RE NUDO - Anno XI - n. 86 - aprile 1980

Mestieri antichi e industria moderna: il doppio sensodell'anonimato diMariaLuisa Mazzini I I "regno della quantità" per instaurarsi deve uniformizza– re il mondo: l'ambiente. l'uomo. l'uomo nell'ambiente. Deve omogei– nizzare uomini. mondo, comporta– menti. E tutto ridurre "più di quanto non lo .consenta la natura .. a "unità numeriche". E rendere artificiale ciò che tocca. li che diventa paradigma– ticamente fin troppo vero quando lo si riguardi sotto il profilo dell'attività umana. in cui l'uomo viene alienato o reintegrato dalla o nella sua natura. L'opposizione tra "mestieri" anti– chi e "industria" moderna è fonda– mentale. L'artifex per gli antichi era indifferentemente !'"arti ta" e !"'ar– tigiano". benché i due termini fosse– ro concepiti in un significato molto diverso dall'attuale. L'esercizio del mestiere e dell'arte. ars regia. "tra– formava .. la stessa attività umana rivestendo in senso proprio un ca– rattere "sacro" e ·'rituale": ogni ·•oc– cupazione era un sacerdozio". Me– tiere viene dal latino ministerium. E la tes a "religione" non era una ri– stretta e delimitata porzione della vita ma si implicava fino a compren– dere tutta l'esistenza dell'essere umano riassorbendo tutto il "profa– no": era ·'qualità della vita". L'iniziazione era così legata ai mestieri. assunti in qualità di ·•sup– porto" o di "base" (il chakra di base non è l'inizio del cammino iniziatico. il luogo dove si attua la "riconver– sione dell'energia?") poiché in qual– che modo di significato superiore, e quindi via d'accesso a un uperiore piano (Guénon ricorda che le uniche iniziazioni occidentali rimaste. quantomeno fino al Medio Evo, sono quelle legate ai mestieri). Ma per operare da upporto dell'iniziazione, il mestiere doveva adattarsi alla na– tura dell'artifex. "incontrarne" la vocazione. lo swadharma delle dot– trine indù, per cui ogni e sere è de– mandato a esercitare un 'attività con– forme alla sua natura e insieme emi– nentemente conforme all'ordine. al rito. Onde il "rito", lungi dall'essere fatto esteriore o affiato sentimentale, diviene totale coinvolgimento dell'uomo nel "sacrificio". tributo all'armonia. Mentre oggi, tempo del lavoro fungibile. un uomo non solo può dedicarsi a una professione qualsiasi. ma per ino cambiarla a uo piacimento senza alcun legame reale con ciò che è. E ciò, in sen o tradizionale, crea un grave disordine. e quando questo di ordine si gene– ralizza. esso interagisce sulla orga– nizzazione sociale e sullo stesso am– biente cosmico. Secondo la tradizione quindi, nel– la tessa misura in cui il mc tiere ha qualcosa dell'uomo ste so. e l'inizia– zione è legata al mestiere. e so ha essenzialmente il fine di oltrepassare le potenzialità dell'individuo umano per potenziare in lui quanto esiste di più propriamente qualitativo, e a far coincidere "cono cente" con ·'cono– sciuto" fino a tradurre la ua natura interiore. Questa la "qualifi azione·· nel enso iniziativo del termine, che in . Sul numero 84 di Re Nudo, In occasione della pub– blicazione di un articolo di G. Tassinari avevamo chiesto a lettori ed amici di Intervenire sullo "spino– so" argomento del lavoro. Maria Luisa Mazzini cl ha Inviato un articolo, altrettanto "provocatorio" di quello di G. Tassinari, anche se di segno notevol– mente diverso, che volentieri pubblichiamo, la di– scussione continua... condizioni normali dovrebbe essere richiesta per l'esercizio del mestiere. il che chiarisce tra l'altro la stes a differenza tra l'in egnamento •'ini– ziatico" e "profano". i' secondo es– sendo semplicemente qualcosa che viene appreso dall'esterno. mentre l'iniziazione costituendo l'effettivo "risveglio" delle possibilità latenti dell'essere umano. estrinsecate nel mestiere. vero significato della "ri– mini cenza" platonica. E non dimentichiamo che l'inizia– zione che prende per ··supporto" il mestiere avrà una notevole ripercus– sione sull'esercizio di tale mestiere: l'essere umano, realiz1.ando piena– mente tulle le possibilità proprie - vivendo sul pian operativo il conte– nuto te so e non una emplice "spe– ranza" del ·'conosci te stcs o·• - di . cui il mestiere è la ivente e pre sio- ne esteriore, potrà effettuare in modo co ciente ciò che dapprima era solo una conseguenza •'istintiva" della sua natura: e questa corrisponden7..a tra interno ed esterno realizzerà il ·'capolavoro": il "capo d'opera". L'utensile diventa in qualche mo– do il "prolungamento" dell'uomo. e se è vero che "l'utensile generò il mestiere". la macchina. opposto dell'utensile e non •·utensile perfe– zionato". finirà per ostituir i all'uo– mo e a sostituire l'uomo fino a di– ventare l'unico. reale. e pertanto "privilegiato" produttore. facendo dell'individuo-massa il suo ervo - sempre più. in fabbrica. nella vita. nel con umo, nel ripo o - a tale punto che ormai nei piani allucinati di guerre più future che futuribili arà il vero "produ11ore". cioè la macchina. che sarà "privilegiata··. e conservata. è ·•salvata". e non l'uo– mo-massa. Macchina. che già pre– potentemente e in limiti intollerabili "macchinizza". cioè •'figlia. uguale a sè". uomini e ambiente. in un circui– to che non sembra avere via d'uscita: l'uomo lavora alla macchina. cam– mina-macchina. è macchina per consumare. abita in "macchina per abitare ... S empre a proposito di mestiere. le opere dell'arte tradizionale - per esempio l'arte medievale. le cattedrali gotiche - ono general– mente anonime. ed è tutto recente il tentativo. frullo dell'individualismo moderno. di attribuire taluni nomi consacrati dalla storia a capolavori noti. L'anonimato è contrario alla preoccupazione costante dei moder– ni a fare conoscere a ogni costo la loro individualità a ·•nominarsi" - e tra l'altro. si osservi che le prim issi– me" "biografie" risalgono appunto al Rinascimento - lungo discorso. quello "nominare". discorso della "qualità". e a cau a dei suoi troppi "imprestiti" molto meno "anodino" di quello che sembra dal momento che "la vita delle parole non è punto indipendente dalla vita delle idee ... Ma anche per l'anonimato vale. co– me per tutte le cose. la legge dell'a– nalogia inversa: o meglio esistono due anonimati. uno superiore. l'altro inferiore all'umanità media. alla ·'vita ordinaria": il primo cara Ileriz– za il ·•superumano". il secondo r•'in– fraumano". li primo è l'anonimato della tradizione (e delle opere d'arte tradizionali). il secondo quello dell'industria moderna. della folla e della massa e della sua ·'cultura ... Come a dire che l'es ere. che non soltanto riceve. ma vive la propria iniziazione nel mestiere. consegue uno lato supcrindiviclualc. è libera– to da tulle le condizioni limitative dell'individualità. e quindi delle de– terminazioni del ·'nome" e della •'forma .. (mima-nipa). è anonimo in senso reale. proprio nel sen o in cui RE NUD0/23 l"'io" si è cancellato - ·•sublimato" - di fronte al "Sé" senza annichili– mento. E coloro che non conoscono pienamente questo stato - esorta Guénon - devono conseguirlo nella misura delle proprie possibilità - il senso del "silenzio" iniziatico - co– me "supporto" della propria realiz– zazione spirituale. alla quale parte– ciperà tulla quanta la loro allività. Le istituzioni monastiche. cristiane e buddhiste. ne sono ancora esempio visibile. In altre parole, non è come "tale figlio di. talaltro" (niìma-gotra) che l'urtifex produce la sua opera. ma in quanto svolge una determinata funzione di natura "organica" e non ·'meccanica". il che pone chiara– mente in luce la fondamentale diffe– renza con l'anonimato che crea l'in– dustria moderna. lndu tria (sostantivo che a ben guardare ·'si verbalizza". e molto curio amente. in un verbo attivo e in un bel bizzarro rine ivo. per tutte le implicazioni che ·'rivela". comporta– mentali o no) che praticamente fina– lizza l'intelligenza (cito da Bcrgson) "a fabbricare oggetti artificiali e in particolare utensili per fare altri utensili nonché a variarne indefini– tamente la fabbricazione", si oppone così radicalmente al mestiere antico anche nella misura in cui lo stesso utensile. costruito in modo appro– priato al suo uso. era un " upporto" di "sacralizzazionc" di quella ·'qua– lificazione della vita". in sé opposta a ogni limitante ·'mi ticismo" e che pertanto non può essere confinata. comunque si sia indo11i a pensare. ·•a una parsa isola" - davvero irricu– perabile - anche ·e a prima vista molto·· educcnte". li discorso intorno alla ·'seduzio– ne" ri chia di portare molto lontano. E so. per nascondere una foresta di macchine. di troppe macchine "nate senza madre". finge di accreditare troppo spesso "le isole" come troppo emplici. troppo ·'dare". "troppo fal– se isole". da Guenon: attualità di una inattualilà

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