RE NUDO - Anno XI - n. 87 - maggio 1980
RE NUD0/24 ····· 1t ~,···· , .. . . \ • •••••• •••• •• • .. . \ ... . ~ . .s:. .. .... ~ :< • -.i : ..... . . .. . ..... • • • • ••••• .. .-:: ·,:: ·•····· :: •:: .... Il tamburodi latta di V. Schlondorff e osi vanno le cose per il Kasciùbi quando da un li– bro passano in un film. Tratto da un romanzo ormai en- trato nelle storie letterarie, Il tambu– rodi /a11ada noi non ha richiamato le folle di altri films tedeschi. E' dall'anteguerra che non arrivano da oltralpe tanti films teutonici, tutti variamente angosciati ma con un pi– glio di grande professionalità: ottimi attori, ottime musiche di scena, im– peccabile uso del colore anche se un po' tetro. In questo caso alle spalle c'è un grande romanzo carico di sapori acri, di una densità di scrittura non tutta traducibile in immagini. Ma è inutile fare confronti tra libro e film, tra pagina e sequenza. Sono due fatti autonomi. Giinther Grass qui in ef– fetti è solo uno sceneggiatore: l'au– tore ultimo è il regista Schlondorff. anche se la sceneggiatura in questo caso è la cosa più importante. li film inizia con l'aiuto asociale dato da una contadina a un ricercato dalla polizia, che viene da lei nasco– ·sto sotto le abbondanti gonne. E su– bito s'indovina la piega simbolica del racconto, che forza i dati della realtà per estrarne un concentrato meno realistico ma più significativo. Perché :nai la donna lo ingloba sotto il vestito? E perché la figlia che ne nascerà sarà da adulta tanto in– decisa fra due uomini. uno solido e limitato. l'altro bello e perseguitato? Forse si possono collegare queste invenzioni al fatto che in Germania La città delle donne di Federico Fellini E a sera della prima un grup– petto di giornalisti d'assalto è andato a intervistare gli spet– tatori che uscivano provati da due ore e mezzo di proiezione. ·'E' un processo al maschio: Ma– stroianni esce distrutto e deriso" di– ceva un grafico. "A botta calda mi è sembrato una critica feroce al fem– minismo: ho trovato tanta aggressi– vità vero le donne" ribatteva un'impiegata. ·'Ma Fellini non è un maschilista - incalzava un tecnica commerciale - lui ha solo affermato che la donna non è pronta ad auto– gestirsi. che ha bisgono dell'uomo". li destinatario dei film di Fellini è l'uomo della strada. e quindi anche questa volta il mago della Dolce Vita ha colpito ancora. Non è questo un film per gente del movimento che certe cose le ha vissute dal di dentro: per loro è evidente che il noto regista è in cerca di pretesti per attualizzare le sue tematiche. tanto datate da ri– cordare la preistoria. Anche e Fellini. dal suo punto di vista. ha ragione ad andare avanti per la ua strada. quella del perso– naggio della provincia emiliana anni ·so. l'unico in fondo di cui ci sappia dire qualcosa. on è quindi il femminismo il te– ma centrale del regista. E' olo l'oc– casione per tirar fuori ancora una volta la sua visione esistenziale e la sua bravura stili tica. Tema centrale è come sempre quello della mostruosità della vita. della condizione umana: alcune vol– te affascinante. altre ripugnante. spesso francamente volgare. el rapporto uomo-donna. secon– do tale visione. lei è un mostro ... ma anche lui lo è. E lui è Federico Fel– lini. autor~ di films. Quindi ogni uo si sono avute le persecuzioni più ef– ferate? e che anche adesso; in un periodo di grande democrazia, le persone di sinistra non possono ac– cedere a impieghi statali? Direi di s,·. Ma andiamo avanti con la storia. Questa donna indecisa tra due uo- mini ha un figlio (con chi dei due? non si sa), un figlio che ha qualche difficoltà a uscire dal grembo mater– no e che, ancora feto, guarda con astio la luce che brilla al di là dell'u– tero. Il piccolo Oscar alla fine viene espulso fuori nel mondo e incomin– cia a crescere come di solito si fa. Ma,. come tutti i parti letterari, ha mtirro carattere e giunto al terzo com– pleanno decide di non crescere più, per non diventare come gli adulti di cui non ha gran concetto. A questo punto lo spettatore si decide tra immedesimazione repul– sione. Da piccoli avete cercato di crescere in fretta per emulare chi era film è un figlio di mostro. Infatti la struttura narrativa è co– truita in modo deformato e defor– mante: è una serie di scatole cinesi che portano dentro di sè altre scatole di cui l'ultima contiene quella di partenza. Può es ere illuminante ripercorre– re le tappe di questa macchina per incubi. . Il trip cinematografico Ìnizia su un treno che sta per entrare in un tunnel. li treno sballotta mostruosamente i suoi passeggeri, e apre loro la via del desiderio e dell'avventura. In uno compartimento Mastroianni concu- pisce una casuale vicina di posto, riesce a strapparle un