RE NUDO - Anno XI - n. 83 - gennaio 1980

canam), (8) il mezzo pesce· (patimin), (9) l'aratro (ka– /appai), (10) il serpente (pampu), 9(11) la posizio– ne del simbolo yogico (yo– kamutracanam), (12) la mezza ruota (paticakka– ram), (13) la gru seduta (amarnta kokku), (14) la locusta (vitti/), (15) la posi– zione supina (varjroli mu– tracanam), (16) la posizio– ne in ginocchio (supta vaj– racanam), (17) la posizione triangolare (mukkonaca– nam), (1,8)il cadavere (ca– vacanam). La respirazione è, natu– ralmente, l'elemento più importante della terapia dei cittar. Il respiro, pira– nam, è l'energia vitale, e la morte, maranam, è defini– ta da Rama Rsi, uno dei te– rapeuti Siddha classici, co– me la completa perdita del prana. Sulle variè tecniche di respirazione i Siddha fanno fondato la teoria e la pratica che hanno per scopo la longevità fisica, e, come essi sostenevano, anche l'immortalità. Se– condo il Roma risi nanarrt 13, un uomo che abbia cent'anni respira circa 21.600 volte al giorno, cioè, in un'ora, questo sa– no centenario respira 900 volte, equivalenti a 15 re– spiri al minuto. La durata della vita è inversamente proporzionale alla fre– quenza della respirazione. Se il rapporto è di 15 respi– ri al minuto e la lunghezza della vita è di 100 anni, al– lora 18 respiri al minuto ci danno circa 83 anni e un terzo. Al contrario, 2 respiri al minuto ci danno 100 x 15:0 = cioè infinito. Se non c'è respirazione, o piuttosto c'è il blocco, l'ar– resto di essa, come nel co– siddetto corupa camati, lo yogin conquista l'immor– talità, poichè la durata del– la sua vita è infinita. Le conseguenze pratiche che derivano da questa alquan– to incredibile argomenta- zione, e che compaiono nella terapia dei Siddha, suonano tuttavia piuttosto convincenti; bisogna con– trollare il respiro; il parlare inutile, l'ansimare e l' af– fanno disordinati, il lavoro non necessario dei muscoli respiratori sono tutti dan– nosi. Questo è il più im– portante massaggio dello Yoga: controllare la respi– razione equivale a control– lare la vita stessa. Il mio informatore Sidd– ha esercitava la medicina in un piccolo dispensario di Mylapore, a Madras. Mi sembrava che i rimedi che usava fossero, con rare eccezioni, esclusivamente inorganici. A parte i far– maci (maruntu), prescrive– va ai pazienti facili e sem– plici esercizi respiratori e combinazioni di asana non molto faticosi. È stato cer– tamente lui a guarirmi di un grave disturbo digestivo e intestinale, per cui le me– dicine di tipo occidentale erano risultate del tutto prive di efficacia. Nel XVIII secolo (1732) il medico di Montpellier François Bernier descrisse i Siddha indiani nel se– guente passo dei suo Voya– ges: « ... quasi sempre viag– giano, da una parta e dal– l'altra; sono uomini che deridono tutto, che non si danno pensiero di nulla; posseggono segreti e, dice la gente, sanno addirittura fare l'oro e preparare il mercurio in modo così mi– rabile, che due o tre grani presi al mattino riportano il corpo in perfetta salute e fortificano lo stomaco, co– si che esso digerisce otti– mamente e non conosce sa– zietà». Non so cosa mi ab– bia dato da inghiottire il mio medico Siddha (non me lo volle dire) a Madras nel gennaio del 1968, ma certo ha riportato il mio organismo in «perfetta» salute, allorchè invece si trovava in condizioni mise– revoli. NOTE 29 Cfr. la str. 1823: ullam peruinkoyil un utampu alayam. 30 Yogasùtra Il, 40. 31 Le piante sono classificate in ceti «arbusti», koti «rampican– ti», maram «alberi», pillu «graminacee» e puntu «erbacee». Le sostanze inorganiche sono classificate in ancarakku «sostanze · maschili» e pencarakku «sostanze femminili», per cui sono su– scettibili di combinazione. 32 Agastya e le sue opere saranno discusse più ampiamente nei capitoli successivi. 33 Cfr. Orientai 11/ustrations of the Sacred Scriptures del Ro– bert, p. 281; Anglish Encyclopaedia, Biography, voi. III, p. 87; Taylor, W. Orientai Historical Manuscripts I pp. 135, 172, 175; Madras f Journal of Literature and Science, voi. IX, p. 161 (Brown). 34 Si veda oltre. 35 Tutte queste posizioni sono state descritte e spiegate dai mo– derni esponenti occidentali del Hatha Yoga, alcuni dei quali piuttosto seri e posati, come R..Hittleman o M. Volin. 36 piranan pyvitta nilai ;,,aranam. 37 18il minuto, secondo la medicina occidentale. 38 i;: un dato di fatto che gli animali che respirano più veloce– mente dell'uomo tendono a essere più inquieti e di vita più bre– ve, mentre quelli che respirano lentamente (ad esempio gli ele– fanti o le tortore) vivono a lungo. 39 Egli ricordava sempre ai suoi pazienti di rallentare delibera– tamente la respirazione, nei movimenti di tensione, disturbi emotivi, turbamento e così via: in questo modo il nervosismo dimuisce, si riacquista la calma e si ottiene anche un benefico effetto sull'intero sistema neurovegetativo. L'esercizio respira– torio che egli raccomandava più frequentemente era il «respiro salutare», diretto alla colonna vertebrale: bisogna giacere supi– ni, completamente rilassati, e porre le mani con le plame in bas– so, sul manipura cakra (plesso solare, nella zona dell'ombeli– co); si deve iqspirare lentamente e con tutta calma, per mezzo dell'espirazione profonda mandare il prana ( o piuttosto imma– ginare di mandarlo) giù per la colonna vertebrale e nel plesso solare. Dopo qualche tempo, si avverte realmente una sensazio– ne di calore lungo la spina dorsale e una sorta-di ristoro, come se la stanchezza fosse stata «lavata via» da• una «doccia» di prana. 40 La combinazione delle posizioni dovrebbe dipendere dalla natura del disturbo lamentato dal paziente: così, ad esempio, per lo stordimento (non necessariamente susseguente a un'u– briacatura, ma anche emotivo) egli raccomanderebbe !'«ara– tro» (kalappai), la «posizione delle spalle» (carvankacanam) e il «pesce» (min), in quest'ordine. 41 Voyages de François Bernier, Il, 130, versione inglese citata secondo M. Eliade, op. cit., p. 275. da «I Maestri dei Poteri» di Rami! V. Zvelebil Ubaldini Edito– re. RE NUD0/23

RkJQdWJsaXNoZXIy