RE NUDO - Anno XI - n. 89 - agosto 1980
RE NUD0/24 D. - Osservando le specie, lei, Satprem, ha scoperto il potere dell'istinto? R. - Quando parliamo delle specie diverse dall'uomo allora tiriamo fuori l'istinto e dicia– mo: "E' l'istinto a spingere l'uccello siberiano verso la laguna dei tropici". Ma non è affatto così! Perché i tropici e la Siberia e tutta la mappa del mondo si svolgono ... dentro l'uc– cello! Non si tratta di un certo paesaggio che l'uccello sorvola guardandolo dall'alto, ma di qualcosa che accade all'interno dell'uccello. Tutte le specie si muovono così verso il loro lavoro e il loro scopo, in perfetta armonia nell'ambito del loro genere. Mentre la specie umana quest'armonia non la conosce ancora. Come ho già detto, la scoperta di Mére e di Sri Aurobindo consiste nell'essersi accorti che esis te una potentissima leva evolutiva nell'uomo, rappresentata da questa nuova co– scienza, che è una coscienza cellulare all'in– terno di noi e eh noi non conosciamo ancora davvero ... lo credo che tutta l'evoluzione con– sista io una scoperta di ciò che l'uomo è dav– vero. E ad ogni passo avanti delle specie ci si avvicina sempre di più alla realtà di ciò che 'è'. D. - Lei, Satprem, è stato l'amico e il con– fidente di Mère. Chi era Mère? R. - Mère è arrivata in India nel 1914. Una toria propria curiosa. Suo padre era turco, sua madre egiziana, e vivevano alla corte del K he– divè d'Egitto. Ma un giorno sua madre si rifiutò di fare la riverenza di prammatica al khedivè e dovette andare in esilio in Francia assieme al marito. Così Mère sarebbe nata, nel 1878, a Parigi, in boulevard Haussmann per l'esattez– za! Ha conosciuto da vicino Renoir, Manet, Sisley, Rodin ... Quando sono nati il cubismo e il fauvismo, lei viveva a Parigi. Quante storie ci raccontava! Era una narratrice incantevole. Appena adole cente, faceva delle strane espe– rienze: aveva l'impressione di uscire dal pro– prio corpo, di espandersi nello spazio, senza capire assolutamente ciò che avveniva in lei. Aveva vent'anni al tempo in cui Ein tein faceva le prime coperte sull'equivalenza tra materia e energia e ulla relatività. Mère era un uragano e, in fondo, era assai occidentale: uno straor– dinario potere in movimento ... Mère ha vissuto un'esperienza che non ha niente a che vedere con gli intellettualismi, le sette, le 'spiritua– lità' ... E l'ha vissuta sino alla propria fine, a novantacinque anni. Senza fermarsi mai. Tre giorni prima di morire e fino al suo' ultimo respiro diceva: "Voglio camminare, aiutate– mi". Mère ci diceva che Sri Aurobindo era ve– nuto a compiere un lavoro per tutta l'evoluzio• ne terrestre ... Proprio standole accanto ho ca– pito che bisognava mettersi in marcia verso il 'domani dell'uomo'. D. - Ma per lei, Satprem, come si traduce quest'esperienza? R. - Cominciamo con le cose semplici: si tratta di cercare, ad ogni momento, di incarna– re con maggior coscienza e trasparenza il no– stro vissuto. Quello che ad ogni istante mi sta a cuore è .di essere il più 'aperto' possibile, di percepire meglio quanto, in superficie, è men– zogna e illusione. Basta vivere pienamente ogni attimo, e tutto il resto viene da sè. Allora si fa strada una sorta di evidenza. E persino la sof– ferenza non ha più alcuna realtà. Non so più che cosa sia la malattia. Quello che mi interessa è questa sorta di battito, di respirazione, che esiste mentre cammino, mentre vivo, mentre osservo la natura oppure prendo l'ascensore: è come una densità immediata, una sensazione d'armonia. La pietra di paragone è l'attimo .presente, il modo in cui viene vissuto, in cui si 'è' nell'attimo, in cerca di una nuova profon– dità. Io non mi nascondo dietro a dei 'sistemi esplicativi'. Per quanti hanno fatto tale espe– rienza è semplicissimo: e si accorgono così che il loro corpo la sa molto più lunga di loro ... Un giorno, ad esempio, stavo andando in giro per certi canyons deserti dalle parti di Au– roville, quando sono stato aggredito da tre sciagurati che - l'ho saputo dopo - erano stati assoldati per farmi la pelle. Ma quando mi si sono parati davanti non ha avuto, assai stra- namente, nessuna reazione di paura, anzi nes– sunissima reazione mentale. Mi trovavo in una sorta di stato neutro. Quando ho alzato gli oc– chi sul caporione del gruppetto, il braccio di costui è ricaduto giù e tutto è finito. E io ho proseguito tranquillamente la mia passeggiata. Era come se non fosse successo nulla. Allora ho capito che per il corpo, il mio corpo, era come se effettivamente non fosse successo "niente'. D. - Che gliene pare dell'India attuale? Le sembra un terreno propizio alle esperienze pro– fonde?... 