RE NUDO - Anno XI - n. 84 - febbraio 1980

caste e delle corporazioni in cui la futura società dei mu– tanti si è stratificata; l' au– mento delle facoltà paranor– mali e la stretta unione con i grandi complessi mentali de– gli altri associati al clan), può anche essere, come in «Mona– de 161» e in «L'uomo stoca– stico», una libertà che il pote– re concede a scopi puramente repressivi, le altre costanti del pensiero di Silverberg; so– prattutto per quanto riguarda il problema religioso, e più specificatamente quello misti– co. Religiosamente esistono movimenti come quello del Transit, «una sorta di budd– hismo e fascismo», come lo definisce l'autore, che in «L'uomo stocastico» ha la funzione di allontanare l'uo– mo e dalla conoscenza e dalla lotta istupidendolo con una serie di pratiche e di metodo– logie schizoidi, esattamente al polo opposto in cui in «Va– canze nel deserto» ( 1972) il problema s'incentra sul recu– pero, in chiave occidentale, delle pratiche tantriche e della stessa filosofia di tutto il Sen– tiero della Mano Sinistra; fi– losofie svolte in un piccolo monastero del deserto, in USA, a tre passi dalla civiltà, da una comunità di monaci e monache immortali. D'altra parte le sette proliferano: in «Le maschere del Tempo» (1967) c'è una dottrina or– giastica, delirante, dionisiaca, e soprattutto distruttiva che predica la fine prima che la fi– ne, con l'avvento dell'anno 2000, sopraggiunga; e a que– sta risponde un'altra dottri– na, creativa, maniacale ed estatica, che nasce spontanea– mente accanto alla figura del misterioso uomo, venuto dal futuro. Significa che la reli– giosità è più un fatto organiz– zativo ed indotto,' che una scelta libertaria. E che il tra– vaglio mistico a cui si va in– contro viene sempre risolto a livello individuale, e non col– lettivo. È un grosso discorso. «Vacanze nel deserto» è esemplificativo; se sono quattro i ragazzi che s'avvia– no verso la strada della co– ragazzi bene, no, per loro non noscenza, solo due potranno accedervi, e solo dopo la mor– te degli altri due; e chi mori– rà? Dei quattro, i due reietti; l'ebreo e l'omosessuale. I due c'è speranza. L'accento è po– sto sull'individualismo più spiccato, che si coagula, poi, a livello quasi tribale, nelle mura del monastero dove tut– ti marciano assieme quasi co– me un clan. Lo stesso tipo di struttura si ferifica, in manie– ra più laica, nell'ambito de «L'uomo stocastico»: da semplice «ingegnere delle pre– visioni», estrapolate per via scientifica, il protagonista si trova a vedere chiaramente in modo mistico e sprannaturale il futuro, a proiettarsi in esso, visualizzandolo. Compren– dendo che ognuno ha un proprio ruolo e che deve vi– verlo fino in fondo. C'è un guru, quasi, che insegna que– sta tecnica; e un'uomo che impara ad allontanarsi da una città sempre più fascista e fre– netica per dedicarsi alla ricer– ca di una pace interiore, della possibilità di vedere oltre il tempo e di accettare quanto accade. E il discorso s'allarga a macchia· d'olio coinvolgen– do, più tardi, un gruppo di persone; e s'allargherà anco– ra, in tutto il mondo. La col– lettivizzazione avviene dopo, ma ognuno trova il proprio «sadhana» da solo; è attratto da ciò che accade. La diffe– renza tra gli «stocastici» ed il «Transit» è evidente; è la dif- ferenza tra religione sponta– nea, e religione organizzata. Silverberg punta molto sul– l'individuo, sulle sue capacità di ripresa, di comprensione, e procede a piccoli passi verso la meta finale. Un'altro esem– pio, forse il più bello, forse il più completo, è dato da «Mo– rire dentro» (1972) che rima– ne una sorta di testamento spirituale. C'è poco, o nulla, di fantascientifico in questo. Solo un uomo, un telepate, che sta lentamente perdendo il suo potere. Il romanzo ini– zia come un romanzo di fan– tascienza, e termina come un romanzo di narrativa «mainstream»; la laicità, se così si può chiamare, stretta– men te connaturata alla «ebraicità» del protagonista, bilanciano una crescente con– sapevolezza della «normali– tà» che l'uomo sta raggiun– gendo; ed il quadro della so– cietà che egli traccia è il qua– dro, tale e quale, della società di adesso, nè più nè meno. L'uomo in mano a sè. Que– sto, Robert Silverberg paga di persona quando un paio d' an– ni fa dichiara di voler abban– donare la fantascienza, poi– chè c'è il tentativo costante di voler rinchiudere nel ghetto autori e materia, in un ghetto tra le nuvole, al di fuori. E l'abbandona. E solo adesso, pare, stia pensando di recede– re dal proprio proposito. Claudio Asciuti RE NUD0/33

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