RE NUDO - Anno XI - n. 84 - febbraio 1980

che si possano immaginare ed i suoni arrivano «grezzi» e molto sporchi ma lasciatemi pensare che sia meglio un di– sco mal inciso ma «libero» piuttosto che un album di lus– so registrato con sistemi iper– galattici dove il feeling, se c'è, è comunque nascosto sotto tonnellate di coloranti e con– servanti che ogni buona in– dustria discografica mette nei propri prodotti per renderli digeribili al grosso pubblico. Per finire una nota dolente per noi italiani, il disco è in vendita in Inghilterra al prez– zo massimo di una sterlina e settantacinque (meno di tre– mila lire), io l'ho comprato da Carù a Gallarate al modi– co prezzo di L. 8.000. Sfido che poi Carù sia uno degli animatori più entusiasti del Mucchio Selvaggio (giornale rock peraltro intelligente) fa– moso per la massima «la mu– sica è una cosa la politica un'altra e chi non ha i soldi se ne stia a casa»! Leonard Cohen Recents songs CBS L.G. Se mi avessero detto che Leonard Cohen si sarebbe ripreso subito dello scivolone terribile di «Death of a ladies man» non ci avrei creduto. Dalle grinfie delle tentazioni di risultare più conosciuti si torna difficilmente indietro. Il poeta canadese dimostra che per lui è possibile imitare i salmoni ed a noi non resta che rallegrarcene ascoltando– lo in queste sue «canzoni re– centi». Di una beltà che non può lasciare indifferenti tutti i testi: alcuni ispirati a vecchi poeti persiani, altri basati su poesie cinesi, ed una, forse la più bella, «Un canadien er– rant» scritta e cantata in fran– cese, composta nel 1842 dal poeta Gerin Lajoie. Ottimi frutti ha anche dato l'incon– tro di Cohen con i Passen– gers, una banda texana che lo aiuta con un suono molto ef– ficace, per quanto è possibile che la musica sia importante nella recitazione delle sue poesie. G.M. Bread and Roses Festival di musica acustica con Richie Havens, Buffy Sainte-Marie, Country Joe, Joan Baez e molti altri. Fantasy/ Fonit Cetra A leggere l'incredibile elen– co di nomi che hanno parteci– pato a questo festival della musica acustica tenutosi nel lontano ottobre a Berkeley ed uscito solo ora per vari pro– blemi contrattuali, c'è da con– fondersi. Come si può parlare in poche righe, se non facen– do un lungo ed arido elenco di: Mimi Farina e sùa sorella J oan Baez, J esse Colin Young, Dave Van Ronk, Malvina Reynolds, Pete See– ger, Jack Elliott, Arto Guth– rie, Dan Hicks, Richie Ha– vens, Buffy Sainte-Marie, Country J oe, Jackson Brow– ne, Maria Muldaur e Tom Paxton, per non citare solo che i più illustri. Quel che si può dire è che tutti questi si– gnori, riuniti dalle sorelle Fa– rina per un concerto di bene– ficenza a favore della Bread and Roses, associazione di as– sistenza ad anziani, reclusi e sventurati di varia natura, hanno anche, non so quanto volontariamente, tracciato, alle soglie degli anni ottanta (ed alle soglie dei loro qua– ranta anni), un bilancio del– l'esperienza folk in America. L'impressione che se ne rica– va è, abbastanza commemo– rativa, come di una cosa irri– mediabilmente fuori dall'on~ da, ma molto bella. G.M. Archie Shepp / Max Roach Force Uniteledis - Base Record Di tanto duo, come non di– re bene? Force è un disco del '76, ri– sale alle prime collaborazioni di queste due glorie della mu– sica nera. In Italia è arrivato, inutile dirlo, in ritardo. La base, la struttura por– tante delle quattro lunghe sui– tes, una per facciata, che compongono l'album doppio, è logicamente la batteria di Max Roach: un «tappeto» di batteria, su cui si inserisce (sempre dopo un preludio percussivo) il sassofono di Shepp. Il che non significa, naturalmente, che l'apporto del tenorsassofonista sia limi– tato ad una funzione di con– torno; nonostante i puristi della creative music, che li vogliono finiti e logorati, i due sanno ancora improvvi– sare in un rapporto dialettico degno del free più combatti– vo. Del resto, tre dei pezzi so– no dedicati a quell'altra vec– chia gloria che era Mao Ze– dong. Basta così. Sarebbe sterile insistere sulla solidità del!' e– dificio o sulla scontata quali– tà degli strumentisti. Ascolta– te e giudicate voi. P.B. Henry Cow, S. Hillage, Tan– gerine, CPT. Beefheart, etc: «V» Ricordi Orizzonte - L. 7 .000 ( album doppio) Interessante «repechage» della Ricordi nell'ambito del– la serie economica Orizzonte. È questo un disco uscito nella totale indifferenza quattro anni fa, vale a dire nel «perio– do d'oro» della ·virgin quan– do ancora questa etichetta era un po' la bandiera della musi– ca «altra» in Inghilterra. Anche a distanza d'anni il materiale proposto risulta molto interessante e imperdi– bile per tutti coloro che hanno amato quella generazione di musicisti che avevano il loro giro in quel di Canterbury. Pare che ci siano proprio tut– ti. Sul versante della ricerca di nuovo modi d'espressione musicale ci sono Henry Cow (non ancora sprofondati nel– l'intellettualismo freddo e fi– ne a sè stesso), Hatfield and the North (Pip Pyle, Dave Stewart, Phil Miller e Richard Sinclair) ed il meraviglioso Robert Wyatt (con «Yester– day Man»). Ci sono i Tangerine Dream con un pezzo piuttosto para– noico intitolato «Overture» eseguito gelidamente da Froe– se Franke e Bauman. Bellissimi i pezzi di Captain Beefheart (con la Magie Band) e di Kevin Coyne, pre– senti con due songs a testa una delle quali dal vivo: otti– mo rock-blues da stravolti, pieno di feeling e di voglia di suonare. Steve Hillage ci fa ascoltare «Pentagramaspin», un pezzo inedito uscito dalle session che avrebbero poi dato vita al suo primo solo «Fish Rising», in compagnia di gran parte dei Gong del tempo, vale a di– re Didier Malherbe, Bamba– loni Yoni, Tim Blake, Pi erre Moerlen e Mike Howlett. Dalla suite White Noise II è tratto un pezzo tutto sintetiz– zatori di David Vorhaus, con– sigliabile agli amanti della «musica cosmica» mentre ri– mane nell'anonimato Ivor Cutler con la sua «Go and sit upon the grass» tutta voce e armonium. Da segnalare i ritmatissimi «Bai le» degli J abula e la bel– lissima «Semba» della band di Chili Charles, due gruppi che puntano molto sul sound africano tutto percussioni e fiati. Con gli Slapp Happy (che devono molto a Kurt Weill ed alla musica «brechtiana») e Tom Newman si concludono le portate di questo succulen– to menù consigliabile a chi volesse dare uno sguardo a una delle migliori raccolte dei «tentativi di alternativa musi– cale» portati avanti dai musi– cisti inglesi. L.M. RE:NUD0/45

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