RE NUDO - Anno XI - n. 89 - agosto 1980
una ricerca del piacere non accettata, un modo per evitare la noia della scadente qualità pporti, noia per non vedere niente di cambiato. Qualche morto in più: chi per terrorismo, chi per eroina, chi per morte naturale, l'URSS che invade !'Afganistan, gli americani che intrallazzano e fanno porcherie dappertutto, la mancanza di un lavoro o un lavoro di merda, trent'anni di malgoverno democri– stiano. Tutto quello che non è eroina c'entra con l'eroina. E' empre la qualità dell'informa- fi zione l'unico strumento per modifi– care quello che è il comportamento dei non eroinomani, ed è una strada difficile per chi prova ad andare ad una trasmissione Rai rete I e gli censurano tutto quello che dice perché parla di controinformazione, di responsabilità di questo potere, dei suicidi giovani. Certo la situazione è cambiata ri– spetto a pochi anni fa, quando erano pochi e tutti professoroni quelli che si I occupavano degli stupefacenti. Si è andato diffondendo un settore di operatori parallelamente all'espan- dersi dell'eroina in Italia a livello di massa. Certo, aumentano i morti e chi è colpito nel personale perché ha famigliari ed amici che si bucano. E si legge, e si cerca intorno di aperne di più. lo posso dire quello che è la mia esperienza. Ho cominciato con il fumo e per parecchio tempo ho fatto quello e un pai di acidi (acido lisergico). E questa, in ieme ad una breve espe– rienza di coca, era la mia esperienza con le "droghe" prima del buco. Avevo anche sniffato oppio ed eroi– na un paio di volte. E' diversa un'esperienza con l'e– roina e basta, ed un'esperienza con l'eroina avendo avuto prima altre esperienze tipo acidi, fumo ecc. For– se vuole anche dire farsi prendere di meno dal vortice dell'ero, vuol dire avere avuto un'esperienza qualitati- va diversa che può fondersi con l'a– bitudine dell'ero e trovarsi meno impreparato ad affrontare le situa– zioni d'uscita dall'ero. Un retroterra culturale, un modo di affrontare le droghe con un bagaglio preistorico. Poi c'è stata l'e perienza breve con l'anfetamina, ed il mio immediato ! rifiuto per una droga che mi faceva I cadere tutto in testa, dopo. Probabil– mente ero io che fra l'altro avevo e agerato le dosi dovendo marcare visita per il militare. Poi l'uscita dopo due anni dall'ero, la clausura di 8 mesi all'interno della famiglia, la più grande produttrice di casini che io cono ca. E infine la scelta di muoversi un po' tra tutte quelle che ono le informazioni dro– ga-eroina oggi. Qualche intervento alle radio alterriative, qualche arti– colo di denuncia, interviste fatte a professoroni e preti, a gente che si buca ed ora un audio visivo per il Comune di Brugherio. Ho incontrato tanti operatori a metà, gente molto disinformata che non sapeva che pesci prendere e che si sentiva molto al di fuori solo perché non si era bucata. E se non ci fosse l'eroina? Solo qualche morto in meno. Ho un- amico che conosco da al– meno 19 anni, è di Udine. Buca or– mai da cinque anni. Lui, l'eroina l'ha vissuta, come molti quando diventa una esperienza che si scontra con troppe cose, come una lotta di o– pravvivenza. Ultimamente cercava il buco come se avesse avuto bi ogno di un litro di sangue in più che gli rin– giovanisse qualche cellula. Mi ricordo le ba i nato a Porde– none, dove i militari spacciavano ero e morfina quel Natale '76, credo tra i pochi in Italia che ne avevano di– sponibile alla vendita dato che sta– vano aumentando i prezzi. Allora era ancora sulle ottantamila al grammo. Bucare anche quasi quotidiana– mente vuol dire essere nel giro, a meno che non lavori e ti tiri una pera di ero una volta alla settimana. Ro– berto è uno di quelli che fa movi– menti ed è naturalmente "curato" dalla narcotici del luogo e natural– mente dalla stampa del luogo (Mes– aggero Veneto). Lui è uno di quelli che vive con sempre un po' di ero in ta ca, con un po' di sicurezza in tasca e dato che il riciclo (vendere roba - ricavare oldi - ricomprare più roba) dei soldi-roba è alla base della so– pravvivenza-eroina, è chiaro che se incontra uno che buca gliela vende o gliene vende una parte. Insomma, Roberto Carbone di Udine, che ha fatto periodi di buco di 1,5-2 grammi al giorno di eroina, ne aveva in tasca una decina o poco meno di grammi, che aveva appena comprato e che gli avrebbero con entito un roba-soldi– roba sufliciente per meno di una settimana, e che precedentemente si era fatto a "spezzoni" due anni di galera sempre per "spaccio". Ora è in galera e probabilmente con un pro– cesso che finirà con una condanna anche di 4 anni. Carbone Roberto - Carceri via Spalato 33 - 33100 U dine. La madre: