RE NUDO - Anno XI - n. 84 - febbraio 1980
una visione oscena e di– storta del progresso e dello sviluppo. La richiesta e la pratica di un rapporto finalmente armonioso con la propria spiritualità, e l'apparizione di una sensibilità e una comprensione nuova dei ritmi biologici fondamen– tali (scoperte esaltanti, nuove ed antiche allo stes– so tempo), cominciano fi– nalmente ad essere intese per quello che sono: fram– menti di una società nuo– va, diversa, liberata, che vengono costruiti, adesso. Ogni piccolo passo che una comunità o un singolo in– dividuo compiono sul sen– tiero della liberazione inte– riore e spirituale è una vit– toria per tutte quelle ener– gie che cercano di creare, o ricreare, nuove dimensioni ed armonie sul pianeta Terra. Storicamente il punto di riferimento principale di RE NUD0/12 questa proposta d'esisten– za (anche se non l'unico) è stato il mondo della cultu– ra orientale, con le sue tec– niche di liberazione e la sua saggezza antica di mil– lenni. .. e quindi l'India in quanto luogo geografico, situazione fisica che mag– giormente ha conservate intatte e alla portata del cercatore queste tecniche e queste tradizioni. Lo yoga, la meditazione, una medi– cina e una <1-limentazioni naturali ... sono tutte cose che hanno trovato in India coloro che volevano in– traprendere il cammino ver~o Ja propria liberazio– ne, e che erano pronti a usa– re loro stessi, i loro corpi e le loro menti, come stru– menti di questa operazione di' alchimia spirituale. Ed è stato il Grande Viaggio, la migrazione di migliaia di giovani verso l'India alla ricerca di una pratica esi– stenziale che li rendesse li– beri dai condizionamenti dalle angustie e dalle vio– lenze della società dei loro padri. Molti esponenti del– la cultura del dissenso non violento sono stati coinvol– ti in questo Pellegrinaggio in Oriente. Dal poeta Allen Ginsberg al filosofo Alan Watts, dallo psichiatra Ro– nald Laing a Gary Snyder, tanto per fare solo pochi nomi... sono tutti uomini che hanno individuato nel– le metodologie e nelle filo– sofie orientali la chiave (se non l'unica per lo meno una delle più dirette e im– portanti) per quel compito che. Allen Ginsberg da più di vent'anni non si stanca di indicare come l'unica di– rezione importante verso cui tendere: l'espansione dell'area della coscienza. Dall'inizio degli anni sessanta fino ad oggi qual– cosa si è comin'ciato ad in– crinare nel meccanismo di quella colonizzazione cul– turale che la civiltà occi– dentale contemporanea (quella dei «moderni» per dirla con René Guenon) sta imponendo con proter– va arroganza a tutti i po– poli di questo pianeta: per la prima volta non è più la gente del terzo mondo, ad abbandonare i suoi costu– mi e le sue antiche tradizio– ni in nome dell'ideologia del «progresso», ma sono i figli (e ormai anche i nipo– ti) di quella società che con un volgare neologismo si è voluto chiamare «del be– nessere» a voltare le spalle al loro modo di vita e a cercare in altri mondi e in altri spazi, nuove realtà da \'ivere, diverse tradizioni da conoscere e da esplora– re. Quindi oltre ad un af– fascinante luogo geografi– co l'India ha rappresentato per decine di migliaia di giovani, la scoperta emo– zionante di una nuova di– mensione, un nuovo modo di vivere e di concepire il mondo, in altri termini un'«altra» modalità d'esi– stenza. L'atmosfera del movi– mento giovanile negli anni in cui cominciava a scopri– re le .realtà di cui stiamo parlando (più di dieci anni fa quindi) sono state ma– gistralmente descritte da Fernanda Pivano in un ar– ticolo pubblicato nel di– cembre del 1968. Parlando di un suo gio– vane amico scriveva: Era partito dall'Italia con un gesto di distacco to– tale, lasciando la banca dove lo aspettava una lun– ga, sicura carriera, dopo aver fatto esperienze con gli allucinogeni durante un viaggio in Marocco. Era andato alla ventura ma aveva conosciuto un guru, e lì nel suo ashram, in una comunità regolata soltanto dalla dignità e dal riserbo di se stessi, aveva imparato a far agire i chakra e i cor– pi sottili e aveva presto raggiunto una tale libera– zione che se incontrava per caso (è incredibile come tutti incontrano tutti, nella sconfinata immensità del– l'India) antichi compagni appena arrivati e ancora legati all'autodifesa occi– dentale della droga, si'sba– lordiva. Quando venne a trovarci a Milano, descris– se a un amico, pronto per la partenza, le sue espe– rienze, senza sicumera, senza arroganza, Non era maturo per essere un guru, disse; era tornato in Italia per capire se aveva impara– to davvero a distaccarsi da tutto, perché, se lo aveva imparato davvero, non im– portava più vivere qui o in India o altrove. Se ne andò sorridendo, facendoci sen– tire vagamente colpevoli di non so quale colpa. Poi si legge sui nostri ro– tocalchi che «va di moda l'India». Si sente dire in gi– ro che i giovani vanno in India per potersi drogare. Si è profondamente con– vinti, nel disprezzo genera– le, che i giovani fuggano dall'Europa perché sono
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