RE NUDO - Anno XI - n. 90 - settembre 1980
RE NUD0/12 ····· 1r ~,···· I •• . . \ ••••• • ••• . , . .. . \ ... t.. ,:.. \; ... : ..... :-:.. . . .... . . . . ... . .. .. : : ... :: . . . . . . .... .. . ..... Maledetti vi amerò Di M. T. Giordana M.T. Giordana è un reduce del 68. ha militato a suo tempo tra i marxisti-leninisti e adesso ha voluto fare, coi soldi della RAI, un film sul– lo spaesamento dell'ex militante. Ha incocciato nella sceneggiatura bell'e pronta di Vincenzo Caretti, uno strenuo collaboratore -del giornale Lotta Continua. ed è nato questo film inistrese a 24 carati. Va detto ubito che il risultato è comunque gradevole. grazie all'u– morismo del personaggio centrale. benissimo interpretato da Flavio Bucci. che si destreggia tra larve e rovine della ·'nuova sini tra" con l'autoironia di un Woody Allen e la grazia surreale di Benigni. Purtroppo non si va oltre il divertimento super– ficiale. a mio parere per limiti in– trinseci della sceneggiatura. Il film è come una torta che non monta. gli ingredienti sono tutti iro– nico-drammatici e trattati con mano leggera. ma non quagliano: il suici– dio finale del protagonista ci lascia freddi. suona falso. Non basta essere giovani e scegliere un tema di palpi– tante contemporaneitù per scrivere una buona sceneggiatura e trascri- verla in un buon film. - Il confronto inevitabile. data la materia. con Nanni Moretti t' schiacciante (e lo schiacciato è pro– prio questo esile Malede11i vi amerò). Ma entriamo nel merito. Se chie– dessi quali sono i luoghi comuni del sinistrese, qualsiasi giovane infor– mato dai mass media risponderebbe: l'ex-militante figlio di papà che fa i soldi. il sottoproletario immigrato che si buca. la femminista col nego– zietto liberty, quello che consulta l'I King, il finocchio ''liberato" e ambi– destro. le lettere a Lotta Continua. Ecco: tutto questo c'è nel film. messo uno dietro l'altro come in un catalo– go. senza il minimo tentativo di ap– profondire. In più abbiamo il risvolto lirico del protagonista che gira in biciclet– ta col sorriso ebete e un commento musicale di canzonette anni '30. E' una ,;itazione da un vecchio film del periodo fascista rnn De Sica. va be– ne. ma perché' Vuol forse dire che siamo ritornati all'ltalietta' Può darsi. ma andava narrato: non bastano i cenni per gli addetti ai lavori. La storia è questa: Riccardo. ex attivista dell'Unione dei comunisti m-1. scappa in Sud America pen– sando di essere ricercato dalla poli– zia per un pestaggio di fascisti. torna a Milano dopo cinque anni e trova lo sfascio del movimento. rivede gli amici di un tempo ormai tanto cam– biati. cerca di reinserirsi ma non ce la fa. è angosciato dalla morte di Pasolini e da quella di Moro che unisce mentalmente in un'unica grande morte. e alla fine disperato con uno stratagemma riesce a farsi Le strade del Sud di Joseph Losey Miou Miou ····· 1r ~,···· I •• . . \ • ••••• • •••• ),: ... , :• ·, ... .. ·~· .. . .. :. . . . ..;. • ••••• • • • • ••••• • • • • ••••• .. .. : : ... :: ······· :: •:: .... ' sparare da un commissario di p.s. con cui ha un ambiguo rapporto. Vuole essere una parabola sul ri– flu so, ma assomiglia di più a una barzelletta sugli orfani del '68 con tutte le macchiette del caso. Per reg– gere il dramma esistenziale di un suicidio post-politico occorrevano ben altri mezzi. Il film è stato difeso dicendo: è un ·opera sul nichilismo di certa gio– ventù d'oggi e quindi ha un lin– guaggio nichilista che tutto sfiora e Un affermato sceneggiatore, Jorge Semprun. a cui si deve il soggetto di questo .film. ha in questo caso fatto dell'autobiografia parlando della sua crisi