RE NUDO - Anno XI - n. 89 - agosto 1980
RE NUD0/28 ····· 1t ~-, .... I •• . . .. ••••• • ••• • •• • .. . \ ... . ~--••t! . .. .... ;•••... :-: .••·. -J.: •••• • • • • ••••• .. .. : : ·, :: . . .. . . ... . .. . ..... Woyzeck di erzog ·· La vita dei ricchi è una domenica senza fine, ma il popolo giace davanti a loro come letame sul campo" scriveva Biichner, l'autore del Woyzeck teatrale, nel 1834. Biichner era un rivoluzionario di origi– ne borghese. cercò di spronare alla rivolta i contadini della sua provincia ma con nessun risultato se non le persecuzioni della polizia e l'esilio. Siamo nel periodo del secondo ro– manticismo e della prima rivoluzione industriale. La Germania che contava spingeva i contadini nelle fabbriche e li trattava da minorenni, se non da mino– rati. Woyzeck è uno di questi. Allendente di campo, viene continuamente beffato dal suo superiore, lui accetta e oppone soltanto la sua solerzia spinta all'eccesso e il suo mutismo. Si sollopone ai crudeli esperimenti alimentari del medico per pochi spiccioli. Ma quando il tambur maggiore si fa la sua donna, Woyzeck non ci vede più e l'ammazza. Tra una vessazione e l'altra esprime la ••• ••• .. .. : •••• ••••• ., ...... •• •• •• •• .,· ...... sua filosofia da povero: "Gente come noi è sempre disgraziata? E credo che se mai salissimo in cielo? Sarebbe solo per dare una mano afare i tuoni". Her,og, il regista tedesco di cui si era da poco visto il Vampiro, ne ha dato una tra crizione fedele e cristallina. Klaus Kinski, allore dalla grinta de– menziale, ha creato un personaggio teso fino allo spasimo sono la scorza dell'ot– tuso sonomesso. La Germania di oggi ha prodollo questo film come allo di cultura, ma qualcosa sembra arrivare da uno spec– chio. E' la deformazione romantica va– gamente neogotica a creare uno stacco tra questa "ballata tragica" e la realtà (di ~ggi come di ieri). Però basta pensare alla tortura delle celle d'isolamento te– desche dei nostri giorni, per capire che nella nazione teutonica nulla è vera– mente cambiato. La recitazione è di tipo veristico, ma col fuoco che brucia sollo la cenere, il fuoco della follia distruggitrice e della ribellione assoluta, ovviamente impo– tente. Questo ripensamento di un loro clas– sico "maledetto" è certamente uno dei ·1anti sintomi dell'insofferenza per l'at– tuale realtà tedesca provenienti da oltr'Alpe. w.p. Schiava d'amore di N. Mikhalkov ... / . ': ; Come è bello morire d'amore quando la parabola della propria vita creativa è giunta alla fine! A differenza di Pasolini, che si è tuffato nel vonice del proprio mondo poetico maledicendolo. la protagoni ta di questo film (un'allrice del cinema muto zarista) per morire sceglie il bagno nella nuova realtà rivoluzionaria all'alba dei falli di Ouobre. E di luce aurorale, cioè rosata, è perva– sa la fotografia di questo bel film sovieti– co, girato con una pellicola a colori di scarsasensibihta.cm: con le sue chiazze di luce bruciata e le sue ombre dense verde bouiglia dà una dimensione artefalla e magica agli ultimi giorni di una diva ar– tefalla e magica. Un viso antico, una recitazioneimpos– sibile propria di chi si è formata sulle sto– rie mitiche e improbabili del cinema mu– to, Olga, la diva degli anni 'IO. è finita ai margini degli avvenimenti con una troupe che gira in una località di villeggiatura forse l'ultimo film di stile a;cien régime, con problemi di pellicola e allori che non arrivano e polizia politica a caccia di ri– voluzionari anche nella bambagia del set. Olga prima rifiuta la realtà, la nega, poi si innamora dell'unico rivoluzionario di– sponibile, il dinamico operatore. e si pre– sta a diventare sua complice. on certo perché il nuovo mondo sarà migliore (già i rivoluzionari parlano di uccidere anche le donne e i bambini dei loro nemici), ma perché questo capovol- ····· 1t~,···· I •• • • ••••• • ••• • •• • .. . \ .... t, .. ,::{ . \1:··· : ..... . .. . ..... • • • • ••••• .. .. : : ·, :: •······ :: •:: .... gimento le permette di vivere la sua ulti– ma scena nella realtà, con ingredienti puri e sublimi. Del resto cosa avrebbe fatto nel quoti– diano post-rivoluzionario una persona che non sa sentire e parlare e muoversi se non come una bella copia di una duches– sa? E' evidente che la sua carriera è al term:Ìne, carrieraartisticae