RE NUDO - Anno XI - n. 88 - giugno-luglio 1980

, RE NUD0/14 tttli E ra da un po' che non le i en– tiva que te quattro ragazze con fama di non risparmiare niente e nes uno, le ragazzine più pe tifere d'Italia. "Pe.rché iete pestifere, vero?" " ome no? Siamo 'pe tifere' con i genitori. Si, perché noi tiamo in casa con i no tri e allora sai com'è. oi abbiamo quindici anni ma non fac– ciamo la vita che fanno quelli della no tra età. Facciamo molte più co e, co e che ci piacciono e ci danno una grande energia, voglia di andare avanti. Sono co e molto più entusia– smanti. Ecco, in que to en o iamo 'pestifere', per i no tri enz'altro: ci ono le cose tipo 'prima fini ci di tudiare' etc. Ma per il re to... oi 'sembravamo' pe tifere, un po' perché ci hanno fatto dire le co e in maniera nevrotica, e co i le co e ci sono rima te appiccicate. oi in ef– fetti eravamo terrorizzate ...". "Avete incominciato a botta" "Ecco, noi vorremmo parlare di quest'inizio che non rinneghiamo ma che è stato un pa aggio. E' tato un inizio con troppe co e di colpo, hoccante. Eravamo in icure di quelli che facevamo. Poi c'è tato un periodo di rifle ione di cui non i poteva più fare a meno, per un sacco di motivi. e tiamo u cendo ade o. Prima embravano la brutta copia degli Skianto , ades o per e empio ci interessa molto di più la mu ica spe– rimentale, che è molto più bella, e ci tiamo lavorando". "E la (j ta rock?" "Troncato. Que to crivilo perché per noi è molto importante, vi to che continuano a dire che iamo nella li- ta e invece non è vero. All'inizio poteva e ere ironico e intelligente, poi è tato trumentalizzato. Co- • munque ia usare i mezzi già u ati non erve a niente. oi pen iamo che le elezioni rimangano elezioni, for e co i non ha en o; cioè: ha un en o che è quello di far finta che quello ia il comportamento giovanile. Il com– portamento dei nuovi giovani. Il vero comportamento giovanile è e pri– mere co e nuove, e primere te tes o c i c me e. E iccome per noi (ed evidentemente anche per la li ta rock) i tratta di mu ica, è e primere un prodotto nuovo. i ono troppe co e trite, ci ono quelli che i rifanno agli anni sen anta, oppure fanno l'alienazione per finta. Sono tutte co e vecchie. Ma poi, non è neanche que tione di vecchio e di nuovo ... è questione di autentico e di non autentico. Noi abbiamo troncato anche per questo". "Ne parliamo un po' più a fondo?" "Senti noi non andiamo contro nessuno, ciascuno fa quello che gli pare e se va bene a lui va bene anche a noi, però abbiamo un motto: O TUTTO O TUTTO, cioè 'o fai le co– se bene o non le fai'. Capi ci perché ad un certo punto con quello che fa– cevamo non potevamo più andare avanti? perché noi non facevamo le co e bene. Non bi ogna scopiazzare o fare le co e tanto per farle: bi ogna pensarle. Noi siamo o tutto o tutto. Stiamo preparando delle co e 'bom– ba', con mimi, palco cenico etc.". "Tipo teatro vero e proprio?" "Si, cioè, non è teatro e ba ta. Ab– biamo cercato delle persone, giovani naturalmente, perché è giusto, e poi figurati . e andiamo a prendere dei profe sionisti, non riu ciremmo nemmeno a pagarli. Ci arà molta gente, periamo almeno, che sarà con noi e i potrà esprimere come vuole, a modo suo, e ere quello che è con i ge ti, muovendosi, naturalmente in intonia con quello che facciamo. Infatti ci tiamo lavorando molto, proviamo, cerchiamo di ottenere il ma imo di corri pondenza. Però ciascuno deve fare quello che i en– te. "Insomma cambia tutto". "Ah que tosi! Vogliamo dire una co a ul passato, u que to pa ato co i pesante: si provava tutti i giorni, facevamo tutto in fretta e concitata– mente, provavamo perché "bi ogna– va' provare. Invece le co e, lo ripe– tiamo, devono e ere pensare. Devo– no venir fuori da una base, non tanto per farle, come capita a noi. Erano idee preformate e cercavamo, anzi 'dovevamo' in oliarci opra qualco- a. A noi non piaceva niente di quel– lo che facevamo. I te ti non ci anda– vano bene. 1 1amo empre pre– mute per fare i testi e ci venivano cestinati uno dopo l'altro. Ci diceva– no, per e empio, di fare un pezzo ulla