condizioni di disgreconfusion~. Il nostro pensìero centrale postula gazione sociale dell'Italia (problema mericjio- appunto la verità di. un nuovo concrétismo, nale) costringono il nuovo organismo statale che generi la nuova storia avendone in sè la ad affermarsi .secondo un'astratta funzione di • più profonda coscienza. Co.m.pito nostro preciso moralità che. corrompe il principio attivistico (lib.eristico) in una concezione democratica di _diventa dunque l'elaborazione delle idee della· nuova classe dirigente e !_'organizzazione di stanca grettezza utilitaria. Questa è la validità, . •· •• _ogµi pratico sforzo che a ciò conduca, questo il compito del riformismo. italiano che i nostri socialisti credono di aver i~ventato e che è sorto in.vece con le prime polemiche contro i Gesuiti a proposito della Scuola popolare. L'evoluzione sociale dopo il '50, essendo stato introdotto n_ellavita italiana un elemento di riorganizzazio,:ie economiça (sulla nuova ):,a~e industriale), ha sostituito alla legislazione scolastica del socialismo di Stato il riformismo economico. La ricostruzione scolastica come rivoluzione , morale., aveva potuto· creare un embrione di classe dirigente, ma si era dimostrata inadeguata a un'espressione politica che fecondasse· tutte le forze individuali. In vérità il primo momento dell'organizzazione. delle co~cienze popolari doveva essere un momento per eccellenza economico, affermazione elementare dell'autonomia e della libertà. L'opera della Sinistra (come riformismo ecomico) era il coronamento logico della no~tra impotenza rivoluzionaria. Era il risultalo dialettio di due forze incerte e incapaci di esplicarsi; la teocrazia si continuava ne1la democrazia e nel riformismo, il liberalismo si riduceva a funzione amministrativa opportunistica. In sostanza un tentativo di conciliazione che trasbrmava l'equivoco iniz.iale tra Chiesa e Stato in equivoco tra popolo e governo. *** Falliti i miti sentimentali che della società h~nno una visione patriarcale, la discipli~a social_e si deve esprimere nello Stato C0!lle organis,no - non l'indetermi'natezza m·eramente po- ! tenziale della '\azione, non -1~piccolezza egoi: sttca de11a patna, ma una vita nuova per cm l'individuo rifà la vita sua. Nello Stato affermo l1uma11ità non più come affetto,· ma ··come raziona/ifa, annullo_ il mio egoismo per affermarm·i uomo sociale, organo di un o.rgan.ismo. L'anir:na di questo organismo è (m?,z~'inianamente) il popolo come esp.ressione di µn val9r_e, di un'attività·, esercìzio di. u.na missione. Ma gli strumenti òi questa attività·. le forme empiriche e momentanee di questa missione (i partiti), nati nel passato, non sono chiari nellà situazione presente: il dissidio che li travaglia ci impone di distinguere fra:la loro opera di interpretazione del reale e la loro prazis. Come organi di interpretazione del reale sono stati distrutti dalle nuòve realtà imprevedute. La lotta politica non dà più la misura della lottà sociale. Il_ liberalismo è morto perchè non ha risolto il problema dell'unità. Chi vorrà raccogliere l'eredità del liberalismo dovrà rimeditare il problema, che pone tali esigenze da determinare tutta una nuova economia. Il più nobile sforzo per dare al liberalismo la sua coscienza negli ultimi anni fu il giornale ciel Salvemini, che nella crisi rappresentò un tormento chiaro, precursore cli nuovi tempi, quando lo s(orzo individuale fosse idealmente e storicamente Ma per ora, spezzata l'uqità _del:movimento popolare, queste ide·e nort sanno più inspirare una disciplina. alle masse. La grande rivoluzione è avvenuta solo per metà. Il movimel)to operaio è stato in questi anni il primo· movimento laico d!Jtalia, il solo capace di recare alla .sua ultima logica il valore rivoluzionario 1)1oderno dello Stato, e cli esprimere la sua idealità religiosa anticattolica, negatrice di tutte la Chiese. L'impulso oon ebbe sistemazione perchè la parte sana della nostra classe dirigente non seppe riconoscere il va/on nazionale del movimento operaio. D'altra parte i dirigenti del movimento socialista mancarono alla loro funzione per paura e vanità insieme del governare,.