RE NUDO - Anno X - n. 82 - dicembre 1979

Aveva ormai un vago ricordo dei genitori, morti quando aveva tre anni, precipitati con il loro razzo personale sul pianeta Abalon. Da allora era sempre vissuto nel collegio pubblico, non avendo parenti di sorta né gente che potesse occuparsi di lui. Finéhé non si erano presentati i coniugi Marabini. Il direttore dell'istituto aveva organizzato una festa per dare l'addio all'orfano e segnare così il suo congedo e il suo ingresso nella sua nuova famiglia. Tutti gli allievi avevano contribuito ad abbellire la grande sala dei ritrovi. Festoni colorati abbellivano le pareti, u– n'orchestrina formata dagli orfani era fornita dei più recen– ti strumenti elettronici di piccole dimensioni. Ci furono brindisi, abbracci e promesse. Gervasio ora entrava vera– mente nella vita. L'elicottero lo portò rapidamente, in un batter d'elica, alla nuova dimora. I primi tempi Gervasio si trovò naturalmente un po' spae– sato, si trattava di liberarsi dai modi e dai riti della vita collettiva, con le sue strutture preordinate, per avventurarsi in un nuovo universo privato, con più ampi spazi da gestire e diverse possibilità e libertà. Gervasio soprattutto osservava, spiava i nuovi genitori, in tutti i gesti e movimenti, i mobili strani, le macchine mi– steriose che vedeva per casa. Sentiva nell'aria qualcosa di sfuggente e indefinibile, gli sembrava di essere tenuto all'oscuro di qualche cosa di molto importante, di decisivo, anche se non aveva la mini– ma idea di cosa fosse, in quale direzione .indagare. Gli pareva che uno schermo invisibile si frapponesse fra lui e loro, per quanto li scrutasse negli occhi c'era una profon– dità impenetrabile nel loro sguardo. Così incominciò a seguirli e spiarli. La casa era arredata secondo la moda Abalonese, con continui giochi ottici otte– nuti con distorsioni spaziali da appositi apparecchi elettro– nici. Vi erano mobili che si mQovevano continuamente dando sempre nuova conformazione alle varie stanze. C'era

RkJQdWJsaXNoZXIy