RE NUDO - Anno XI - n. 90 - settembre 1980
"Chiamatemi Tornado" I taniburi parlanti di Bill Bruford P er salutare gli anni '80, la rivista americana "MUSICIAN" ha organizzato un Interessante referendum fra musicisti, per eleggere I personaggi di spicco della decade scorsa. MIiie questionari sono stati distribuiti fra artisti del generi più diversi, da Linda Ronstadt a Joe Zawlnul, da Ted Nugent a Olive, Lake. Fra I tre batteristi che più hanno Influenzato Il rock e la Fuslon si è piazzato Bill Bruford. Questa evidente dimostrazione di stima corona un passato davvero Illustre nello sviluppo della musica e un folgorante presente ricco di frutti succosi. la vicenda: quasi un romanzo d'amore (per la musica) E sordisce professionalmente nel 1968,nellabanddi blues Savòy Brown sostituendo per una set– timana il batterista ufficiale infortuna- to. Proprio in quell'occasione conosce Jon Anderson e Chrls Squlre e insie– me decido,10 la fondazione degli YES. In questo periodo Bill inizia a com– porre ingegnose frasi ritmiche per i brani del gruppo. "Mi ha sempre inte– ressato capire a fondo la struttura dei temi, anche nei risvolti armonici. Quando dovevamo imbastire un nuovo pezzo, non mi occupavo solo del mio ruolo di percussionista ma studiavo anche gli incastri melodici della chi– tarra e delle tastiere". Il suo stile si fa già notare per le frasi spezzettate e geometriche, caratterizzate dal battito secchissimo del rullante. "Quel rullan– te cosi duro e implacabile è nato da un complesso di inferiorità che avevo da principiante: mi dicevano che avevo la sinistra troppo debole e sussurrante per essere un batterista di rock e cosi mi sono concentrato per un po' solo su questa mano e ho ottenuto quel suono particolare, grazie anche alla accor– datura asimmetrica delle pelli". Durante le sedute di incisioni di "CLOSI: TO THE EDGE", Robert Frlpp capita negli studi in visita amichevole, chiacchiera con Bill e suonicchia con lui. Bruford aveva sempre ammirato i Klng Crlmson fin dal loro esordio. Quando i due si riincontrano nel Marzo del 1972, durante una tournée Ameri– cana in cui i Crimson sono supporto degli Yes, Bill accetta entusiastica- mente l'invito di Fripp di unirsi alla nuova formazione del Re Cremisi e decide di abbandonare Anderson & soci, proprio nella fase di maggior successo. "Non é per insoddisfazione che ho lasciato gli Yes, anzi stavamo già pen– sando al nuovo album e mi andava di suonare ancora con loro. Fra noi non c'erano più segreti, tutto ciò che pote– vo imparare da loro e loro da me era già stato imparato in quei quattro anni assieme. Robert è l'unica persona che avrebbe potuto convincermi a lasciare gliYes". Le prove iniziano in luglio con John Wetton (ex Famlly) al basso e voce solista, Davld Crou violino e tastiere, e Jamle Mulr del gruppo d'avanguar– dia Boris di aggressività quasj folle. A Ottobre esordiscono in concerto a Francoforte col nuovo stile improvvi– sativo e spigoloso. Critici e pubblico sono stupiti positivamente e devono attendere fino al Marzo '73 per ascol– tare l'album "Larks tongues in Aspic" realizzato in Gennaio dopo il collaudo live di una trentina di date inglesi. In Febbraio Jamie si frattura una ca– viglia durante una delle sue spettaco– lari evoluzioni: a partire da quella sera il gruppo resterà un quartetto. Bill sot– tolinea la grande influenza di Muir sul proprio stile: "Jamie mi ha aperto la mente a nuove frontiere della percus– sione. Studiare gli scambi e gli incastri con lui mi ha fatto progredire in sei mesi più di quanto abbia fatto in quat– tro anni. Mi ha reso più avventuroso e intuitivo". Effettivamente i risultati si sentono il drumming di Bruford é lon– tano anni luce dagli schemi rigidi del BAROC-ROCK marchiato Yes, spe– cialmente ora che il suo ruolo si espande per rimpiazzare l'estro fiam– meggiante di Muir. Interessantissimo è il suo uso di piatti e gongs su "Starless and bibbie black" e "Red" prodotti fra il Gennaio e l'Agosto del '74. Al termine della tournée estiva Ame– ricana, David Cross esce dal gruppo e viene ripescato il leggendario lan Mc Donald dalla primissima formazione. Le prove con lan vengono definite esaltanti da Wetton e Bruford, ma im– provvisamente Fripp decide di scio– gliere il compesso. E' la fine di Set– tembre del 1974 e in assoluto l'ultimo atto Crimsoniano. Il live postumo "USA" ci ricorda il potenziale di esplosiva espansione che il quartetto possedeva dal vivo. Bill è dispiaciuto: "Avrei suonato per un altro anno as– sieme a toro, ma se Bob ha deciso cosi non c'è nente da fare" I I Biennio 75-76 vede Bruford arricchire la multiforme espe– rienza sfarfalleggiando sul palco fra i Gong, i Natlonal Health, il cantautore Roy Harper e i Genesls. Solo di questi ultimi due abbiamo re– gistrazioni ufficiali ("HO" per Harper e un brano su "Seconds out" dei Ge– nesis) ma la