__Lapolitica unitaria di Serrati è un giolittismo ui:·educatore (senza l'ingegno di Giolitti) e dimostra la più. sterile impreparazione· a recare le ~ituazioni alla loro chiarezza. In vero solo la lotta può· condurre all'unità. Mancando un'etica coincidenza di popolo e Stato, solo il governo può parlare di funzione unitaria e_l'astenersi diventa fa sua vera m_9ralità. Nel pew. siero di Serrati si sono confuse le· opposte aspirazioni di contadini e operai prima di riconoscersi. Perchè ognuno raggiunga ciò che gli spetta è necessario invece che le afferma: zioni dal basso procedano • autonome, quasi secondo unà legge di separatismo. I partiti d.;- vono guidare la lotta: al governo spetta il compito supremo della conciliazione, perchè la lotta non alteri, nel suo sviluppo normale, le. •necessarie esigenze di equilibrio. !Affermare a priori questo ·risultato significa annienta,re i lìberi sforzi proprio· mentre nascono. C'era implicita nel movimento socialista, fuor degli• astratti .programrn:i di socializzazione, una possibilità di nuova. economia che risolvesse finalmente l'insolubile antinomia di protezionismo-liberismo. Nell'esame di questo problema non bisogntrà dimenticare nemmeno ora le feconde discussioni sul Consiglio di fabbrica_ E' necessario vincer~ le a~tratte formule del liberismo e far scaturire la nuova economia dalle viscere d·el movimento operaio e agricolo. Il Libérismo sorge in Piemonte e_ in Toscana come organizzazione econoq,ica della fiorente agricoltura (dei piccoli proprietari). Ma l'industria che pur deve vivere in ltali,i accanto all'agricoltura è estranea al movim~nto liberale: illuminino su ciò le tendenze protezioniste degli stessi operai e le nuove vie che apre il taylorismo. Si viene preparando un'economia della fabbrica che si sviluppi liberisticamente dal punto di vista dello scam-biO, ma con una rigida disciplina interna dei rapporti tra industriali e operai. • E1 nostra ferma convinzione che l'ardore e l'iniziativa che condussero gli operai all'episodio dell'occup_azione delle fabbriche non siano spenti per semp,re •e non si possano in ogni modo aq1uetare con le lusinghe della legislazione sociale. La base della nuova vita italiana deve troyà'rsi ~el~a cOstituziolle di d~e partiti intransigenti, di opposizione ai programmi riformisti, rivoluzionari nella loro coerenza: il partito operaio e il partito dei contadini. I nuclei iniziali di queste due tendenze stanno operando nella realtà della nazione anche se ancora non si esprimono in termini di parlamentarismo: e soilo il partito comunista (nonostante la demagogia ridicola de( Bombacci e dei Misi ano) e le prime organizzazioni agricole del sud sostenute dal partito sardo d'azione che si sta estendendo ad altre regioni mature ad accoglierlo. Queste sole forze si scorgono oggi capaci di accettare la eredità della piccola borghesia, ormai burocratizzata in tutte le sue manifestazioni. Il franco riconoscimento di questa realtà non ci può condurre ad aderire a una delle due formule, appunto perchè noi crediamo alla validità di tutte e due e nella nostra rivoluzione liberale comprendiamo le visioni dei due elementi contendenti. Il nostro è un liberalismo L'ideale che si propone il governo è sostanzialmente il Socialismo