RE NUDO - Anno XI - n. 86 - aprile 1980
Ora, la vecchia filodiffusione dell'antiica– mera del dentista non funziona in modo ra– dicalmente diverso. Ma cose come Discr– reet Musico 1·Empty Words di Cage non si limitano ad entrare in uno spazio: lo creano e lo plasmano. Il potere di penetrazione dei suoni è (eg– gendario (l'orecchio è il primo organo di senso usato dal neonato). La musica am– bientale, apparentemente ridotta a rumore fra tanti, amplia al massimo il suo potere subliminale: la mente perde lo schermo dell'ascolto cosciente. Per questo "ambient music" è sia un modo di comporre che una tecnica d'ascolto. Si valorizza il prrecon– scio dell'ascoltatore. Proseguire lungo questa linea di tenden– za significherebbe permeare di musica la totalità del nostro essere nello spazio. L'ef– fetto a lunga scandenza potrebbe essere davvero incalcolabile. V. Fatela da voi Lo suggerisce lo stesso Eno: musica d'ambiente, prima ancora che teoria com– positiva, è teoria d'ascolto. Non significa che qualunque musica, con opportune cautele, può diventare ambientale: vuol dire che ci può essere un ascolto diverso sia da quello concentratissimo che da quello pu– ramente ritmico/fisiologico. Deve cambiare l'atteggiamento. Lasciar lavorare la musica in sottordine, in sordina. Rinunciare al controllo emotivo che bene o male esercitiamo sempre, nel sentire la musica intellettuale. Abbandonare anche il· coinvolgimento adrenergico del ritmo a 200 Watt. In quest'ottica, la musica vale soprat– tutto come mezzo inconscio. Quello che si effettua è una specie di soppressione dell'io. Naturalmente, la tecnica non è universa– lizzabile. Provate a rendere ambientali i Rolling Stones, Strawinski o Patti Smith. Forse la possibilità di diventare ambientale è indice del grado di egocentrismo dei mu– sicisti. Provarci, comunque, può essere un esercizio utile, o almeno interessante. Per– sonalmente, sono arrivato a stabilire qual– che minimo criterio: a) la musica è ambientalizzabile in pro– porzione diretta alla propria discrezione; . b) ed alla propria spazialità: il For Trio di Braxton, che richiederebbe un ascolto molto concentrato, può diventare un per– fetto arredamento (con il semplice accorgi– mento di una riduzione di volume) proprio grazie al suo gioco stereofonico; c) è necessaria l'assenza, o almeno l'irri– levanza dello svolgimento nel tempo. Cosa che rende impraticabile quasi tutta la musi– ca classica europea, e praticabilissimi i ri– petitivi americani, o anche certe musiche popolari e/o orientali; d) e la riduzione dell'elemento ritmico (anche se, per orecchi fortemente decon– dizionati, non è essenziale). Ammetto, è quasi un gioco. Ma non inuti– le. E poi, ·nessuno proibisce (per ora) di giocare anche con le teorie musicali. VI. Noi e loro Qualche parola merita anche il pubblico di questa musica. Specialmente perché questa musica non può avere pubblico: e ben lo ha capito Fripp, che preferisce 'por– tare la sua famosa chitarra nelle pizzerie che nei palasport. esempio magnifico di spiazzamento dello spettatore. Oltre che, naturalmente, di va– lutazione sbagliata del come e dove far eseguire un pezzo del genere. E', questa, una sfida. alla nostra capacità di decondizionarci; di rinunciare - perché no? - alla pulsazione musicale, quel co– modo mezzo di alienarci, di dimenticare noi stessi. Perché l'invito degli ambientali, sotto sotto, è proprio questo: vivere noi stessi per mezzo della musica, invece di usare la mu– sica come anestetico di lusso. Ed è un invito che converrebbe seguire. P.S.: Un esempio Teatro dell'Elfo, Milano, dicembre 1979. Spettacolo: "Dracula". Pre-spettacolo. At– tesa. Brian Eno La musica d'ambiente è negata nel mo– mento in cui lo Spettatore (non colui che ascolta, ma colui che attende una perfor– mance) si siede ed aspetta l'esecuzione. Music For Airports, di Eno, è fatta per essere , suonata come sfondo agli annunci dei voli ·ed al rumore dei check-in. Il famoso concerto di Cage del dicembre '77 (Empty Words Pari Il) con insulti, urla e lanci d'acqua da parte del pubblico, è un Sala in penombra, con luce centrale. Gente che parla, passeggia, si siede, ri– parla ecc. Diversi palchi (vuoti) sparsi intorno. Sintetizzatore, registratori e mixer di lato; altoparlanti ai quattro angoli. Diffondono lunghe note in crescendo e diminuendo in– crociato. Più tardi entrano altre musiche, archi, clavicembali, anche un pezzo di Eno ... E noi? La musica ambientale in Italia non ha per ora storia mollo lunga. La nostra area colta si ·è sempre mantenuta sostanzialmente al di fuori dall'ottica, anche se qualcosa si può rintracciare, specialmente nell'opera tutta RE NUD0/15 cageana di un Walter Marchetti. Più interessanti i lavori del poliedrico Battlato, che in alcuni casi (Battiato, Juke Box, e soprattutto L'Egitto Prima delle Sab– bie) si è molto avvicinato alla sensibilità ambientale. Condivisa, specie in prospetti– va, anche da Roberto Cacclapaglia, che però non ha ancora prodotto nulla (di regi– strato) in questo senso. Alberto Mayr ha prodotto una cassetta per l'Harpo's Bazaar, in cui discute l'interazione tra Suono e Am– biente; Stefano Barnaba, con la sua cas– setta Danza Magnetica, utilizza i suoni di una festa paesana trattati elettronicamente: dall'ambiente all'ambiente. Infine il gruppo polivalente TideToast medita, sull'esempio di Eno, un nastro di musica "per supermercati" ...
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