RE NUDO - Anno XI - n. 83 - gennaio 1980
Bucàno in tanti. Dove c'era il lordume municipa– le, alla fine di un fiutamen– to ossessivo, troviamo le siringhe immacolate. Si di– rà che sono i resti di un abuso passato, chissà co– me, anche di IL Ci vorrà del tempo p~r per~onare a chi lo h~ fatt,o di averci inghirlandato la testa an– che con loro, perché ormai se non le scoviamo in stra-– da non ci sembra vero: ap– pena il vicolo stringe, ap• pena la piazza è più squà.l- 1idà,.noi sappiamo che sb· ho li dove le guarderemo avvinti e riplflsanti. Basta tirare avanti, in queste lati– tudini ci si abitua a qua– lunque cosa. Si, bucano ih tanti. Pér– forano quel corpo-veicolo, quel parcheggio di sensa– zioni, le loro braccia che avresti pensato ancora bianche. Bucano il èòrpo utile come un'automobile, come gli zaini al deposito bagagli, tutto il se stesso che è diventato un mezzo per lei, la testa, che sarà la prima a far male. C'è chi pensà che quèsta sia una fauna disperata, una razza derelitta cui lo stato deve provvedere con canili mo– dello: li lasceranno là, «al– la vacanza del cane», e partiranno fel1ei per il ma– re sicuri di àver garantito cibo e un bagno alla setti– mana. E che sappiano fare an– che un discorso compiuto, questo poi no, ci rovinano il puzzle ... non è una bella scoperta che il più intelli– gente di tutti, quello prefe– rito e il più caro, senza preavviso ti dica «per fa– vore, mi stringeresti il lac– cio?» senza che la sua fac– cia diventi differente. Va– no sarebbe cercargli i segni demoniaci, non ve lo dice dove li ha nascosti. E dire che gli eroinoma– ni non sono affatto soli, hanno uno stuolo di paten– ti a far Ìoro èorrtpagnia: ci sono i malati di mente, ci sono gli omosessuali, ci so– no i disadattati politici e gli handicappati. Siamo prontl a parlarne ora che J' eroina è dappertutto, nel– le madri solerti e nei lam– pioni dei cine~àtògrafi, o ci siamo già abituati? Ne abbiamo digerite ben altre. È un appànnaggio della gioventù, dell'adolescen– za, come se varcata ùna certa età il pericolo fosse stornato. Se siete arrivati lì non vi bucate più, sapete camminare, fuori da Scil– la, fuori da Cariddi, fuori da tutto, e gloria a voi che non avete ceduto ad un po' di paura. Degli altri, ne avremo in qualche modo cura. Il buco è prima di tutto un fatto culturale, ma c,omplicato dàlla presenza di una salute. Oh i bei tem– pi dello spinello, dell'aci– do, della benzedrina, allo– ra si che la parte giovane del paese era sana! E guardate la trafila del giovane quasi indifeso col– to di sorpresa dallo spac– ciatore infido: è gratis, provala, la prova ed è fini– ta. Fuori a calci dal Para– diso. Ma non abbiamo un po' di vergogna? Non vorremmo mai sen– tirci dire una cosa sola: che bucarsi può anche piacere. Siamo pronti a perdonare tutto, coliamo fraternità e buone intenzioni, chiedète– ci qualsiasi cosa, ma que– sto non possiamo digerir– lo. Questo poi no. Il piace– re e vietato. Non che sia una novità, ma éi Jocca nelle fibre piìi lacere. È in– degno conte prendersi ia si– filide, solo che è molto, molto più riprovevole. La soddisfazione, co– munque estratta, è social– mente criticabile. Dunque, c'è questo problema, con tutta la buona fede del mondo ce lo siamo caricati in spalla, ci sanguinano le dita a forza di tener disco– sta la criminalizzazione, per strappare un'oncia di tolleranza, per ottenere una parvenza almeno di ci– viltà. Tutt~ le analisi, le spiegazioni e le interpreta– zioni che volete, ma con un punto irrinunciabile, come si diceva una volta alle as– semblee: bucarsi è male. Chi si buca è diventato nel– le parole di noi tutti una vittima, il che non è falso, ma non gli permettiamo di essere anche qualcos'altro. L'idea che uno abbia il di– ritto di usare l'eroina per il semplice motivo che cosi gli piace farej questo no, non lo mandiamo giù. Non è di per sè sbagliaio assumere eroina: sbagliato e prevaricante è doverne morire. Morire di dosi sporche e di epatite virale, morire di inanizione e di abbando– no, di "stai alla -larga" e di "te la sei voluta." E se anche la più pulita delle misture ha in fondo la morte, chiedersi perché fa paura chi si uccide con me– todo e consapevolezza. Nel raziocinio dei comi– tati non può entrare che lo si faccia in questa maniera proyòcatoria è viziosetta. Non lo sapevate? Perché, sciagurati, non avete aspettato i trent'anni e non avete allora incòminciato a bere che i profitti fiscali sa– rebbero stati quasi salvi?. Perché nòn vi siete accon– tentati di una delle tante tbssicomariie obbiigate? Perché? E noi qui a éercare le cause che òbbligano uno a drogarsi, i JI1otivi che lo spingono a drogarsi, le cir– costàhze che lo invischiano a droiarsi: quella ragazza che in bteve si coprirà di croste è destinata ad essere solo una marionetta di questo teatro. Non è ragionevolmente possibile non accorgersi che irt tutto questo dire; thi si buca non ha mai tur– bato con una parola i son– ni di chi si sta occupando di lui. E se poi avessero anche loro qualèosa da dire? Se una mattina scoptissimo che abbiamo mirato giusto solo ai corollari e che il nocciolo è un altrÒ? Era una bella sera dora– ta, mangiava il suo gelato davanti a rrte: «e tu, perché non ti buchi?». Non avrei creduto mai chè sarebbe finita così, non me l'aspettavo questo scherzo di non trovargli una risposta. _Perthé sono troppo vecchia per incominciare adesso, perché mi hanho insegnato che ci si ammaz– za Senza voluttà, perché i probiemi éhe ci sono, e la situazione e Il dovere. RE NUD0/5
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