RE NUDO - Anno XI - n. 88 - giugno-luglio 1980

pubblico negli spettacoli dal vi– vo per gli Staff Little F.ingers, che hanno vinto con Live Act il pool del Melody Maker per il miglior gruppo dal vivo. Un disco di rock dunque quest'ultima produzione, in os– sequio alla linea ribelle e vio– lenta del gruppo di Belfasr, ma che intepreta anche le nuove tendenze del panorama musi– cale britannico. Grande atten– zione è infatti dedicata allo ska, sia con influenze sensibili in pezzi di per altro più solida tra– ma come Wait and SWee, sia con il rifacimento assai azzec– cato di Ooesn't make it all right degli Specials, o con Bloody dub un pezzo di ska elettrico molto bello. Per il resto i pezzi scorrono tutti su una comune trama che a momenti è rivolta sociale aggressiva e satirica contro il sistema, a momenti di– vertente scherzo hc epuò far ri– cordare i Ramones: le chitarre di J. Burns e H. Cluney, che cantano anche, costruiscono le corrosive strutture dei brani sulla base della solida batteria di J. Reilly, sempre affiancata dal basso viscerale di A. Mc Mordie. Disco piacevole e ben fatto questo Nobody's Heroes pia– cerà riservando piacevoli sor– prese a chi apprezza il rock, e soddisferà anche i modernisti sempre in cerca di nuove so– norità. Marco Rossi CRASS Anarchy, peace and freedom Crass Records "Well the name is Crass not Clash", e loro, i nuovi ribelli ad oltranza del panorama musica– le inglese, ci tengono a farlo notare, perché gli altri, i super– stiti di quello che è stato il mo– vimento punk, "non vogliono cambiare niente con le loro eleganti chiacchere". I Crass invece hanno tutto un programma politico alle spalle, che viene sintetizzato brillante– mente nel titolo del loro primo album: anarchia, pace e libertà. Ma se la polemica con il punk, che viene accusato di essere stata la più grande speranza tradita degli ultimi anni in tema di liberazione, è accesa sul pia; no politico, sul piano musicale questi Crass sono molto simili ai gruppi della prima ondata punk. Dai quali si distinguono, oltre che per una visione musicale più simile al nuovo rock, per una più spiccata rozzezza ese- cutiva e una più specifica catti– veria sociale dei testi. Il disco, che è prodotto auto– nomamente dalla Crass re– cords, in perfetta linea con il discorso antagonista portato avanti dal gruppo, è un doppio con tre facciate a 45 giri e una a 33 che trasudano violenza so– ciale e approssimazione musi– cale. Steve lgnorant,"Eve Liber– tine, Joi de Vivre, Phil Free, questi i pittoreschi nomi di al– cuni componenti del numeroso collettivo dei Crass, avanzano imperturbabili su un ritmo duro all'accesso, ottenuto con un uso quasi naif degli strumenti, tra cadute repentine del suono e rumore-musica-urlo-canto di cui a volte è intelleggibile solo l'incazzatura. Nel complesso questo disco piacerà sicura– mente a chi apprezzava l'opera dei Deviants o di Edgar Broughton, di cui questi Crass vengono ad essere i naturali eredi nell'ambito di un rock po– liticizzato che sta riprendendo piede in U.K., ma piacerà anche a chi apprezza la durezza e la genuina violenza di un pezzo punk tra tanto più raffinato (ma sarà poi proprio un bene?) nuovo rock. TH.IRD WORLD Arlse In harmony lsland Marco Rossi Stupisce non poco che que– sto quinto album dei Third World sia stato registrato negli studi Tuff Gong di Ras Marley, perché di reggae ce n'è ben poco. Proprio mentre i nuovi linguaggi della rasta-music "ln– na England" si spostano verso un uso moderno del talk-over e del dub, raggiungendo risultati entusiasmanti con i vari Llnton Kwezi Johnson e Dilllnger, i Third World compiono un'in– cursione nei territori della mu– sica di consumo, "vestendola' con grande raffinatezza musi– cale. Questo album piacerà a chi apprezza il lavoro degli en– tertainer di grosso calibro, co– me un George Benson a cui sembrano ispirati alcuni solchi, ma lscerà perplessi chi Il aveva seguiti con passione sin dal primo album. In "/.rise in har– mony" i temi spaziano dal sa1- sa'n' funky di "Stand" all'easy– jazz di stampo Losangeliano di "Stay": ma se la perizia tecnica e la perfezione negli arrangia– menti non possono essere messe in discussione, sono le idee originali a brillare per la loro assenza. A meno di un an– no dall'uscita di un buon album era stato "The story's been told" affiorano qua e la routinr e un certo imborghesimento nelle scelte. Una cosa è certa: se i Third World guadagnano in go– dibilità, non è difficile constata– re come si stiano sempre più allontanando dalle radici etni– che della loro musica e