RE NUDO - Anno XI - n. 83 - gennaio 1980
moltissimi, al di qua e al di là dell'oceano, è addirittura considerato come l'unico au– tore realmente nuovo e genia– le della cosiddetta 'beat .gene– ration', anche se Burroughs rifiutò sempre l'etichetta di 'beat'. Le righe che seguono sono quindi un omaggio, vn tribu– to, un ringraziamento al vec– chio Bill e al contempo un ul– teriore ~ccolo tentativo di farlo con~cere ad un numero sempre ma ·ore di persone, un invito, pe chi non lo aves– se ancora fa o, a leggere i suoi libri. • Parlare del avoro di Bur– roughs signif~ parlare qi Burroughs stes~. tanto sono inscindibili la vita e gli scritti di questo autore fra loro. Di– remo meglio che se Bur– toughs non avesse vissuto in un certo modo, se non avesse avuto certe esperienze, non avrebbe scritto i libri che ha critto, chè attingono, pur non essendo propriamente autobiografici, direttamente al suo vissuto. Sicuramente avrebbe scritto altri libri, se era destino che in questa vita s'incontrasse prima o poi con la letteratura, ma noi avrem– mo dovuto rimandare forse per sempre l'appuntamento con libri come «li Pasto Nu– do» o «Ragazzi Selvaggi». William S. Burroughs nac– que infatti nel 1914 a St. Louis, Missouri, Stati Uniti, da famiglia borghese (il padre era infatti il Burroughs noto produttore di macchine da calcolo). Trascorse un'infanzia eco-· nomicamente spensierata e vissecome un qualsiasi bravo figlio d'America fino alla tau- in etteratura inglese, che conseaul all'Università di Harvard con una tesi in an– opologia. In ,eguito trascorse un an– QO in Europa, dove studiò medicina a Vienna e quando nel 1936 fece ritorno in pa– tria, Williarn era diventato un ~ovane 'difficile' e scontro– so, angosciato da mille pro– blemi psicologici che nessu– no, addetti ai lavori compre– si, era in grado di comprende– re fino in fondo e quindi di ri– solvere. A guerra oppiata, B - roughs venne spulso dal corso di allievo ufficiale; arruolato nell'esercito, fu quasi subito esonerato con un certificato attestante una sua presunta schizofrenia. Iniziò così il periodo in cui egli fece i mestieri più diversi, da barista a poliziotto privato a disinfestatore (lavoro, que– st'ultimo, che come riportano le sue numerose biografie, era l'unico che egli riuscisse a sopportare). Alla Columbia University ebbe modo di co– noscere Ginsberg e Kerouac, dei quali divenne amico e maestro e ai quali ispirò lo sti– le di vita 'beat'. A quei tempi Burroughs si ritrovava a fare il ricettatore, lavoro scelto più che altro per curiosità, dato che in quei panni gli era possibile avvici– nare una fauna umana asso– lutamente eterogenea, cosa che non poteva non attirare il suo interesse di antropolo– go/ sociolo,m. Fu durante questa sua atti– vità che un giorno gli capitò per le mani una partita di morfina; egli ne rivendette una parte, ma la sua solita cu– riosità lo spinse a sperimenta– re su se stesso ihimanente: da lì a qualche mese Burroughs sarebbe diventato un tossico– dipendente. li periodo che segue quel fatidico giorno è indicato nel– le sue biografie come «il pe– riodo della droga», quindici anni durante i quali Bur– roughs sperimenta ogni tipo di sostanza stupefacente e vi– ve in prima persona i drammi e le vicissitupini tipiche del tossicomane. . In mezzo a t o questo, lo che il tempo vere due figli, trimonio avrà logo nel Messi– urante un'eserci– iro a segno, Bur– pisce accindental– oglie, uccidendola. questo ennesimo, tico episodio, Wil– compagnato soltanto o costante bisogno di , inizia un'odissea allu– • che lo vede vagare per ati Uniti, l'Europa e il rd Afrida. In Marocco, a angeri, Burroughs è ridotto ad una larva umana, incapace di abbandonare la stanza in cui langue, un tugurio arreda- to con un letto, un tavolo e una 'orgone-box' di Reich. Racconta egli stesso: «( ... ) Da più di un Anno non mi la– vavo, nè mi cambiavo di abi– to. Non mi spogliavo quasi più, salvo che per conficcare ogni ora l'ago di una siringa ipodermica nella mia carne grigia e fibrosa, la carne le– gnosa dello stadio finale della droga. Non avevo mai pulito nè messo in ordine la camera. Scatole di fiale vuote, distrut– te, di ogni specie, si accumu– lavano fino al soffitto. L'ac– qua e l'elettricità erano state tagliate da tempo, non facevo proprio niente. Pòtevo restare immobile otto ore a contem– plare il fondd, delle mie scar– pe. Non mi muovevo se non per rovesciare una clessidra. Quando un amico veniva a trovarmi (ma venivano rara– mente), a vedere cosa restava di me, io rimanevo prostrato, indifferente nell'ombra che offuscava la mia vista.( ... ) Se questo amico mi fosse caduto davanti, io sarei rimasto se– duto senza muovermi, atten– dendo la sua morte per vuo– targli le tasche». Burroughs era in queste condizioni quando Ginsberg e Kerouac arrivarono a Tange– ri: essi lo aiutarono a riordi- e la moltitudine di appunti che I scrittore aveva dissemi– nato per tutta la stanza e a riscriverli a macchina. Fu Ke– rouac, una volta che il lavoro fu ultimato, a dargli il titolo di « Pasto Nudo». D po di ciò Burroughs, siamo nel '56, andò a Londra dal dottor John Dent, per sot– toporsi ad una cura disintos– sicante a base di apomorfina: tale cura fu l'ultima a cui lo scrittore si sottopose e soprat– tutto fu l'unica dalla quale egli potè uscire finalmente guarito e libero dagli stupefa– centi. Grazie all'apomorfina Bur– roughs tronca definitivamen– te il suo lungo rapporto di odio/amore con gli oppiacei; la sua indole di ricercatore e di sperimentatore lo porterà comunque ancora a contatto con le droghe, ma stavolta con dro~he che non produco– no ass.uefaiione e che, anzi, favoriscono uno stato di espansione della coscienza. Questa ricerca di nuove so– stante psicotrope, culminerà con il reperimento e la speri– mentazione dello Yage, una specie di liana allucinogena dell'Amazzonia alla quale vengono attribuiti poteri tele– patici e nella quale Burroughs vede l'unica sostanza ancora t> RE NUD0/19
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