RE NUDO - Anno XI - n. 92 - novembre 1980

siml, non so come dire, quan– do invece poi ci sono ancora valenze molto Infantili. Biso– gna sturarle, concedersi an– che di vivere, in parte, una sessualità stupida, banale, maschilista e femminile all'antica maniera; bisogna passare anche questa fase, per ritrovarsiperò poi addosso una sessualità diversa. R.P. - Sono molto convinto del tuo discorso, sono forse un po' perplesso: saremo capaci di fare questo discorso di fasi e non fermarci lì? A. - Secondo i:ne è un di– scorso di fiducia e di nostra capacità di crescita, e poi è molto più produttivo che non Il passare ancora una volta at– traverso una censura, come dire a priori che cosa è nor.. male e che cosa non lo-è. lo riesco ancora a scandalizzar– mi per queste cose, quando sento parlare di sessualità "normale" ml viene la pelle d'oca, capisci? ... Ma- che cos'è la sessualità normale? Ho come l'impressione che si sia creata una nuova etica, una nuova morale basata su tutto Il lavoro che hanno fa\to le donne, su cui non sputo, però, in termini un po' più scientifici, c'è molta roba ri– mossa. Se è vero che le donne stanno scoprendo sulla pro– pria pelle anche un altro tipo di desiderio, però è anche vero che c'è un desiderio di una componente più violenta, più aggressiva della sessualità. Ma chi l'ha detto che le donne non sono sessualmente ag– gressive? R.P. - Appunto, questo mito della dolcezza che potrebbe diventare un mito e quindi non essere più positivo. A - Rischia di essere una nuovacopertura. Insomma, vi piace o no? L'ultima coppia non troppo aperta vede anche il porno: lui scuote l'oc– chialetto e dice "tu questa cosa come te la sei vissuta?", lei dice che, capi– sci, ci sono molte componenti. A casa c'è Vilfrido in età prescolare che guarda "il caldo corpo di una suora di clausura" e non si masturba nemme– no perché è ancora pregenitale, ma là mamma non si ricorda e ci resta male lo stesso. Lui si è disgustato / eccita– to, lei si è eccitata / disgustata: si so– no annoiati a morte e cono profonda– mente delusi perché bastava mettere uno specchio sopra il letto, oppure siamo disgustati sul serio? Ma insomma, voi coi filmetti porno vi eccitate o no? No, ti pareva. E allora perché li andate a vedere? Quella certa area che tutti sanno della gente che fa riferimento a certe cose non ha l'abitudine di andare a film pornografici: ci va una volta o due. Bisognerebbe invece sapere perché le Tv private così comode in casa propria, dove, salvo eccezioni, cia– scuno fa quello che vuole, c'è sempre bisogno degli amici, del timballo delle 3, del pocker svaccato e chissà cos'altro per accendere la televisione. Si fa sempre mezzo per scherzo e mezzo per curiosità, perché la società civile ha anche queste cose come da– to del reale. Poi si ride, poi il cane da pastore del gruppo dice che "però che schifo". Certo che non sono edi– ficanti, né piccanti, né interessanti né stimolanti, bella scoperta. Noi però se capita li guardiamo, non una, né due, né tre volte: tutte le volte che capita. Anche se è sempre la solita storia e ormai non c'è neanche la curiosità. Così, a occhio, quelli che li guarda– no spesso sono i disgustati che non ridono più: è poco probabile che siano la punta di diamante di quel popolo di masochisti costituito dall'utentato te– levisivo, molto più verosimile che il di– sgusto sia una versione dell'eccita– zione. Ma sì: l'altra faccia della luna, con questa differenza, che l'eccita– zione lavora quasi tutta nel corpo, il disgusto quasi tutto nella testa. Non è mica poco. Le fantasie erotiche della gente non sono molto diverse da un buon pro– dotto pornografico, sono solo più bel– le; sono ricche, umane, soddisfacenti mentri si fanno, ma rivederle proietta– te qualche ora dopo, soprattutto se l'attore principale non siamo più noi. .. Anche il raggio d'azione del filmetto è limitato, perché tra sessualità di buon costume e pervertimenti vari non ci sono più di sei o sette combi– nazioni, il resto è contorno. Ma non solo la pornografia non lascia imma– ginare più niente, non può neanche dare l'idea delle emozioni, perché non facendo uso della metafora i simboli restano fuori e con essi l'interiorità. E' un mondo primitivo che ignora la se– mantica, e noi, da animali evoluti, non ci troviamo sugo. E poi, perché non dovrebbe darci fastidio il biologico puro? Va bene per i documentari sulla savana, per i libri di