sig.ra Carbone - vile Vatà 5 - 3310 0 Udin e. Ora la situazione com'è? I) E' costretto a smettere di buca– re. Questo impedisce in ogni caso una sua scelta di smettere, E' senza roba e dovrà farsi passare la scimmia fisica (n.d.r. ?...) senza una assistenza complessiva valida e nel posto sba- RE NUD0/11 )<"' lJNA ~AA Ol MoRflNl\,VNAt>ER.olNA,V. iEPrAl>ONE,c.lVAt>'CfPIO E VAIA 'I .. ~ L! SlJONO O!!! iato; smettere s1gni 1ca smettere temporaneamente, non avendo ol– tretutto un rapporto con il fuori, un confrontare le sue scelte o conside– razioni o altro con la vita. Si sovrappone o si mischia i( quo– tidiano della galera con il quotidia– no del buco, con quella carica di Iviolenza che viene solo dal sistema. Oltre ad essere inizialmente pic– chiato come un cane e trattato come un infame, yiene anche obbligato a far i un'autocritica superficiale ed isterica. 2) Dentro introietta un certo tipo di informazioni, di luoghi comuni sul "drogato", in quel caso che se uno è costretto o vuole ce la fa, e che e fuori non ce la fa è perché 11011 vuole o non è co tretto. 3) Nelle piccole e grandi città (in Italia ce ne ono poche, e anche Mi- , !ano all'occorrenza diventa piccola) non arà mai ben accettato e ben visto; sarà considerato un malato e sarà "preda" dell'unico centro anti- 1 droga di Udine, parto del Comune 1 dopo una ondata di arresti in quel dicembre '76 di cui accennavo pri– ma, del terrorismo mal celato dei giornali di provincia (ma non olo, la ' otte' a Milano ne è un chiaro esempio, come pure il 'Corriere d'Informazione') che sfrecceranno a più non posso notizie con la logica della strategia della tensione. Com– prate questi giornali ogni tanto, che fa bene, si ha una chiara idea del discor o che si è sviluppato in certi giornali italiani sul tema (dal dopo– guerra ad oggi praticamente), ui fedeli ad un certo tipo di immagine che hanno sempre dato del drogato; della sua incapacità e culturalmente e nella vita e o servate le costanti della mancanza di informazioni reali e utili, della cattiva fede, della grettezza e della incapacità di por– tare avanti discorsi che siano cultu– rali. Quante volte è stata fatta una analisi sul rapporto fra underground e droghe illegali (e nella confusione c'è l'eroina oltre all'haschisch), un'analisi positiva sulla gestione politica della 'droga' da parte dei grandi partiti (DC, PSI, PCI ecc.) e sulle immancabili fratture all'inter– no della sinistra stessa. E quante volte si è visto su questi giornali co- . .. ~ , •..:• N ' ,. -t. , . " ", ~- V me, a gioco del dire una cosa giusta magari sulla classificazione delle droghe illegali, era (è sempre stato) mischiata con la notizia sui titoloni con la ripetitiva spicciola ed incom– pleta analisi sociale o medica, fino all'invenzione giornalistica dell'a– nali i socio-farmacologica. E dire che nel dopoguerra la grande, unica stampa italiana faceva fatica a dare le notizie sugli arresti a proposito di droga, sulle operazioni della polizia milanese in collaborazione con la squadra narcotici americana ( tabile in Italia), ui continui arresti dei mafiosi dell'epoca, quando non era più tanto giovane Luky Luciano, passato tra i primi grandi nei traffici d'ero in America e tra Italia e Ame– rica, quando in Italia, a Milano, vi erano grandi punti di partenza di eroina prodotta abusivamente da ditte che riforni_vano gli ospedali. Sicilia (si parlava di legnami, in gergo) e oltre Oceano ed era così il giochino con chi à quante altre de– finazioni pltre a quelle poi coperte. Le menate ul mio egoismo, ulla mia incapacità rivoluzionaria, che era poi un proiettare la sensazione dell'annientamento, della decima– zione che stava subendo il movi– mento da parte del potere, da parte del sistema, menate pesso •'indiret– te", discor i su di me (come proba– bile tossicomane) fatti altrove con compagni e compagne, un altro mondo dove esisteva la rivoluzione. ma soprattutto i rivoluzionari ed erano spe o maschilisti sessuocen– trici, una marea di compagne sfigate e piene di casini; sempre a parlare delle loro sfighe, dei ca ini con i ge– nitori, di tutte quelle situazioni in– so tenibili con i propri uomini, del fumo vi uto bene e con mai cattive storie alle spalle del loro (patetico) lavorare ad una radio privata di movimento, del vago cercare dei punti di aggregazione politica. Ammettetelo, compagni del '68 e del '70 ed oltre: troppe seghe, troppi leader, troppo moralismo proposto, troppa disgregazione, troppi "movi– mento-i", troppi gruppi, tante paro– le, tanti linguaggi elittari (mi viene elilluari, come de/i11uosi), troppe lotte interne. Claud.ioAmbrosi
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