presenza nel gruppo di Foxtrot lascia il segno su Phll Collina che imparerà molti trucchi tecnici dall'amico-collega (ascoltate "Trick of the tait" per scoprire le affinità). Offre la propria classe agli album solo dei due Yes-men Steve Howe e Chrls Squlre. Durante queste sedute di in– cisione, Bill chiede consiglio al tastie– rista Patrick Moraz sui musicisti da adottare per il proprio gruppo: lo Svizzero gli segnala il chitarrista Americano Ray Gomez. Le prove non sono convincenti ma gli consentono di soffiare a Gomez il prodigioso bas– sista Jeff Berlln(velocissimo e preciso oltre che straordinariamente inventi– vo). Alla fine del 1976 si riunisce all'a– mico John Wetton in un effimero su– pertrio con Rlck Wakeman, ma le contorte politiche dei discografici ostacolano lo sviluppo dell'idea. Po– che prove e demo-tapes contribci– scono al germe degli U.K. Intanto l'album solo "Fee/s good to me" esce nel settembre del '77. Oltre a Berlin compare Dave Stewart alle tastiere (conosciuto da Bill nei Natio– nal Health) e il chitarrista Allan Hold– sworth incontrato nel soggiorno con i RE NUD0/15 Gong. In tre brani la svellutante voce vaginale di Annette Peacock, musa di jazz-blues sperimentale per cui Bill aveva lavorato nell'album "X Dreams". Il risultato è incredibilmente preciso e tagliente, imburrato da sonorità al– lupanti e sorprese degne di un Hitch– cock musicale: negli ultimi anni n:m si è sentito niente di così compatto e F..osianzioso, un'autentica tirata d'o– recchia ai lobi del jazz-rock annac– quato di fine anni '70. "Down Beat" il più autorevole periodico Americano di jazz, lo recensisce col massimo dei voti; entusiaste anche le redazioni di "Record Review", "Musician" e "Melody Maker". Nel frattempo Bill, (assieme ad Holdsworth) concretizza · il progetto del gruppo di BAROCK– JAZZ con John Wetton, corredato dal piovresco Eddle Jobson alle tastiere, proveniente dai Roxy Music e da Frank Zappa. United Kingdom (ovve– ro U.K.) è il marchio che li conduce finalmente sul palco. Applauditissime le date americane, in cui il repertorio si espande con pregnanti improvvisa– zioni. L'album è in bilico fra maestose atmosfere pop-eggianti e stimolanti scossoni di jazz-rock energetico, im– brigliati dai vocalizzi Crimsoniani di Wetton. Ma dopo settanta concerti Bruford e Holdsworth abbandonano l'impresa. "Gli U.K. non sono altro che una mi– stura di baroccaggini fritte e rifritte tratte dal passato di Yes, EL&P, Ge– nesis e King Crimson. Non mi inte– ressa tornare indietro, io voglio anda– re avanti. Jobson e Wetton non han– no voluto piegarsi quanto bastava per mantenere /'equui/ibrio". Cosi si con– centra sulla propria musica: quando riesce a convincere Stewart a lasciare i National Health (Settembre '78) fi– nalmente può portare in concerto il quartetto di "Feels good lo me". Sta– volta la coesione é perfetta, su pilastri di personalissimi spunti strumentali dei quattro. "One of a kind" é inciso fra Gen– naio e Febbraio del '79, dopo il col– laudo live ed é più orientato su svi– luppi armonici dei temi. La ferocia ta– gliente del jazz elettrico sul primo al– bum é momentaneamente smussata. "La nostra nuova dimensione è più distesa, più liquida. Non la chiamerei Fusion ma una rock-band di improv– visazione elettrica con sensibilità jaz– zistica". V erso la fine del '79 Allan Hold– sworth lascia amichevolmente il quartetto: "E' il miglior chitar– rista inglese, ma non si é mai spremuto troppo ne!la mia direzione musicale. Ora avrà altre esperienze, ma sicura– mente in futuro suoneremo ancora in– sieme". Il sostituto è identico in sono– rità e fraseggio a Holdsworth, si chia– ma John Clark e fino ad ora non aveva mai suonato in un gruppo ma solo in casa, accompagnandosi con i dischi. Non é la sola novità del terzo album "Gradually going TORNADO": il suo– no è più amalgamato, catturato live in studio dalla perizia trentennale di Ron Malo. Jeff Berlln accentua la presen– za del suo basso fantascientifico ed esordisce come cantante in quattro brani. La voce aumenta l'immediatez– za delle atmosfere, raggiungendo il miglior risultato in "Gotic 17", cupa e tagliente come un heavy-metal Henry Cow. Bruford calibra ancora più at– tentamente i propri interventi, affi– nandosi ulteriormente sul lato com– positivo, mentre Stewart si conferma il più sorprendente tastierista di Jazz. rock Europeo. Per assaporare la squisita inventiva dei concerti della Bruford Band (in attesa che planino in Italia) due occa– sioni: il bootleg doppio "Fainting in coils" (registrato discretamente) e il nitido "Bruford Tapes" di stampa Ca– nadese. "Sono sulla scena da più di dieci anni ma la mia vera carriera sta ini– ziando ora". Se l'inizio è stato cosi ricco di sorprese, possiamo aspettar– ci da lui un futuro abbagliante. Massimo Bracco
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