RE NUDO - Anno XI - n. 86 - aprile 1980

RENUDO/10 Racc09ljendo j crjs1:allj d~ un soano dia pop, aprendo nuove possibilità nel contenuto stilistico, nei testi e persino nei modi di vita" (Lenny Kaye). C'era la sensazione, reale pe– raltro, che questi stimoli, questi fermenti avrebbero portato a qualcosa di totalmente diverso da quello che era stato fino a quel momento, e ciò permetteva di su– perare i dubbi e le incertezze, il "non saper bene cosa sta succe– dendo" che toccava i protagonisti di questo periodo. Questa era una base importante e abbastanza sicura per poter an– dare avanti, ma si accompagnava appunto a questo senso di provvi– sorietà, a questa incertezza dei primi passi, a questa acerbità ed ingenuità che restano delle carat– teristiche fondamentali di questo momento e quindi anche della sua espressione musicale. E in questo senso si devono considerare gli effetti (in questo caso riguardo appunto alla musi– ca) del progressivo diffondersi dell'uso delle varie droghe. In sin– tonia coi tempi erano queste, in generale, le cosiddette droghe psichedeliche (dalla cannabis e derivati - mettiamoceli dentro per comodità di definizione - agli allucinogeni veri e propri, naturali o chimici che fossero). Le droghe delle menti e delle coscienze aperte, le droghe della sensibilità, dei colori, della musica. E proprio il rapporto con le droghe - sia che fossero vissute e sperimenta– te, sia che fossero semplicemente assunte - è un aspetto di grande importanza ed interesse. Senza voler entrare in discorsi che sarebbero troppo ampi per questa sede, mi sembra utile fare il seguente accenno: i modi in cui le droghe, e principalmente quelle sopra nominate, agiscono sugli individui sono molteplici, si può forse dire infiniti, e dipendono, ol– tre che dalle condizioni fisiche, psicologiche e di carattere anche quelle ambientali, sociali e cultu– rali. F atta questa premessa si possono notare meglio e chiarire gli effetti che queste esperienze hanno avuto sulla pro– duzione musicale di quegli anni. Mi sembra utile, a questo pro– posito, riportare quanto Greg Shaw dice nel suo "Who put the bomb": "Il reale rock psichedelico degli anni '60, se andiamo indietro alle sue radici, era un genere più effimero, transizionale e gloriosa– mente 'pazzo del punk rock della stessa epoca ... (nota: si usa chia– mare punk tutti i nuovi complessi rock é1èllametà dei sixties. Così quando parlo di rock psichedeli-· co, non parlo assolutamente di musica hippie (Grateful Dead, Jefferson Airplane etc.), ma voglio parlare di tutti i troppo pochi di– schi prodotti dai giovani comples– si punk, nel breve arco di tempo che sta tra la loro scoperta delle droghe allucinogene e la fine della loro particolare linea di evoluzione rock". Prosegue Greg Shaw con una affermazione che può anche odo– rare di "razzismo", ma che mi sembra contenga una buona dose di verità: "Tim Leary e i suoi amici intellettuali fluttuavano nel misti– cismo orientale, ma immaginate gli effetti (di queste droghe) sui ragazzini dei complessi punk, il mondo mentale dei quali si era fi– no ad allora aggirato intorno a automobili-ragazze-spiagge-pri– gioni. Vedevano i colori, sentivano le voci, e cos'altro potevano fare? Schizzavano fuori!" Per cui il trip, l'apertura, lo sconvolgimento ri– manevano a volte degli episodi fi– ne a se stessi. Bisogna però far bene attenzio– ne, seguendo questo ragiona– mento, a non arrivare a conside– rare buona solo quelle espressio– ni, più culturali", in cui la sensibi– lità maggiore degli autori ha por– tato a risultati diversi: e questo a scapito della genuinità e del rin– novamento di cui comunque sono portatori, come possiamo notare dell'ascolto dei loro pezzi, questi gruppi minori. Notiamone alcuni Race Marbles e la sua "Like a dribbling tram"; Horror asparagus story" di The driving stupid; "Sui– cidai fiowers dei Crystal Chandler (ma è Jim Morrison che canta???); The third bardo, Kim Fowley, The Squires (incredibili!). Musiche apertamente allucinate, stravolte, che arrivano a volte al limite del delirio e dell'incongruenza più to– tale. I Count Five, la cui unica co– sa valida (ma è sufficiente) è forse "Psychotic reaction", splendida descrizione di un cattivo viaggio, I Leaves di cui si nota la stravolta, tirata, urlata versione di "Hey Joe", i Blues Magoos di "Tobac– co road"; e soprattutto la dura, ipnotica, flippata "Baby please don't go" degli Amboy Dukes di Tecl Nugent, datata 1967 e che non a niente da invidiare alle ope– re dei più importanti gruppi che si stavano allora definitivamente af– fermando. La lista non è certo finita, molti sarebbero altrettanto degni di es– sere nominati. Gruppi che quando andava bene riuscivano ad inci– dere uno o due Lp e che in vari casi si fermavano al primo 45 giri o non vi arrivavano neanche. Episodi nati, cresciuti, e morti con la velocità di unatanto che solo da un po' di anni si è inco– minciato ad osservare la reale