medicina, per l'e– ducazione sessuale nelle parrocchie, per fare spettacolo ci vuole qualcosa di più. Il film è quel tipo di comunica– zione che si fa con le immagini: da– vanti al film oltre che vedenti (fisiolo– gia) siamo spettatori (aspettativa, psi– cologia ecc.). La nostra posizione di– venta la passività, incameriamo, su– biamo, mandiamo dentro. Non c'è tanta differenza tra occhi e bocca, il risultato finale è sempre l'identifica– zione con quello che abbiamo man– dato giù. Identificarsi con il porno sturba metà delle buone opinioni che abbiamo di noi. Magari è per questo che la gente che fa riferimento a certe cose è sempre tanto distaccata e pronta ad ammettere ogni turpitudine sua sponte prima che gliela facciano ammettere gli altri. Questo però è un discorso limitato perché riguarda una minoranza non necessariamente realista. La maggio– ran·za è quella che accende il televi– sore come se spiasse i genitori e che probabilmente ci gode un mondo non fosse che per aver violato il tabù (a noi è questo che ci frega: non abbiamo più da violare un accidente). Il fascino del proibito è una molla potente, dal momento che non sono tutti nevrotici frustrati e complessati. Il voyerismo è una nostra compo– nente organica e la cinematografia ce la soddisfa (e il porno ancora di più), anche le istanze orali sono soddisfatte e pure quelle passive, solo che in questo caso sono soddisfatte troppo allo scoperto. Bisogna essere molto primitivi per godere veramente della pornografia, ma non solo primitivi perché limitati da una nevrosi grave, anche culturalmente primitivi, usare il pensiero concreto e avere familiarità con gli istinti. Se poi non si dà impor– tanza o si ignora l'aspetto commer– ciale della faccenda è proprio una cinquina. Le reti private specializzate hanno lavorato bene, hanno ridotto il margi- ne di scandalo e tra non molto potre– mo avere delle chicche come ci sono in America: il porno con gli attori ce– lebri. Il film si allestisce cucendo sce– ne extra girate durante altre lavora– zioni. E' un prodotto che rende im– mensamente di più del porno qualsia– si, un po' come l'operazione che fece Play Boy spogliando la signora tal dei tali invece di una sconosciuta qual– siasi. E' logico che interessi, perché c'è la curiosità, c'è una vernice di profes– sionalità che rende tutto meno squal– lido e sono moltiplicate le possibilità di un'identificazione: ad esempio, in un'erezione biblica di Volontè quello che conterebbe di più sarebbe sem– pre Volontè. Inoltre città come Roma o Milano hanno più luci rosse che farmacie, la pornografia è éntrata nel quotidiano e fa parte del costume. E' un fenomeno che va di pari passo con la disgrega– zione sociale e con l'alienazione, vie– ne fuori in tutte ie situazioni difficili, classicamente: caserme, zone di inurbamento selvaggio, città di pas– saggio. L'Italia era campo libero e ha reso cifre astronomiche. Qualche anno fa si sentiva parlare di liberaz bne sessuale e si affermava che la pornografia ne è la negazione, il che è perfettamente vero, oggi però . rappresenta un giro di affari troppo vasto per bé si possa liquidare così la questione. Sono riflessioni che può fare chiun– que. Comunque sia, non per fare gli ari– stocratici ma perché è lì che ci porta il materiale che pubblichiamo, l'area aperta che uso fa della pornografia? Molti anni fa questo giornale discusse l'argoento e propose, allora, un "uso alternativo del porno" e l'implicazione più importante che ne uscì fu l'ipotesi di adoperare la pornografia per qual– che cosa invece di scartarla o di con– sumarla tout court. Si può esprimere qualunque cosa, in particolare se ri– guarda il sè, a noi però resta un filo di diffidenza verso quello che non è pro– prio naturale. A chi scrive per esempio resta il tarlo, ed essendo per natura schizzinosa, non apprezza la porno– grafia ma si scioglie a vedere le rea– zioni degli amici. E' tutto un lavoro di testa, è Il che succedono le cose: che ne so, rive– diamoci "L'impero dei sensi" per ca– pire la differenza, tanto, l'unica cosa che ci prende veramente è la morte, se poi è vera tanto meglio, come in quei filmetti per sale private in cui le donne sulla scena erano assassinate sul serio e se ne accorgevano all'ulti– mo momento. Gli spettatori invece lo sapevano da prima e pagavano una fortuna. nota di Luisa Cunterl Questi materiali sono stati forniti da Radio Popolare

RkJQdWJsaXNoZXIy