di Stato di Lassalle (secondo il Missiroli, ideale del giolittismo: la. m'oJZarchia socialista). Ma per l'eredità della rivoluzione non riuscita il movimento riformista (poi socialista) italiano non si può svolgere nei quadri di uno Stato a cui il popolo non crede, perchè non l'ha creato con il suo sangue. Il Socialismo tedesco coincide nel suo valore etico con il significato dello Stato, rappresenta il realizzarsi dell'idea Stato nella coscienza dei cittadini. La lotta pratica s'è ridotta nei termini dell'economia pe1chè un principio comune già è coessenziale agli spiriti e dal progresso economico trae esso stesso sviluppo. maturo. I potenziale che uon ci deve suggerire un'opera Il cattolicismo ha ucciso l'idea liberale, ma di conciliazione (chè allora negheremmo le ne è stato alla sua volta intimamente indebo- premesse autonomiste), ma deve farci aderire lito. Il partito popolare che ne è sorto, fuori alla doppia 1mz1at1va. In Italia una tradizione, che, se npn è liberale, è almeno individualistica, si oppone senza rimedio alla vitalità di ogni sistema che ignori la libera iniziativa e faccia dello Stato un'attività distinta dall'attività dei cittadini. Il Socialismo di Stato, come noi l'abbiamo seguito nelle sue origini e nel suo sviluppo, è dunque un momento effimero che rappresenta una transazione e che bisogna superare. Una volta venuti sul terreno della legislazione sol ciale la politica diventa un perpetuo ricatto in 7CUi a: eterne concessioni fanno eco eterne ri~ chieste; senza che s'introduca nella lotta poli, I di ogni serietà ideale persegue, attraverso· Un compito tecnico preciso ci attende: la una Praxis demagogica, un risultato di con- preparazione degli spiriti liberi· capaci di acjeservazione. E' per una logica teocratica che il rire, fuòr dei pregiudizi, nel momento risolurappresentante del dogmatismo e della disedu: tivo, aWiniziativa _popolare:_ dobbiamo illumicaz1one nel mondo moderno arma le turbe dei nare gli elementi necessan della vita futura contadini a soffocare la civiltà. (industriali, risparmiatori, intraprenditori) ed Il socialismo, per deficenza di preparazione, educarli a questa libertà di visione. si è sfasciato mentre doveva realizzarsi. Ha Politicamente una parola d'ordine ci affratelli espresso in Turati la sua impotenza. Invece di nell'azione e nella lotta: il mito della rivolumantenersi coerente ad una logica autQnomista zione contro la borghesia si determini, nella ha accettato l'eredità della democrazia. Coe- sua dialettica storica, come rivoluzione antiburenti ad una visione marxista, o, meglio, ita- rocratica. lianamente marxista sono rimasti alcuni comu- Que~ta formula ha nel nostro pensiero un nisti (non il Partito Comunista), che agitando significato caratteristico che potrà forse diven- . il mito di Lenin vedono nella Rivoluzione il tare \'ideale intorno a cui si organizzerà nei cimento della capacità politica delle classi la- nuovi anni l'attività degli Italiani. voratrici, della loro attitudine a creare lo Stato, PIERO GoBETTI. a ne

3 Esiste una, Economia Italiana? . • italiano > dimostra che probabilmente hanno ragione quei trattatisti i quali amano poco le aggiunte • nazionale • o • politica > o • italiana » al sostantivo • Economica>. L'aggettivo non aggiunge nulla al concett,o e serve solo a confondere le idee, perchè .fa nascere l'impressione negli inesperti che si debba incoraggiare un'economia ·od una banca •nazionale» ,in contrapposto all'economia od alla banca • semplice>; ·mentre quelle. sole banche ad economia sono nazionali od italiane le quali sono vere e semplici banche ·ed economie; ossia banche ed economie, le quali adempiono semplicemente al loro fine proprio