di padre e di militante. Losey l'ha realizzato cercando di frugare all'interno di questa materia un po' scontata. salvando il salvabile. Il protagonista è l'immagine spe– culare del soggettista: uno scrittore di sceneggiature con un passato eroico e un presente che gli sfugge: un figlio che lo contesta, una moglie che lo tradisce. un produttore che gli boccia i soggetti. E' sempre difficile rendere se stessi guardandosi fino in fondo e senza abbellirsi. In questo caso l'obiettivo è mancato e l'autoritratto risulta sfo– cato. Per fortuna la cosa è andata in mano a un regista di grande statura come Losey. che ha aggiunto di suo notazioni su notazioni. sorvolando i punti deboli e insistendo su quelli più originali. Ne risulta un film denso, figurati• vamente splendido. dove gli anziani sono incanapecoriti e di maniera, e i giovani prorompenti di bellezza e di verità psicologica. All'interno del rapporto padre-fi– glio (un rapporto di odio-amore) si instaura un triangolo: la ragazza del figlio. che il figlio lascia al padre per cercare di recuperarlo. Alla fine il padre ammette: non si può vivere di ricordi, ma in realtà il personaggio è ~:;» ..... nulla prende sul serio. Ammetto"l'e– leganza del sofisma, ma allora perché piangere così seriosamente sul trauma causato dalla morte di Moro? Evidentemente lo sceneggia– tore, e con esso il regista avevano voglia di piangere e di parlar mal~ degli ex amici. Ci sono riusciti. Ma a piangere rimangono da soli, e agli ex amici si sono accontentati di ap– pioppare degli epiteti da lite in osteria. La critica è un'altra cosa, e anche delineato in modo tale che il pubbli– co capisce benissimo che è irrecupe– rabile. Il merito di aver puntato tutto sul rapporto generazionale è chiara– mente del regista, che ha usato la crisi della militanza solo come ma– teriale contundente da scagliarsi ad– dosso nelle crisi parricide. Il personaggio più originale è quello della ragazza: una viperetta acuta e sexi che entra di prepotenza nella vita del padre per una recita tutta di testa che però rivela nei mo– menti critici tutta la sua positività e una notevole carica umana. Per drammatizzare la situazione il sog– gettista (quello vero, non quello del film) ha fatto morire la madre del ragazzo. cioè la moglie del protago– nista. durante un'ultima azione clandestina in Spagna poco prima della morte di Franco, in modo da farli avvicinare nel dolore e respin– gere nelle accuse e contro-accuse: un tipico personaggio di comodo di cui i soggeuisti raramente riescono a fare a meno, tolto di mezzo al mo– mento giusto perché il triangolo giovani! vecchiardo possa dipanarsi. Va detto di questo triangolo che quello che lo rende credibile è il fatto che il genitore è uno che scrive. un intellettuale che riesce a vedersi anche dal di fuori, e che quindi ren– de possibile la comunicazione inter– generazionale. Gli attori, molto ben scelti, sono: M.T. Giordana l'umorismo amaro, quando è riusci– to, è più graffiante dico ì. Forse è questo il lato più dram– matico del film: il sinistrese stereo– tipo è talmente la sua cultura, che il racconto cinematografico risulta so– lo un incollamento di etichette. w.p. nella parte del padre un sempre bravo Yves Montand che avanzan– do in età tende ad assomigliare a una tartaruga o a Gianni Agnelli, poi una piccantissima Miou-Miou nella parte della giovane amica disponi– bile, infine un bellissimo e patetico Laurent Malet nella parte del figlio. Il film non è un capolavoro, ma è uno dei pochi che riesca a parlare in modo vero dell'Edipo contempora– neo. Walter Pagliero
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy