RE NUDO - Anno XI - n. 84 - febbraio 1980

Portano al collo un lingam-yoni, la rappresentazione simbolica degli organi sessuali maschile e femminile, che simboleggia la complementarità delle due principali fonti d'energia... girano l'India cantando le vacanas, poesie d'intonazione mistica che la loro tradizione tramanda da secoli... sono i santi-poeti virashaiva adepti di una delle principali correnti religiose indù, quella dei Lingayata, fondata dal guru Basava (1106-1168) e sviluppatasi parti– colarmente tra le popolazioni di lingua kannada dell' In– dia meridionale. Questa scuola, che pratica il culto del dio Shiva, è particolamente conosciuta per la sua irridu– cibile opposizione al sistema delle caste, opposizione che le causò al suo sorgere diversi problemi con la struttura sociale brahmanica. Figura chiave nell'economia spiri– tuale della scuola lingayata è il sacerdote-poeta che co– munica là propria tensione mistica sotto forme di canti devozionali (vacanas), che entrano a far parte del patri– monio religioso e culturale della scuola e che vengono cantate durante le festività e le cerimonie religiose. Di questi canti/poemi devozionali ne presentiamo alcuni nella traduzione che Paola Bonanzini ci ha gentilmente inviato; coloro che volessero avere notizie più dettagliate su questa scuola indiana possono leggere: A.K. Ramanu– jan (a cura di), Speaking of Shiva, London 1973; Piero Verni, Il Culto del Lingam, Milano 1976 e Sarvepali Ra– dakrishnan (a cura di), Storia delle Filosofie Orientali, Milano 1978. P.V. RE NUD0/26 I piedi danzeranno, la lingua canterà, gli occhi vedranno, ma non troveranno soddisfazione. Che altro, che altro devo fare? lo adoro con le mie mani, ma il cuore non è soddisfatto; che altro devo fare? Ascolta, mio signore, tutto questo non mi basta. Ho in me di che aprire il tuo ventre e penetrare in te O Signore dei Due Fiumi. Fai del mio corpo il fusto di un liuto della mia testa, la cassa armonica dei miei nervi, le corde delle mie dita, le bacchette. (Basavanna, 487) Afferrami stretto, e suona le tue trentadue canzoni, o Signore dei Due Fiumi! Con un intero tempio in questo corpo, che bisogno ho di un altro! Nessuno ne ha chiesti due. O signore delle caverne se tu sei pietra, casa sono io? lo ero come se il fuoco nell'albero bruciasse l'albero come se i dolci odori del vento si impossessassero delle narici come se una bambola di cera si consumasse fra le fiamme. Ho adorato il signore e perso il mondo. (Basavanna, 500) (Allama Prabhu, 213) (Allama Prabhu, 396)

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