bancario od economico, senza l'appiccicatura di nessun altro TACCUINO· L'infortunio capitato alla Banca Italiana -di Sconto è stato l'occasione che fossero ripetute in pubblici comizi parole ben note nella terminologia economica, ma relativamente' oscure in quella volgare. Gli studiosi sanno come gli inglesi abbiano dato alla scienza economica il nome di « economia politica »; nome che i trattatisti tedeschi .amarono spesso cambiare in quello di « economia nazionale», finchè, più recentemente .ancora, ad accentuare il carattere scientifico dei loro lavori, parecchi scrittori preferirono adopérare semplicemente la parola • Economics », od « Economica •, tale quale dicesi • Fisica » o « Chimica•. Tuttavia, quegli aggettivi •politica» o • nazionale • fanno ancora grande e bella impressione agli occhi di taluno, il quale volentieri, nel pronunciare, posa l'accento su di essi, quasi a voler dire che la scienza economica merita o non merita rispetto a seconda che essa è più o meno < politica • o « nazionale •. Appunto in certi comizi romani recenti, provocati dalla moratoria della Banca di Scon~o, .Pare si sia distinto tra una politica bancaria • nazionale » ed una • anti-nazionale • non si sa se francofila o tedescofila ed. i con-venuti si sare·bbero dimostrati dispostr a •far entrare, •cqi ran• delli, nella mente dei gqvernanti e dei ban- {:hieri l'idea che ci ha qa essere, accantc;, a • banche antinazio•nali, una banca a cui sia'spe- •Cificamente affidato. il comp,ito 'di fare una politica economica« nazionale» o «.italiana». . * . : * * Prescindo dal fatto concreto, se vi s.ia tale o tale banca tedescofila o fraricofila o italianofila, sia perchè è difficilissimo per i laici appurare le cit'costanze deUè ·accuse. e delle difese in modo esatto, .sia perchè qui si vuole sç>ltanto c;l.is.correre della esatta definizione dell'aggettivo • nazionale > od • italiana > aggiunto al sostantivo « economi.a» o « politic;a economica? o «-banca». ·(;he cosa vuol dire « economia o banca -nazionale, meglk,, italiana • di diverso da « economia » o « banca.• senza aggetti~i.? Una banca - ed assumiamo quésta come esempio e tipo qelle altre ·economie .esistenti •-in un paese, èosicchè le osservazioni fatte per essa valgono • per - tutte • le aitre ·eco- ·nomie - fa operazion~ .diversissim,e, attive -e passive, le qua1ì econ~micamente si distinguono pèrchè le, une sono molto redditizie, le altre medi.ocremente, altre ancora poco o nulla, e te ultime fin;,_imente pos- .sono procacciare la perdita di tutto o parte -il capitale proprio della banca o dei depo- .sitanti. Per dare un esempio- in cif;e, si· ~ono compiute cinqùe ope_razioni, • le· quali fruttano il + 26, ·il +10., il o; il -;-10 ed il - 25 per cento del •capitale sociale. Quale di queste operazioni è « italiana» e -quale « tedesco ·o franco· o· anglo-fila »?. Se, invece di una banca privat~, ·si trattasse .dello Stato o· di un altro ente pub-. blico, si potrebbe essere in dubbio. Ad uno :Stato può conveni;e compiere un'operazione •che gli. cagiona una perdita « finanziaria • -di 100.0òo.boo di lire, piuttostochè un'altra -<:he gli frutti un lucro finanziario di altrettanto. Anzi, è' tegola assoluta, che uno Stato deve prima adempiere ad uffici costosi e, poi solo, dopo adem·piuto ottimàp)ente e .con grave dispendio a ques.ti, può, con molti ma molti se·, te.ntare operazioni fruttifere. C'è· ;forse dubbio, che, sovra ogni altra cosa, lo Stato deve difendere, con. fesercito e con la flotta, il territorio del paese o pagare i magistrati ed i poliziotti ,ed i medici della sanità pubblica ed i maestri elementari?_ E. 