1 R. - Esiste un'India profonda, infinita– mente toccante, in cui si può respirare un'aria che non si trova da nessun'altra parte. L'India moderna assorbe certo molte idee occidentali, nel corso del suo sviluppo tecnico e industriale. Eppure - come spiegarlo? - laggiù si respira: c'è uo"anima' dell'India e, al tempo stesso, essa è una realtà assolutamente fisica. Le persone, laggiù, sono molto spesso talmente semplici, di una profondità così tranquilla! E una cosa, col_pisce:anche quando si tratta di gente 'ma– tenalmente povera' di rado sono miserabili, mentre in Occidente anche quando la gente è 'ricca materialmellle' resta spesso piuttosto miserabile sul piano della vita. D. - Viosegoameoto di Sri Aurobiodo e di Mère s'inscrive nella tradizione degli antichi testi induisti chiamati Veda? R. - La grande linea comune è in effetti quella dei Veda, che sono imperniati sulla ve– rità della Materia. Ma in seguito questa linea è andata completamente perduta e in India è stato insegnato che il mondo è un'illusione (il che, in un certo senso, è vero). e che bisogna uscire dal mondo per andare verso le altezze 'spirituali'. Ma i sacerdoti dei tempi vedici, i rischi, sapevano bene che non si tra,tava di prendere la strada che sale, bensì quella che scende: che bisognava penetrare nella Mate– ria-energia, dove si trovano le vibrazioni su– pramentali. Questo segreto è andato com ple– tamente perduto. Per quelli che leggono i Veda oggi, esso si è fatto intelligibile. Ma Sri Auro– biodo ha detto di aver "vissuto e ritrovato quel segreto". E di averlo ritrovato per tutti gli altri. Infatti a che ·servirebbe diventare una supra– uomo da solo, nella propria stanza? Che ce ne importa - a tutti noi - che esistano alcuni yoghi, 'liberati' sull'Himalaya? ... D. - Lei, Satprem, crede nella reincarna– zione? R.- Che cosa si può capire dell'esistenza se non ci si accorge che quel 'momento' chiamato la nostra vita è il risultato di molti altri sforzi che spiegano come mai non ci sia oggi più svi– luppati in 1_10 dato senso, perché ci si trovi da– vanti a certe difficoltà che sembrano spingerci fatalmente verso un errore? Abbiamo molte vite dietro di noi, è evidente ... In un certo senso, la reincarnazione pare essere una strategia evolutiva che consente alla specie di varcare una soglia altra la quale essa potrà svilupparsi in una dimensione superiore. In tale prospetti– va si può dire che non c'è alcun bisogno di costruire il 'supra-uomo': basta lasciarlo fare ... D. - Ma il buddhismo non rappresenta anch'esso una certa esperienza nella Materia? Non si può considerare l'entrata nel Nirvana come una 'breccia' nella Materia? R. - Quello che si può dire è che ai tempi del Buddha - cinquecento anni avanti la no– stra era - l'umanità non era preparara alla scoperta fatta da Sri Aurobinco e da Mère: e cioè che il vero lavoro dev'essere fatto nella Materia. Il buddhismo è un prodotto della mente che proietta se stessa nelle zone superiori del vaso in cui sta racchiusa, raggiungendo una sorta di stato tenue in cui tutto svapora e scompare. La mente, non percependo più nulla, esperimenta una sorta di svenimento luminoso in un'im– pressione d'infinito (se non d'indefinito) in cui si sente liberata, perfettamente a suo agio. Ma anche sotto anestesia in sala operatoria si po– trebbe so tenere di essere 'liberati': e infatti non si precepisce più alcun male, alcun dolore. Ed è vero. Io un altro senso, però, e un'illusio– ne, dal momento che non appena il corpo si sveglia l'uomo ritrova la propria sofferenza, la propria miseria e la propria malattia. Una co– scienza così 'liberata' che cosa cambia del cor– po, della materia, dell'evoluzione? Non cam– bia niente di niente. E allora, avremmmo do– vuto assumere un corpo umano soltanto per trovare il modo di uscirne fuori? L'evoluzione non ha un senso mistico; anzi, non c'è niente di più materislista ... D. - In Occidente, a volte, si criticano certi ashram indiani e la realtà un po' mercantilisti– ca di quella città sperimentale che Auroville intendeva essere ... R. - Mère e Sri Aurobindo non hanno niente a che vedere con la qualità dei compo– nenti degli ashram o di Auroville. Non si può impedire a ogni genere di persone (spesso di buona volontà) di raggrupparsi tra di loro.
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