possa– no essere ormai considerati un gruppo di black-music "ameri– cano" con tutti i pregi e difetti del caso. Da loro era lecito aspettarsi qualcosa in più: di certo, tenendo conto dei loro notevoli mezzi, fa specie sentirli diventare una copia ben riusci– ta delle "maestà gigione" Earth, Wind & Fire. Francesco Pacella Slmple Mlnds Real to Real Cacophony Arista (CGD) Secondo album per le "Menti semplici": cinque ragazzi in– glesi con molte idee originali per proseguire la strada di quello che è già stato definito "dopo punk". Era chiaro che il genere di musica punk non poteva durare a lungo, essendo una struttura troppo rigida e ripetitiva; i Sim– ple Minds sono senz'altro tra i nuovi gruppi che hanno dopo una svolta creativa alla musica del fine '60 e che fanno ben sperare in un '80 dawero "nuovo". La Cacofonia accen– nata nel titolo dell'ambum è ef– fettivamente inserita in alcuni brani, come "Matéd eye", "Ca– cophone" e "Veldt", dove la voce canta su una melodia completamente . diversa da quella degli strumenti raggiun– gendo comunque un risultato armonico molto attrezzabile. Meno conosciuto dei gruppi come i Clash o i Police, hanno però una eguale esperienza "dal vivo", visti i loro numero– sissimi concerti europei duran– te il '78-'79_e rientrano sicura– mente nel novero dei gruppi da godersi "on stage". Adriano Bosone VanHalen Women and chlldren flrst W.E.A. Non è vero che nell'hard rock regni l'appiattimento · di un gruppo valga l'altro: i Van Halen lo dimostrano. I Van Halen sono identici solo a se stessi: la loro musica è inconfondibile, la vo– ce e l'interpretazione del can– tante David Lee Roth uniche. La fama di superstar che or– mai si sono fatti i fratellini Van Halen, fondatori del gruppo, nulla toglie la freschezza dei loro brani che questo "Women and children first" prosegue sulla strada dei precedenti, ba– sata essenzialmente sulla chi– tarra incalzante di Edward Van Halen e sui testi erotico-allusivi di David Lee Roth, già definita da carta stampa "saffica e re– gina sbiascicata". Al di là co– munque di rock e polemiche sulla musica "impegnata" e non resta ffatto che la musica targata Van Halen rimane molto godibile, densae adatta; ora più che mai, all'ascolto dal vivo. Adriano Bosone DEVO Fntedom of Cholce Virgin Per la terza prova gli akro– niani profeti della.deevoluzlone hanno abbandonato anche il produttore Ken Scott, e sono passati all'autogt;,Stione. Ma senza cercare direzioni molto diverse. Se legittimo era stato, per Duty Now for the Future, il sospetto di richiami agli anni '50, inevitabilmente il pensiero va ai '60 ascoltando Freedom of Choice, che apre con una Giri u Want degna di due Ipotetici Lennon-McCartney deevoluti. La tendenza a macinare e ri– ciclare suoni usati e strausati era del resto già palese e di– chiarata al tempo di Satisfac– tion: qui il sapore è di esperien– za meno concettuale e raffred– data, in parte per la perdita di un impenitente radicalizzat9re RENUD0/19 come Eno. Che tra l'altro era riu.scito a trattenere Mark Mot– hersbaugh dall'abuso di sinte– tizzatore qui più volte sfiorato (un po' troppa elettronica e po– co spazio per le asciutte chitar– re che fecero la fortuna di Are WenotMen). Ma probabilmente la pecca più grave è la mancanza di (de)evoluzione rispetto agli al– bum precedenti: il discorso in– siste troppo sugli stessi ele– menti. Certo, è una direzione che rende in vendite e popola– rità, ma sarebbe un peccato vedere i Devo ridotti al monu– mento di se stessi. Tenendo presente, però, che la resa globale resta su toni di tutto rispetto, che la compat– tezza strumentale acquisita è impeccabile, che cose come Gates of Stee/ o Cold War sono degne di un archivio storico della deevoluzione. C'è da spe– rare che i Mothersbaugh Brot– hers smettano di giocare e. si dedichino, con un minimo di serietà in più, a tirare le somme del loro discorso. E' il minimo che possiamo a~rci. • Paolo Bertrando DISTRIBUZIONE CGO MESSAGGERIE MUSICALI spa . .,--- ;~ ' . WILLIENrLE ARS39048 u ti#! ►,,.,, 11112lrz1tfffj 111• 1• 1 11iill' 111111~111 lii WID@ ~moo~<dlo ~ ~ @@~~®Ira@ it©lr□ITTl© ~ ~~~··®®~®®® mo~oo Orchestrai ■anoeuvres Pop Group· Sllts Pere Ubu Martha & the Muffins SweUMaps Prague Vec Scritti PoliHi Doll by Doll •alncoals Suicide Avengers Merlon Parkas Adam & the Anls Slomsle Simple Minds Cabaret Voltaire GluoBables Joy Dlvislon Psychedellc Furs The out Toyah OK Subs Pvaisbm•nt of Luxary Desperate Byclcles Bodysnatchers Sllff little fingers The Cure VENDITA NCHE PER CORRISPONDENZA INFO:02/ 861969

RkJQdWJsaXNoZXIy