'c'è du.bbip ché tutte -queste faccende pressanti e necessarie co- • stano molto e non rendono nulla? Ed è forse dubbio che, tuttavia, uno Stato riscuote lode qua~do, pur spendendo solo• il necessario, adempie al ~uo uffido convenientemente? Nè è. itpmaginabile d1e uno Stato tras.curi i • suoi· uffici costosi per coì-- ·yere· dietro ali~ spera.nza ed a~che alla realtà ,di guadagni in imprese economiche di ferrovie, banche, navigazione, industrie. Anche -ammettendo che il lucro sia scarso, lo Stato non può e non deve cercarlo, se pdma non ha adempiuto bene ai suoi fini essenziali. Non essendo un Ente .creato, allo. scopo di ottener lucri, il fatto che esso se. li pro- {:accia può essere un argomento per concludere che si è comportato male .anzic,hè bene in rapporto ai· suoi fini. Sarà ~ nazionale , od « italiano » quello Stato H quale, ..a costo di perdite finanziarie, benè raggiunge ':tl fini della collettività italiana ed . < ·antinacag1 C).bi n zionale • od • anti-italian~ • quello Stato, il quale, a scopo di ingrassare sè stesso o i suoi cittadini, pospone gli ideali italiani a quelli di un altro paese e ci rende servi, in senso materiale o spirituale, di potenze o di ideali stranieri. Ma mia banca? E' dessa creata per perdere o per guadagnare? Evidentemente per guadagnare. Se perde, essa si suicida, distrugge sè stessa ed impedisce ai proprii dirigenti o soci di conseguire gli scopi per cui la banca sorse. Supponiamo che i fondatori della banca si siano proposto unò scopo qualunque non grettamente egoistico. Essi vogliono promuovere lo sviluppo 'delle energie del suolo e del sottosuolo nazionale, incoraggiare le iniziative dei cittadini italiani. Si promL10ve e si incoraggia ,tutto ciò fine extra-vagante. LUIGI EINAUDI. M.. Missiroli a "LaRivoluzione Liq rale " col perdere denari? A furia di lucrare il Caro amico, La ringrazio. Bellissin,o il vo.stro _:_10 od. il .--26 °/0 del capitale, questo va manifesto: una magnificapagina di. sintesi storica. in fumo, i depositanti pigliano .paura, si La mia .adesione è incondizionata. Voi vi tomiendétertnina un panico e ve.ngono meno i tate intorno agli stessi problemi che tormentarono fondi con cui incoraggiare e promuovere. me quando scrissi la Monarchia Socialista. Vedo Gira e r.igira, per una banca. non vi è che perveniamo alle medesime conclusioni. altro metodo per raggiungere fini utili alla •Ch.evuole Le risponda? Ho paura a· mettermi a collettività nazionale fuorch·è quello che scrivere. Anni la, mi accinsi a scrivere una lettera consiste nel fare 'affari buoni. In certi casi; ~~;:;:c~ui°~:~:~:i!~t: ::euv~i P;~mv 0 : 1: 0 m;~-~~ e in limiti mo_lto modesti, possono esse.re· monarchia socialista! buoni • a_luriga scadenza-•; ma in ogni modo • A giorni Le manderò la prelazione alla .Il edidebbono esser buoni. e non e.attivi. Il banchiere zione della mia Monarchia, di immjnentepubblicacome l'industriale non deve proporsi scopi. •zione. Ellane farà ciò che vorrà. Pare scritta per Lei. n~n economid. Se dinanzi al banchiere.com~ lo resto fermo sempre .al inio vecchio punto di pare un progettista •e gÌi . espone ..il' pro- . vista: L.acrisi, l'eterna .crisi italiana è ·~eligiosa. Il g~amma' di ··urii . iniziativa di miniere d{ ·nostro problema relig:ioso è insoluto. Non avemmo· ff • 1 1 1 d' la Riforma religiosa e nemmeno una. rìvoluzion·e lignite su rag'ando_,,a___ « so tanto •. _co 1te . · polffica. Ritengo pertanto che il socfalismo (luteche così si contribuirà a Iiberare il paese • •ranesimo sociale) possa rlsolvere .questo problema dal tributo pagato all'Inghilterr-a per l'acqu'i, conferendo alle masse una cosdenza ed un ·senso sto del carbon fos•sile, il ·banchiére ha il dell'individl\alità, dell'orgoglio: alzare la testa J do;ere di mettere co·n. molta gentilezza il- Naturalmente intendo il socialismo in senso libeprogetti'sta •:illa porta .. Costui infatti è uno raie, comestrumento per la formazionedi ·coscienze. scemo. Se· la t.