RE NUDO - Anno XI - n. 90 - settembre 1980

RE NUD0/18 IO giugno 1980, per coincidenza giorno del mio ventesimo complean– no, John Cage tiene un concerto all'Università di Reykjavik. facoltà di legge. titolo ·'Empty Words". ore 20,30, prezzo 3000 Kr. Bisogna sem– pre che io sia puntuale. se perdo qualche secondo di un concerto il mio umore ne risente per un mese, non che sia necessario accaparrarsi un posto con grande anticipo. mai stato ad un concerto in Islanda con più di 600 persone. ma mi interessa vedere lui arrivare. E' già arrivato invece, sta parlando con un tizio della galleria d'arte Suourgata, purtroppo non lo cono– sco, quindi non posso intromettermi nella discussione e a giudicare dal prezzo della rivista che sta vendendo in giro non ho neanche voglia di co– noscerlo, ne sta regalando una copia a Cage. Cage, ha tenuto una conferenza sui funghi. Cage ha cucinato pesce e fagioli alla mensa degli studenti. Ca– ge ha dato un concerto in chiesa. Ri– de sempre, ha una voce Zen, si muo– ve come se stesse cercando il posto dove ha dimenticato la testa l'ultima volta, sembra matto. Prendo il posto nella piccola sala, come sempre resto affascinato dalla piccolezza delle co– se in Islanda, cinquanta persone o poco più ed il contauodireuo con il musici ta è assicurato, dal mio posto posso esaminare l'uomo e i suoi at– teggiamenti nei minimi particolari, l'ambiente mi ricorda la cuoia. Dopo un'attesa di 10 minuti Cage prende po to in un piccolo banco al centro della sala, ci •informa di non avere la possibilità di eseguire "Empty word " in quanto la mac- L'AVANGUARD Es. di Cage, non mio. aPc e Bisonte cEramica e Ragione IA tOorto iL Tarocco Risate tarAntola Nuda bagnanDosi arcO · di al· sOle dopo quindici nomi si ripete lo stesso nome con parole diverse china (?) usata in queste occasioni farebbe.troppo rumore in una saletta del genere, la performance della se– rata si chiama "Themes & Varia– tions" :he è cronologicamente la più recente essendo stata completata nel febbraio 1979. Ci sono soltanto due normali ri– flettori puntati verso l'estremità della sala, occupata da Cage. nessuna pol– trona scriocchiola e nessuno tossisce, l'opera è costruita su una struttura di parole, uno schema di nomi di varie persone, scritti in verticale, sui quali si interseca una truttura di pensiero e concetti espressi sul richiamo della sillaba a cui sono connessi. li calore e le luci soffuse portano un discreto clima di sopore. la voce piatta di Cage scandisce per un'ora e un quarto il tema e le variazioni con un ordine tale che sembra debba proseguire all'infinito, come il moto dei pianeti, o più semplicimente co– me il flusso di coscienza che ognuno di noi si porta dietro. Soltanto il diminuire delle pagine dà il senso del tempo, un mucchio che si ingrandisce da una parte e cala dall'altra, riesco a distinguere singole parole, nelle frasi c'è un senso troppo staccato, singolare, in– vece di seguire il senso mi rivolgo al ritmo del linguaggio, riesco a capire e cogliere un accostamento perfetto tra poesia e musica nel senso in cui Allen Ginsberg lo traduce, O.K. ci sono molti sensi. li vecchio dall'a– spetto gay è assorto nella lettura e tutti sono assorti in questa strana atmosfera di meditazione, alla fine della lettura il silenzio è molto pe– sante, Cage fa di tutto per aumen– tare l'imbarazzo, si toglie gli occhiali e 'se li mette di nuovo, va alla lava– gna e non trova il gesso, pronuncia frasi senza completarle, si muove avanti e indietro come un padre che stia aspettando la nascita del uo primo bambino, alla fine chiede se qualcuno ha domande da fare. Uno gli chiede di spiegare la struttura e il senso del lavoro, Cage legge la lista dei nomi da lui usati, spiega le com binazioni, chiede a sua volta se abbiamo mai sentito parlare di "hayku", di I King e Zen, dice di fare gran uso di testi astrologici del passato come indicazioni. Un se– condo gli chiede se ha idea di quanto il pubblico possa capire del uo lavoro, se non ha paura che il pubblico si annoi di fronte ad un lavoro che si presenta come un si– stema personale troppo astruso, Cage dice che la noia non viene dall'esterno ma si trova in noi stessi, e proviene dal rifiutarsi di prestare attenzione ai dettagli, il pubblico crede di non avere niente da impa– rare da un musicista, si aspetta di trovare divertimento e cose normali e conosciute, questo rappresenta un ertore (ma un errore giustificato, aggiungo io, forse dalla pessima educazione al rispetto e alla ricerca personale con cui ovunque si cre– sce). Dopo qualche altro sporadico in– tervento egli decide di averne abba– stanza, chiude la sua borsa di cuoio, ~ ringraziae riceveil suo applau ori– dacchiando e cominciando già a di– scorrere con i primi della fila. C'è qualcuno che mi aspetta fuori per cui mi affretto ad uscire, mentre faccio alcuni commenti a caldo lo vedo uscire e montare su una 124 bianca. gli faccio un segno con la mano, mi risponde sempre con la risatina stampata sulla bocca, mi ri- VIENEDAI FUNGH corda la storia del "cinesa felice" o "Budda che ride". Mi riesce difficile ricordarmi co– me usciva dipinto sulle pagine di "Ciao 2001" alcuni anni fa, me lo ricordo un po' grassottello e chino su un apparecchio televisore senza immagini ma, posso immaginare, con strani suoni & rumori, ora la estrema importanza delle sue ricer– che è stata cristallizzata, confesso che mi aspettavo un uomo diverso, miaspeuavoun concerto,inveceper fortuna ho avuto una sorpresa. Un fatto paradossale, il giorno dopo, mentre mi intrattenevo con una amica a chiedere informazioni per turisti, un vecchio tedesco venne a chiedere informazioni su un altro concerto di Cage che si sarebbe svolto in serata, nel sentire che si trattava di "mu ica moderna". quc- JohnCage sto signore circa della stessa età del Nostro si rifiutò di ascoltare spiega– zioni, chissà quali terrificanti im– magini di capelloni drogati gli bal– lavano nella testa, facendomi più tardi scoppiare dalle risate quando realizzai l'assurdità della situazione, la facilità con cui un nome tanto in– nocente possa scandalizzare perso– ne di ogni età, una sensazione di affetto per Cage e il suo sviluppo incurante di critiche ignoranti, la ua vitalità. Non ho potuto parteciparvi al concerto, alcuni lo hanno trovato buono e altri meno buono, se io vi avessi assistito lo avrei potuto giu– dicare niente altro che timolante o non stimolante, non coprendo altre scale di valori. Marco

RkJQdWJsaXNoZXIy