RE NUDO - Anno XI - n. 84 - febbraio 1980

sul programma nucleare esprimendo dubbi e dissensi, poi a riunirsi ancora, ma piut– tosto contro le centrali, la cui pericolosità sta diventando evidente anche ai più ciechi e prevenuti partigiani. In Italia il cerchietto col so– le rosso su fondo giallo ha preso piede, a volte sostituen– do precedenti distintivi più uniformemente rossi ma ri– coprendo la stessa funzione di riconoscimento, di apparte– nenza a un'area culturale; a volte come esplicito atto di riflessione sull'intera faccen– da, oppure come segno di ge– nerica adesione ad una dire– zione di sviluppo economico e di valori in polemica con l' an– dazzo corrente. Comunque, il cerchietto si stampa in tutte le lingue del mondo abitato e questo è indicativo dell'esten– sione del problema (che infat– ti è mondiale e solo contin– gentemente dell'una o del– !'altra nazione), della consa– pevolezza, dell' organizzazio– ne che ci sono. Qui i primi a muoversi sono stati spesso i radicali, che in generale han– no il merito di non aspettare di essere la maggioranza o di riscuotere i consensi generali, prima di fare le cose. Alla marcia antimilitarista svoltasi in agosto in giro per l'Europa, partecipava gente di una decina di paesi diversi e le reazioni della stampa e degli osservatori di strada era magari un po' impaurita (in Germania, per esempio, non sono abituati alle manifesta– zioni e ai cortei), ma anche molto interessata. Le fonti alternative L'astronomo Martin Ryle ha sottolineato che è assai improbabile che un numero sufficiente di centrali (suffi– ciente ai bisogni dichiarati) possa essere costruito prima del 1990, indipendentemente dal consenso o dall'opposi– zione di singoli individui e di interi paesi. Dunque, come è già stato altrove fatto notare, la fretta, l'urgenza di disporre di energia costi quel che costi, è una scusa che non regge. Mentre ci si sforza di di– mostrare che l'energia occor– re subito e non ci si può per– mettere di tergiversare, ma bi– sogna, vivaddio, accettare qualche rischio, non si fa as- RE NUD0/20 solutamente nulla per mettere a frutto l'enorme potenziale alternativo costituito dalle fonti rinnovabili che di rischi ne presentano di meno. Le fonti rinnovabili sono quelle che non si esauriscono con l'uso protratto, come invece accade per il carbone, il pe– trolio, l'uranio, che a un certo punto finiscono o calano prestandosi a infiniti ricatti da parte dei monopolizzatori. Certo, l'aria e il sole sono più difficilmente accaparrabili e neppure lo speculatore più sfacciato potrebbe recintarli e dichiararsene esclusivo uten– te. Questa è una delle ragioni per cui la tecnologia di estra– zione dell'energia dalle fonti rinnovabili non è stata mai molto incentivata e per cui in Olanda, e in Danimarca i mu- lini a vento sono scomparsi, pur assolvendo perfettamente alla loro funzione. Nel 1900 i danesi avevano 100.000 muli– ni che roteavano a pieno regi– me, ora il carbone, il gas, l'o– lio li hanno completamente soppiantati, per far piacere ai rispettivi importatori e smi– statori. Negli ultimi settanta– cinque anni il paesaggio da quelle parti è cambiato e manco ci si ricorda che la Da– nimarca era una patria di mu– lini, come l'Olanda. La qua– le, da canto suo, ha seguito una sorte molto simile, tant'è vero che ora le vigorose pale, in altri tempi inarrestabili, funzionano solo la domenica, cimelio di un'epoca chiusa e decorazione nostalgica come le lanterne da postiglione o l'arcolaio nei salotti delle case metropolitane. È forse meno noto che anche in America si andava con la forza del ven– to, ma poi arrivarono dei si– gnori che regalavano una se– rie completa di elettrodome– stici in cambio della distruzio– ne dei mulini e la gente, am– maliata dal «moderno» ci sta– va, rinunciava alle pale, e, in– sieme, alla possibilità di un approvigionamento autono– mo. D'altra parte, si pensi che l'acqua provvede a più del 20% dell'elettricità mondiale e che il sole scarica nell'at– mosfera terrestre, in un anno, un'energia pari a 28.000 volte tutti i megawatt utilizzati nel mondo nello stesso periodo. Calcolando che il 35% di questa energia è riflessa dallo spazio e il 18% è assorbita dall' atsmofera, resta sempre un buon 47% che raggiunge la terra. In particolare, è stato misurato che quella che rag– giunge gli U.S.A. in sole 12 ore è uguale a quella consu– mata dal paese in un anno•in– tero. Pensate che spreco di bendi Dio. Ma se dal sole, che è un dio, non c'era da spettarsi niente di meno, stupisce pia– cevolmente che anche il fango (è un eufemismo) sia in grado di elargire nobili doni. I cinesi affermano di disporre di ben 2.000.000 di impianti a biogas in funzione a ritmo serrato. Essi trasformano escrementi umani, sterco di vacca e resi– dui agricoli in una misura di metano e biossido di carbonio ad alto potere energetico. I cinesi, si sa, fanno le cose in grande, ma già nel 1976 in India di impianti del genere ne esistevano 25.000, e espe– rimenti isolati hanno dato ottimi risultati ovunque. Data la grande disponibili– tà di materia prima e il suo basso valore commerciale . (checchè se ne dica, la merda nuda e cruda non ha merca– to), sarebbe ovvio che i paesi «poveri» prendessero in seria considerazione questa fonte energetica che è sicuramente alternativa e sicuramente rin– novabile e che sfrutta un pro– cesso così armonicamente in– seribile in un corretto ciclo ecologico, non facendo che accelerare e utilizzare una trasformazione assolutamen– te naturale. Invece, proprio in questi paesi, il nucleare diventa una questione di prestigio e grup– pi di potere politico e militare ne approfittano, soffiando sull'orgoglio nazionale di chi preferisce morire di cancro che vivere di merda. Comunque, la parola defi– nitiva su questo problema la– sciamola a John Hill, presi– dente dell' Atomic Energy Authority del Regno Unito, il quale, piatto piatto, ha am– messo che... «nessuno di noi pensa che la faccenda abbia un. senso dal punto di vista economico». E se lo dice lui, accidenti, c'è da fidarsi. Serena N ozzoli

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