Ònnellata di carbon fossile Nel Papa in guerra svolsi a lungo ~uesto cÒn-· straniero· costa 200 lire, ossia, per ipotesi, ••. ceti~. Come !;:Ila vede, il mieifilosocialismo, il mio iÌ prezzo .cii una merce che a noi è costata còllab'ornzionismomu·oveda presupposti assai dia: produrla: 10 •g_iorn~te di. lavorp ; mentre versi da quelli correnti. • ·due 'tònnellate di ligriitè italiana, aventi là Le sarò grato se vorr/1 mandarmi tre o ·quattro copie del su_oprogramma·, che vor°rei spedire ad, stesso .potete calorifico, .. costano .. soltant,o amici. 160 lire, ossÌa 8 giornate di li!,.VOro,e· se il Cordiali· saluti.: lavoro. itaJfano non può impiegarsi meglio che nell'estrarre ligni-te; allora conviene coltivare lignite ed il b_anchier-e opererà. ottimamente antjcipando .fondi al progetti-. sta. Non per-èhè la· lignite sia italiana; ma perchè cori sole 8 giornate di ljivo,o italiano • Milanq, 18gennaio 1?22. Mario Missii:oli. Agli .amici dell'UNITÀ La RivoluzioneLiberale sarà, come si e promesso, una rivista tecnicp di politica e di economia, ma soprattutto in quanto si propone di non venir meno a uno specificocompitoformativo. E' naturaleadunqUL che per noi il Taccuino di un osservatore come Giuseppe Prez:tolini (lasciata da parte ogni considerazione sul limpido valore letterario e stilistico), anche quando non parli di burocrazia, di finanze o di problema meridionale, abbia l'importanza politica essenziale di uno schietto documento di vita contemporanea. Perciò lo verremo pubblicando con gioia in ogni numero. PANZINI INSEGNANTE. - Da molti anni Paru:ini insegua. H'a insegnato a italiaoi e a. stranieri, a uomini e a ragazzi. Non so se abbia insegnato a signorine e come sarebbe andata .a finire. So che ha insegnato e insegn• tuttora. E che cosa -può insegnare Panzi'ni se non se stesso, attraverso l'iqdiano e il classicismo? Perciò, preso da. curiosità, un giorno volli interrogare un ~uo scolaro di Istituto. Sapévo che sole\•a egli leggere belle traduzioni di Omero ~ commentarle con calore. Chiesi adunque allo scolaro: e Panzini v\ legge Omero ? ». e Si ,. . e Mi dica un poco : che idea sl è fatta delle istituzioni politiche di quei tempi?,.. Lo scolaro riflettè alquanto, cercò; poi disse: e Ecco .... al tempo di Omero non c'erano deputati; c'erano eroi! it. Questa era troppo bella e panzfoiana perchè non la. segnassi nel mio taccuino. PANZINI CONVIVIALE. - Ùn gi~roo narrerò com'io l'abbia veduto dinanzi alla pentola, dove cuoceva il ri• sottç> ed egli l'andava di quando in qaando ammollendo con parsimoniosé cucchiaiate di brodo, ed alla fine lo colorì con un pizzico di zafferano di que1lo vero, che in commercio non si trova, ~ lo condì di burro scelto e di v.eCcbio parmigiano grattugiato. E cert?,mente quando il risott0 arrivò s1,1llatavola, dorato come un pagliaio fresco sotto i raigi def sole, gli occhi di Panzini ridevano pià éhe se avesse scritto un nuovo capitolo d?un libro o tro• vato una voce da collocare nel suo diziénario. Infatti ne andava offrendo dei piattini ai più vecchi freque,ntatori del luogo, che s1era fatti amici e vanta,:asi secoloro del pro• fumo e della bontà della pietanza. CELEBRITÀ.