lingua in bocca molto promettente, ma al momento di concludere lei fugge. Lui dietro. fino ad arrivare ad un albergo dove c'è un convegno femminista come ce n'erano ancora nel '75. Ne esce ruz– zolando per le scale con i pattini a rotelle, e finisce nelle grinfie di una attempata e possente contadina ro– magnola che se lo vuol fare. Si tratta forse di "A /ice nel paese delle meraviglie" riciclata in un fu– metto bolognese? on esattamente. ma il binomio Carroll-Fellini ha davvero molte pa– rentele e rassomiglianze. La trama va avanti sempre cosi: di avventura in avventura. di incubo in incubo. si arriva al rush finale: in un anfiteatro. una via di mezzo tra il Colosseo e il Palalido, il protagonista deve incontrarsi con la sua donna ideale. Si tratta del fantasma pro– pulsore della sua vita, il sogno di sempre tanto accarezzato e mai toc– cato. che adesso è li. finalmente a portata di mano. Sorpresa. li suo archetipo femminile è niente po' po' di meno che ... un pallone ae– reo tatico in forma di "bona" e con l'aureola da santa! più forte di voi? oppure vi siete at– tardati su( balocchi giocherellando con la vita senza prenderla di petto? questo film è un buon test.· Ma proseguiamo. Il marito legale, quello ottuso per intenderci, costrin– ge sua moglie a mangiare alcune schifosissime anguille estratte a forza da una testa d'asino in putrefazione. Oscar segue senza sorprendersi que– ta classica scena di violenza fami- liare. Di solito sono i bambini a es– sere costretti a ingollare alimenti aborriti. Ma il traslato qui è molto più efficace volendo dare un aspetto di giudizio morale alla rivolta del piccolo Oscar. La madre, resa infelice dall'atmo– sfera ariosa della famiglia e dal suo senso di colpa per la relazione adul– terina, scivola nella mania ossessiva e alla fine si suicida nel cesso. Cosi Oscar, all'apparente età di tre anni, diventa orfano di madre. Nano, orfano, e vittima di scherzi crudeli di coetanei. • •• ••• . ... ·•·· : ••• • •• . , ..... •• • • •• • • .,· ..... Lui Mastroianni, se ne sta li sotto e gongola rappacificato. Ma una fem– minista terrorista armata di mitra spara a raffica sul grande idolo con– solatorio, facendolo gonfiare. Che guastafeste. L'incanto è finito. Tutto sembra definitivamente precipitare. Ma nel momento più terribile ... "Risvegliali, Alice cara!" le disse la sorella "che buona dormitona hai fallo, eh!" (è il finale del libro di Lewis Carroll). Mastroianni riapre gli occhi nello scompartimento del treno dell'inizio del film. vede che entrano delle maggiorate fisiche (che aveva già in– contrato nel sogno), le guarda rassi– curato e capisce che la vita (la sco– pata?) continua. Mentre tutti si sorridono, il treno ululando si getta veloce in un tunnel peloso. Fine. Ma la trama da sola non basta per caratterizzare un film di Fellini. Ci sono anche le immagini che lo ap– profondiscono e gli danno sangue. Faccio alcuni esempi: il treno tutto artificiale. con gli esasperati sobbalzi della gente, che dà credibilità al bi– slacco jlir1 ferroviario; le facce delle femministe, quando gridano "tutte le donne sono belle, tutte le donne hanno 20 anni" che rendono l'episo– dio intensamente patetico: la patti– natrice ve tita da suora che fa boc– cacce e la virago che si esercita al karaté colpendo i genitali di un ma– nichino maschio, due esempi di alie– ne quasi magiche oltre che ironiche: eco i via. E. come sempre in Fellini, un continuo fuoco d'artifizio. Un'artifi– cialista che raggiunge l'inconscio collettivo. In qualche modo. anche se ci cre– diamo lontani mille miglia dalle sue tematiche, in qualche modo distorto e tortuo o di cui lui solo ha la chiave. bisogna confessarlo, lui ci coinvolge nel profondo. Parlarne male è for e un modo per esorcizzarlo. Walter Pagliero Ma nessuno in platea piange per lui: quando il film è simbolico non è il singolo che si può commiserare, ma la condizione di esistenza emblema– tica di quella generale. Quindi avanti con le disgrazie sto– riche e universali. Arriva il nazismo. Il secondo uo– mo della madre, il biondo idealista, è dalla parte sbagliata della barricata e viene fatto fuori dai filo-tedeschi. Scoppia la guerra e Oscar si unisce a una compagnia di nani da circo che fanno spettacoli per le truppe, e qui conosce il vero grande amore della sua vita: una nana spagnola molto passionale. Detto per inciso, le scene erotiche tra questo bambino svizzero di 9 anni che interpreta Oscar e un'autentica nana quarantenne con le sue gambi– ne, le sue braccine e il suo testone, sono il contraltare esatto della famo– sa coppia ariana propagandata dal regime, (ma anche di qualsiasi cop– pia amorosa propinata dal cinema).
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