portata di un fenomeno che al momento della sua esistenza non si era notato appieno. Ci sono poi tre gruppi che, per valore soprattutto e forse anche per "fortuna", si distaccano da tutti gli altri. Electric Prunes, Seeds, Thir– teen floor elevators sono i mo- menti più luminosi di tutto questo periodo e di questo particolare aspetto del rock: nomi leggendari che anche oggi è impossibile non tenere in considerazione nel pa– norama generale di questa musi– ca. Sono esempi di notevole vigo– re, maturità e inventiva. The Electric Prunes, da Seattle, dopo i primi due dischi, con "I had too much tci dream" primo incre– dibile sussulto (arrivato anche in Italia per mano die Corvi), ci of– frono la loro opera migliore, la più completa e matura: la famosa "messa in fa minore". Un album tutto da ascoltare: atmosfere gre– goriane, interventi di archi e fiati ottimamente accompagnate da riff .e momenti acidi per un risultato di pura psichedelia. Kyrie Eleyson, che poi sarà in Easy Ryder, il Gloria e il Sanctus sono le gemme di una musica di ricerca, i primi passi per una nuova spiritualità. I Seeds, uno dei più importanti gruppi dell'area di Los angeles, harino invece aperto la strada a un rock acido molto duro, spontaneo, assolutamente mai artefatto, che brilla in tutte le loro opere: fra le quali sta anche un disco "live" (Merlin Music Box) che ne esprime al meglio le caratteristiche. E poi i Thirteenth Floor Eleva– tors, mitici texani, a lungo apparsi sulla scena di S. Francisco, che portarono l'esperienza psichede– lica a limiti mai raggiunti prima. Travolgenti dal vivo, su vinile la loro opera è condensata in due dischi: il primo "Psychedelic soun of..." (di recente ristampato dalla Radar Records) e "Easter eve– rywhere"; ed è mediamente me– glio lasciar perdere tutto ciò che è uscito dopo la fine prematura nel '67, solo per vendere la loro leg– genda. Ancora Lenny Kaye, alla fine della sua nota sui 13th floor elevators in "Nuggets", dice: "Se ,ne trovi una copia, sono esemplari le note al primo album. "You're 1 gonna miss me", per esempio, parla del rifiuto di "quella gente che attaccata alle apparenze, se la prende con gli aspetti superficiali dell'ospite". Cos'è l'ospite? Beh, è una di quelle cose difficili da dire a E oggi? The Psychedelic Furs ... parole, ma se guardi attentamente Londra - "Quando andavo a scuola mi sono fatto una do:zina di alla zolletta di zucchero che st rin- acidi, ed ogni 110/ta è stata un'esperienza veramente terrificante!'', dice go in mano ..." Sontanea e spriz- zante energia, la loro e quella di Rep Butler, leader degli Psychedelic Furs, alla ribalta oggi come epigoni tutti questi altri pazzi musicisti di... dei Vefret e dei Doors. Giunti alla notorietà come support di Jggy Pop quanti anni fa? Ci scuote, ci scon- nella sua ultima tourneé britannica, sono protagonisti di un supposto volge.:. Cristalli vivi o ciottoli di un revfra/ di un certo tipo di psichede/ia, quella più violenta e delirante di mondo morto? "White light, white heat" o di "Sister Ray": in scena vestono rigorosa– li tempo stringe, stringe. Si fa mente di nero e si muovono il meno possibile, disorientando un pubblico giorno. Semplicemente, chiudia- onnai abituato agli anfetaminici shows delle bands new-wa1•e;odiano i mo gli occhi e torniamo alla nostra Clash ed i Sex Pistols ed in una ideale hit-parade di tutti i tempi mettono realtà quotidiana... brani come "Mr. Farmer" dei Seeds, "The end" di Morri1·on'-e"Arnold Enrico Glammlnola ____________________________________________________________________________________________________ --1, Layne" dei Pink Floyd. : E' da poco uscito il loro primo album per la Cbs, prodotto da Ste1,e Lillywhite (ex di Siouxsie and the Banshees): atmosfere rarefatte che d'impro11viso espolodono in rock micidiali, in cui si inserisce il sax di Duncan Kilhurn. "Odiamo l'ideologia punk" continua Butler "vi imma– ginate a vivere in un mondo descritto da Joe Strummer o da Johnny Rotten?"; serpeggia quindi una certa ribellione verso le angosciose te– matiche del punk-rock e della new-wa11ee si apre la rotta verso nuovi livelli di-comunica,ione. Tra i gruppi protagonisti di questo "rinasci– mento dell'intelligen,a", oltre agli P.F., troviamo le ultimissime leve del rock (?)inglese: Orchestrai Manoeuvres in the Dark, Flying Lizards ed i semisconosciuti musicisti che fanno riferimento alla Obscure di Brian Eno. Forseci apprestiamo a raccogliere i cristalli di un sogno ugualmente emozionate. DISCOGRAFIA. NUGGETS PEBBLES (Electra) (Sire-sash 3716-2) Voi. 1, 2, 3, 4; (BFD Records) Splendide antolo– gie su tutti i gruppi più o meno psichede– lici e più o meno famosi del perio– do. THE SEEDS: Merlin Music Box (in concert) - (GNP record - gnps 2043) THE ELECTRC PRUNES Mass in f minor (Reprise ~ sri 6275) THE 13 TH FLOOR ELEVATOR: Psychedelic sound of... (Radar re– cords). Giorgio Adamo

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