RE NUDO - Anno XI - n. 83 - gennaio 1980
Warhol, quasi arte di repe– chage, Dick · affonda le sue mani nel mucchio delle cian– frusaglie, opera sulle basi di una modificazione del reale; inventa strani apparecchi,· strani giochi, strane profes– sioni. Nello stesso anno «I giocatori di Titano» prean– nunzia di venticinque anni lo scenario allucinato del «Quintet» di Robert Altman; c'è il gioco, c'è l'umanità che si sta sfasciando, crescita ze– ro. Ci sono anche i titaniani. E compaiono le prime droghe che dilatano psicoticamente le menti dei giocatori, bloccan– do le capacità esp dei titania– ni in questa lotta giocata per il possesso della Terra. Ma il momento magico ini– zia nel 1964, con «Le tre stim– mate di Palmer Eldritch», senza dubbio uno dei più grandi romanzi, in tutta la produzione mondiale. Dick non prende ancora nessun ti– po di droga, non è informato sull'argomento, nè se ne inte– ressa. Solo che il suo libro è totalmente intriso di droga: dal Chew-Z, che viene usato clandestinamente dai coloni del sistema solare, al Can-D, l'allucinogeno portato da Proxima Centauri dal miliar– dario Palmer Eldritch. La re– quisitoria contro l'uso «pa– dronale» delle dorghe è serra– ta, così come ne viene incen– sato l'uso «liberatorio». Ma a quali modalità. Il Chew-Z utilizza una serie di veri e propri psicogrammi, che per– mettono l'identificazione con simulacri; una serie di statui– ne, lui, il play boy, lei la bella ragazza, l'automobile, la ca– sa, e, più in generale la vita sulla Terra, che in fondo è an– cora sopportabile, rispetto a quella dei coloni. Il Chew-Z (illude? O veramente compie il miracolo della «traslazio– ne» dall'esterno alla Terra?) viene usato come «soma», co– me panacea. Ma Palmer El– dritch, di lontano, dagli spazi di Proxima, porta con sè il Can-D; la droga più potente, che permette di creare la propria allucinazione, come si.vuole; la droga che permet– te di'vivere millenni nell'allu– cinazione, e solo pochi secon– di di tempo reale. Ma nel Can-D esiste anche «qualco– sa», o forse «qualcuno» che un tempo era Dio... e che si è degradato, fino ad inquinare Palmer Eldritch, le allucina– zioni, la gente. La metafora è fin troppo trasparente. E questo prima di Timothy Leary, di Ralph Metzner, di Richard Alpert. Tutto questo senza che Dick conosca Mi– chaux o Huxley. Il romanzo è in continuo bilico tra l'ali uci– nazione e la realtà; e questa si frammenta, di continuo, si spezzetta in mille angoli di– versi. Lo stesso accadrà per la vita di Dick. L'iniziazione al– le droghe, alle amfetamine, lal'LSD, comincia dopo il parto di « Le tre stimmate»; allargare l'orizzonte, muover– si verso una nuova coscienza. Se da un lato questo significa marciare verso la distruzione neurologica, dall'altro ogni tornata viene dipinta con di– sperazione cupa; spazi su spa– zi, carta che si consuma lungo l'arco di tutta una serie di ro– manzi, e racconti: «Follia per sette clan» ( 1964) dove sul- 1'onda delle droghe Dick ri– trova l'ossessione allucinati– va, ovvero il ripetersi dell'al– lucinazione, la ripetizione continua, nella mente bom– bardata dagli elementi psiche– delici; «Redivi S.p.a.» (1967), in cui per via dell'effetto Ho– bard il tempo torna alla ro– vescia, i morti risorgono dalle tombe (come non adombrare Romero e tutta la sua serie ·zombesca?) e pian piano ri– tornano nel grembo materno, diventando sempre più giova– ni; ora, la droga ha la funzio– ne di bloccare l'effetto, di muoversi a tempo normale; nell'anormalità di condizioni, l'allucinazione ha il potere. Lo sconvolgimento dei vari ·piani realtà/irrealtà seguita, sui sette livelli di coscienza di Leary e sull'allarghiamo l'a– rea della coscienza di Gin– sberg; bisogna arrivare, da qualche parte. Ancora avanti. Ancora avanti, sulla rotta dei morti vivi: «Ubik, mio signo– re» ( 1969)segna l'altro grosso polo di Dick, l'estremo oriz– zonte della sua dissociazione. Laddove in «Le tre stimmate» era la droga ad aprire le porte della deformazione tempora– le, in «Ubik» la droga è supe– rata ... la marijuana legalizza– ta. La morte e la vita si gioca– no l'eterna lotta, la partita a scacchi finale; tutto il roman– zo è un lungo e tetro incubo, in cui i contorni della realtà si sfilacciano, tornano indietro, si