talco a e noi tentavamo. Prima delle parole, fatico i ime, poi una– musica, una specie di mu ica, che non ci piaceva neanche quella. Al li– mite non erano nemmeno roba no- tra. Ora però cambia tutto. I pezzi del '45 non li rifaremo mai più, delle vecchie co e abbiamo tenuto solo qualche brano esclusivamente musi– cale che ci pare". .t di Luisa Cunteri Q ui bisogna aprire una paren– te i. Le Kandeggina ono tate legate al circolo S. Marta, cir– colo cu1turale dalle proteiformi dut– tilità. Anzi sono nate li. Una di loro si pre entò per un cor o di chitarra e fu me a in contatto con altre due, "ca– pirai, non ci sembrava vero di suo– nare insieme, era il gruppo". La più legata al S. Marta era la vecchia cantante, per piglio mentale e per ragioni ue per onali, ed ha avuto una notevoli ima i-nfluenza sul gruppo, "finché non i ono chiarite le cose". Parte del lavoro fu fatto all'ombra di questo circolo, anche ul piano della di cussione e della preparazio– ne, ma un'idea chiara di come, dove e cosa fare ha stentato ad u cire. Ora le Kandeggina hanno lasciato il circolo, con rammarico e perples– sità ma enza recriminazioni. Anche e a sentirle pare che il solo venir via abbia aperto loro i polmoni. "Avete fatto un periodo in un am– biente in cui si fa la militanza musi– cale, se me la lasciate chiama.re co l, la canzone invece del volantino". "Appunto. on era solo e sempre co i, comunque l'idea era quella. "Più il fatto che siete un gruppo di donne..." "Contava abbastanza. Conta e non conta per noi. Lo abbiamo fatto come idea nuova per colpire la gente. E questo ci va bene. Per il re to non ha tanta importanza, po iamo an– dare in un gruppo mi to, in omm.t le olite co e". Si capi ce, ci sembra. Le ragazze se vuoi ono più ensibili, i parla di coetanei. C'é la po sibilità di e ere ulla te a lunghezza d'onda. ei grvppi ma chili c'è molta rivalità e si può dire cosi. Mai uno che non la pen i al contrario dell'altro. O for e è aggressività. Al confronto le donne ono più vere. " oi non fac– ciamo niente di femmini ta". "Di femminile?" "Proprio, di femminile". Eco i resta chiarito tutto. "Finiamo il discorso sulle Kandeggi– na fase uno". "C'è una co a importante: prima non avevamo la nostra tecnica, si in– tende tecnica in tutti i en i. Non eravamo mai noi. Se uno suona, quando _uona è felice, gli embra di fare la cosa più bella del mondo. oi facevamo tutto con una tensione ter– ribile, eravamo completamente pre e dall'angoscia di fare le co e in quella maniera". "Ora a che punto siete?" "Ade o? La nostra mu ica rispec– chia eri pecchia le co e che abbiamo intorno. Noi siamo molto terrorizza– te eque to terrore, que l'orrore den– tro di noi diventa aggressività, che noi esprimiamo con la musica". "Si può chiamarla 'musica del ter- . rore"'. "Si. Que to non lo facevamo pri– ma, quando inventavamo i pezzi per uscire e non erano sinceri. Il punto però è andare avanti. Facciamo dei pezzi che sono l'e a perazione di quello che ci circonda vedendole nel futuro, perché il no tro futuri mo. Vorremmo piegarci bene: c'è il futurismo fai o, come prevedere le mode, è futurismo bugiardo in tutto perché è un alto in avanti che in realtà è un modo di dire diversa– mente le co e che ci ono già. Poi c'è il futuri mo entito. Moltis ime per- one fanno del futuri mo fai o. Il futuro si vede in quello che c'è e che andrà avanti. elle città, nell'a- ria inquinata, nella paura che qual– cuno ti segua, nella paura di andare all'o pedale, di far i male, di angui– nare .. ella paura del buio ... E allora bi ogna difendersi. La per ona che i difende è la per~ona del futuro. ella no tra mu ica c'è un tocco di cupezza, ci viene cosi, non l'andiamo a cercare, però non è pe ante, anzi è fumata di ombre. Que to futuri mo è il 'pizzico' delle cose che facciamo. Un'altra co a cui teniamo molto sono i testi, li facciamo senza un'idea preci a, non cerchiamo le rime, per esempio. Spes o criviamo dei testi che ci embrano buoni ma che non ono per niente adattabili alla musi– ca. Allora li teniamo li.

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