umana insie– me, tanto vale rischiare la vita in un beau geste finale. Le va benissimo: sarà rincorsa dalla cavalleria controrivoluzionaria, lei sola su un tram giallo vuoto che corre impazzito senza guidatore verso la discesa, verso l'abisso. Lei, affacciata al finestrino posteriore, con la sua vocina d'argento dice (dice, e non grida, per carità!) "siete come delle belve,come delle belve... " A una curva sarà abbandonata anche dalla macchina da presa che preferisce guardare liricamente la grande campagna russa su cui si so- ····· 1r ~,-··· I •• . . ... ••••• • ••• • •• • .. . \ .... t-'.',::,t ... :··· : ..... . .. . ..... • •• ·•·: ••:. : •••••• ., ..... •• •• • • • • ••••• .. .-:: ·,:: .. . . ······· :: •:: .... .,· ..... vraimprime la parola FINE. Viene voglia di gettarsi su una bottiglia di champagne e fare brindisi deliranti a questa eroina del decadentismo sovietico. Il linguaggio visivo di Mikhalkov è all'altezza di queste te_matichesimboliste: quando i personaggi si seggono, dietro si aprono simmetricamente finestre monu– mentali; quando dicono parole melo– drammatiche scoppiano piccole bufere di vento, che si fermano di colpo perché i protagonisti si sono baciati. Tulli hanno improvvisi trasalimenti di commozione, tullo è futile e squisito. Tullo si muove come in un balleno onirico. E' il nuovo corso del cinema sovietico (fu girato nel '75) al massimo della sua liberalizzazione. E' un omaggio davvero perverso alla rivoluzione d'Ottobre. Avanti di questo passo e ritorneremo a commuoverci dei buoni vecchi zar, che il cinema li abbia in gloria. w.p. _ Klaus Kiosk.i gono in mano solo due donne meridio– nali come non ne ho mai conosciute, e che con la loro storia truce non ci dicono altro che: "l'amore diverso porta alla ro– vina". Le due donne si ribellano alle leggi dell'ambiente, ma ne pagano lo scollo coi musi lunghi, i conflitti, la morte e la galera. Il perseguire il proprio erotismo a dispetto di lutto e di tuni - ci dice chia– ramente il film - non può che panare all'autodistruzione. E' per questo che sostanzialmente il film non mi è piaciuto, perché sollo la palina dell'operazione culturale spregiudicata ci somministra pari pari una morale da oratorio. Anche se il suo è magari solo pessimi– smo. Ma il pessimismo, nella sua essen– za, è sempre rassegnazione. Walter Pagliero Immacolata e Concetta di Salvatore Piscicelli Icritici hanno parlato di questo regista e ordiente come di una rivelazione, e del film come di un nuovo modo di parlare del "diverso". Le cose non stanno esata– mente così. La formula scelta è stata questa: un melodramma narrato con distacco. Il film ha fatto colpo perché i critici i aspellavano, chissà perché, un melo– dramma narrato in modo melodramma– tico. Hanno dimenticato che alcuni uo– mini di cinema contemporanei (vedi Bres on, Becker e lo stesso Herzog) sono naturalmente portati a un ripensamento moderno del verismo onocentesco. In Italia, passata la stagione del neoreali– smo che ci ha dato capolavori come "La terra trema'' e "Paisà", tutto si è ridotto al film politico di denuncia, alla com– media all'italiana. al film di mafia. Riprendere oggi in mano la formula verghiana (la realtà sociale dominata dalla ricerca individuale e collelliva del benessere, realtà vista con distacco dall'uomo di scienza) è un'operazione possibile e leginima, a pallo che riesca a comunicarci qualcosa di attuale, qualco– sa che ci tocchi. L'operazione di Piscicelli è curiosa: prende una storia di amore e morte le– sbica, condita con fallacci di sangue, bambine che si storpiano, macellerie che si aprono, e la racconta come se fosse teatro greco visto al microscopio. Si vede tullo, quasi sempre in piano– sequenza, talvolta in ripresa ravvicinata. Anche gli amplessi si vedono con la lente d'ingrandimento: vorrebbero essere "naturali" ma in realtà sono carichi di senso di colpa mentre la macchina da presa fruga tra i peli col distacco dello scienziato. Le due donne travolte dall'amore le– sbico sono naturalmente di estrazione popolare. La recitazione (di onimo li– vello) è realistica, nessuna concessione agli effelli di montaggio o della colonna sonora. li suo rigore neo-verista è a prova di bomba. Ma alla fine, stringi stringi, ci riman-
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