-:- e Un"e des grandes revues· italiennea, Patn·a, qui parait à Rome, sous la direction de M. Re• nato Manzini, et qui ~'avère, de plus en plus, co~e • un· des plus importants périodiques de la Péninsule, arnie, renfenne une étude substantielle .de M. Pantaléo Ledda. sur l'oeuvre du philosophe Antioco Zucca. Celui-c'i a pub~ blié ré~emmcnt un volume, L' Uomo·e l'Infinito, qui fait gtand bruit dans les milieux intel.lecruels, de l'autre còté des Alpes,. .. :a. Queste parole trovo sçritte dal letterato J oacbin Gasquet nella rivista L?Amour de l'art, dell'agosto 1921. Rivista. Patn:a? Sign0r Renat'o Man.zini? Il filosofo Antioco Zucca? il sostanzioso Pantale'o I:.edda? Li conoscete voi. lettori?. Chi li conosce? Siamo molt~ ignoranti in Italia e so~o molto colti in Francia d.i cose italiane. otteniamo· lo stesso risultàto che otterremo . La Rivoluzion.eliberale non _pretende di spendendo, p'er comprar carbone, l' equ·iva, raccogliere l'eredità· ·I del!' Unità fiorentina. lente ·di 10._gìornate di lavoro medesima-. Dìfferenze. di cultura e di formazione inne- PERICOLOSO SPORGERS). _ Notando.un assiduo mente .1 'tal_iano ,:· qil;ndi •ci avanzano ·2 gior- . gabili fa_ranno de_·I nostro giorna_l.eùna cosa••. ,.. corteggiatore della moglie, il finanzi~re N.. lo chiamò e . riate: libere pe.r produrre. qualche altra cosa profondamente diversa da quello del Salve- .. gli disse severamente: e Lei fa,. corte a mia moglie; 0 forse anco per .diveÉtìr.ci. Ma ··se le due mini, Anzi' creçiiamo che .ìl risorgimento· ·del- . sti'a b.ène attento, chè son ~~pace di Iascia,gliela. . tonnellat·e diUg_ni'teitaliana costano 400 lire; l'Unità sarebbe· anche oggi per _noi ·utile e caro:· è difficile far a meno del consiglio ossia 20··giornate di lavoro· italiano, in tal assiduo. e :della colla.boraziune quotidfanà di caso pazzo ed ahtiitaliano sarebbe quel ban- un maestro còrrie Oaètano 'Sa!vemini. • • ·chiere clie an\icipasse fondi a tale scopo: . Ma mentre l'Unità tace· noi che ci'forEgli inçoraggerebbe così .gli italiani a mainnio una coscienza po1itica dei p'roblemi • spendere· ·20. giornate di lavoro, _laddove·. .c9ncreti a)la sua scuola, crediamo di· poter basterebbe im.piegarne 1.0 a produrre qual- ,,accogliere gli unitari alla nostra opera· di che altra cosa che potremmo pçii ve·ndere studio e di libera crìtica. Salvemini, Prezzòpe.r 200 lire e così procacciarci le tonne!- lini, Einaudi, Savelli, Ansafdo, Emery, foriate di carbon fossile ìn·glese. Questo, benchè mentìni, Andreani, Stolli e gli altri m_igliori, inglese, deve ·essere preferito, nell'interesse cori .'altri giovani maturatisi a severa discidell'ltalia, 'alla lignite-italiana. Così facen·cto, plina·nella loro -solitudine, lavorano con noi. All'esame dei problemi concreti da.remo noi rion preferiamo la· ·produzione inglese.· mia ·più .ampia base storica, renderemo. teodel earbone a _quella italiana _della lignite; • ricam.ente espiièiti glì slorzi di riorganizzabensì preferiamo la· prod11zione italiàna del- ziorie morale che riell' Unità si avvert1rono. l'uva o della s('tà, o della ca1iapa o.di certè -Mandiamo qu,esto numero.a tutti'.gli alimacchine o dj .cappell.i •ecc., alla produzione bona ti del!' Unità:· essi- con gli amici di' italiana della lignite; ·ed .a giusta ragione : energie Nove devono ·costituire· il primo facciamo ciò, perchè a produrre cappelli' •nucleo del nuovo· organismo.' Nella loro impieghiai:no meglio e •piv. fruttuosamente· educazione politica e morale .vi sono i primi il nostro lavoro e il nostro· capitale che a prinèipi per la libertà e la simpatia., di cuiprodurre lignite. * * * Dunque, possiamo concludere che l 'ag- . abbiamo bisognp. Invece di lire 20 mandate lire 32 gettivo « italiano·~ applicato a «banca»:. ad « industria;» 1 ·ad «economia>? ha un ·si~.~ gnifìcato laudativo solo se equivale ·ad «· economico,'. e che una banca è· itaJiana in • alfa nostra Amministrazione iii Via quanto guàdagna, antiitaliana• òvvero tede-· XX 5 tt · b ·60 R • • t • • • .. · . e em .re, . .. tee.veree wsteme sco-franco 7 anglo-fila in. quanto perde., .· .. Guadagnare è sinonimo di in'coraggiare alla Rivo:lu;,:ionel.iberale il supplemento industrie sane,' vitali, rigogliose; perdere è Letterario Il B~retti. che continua ili un. sinonimo i:li incoraggiare progetti mal com- . • piiJ. ilq.sto campo culturale l'opera della'. bin.ati,. fantastici, impro.duttivi. Guada'gnare. rìvis.ta politica e che non si vende •vuol di.re rafforzare _il paese, arricchirlo, 5.eparatamente, renderlo atto a· vincere nella·concorrenza _Difronte all'intemperanza delle •nuointernaziònale. vtssime -scuole Il Baretti studia· con riPerdere. vuol djre indirizzare il ·1avoro ita- g· 0 • •n • • ·t· · 0 a • • rosi prt ctpt cri tct e e n rmomca liano in impieghi in ·cui. esso· è male rimuneratÒ, in cui si producono cose non. desi- misura di gustp i problemi e le espresderate dai consumatori; vuol dire immiserire sioni dell'arte contemporanea. Dà ampie iÌ paese e renderlo facilmente servo delle· informazioni sul movimento letterario più rigogliose economie straniere. • 'itàliano, francese,ingle_se,tedesco, orienLa denniziòne ora data .. dell'aggettivo : tale,. écc. 'PESl E JltlSURE MODERNE. - ! Ebbe un primo suçcessq di vep.dita - u.n giovane che si acqui~ta ora un posto sul mercato - . attraversa un ,periodo di. vendita .acuta - è un tipo.corrente ed esitabile - molto fu ven• duta - trovano compratori •. Queste frasi }e bo lette io tlue colonne ~i recensioni d'Una rivista l~tteraria, e po• • trèbbero stare bene riel catalogo •d'uD:a casa di utensili domestici in ,ferr'o smaltato. Si vede che l'iO.eale estetico, che nei nostri nonni era: vèrità ;·.nei pa9,ri: l'arte per l'art.e; nei fratelli maggi6ri: l'espressione; è diventato ora: denaro sçmante. CER.IMONIA~ - Il cameriere del bar si ourva e in·• tin'ge un tuc·chiaio fine .e lungo, ~al manico a spirale, dentro )l calice, lo fa prillar tre ò quattro Yolte, sen~pre più ~àpido/ coffie µn ragazzo la trottola, finchè la. miscela .ribolle,' gònfia d( schiuma e sale ,fin 3ll'orlo; appena le prillle bollicine ·sbavano f~ori, ·Con un guizzo il cucchiaio vofo in aria, portato in su da un iesto e1egante del bracci9, molto in_ alto, e condotto seffiPre da .due dita eh.e ·10 teogorio con delicatezza Si affonda, capo in giù, come un giavellott?, ·entro il lavatoio delle !;itoViglie,dove una cann~ di gomma dal bocchino d'argento conduce un getto seni.pre ~~ale di ·acqua fresca. 11 '. cameriere frattanto si rialza e con un sotrisQ interno di compiacenza per sè,• stringehdo i ganascini e faceòdo le fossettine .accanto alla bocca, occhieggiando coi suoi globi bianchi e grandi, e .con certe altre smo_rfie delja sua faccia langn.ida e sodd,isfatt:a, invita• il clien~·e che lo sta. guardando: ad abbeverarsi. Nulla, di più squisitò deve eSiste·;~ nèll'arte-dei barista, • • poich.è Ì? • vedo mirare çon compiacim~nto e quasi COJl ,sollievo. di palato Ù volto del bevi tor.è ~be, gii. sta so.tto, èhe non l? fissa più, e gli ·si offre 'tutto .di scorcio, mettendo iµ mostra il go·rgozzule.ri'pièno d'un pomo d'Adam9 che sporge e dal quale il barbiere non ha potuto radere gli ultimi peli. L'atto di mes~ere gli in~rédienti -m~su..ratida una mano bilancia di precisione, e del prepararli con sapienza co'nsumata, hanno intanto ·avvolto i dÙe in una· atmosfera di cooperazione e dì complicità. Nel silenzio che si è fatto il nlmore .meccanico della cassa eh~ marca un introito, .inter.rompe sgraziatamente b. sc.ena muta e l'inC:anto t;he si è operato 'per via di quella miscela; cliente. e èameriere si ri,frovano di nuovo di4 stanti e· straflieri. . u Uoa·. lira e venti, signore!,._. ..Gius&RP9 Prezzolinf.

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