modificano; un'oggetto regredisce nel tempo, fino a divenire quello che era cen– t'anni prima. E un gruppo di gente cerca di comprendere cosa stia succedendo... e lo comprende. Comprende di es– sere morta. E di vivere i sogni di morte, in un «morato– rium» dove i morti vengono tenuti in stato di ibernazio– ne... anch'essi. All'inizio era– no vivi, e adesso sono tra i morti. Il dilemma si sposta così su di un'altra faccia della vita; possono i morti interfe– rire, nella loro pseudo-vita, possono «entrare» nella vita di tutti i giorni? Con «Ubik, mio signore» Dick tocca i ver-. tici della sua angoscia esisten– ziale; non esiste più nemmeno l'illusione della droga, quella della vita, e della morte. Si va oltre. Su questo pinnacolo ... da qui, la caduta è gravosa; Dick è totalmente intossicato, oramai, e le sue opere ne ri– sentono. La CIA lo persegui– ta per le sue idee pacifiste, la sua casa perquisita, la moglie ~~i~~!:;~~ni! ~e~~~ac~~ì ~~~ • me i suoi sogni: la narrativa è sempre tormentata, è sempre allucinata e soffre ancora di quei «disturbi» del reale, ma non convince, si mantiene sempre su dei livelli accettabi– li ma non è più il tempo di prima. Fino al 1974 le sue co– se non sono più le stesse. Poi la cura disintossicante, la cli– nica. E tutto il resto. Il 1974 segna «Episodio temporale», dove, per la prima volta ... c'è qualcosa che si salva, nel pas– saggio da uno all'altro uni– verso. Questa volta è ancora la droga che permette la <tper– dita» dell'identità del prota– gonista, che si risveglia in un universo in cui nessuno loco– nosce... un'universo «pensa– to» da qualcuno che ha usato una droga sperimentale, che lo ha escluso, da questo uni– verso. Ma poi c'è il ritorno, indietro. La consapevolezza. Un'altra delle parole chiave di Dick; la coscienza di esse– re, di vivere, di difendere la propria vita contro un cosmo che la distrugge... questa co– scienza ci alterna, da un ro– manzo all'altro, a seconda della vita stessa di Dick, così strettamente legata a quello che scrive, a quello che dice. La consapevolezza cresce. E compare. Il tunnel, è finito. Cosi come molti, dopo essersi uccisi per la droga Dick la rin– nega: e come. Fa parte di un comitato anti-droga. E quan– do analizzano il suo corpo, ed il suo sangue, s'accorge di avere il pancreas a pezzi; e che in realtà le anfetamine che ha sempre utilizzato, non arrivavano mai al suo cervel– lo. Rimanevano in circolo. Ma al cervello non sono mai giunte a fare effetto ... eppure ne esisteva tutta la loro sinto– matologia. Il suo «Scrutare nel buio» (1977) segna la pa– rola fine. La battaglia contro gli psichedelici, gli allucinoge– ni, tutte le sostanze che anzi– chè aprire le porte all'altra realtà le aprono al manico– mio. t un'opera ferocemente antidroga, un'opera però che profuma di ghetto, di malin– conia, di nostalgica vena per quello che era, un tempo, la vita. La droga che si spacci~ in «Scrutare nel buio» è peg– gio dei peggiori incubi di un tossicomane; scerebra. Fa funzionare i due lobi frontali della corteccia su due fronti diversi, a lungo andare·; cosi il poliziotto infùtrato tra i tossi– comani, tossicomane egli stesso, perde la cognizione di sè; vede i filmati della sua ca– sa, di lui, dei suoi amici. E non si riconosce più. La schi– zofrenia totale, allora, allora la totale perdita dell'identità. «Scrutare nel buio» fonda– mentalmente è un romanzo beat, un romanzo alla Bur– roughs, nuovamente, ma un Burroughs ritrovato, che cer– ca di salvare ciò che si può: - In «Scrutare nel buio» - dice Dick in un'intervista .,... sono presenti tutti i miei amici che ora sono morti o impazziti per droga ... sono lì che parla– no, ridono, scherzano, e poi incominciano ad impazzire. Mi si è spezzato .il cuore a scriverlo, a leggerlo, a prepa– rare le bozze.,. E questo è il senso; in fondo al romanzo, della dedica. Una dedica al– l'incontrario, di quelli che c'erano, e ci sono ancora, e si sono persi; una fila di nomi, e accanto «morto», «lesioni ce– rebrali permanenti», «lesioni al fegato permanenti» e così via. Al di fuori della droga, Dick ha toccato la terza fac– cia della sua personalità. Ed oltre a que!la, più oltre non potrà andare. aaudio Asciuti RE NUD0/17
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