RE NUDO - Anno XI - n. 86 - aprile 1980
U n tempo, quando forse molti di noi non erano ancora "nati", sotto la spinta di molti av– venimenti importanti e del risve– glio di antichi istinti e tentazioni, molti giovani incominciarono a tentare la scoperta e la realizza– zione di nuovi mondi e di nuove vie che dessero un senso più vero alla vita, loro e del mondo. C'erano state, da quando era fi– nita quella seconda grande guerra mondiale, molte persone, sempre più, che raccoglievano i nuovi sti– moli che il loro animo e il mondo attorno a loro - con le grandi città e ìl traffico, con la povera vita confusa, strapazzata, schizzata, con gli orizzonti sempre più aperti lungo le strade e negli spazi - offrivano. Erano questi i neri del jazz, e la gente della vita e dei racconti della "Beat generation". E più questa nuova ondata sfondava, più era la gente che ne era coinvolta e che si coinvolgeva. · E poi Elvis Presley, l'esplosione del Rock'n'Roll e per la prima vol– ta migliaia di persone insieme sal– tavano sconvolte da un ritmo, da una musica, da vibrazioni istintive, sensuali, oltre che da un mito. Il· motore era finalmente in moto. Si risvegliarono anche le coscienze e il divertimento, anche se libera– torio, non bastava più. Quando in Inghilterra, o meglio in gerniania, muovevano i primi incerti passi i Beatles (che furono il raccordo fondamentale tra la canzone-di– vertimento e il "risveglio"), negli States venne Bob Dylan a far da tramite fra la coscienza della beat generation, con la protesta dei vecchi folk-singers, e il nuovo mondo in espansione. E così si arriva (pian piano?) alla metà di questi famigerati "sixties", circa il 1965-1966. Siamo in un periodo di vitalità, crescita e rinnovamento, sta inco– minciando la rivoluzione delle menti e dei corpi, cresce la presa di coscienza sociale e politica, ed ecco emergere con forza il.blues, anima non troppo nascosta di tut– ta la musica rock, con tutti i suoi contenuti essenziali: il blues che è energia, il blues che è rivolta, che è vita, forte e dolce sensualità. Fondamenti che resteranno an– che nelle vie più diverse che il rock "genuino" poi prenderà. Ed ecco nascere e crescere quei gruppi che tutti mediamente conosciamo e che tanto significato avranno nella storia di questo periodo, da rimanere delle pietre miliari della cultura e del costume degli anni '60. (Solo due nomi, a caso: Pink Floyd in Inghilterra, Grateful Dead negli U.S.A.). M a vorrei qui cercare di esa– minare e di vedere un po' c a o in quella marea di gruppi minori (alcuni poi divenuti mitici, altri - molti - rimasti pratica– mente sconosciuti), che hanno o anticipato e aperto la strada a quello che poi è venuto, o, nei li– miti che vedremo, hanno accom– pagnato l'esplosione e lo sviluppo del rock: e in particolare la scena statunitense. Qualsiasi annotazione su que– sto aspetto dell'evoluzione della musica rock, mi sembra che deb– ba necessariamente essere legato alla osservazione (oltre che del li– bello artistico, culturale e spiritua– le dei musicisti), della situazione sociale e ambientale in cui questi gruppi hanno mosso i loro passi. Il fermento era generale e di conseguenza erano numerosissi– mi i gruppi che si mettevano sulla strada. Praticamente tutti hanno cominciato la loro attività come band strettamente locali, a livello stracittadino o di contea, e le oc– casioni di fare dei concerti si limi– tavano spesso a feste nei college o in piccoli clubs. Questo era un limite che pochi avevano la possibilità o la voglia di oltrepassare. Ma chi aveva mag– giori ambizioni e/o capacità, do– ,veva superare l'importante pro– ;blema della diffusione dei propri ·lavor9 (problema tra l'alJro,.quello RE NUD0/9 della diffusione, che non riguar– dava soltanto gli autori, ma anche, e soprattutto, la massa crescente dei fruitori ed ascoltatori della "nuova musica"). Più che ai dischi il sistema di diffusione e pubblicizzazione era affidato principalmente al lancio attraverso la radio di singoli pezzi a 45 giri. Ma le radio a onde medie (AM), di stato o di grosse società, non è che facessero passare mol– te cose che non fossero consone ai canoni, diciamo pure, dell'esta– blishment e quindi la maggior parte dei pezzi dei nuovi gruppi si arenavano fra le maglie della cen– sura, sia delle radio che, natural– mente, delle case discografiche. Una parte molto importante dun– que nelal diffusione e nella cre– scita della "musica progressiva" l'hanno avuta le radio a onde cor– te, le famose FM, che hanno per– messo che tale musica prendesse "il pieno comando dell'avanguar- D{)
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