RE NUDO - Anno X - n. 82 - dicembre 1979

10/RE NUDO Attualmente uno degli argomenti di dibattito, sia culturale che socio– logico e a volte anche politico, è questo diffondersi (dopo il falli– mento prima della società occiden– tale dei consumi, e quindi anche del progetto politico marxista, Ci– na, Vietnam, Cambogia insegnano) di nuovi culti religiosi o parareli– giosi e l'emergere di tutta una serie di terapie che in gergo vengono chiamate post-freudiane o selvagge. Questa situazione ha suscitato di– verse reazioni, c'è chi è favorevole, chi lo è meno e chi ne è addirittura preoccupato. Sicuramente c'è nel– l'atteggiamento di alcuni di questi neofiti un aspetto analizzato da Jung ne L'Io e l'inconscio, quando parla dei nuovi gregari dei falsi profeti orientali e occidentali: « L'odium dignitatis ( odio della dignità degli onori) cioè l'impegno sovrumano del profeta si trasforma in un più dolce otium indignitatis (ozio dell'indegnità). Ci si siede in– fatti modestamente indegni ai pie– di del maestro e ci si guarda bene dall'avere pensieri propri. La pi– grizia mentale diventa virtù, ci si può riscaldare al sole di un essere almeno semidivino ». Tu cosa pensi rispetto a questi fenomeni di gregarismo, che alcuni hanno chiamato pedagogia della sottomis– sione? Intanto sarebbe interessante ricor– dare che questa frase di Jung si riferiva a Freud. L'Io e l'inconscio è un libriccino che risale al 1928, ed è l'elaborazione di un lavoro precedente. Con quella frase Jung si riferiva al fatto che Freud ormai era diventato · così « autorevole » che praticamente o si era con lui o contro di lui. Per cui giustamente Jung diceva che ci si siede di fron– te al maestro e si bevono le sue parole, felici di non dover pensare con la propria testa. Il discorso è molto complesso, perché bisogna fare varie considerazioni. Anzitutto c'è questo diffuso bisogno di paro– le rivelatrici: la rivelazione, in sen– so addirittura religioso, è qualcosa di cui quasi tutti sentono la neces– sità. Anche i dischi volanti rien– trano in questo discorso: sono l'« epifania », la rivelazione di un mondo « altro». L'uomo ha sem– pre vissuto l'attesa del messia, di colui che porta la parola risolutiva, e non è un caso che siamo eredi di una pagina di storia nella quale un Hitler e un Mussolini, e anche uno G Stalin, non hanno preso il potere, ma sono stati chiamati al potere. Per decenni milioni di uomm1 hanno veramente creduto - tran– ne minoranze esigue che purtroppo non fanno testo - nelle parole di quegli uomini. Perché? Ma perché l'uomo esige il carisma, perché la parola precisa e decisa permette al– l'individuo di non pensare, di ri– trovare in fondo quella figura di padre a cui da bambino aveva at– tribuito una potenza smisurata. Per questo non c'è da meravigliarsi che tante persone, alcune in buona fede ma la maggior parte in mala– fede, si trasformino in demagoghi. Io considero le loro sortite delle vere e proprie operazioni di bandi– tismo subculturale. In questi ulti– mi anni credo di aver capito cosa significa la frase di Cristo « colui che dà scandalo agli innocenti si butti a ,fiume con una pietra al col– lo »: lo scandalo non va inteso in senso sessuale, ma culturale. Io ho potuto vedere chi sono le persone che vanno ad ascoltare questi falsi profeti, i cosiddetti adepti. Si trat– ta di giovanissimi, .di età media in– torno a 18 anni, sprovveduti da un punto di vista culturale in maniera paurosa, anche perché la scuola si guarda bene dal fornire strumenti di cultura; non hanno nessuno spi– rito critico, e desiderano solo esse– re salvati dalla loro angoscia. Il banditismo culturale si inserisce proprio in questo momento, quan– do si ingannano queste persone offrendo loro una parola che in realtà è soltanto un fantasma. Può darsi che la rivoluzione non si fac– cia con le parole, ma sono sicuro che non si fa con i fantasmi. La strada individuale di ricerca di se stessi e di rinascita è lunga, imper– via, dolorosa e piena di pericoli. I falsi profeti invece parlano come se la rinascita spirituale potesse avve– nire in pochi giorni, e sono falsi profeti nella misura in cui attac– cano tutto ciò che c'è da attaccare, mentre noi sappiamo che la cultura ha un suo filo rosso, ha radici che non si possono recidere. Essi age– volano, con questi attacchi indi– scriminati contro persone che han– no segnato il nostro secolo, quella che Jung chiamava la' pigrizia intel– lettuale. Per cui si può fare a meno di studiare un autore, o anche mol– ti, persino tutti. Qual è la junghiana posizione del!' analisi contemporanea e tua personale rispetto a . questo univer- . so un po' selvaggio di terapie post-freudiane che da alcuni anni hanno preso piede in America? Mi riferisco agli encounter groups e al– le varie forme di terapia reichiana, che negli ultimi tempi hanno avuto un discreto successo, se non altro di pubblico, anche qui in Italia? Intendiamoci subito su un punto. Quando si parla di psicologia jun– ghiana e freudiana, si vuole inten– dere una psicologia che tiene conto dell'inconscio. Vale a dire che si ipotizza nell'individuo, oltre a uno psichismo cosciente, un'attività psichica che sfugge alla ragione e all'Io. L'analisi tende a evidenziare questo secondo tipo di psichismo. Tutti i tipi di psicologie che non hanno a che fare con l'inconscio sono cose completamente diverse, e chi ha avuto esperienze di quel genere non può dire di aver fatto l'analisi. Cerchiamo di capire cosa ha fatto in realtà. Prendiamo ad esempio i cosiddetti « gruppi d'in– contro ». Molte vole questi sem– brano veramente delle « america– nate», voglio dire che solo gli a-. mericani potevano « brevettare » queste cose e proporcele come grosse scoperte. Da che mondo è mondo, lo stare insieme e cercare di manifestare i propri sentimenti tutto sommato ha sempre fatto bene, perché crea e rinsalda dei le– gami, permette delle relazioni e delle amicizie. ,Prendiamo il caso di una persona incapace di comunica– re con gli altri e che soffra di tutta una serie di difficoltà. Non fa l'ana– lisi o perché non sa che si può fate, o perché non ha danaro o perché ha delle resistenze. Sceglie di partecipare a un gruppo d'in– contro, dove magari si sta nudi, dove ci si carezza e si può anche fare l'amore. Probabilmente tutto questo servirà a qualche cosa, ma pretendere di paragonare all'analisi questi fugaci week-end della ne– vrosi, mi sembra semplicemente assurdo. Nel migliore dei casi pos– sono riecheggiare certi riti d'inizia– zione. Io credo però che questo proliferare di invenzioni terapeuti– che stia attenuandosi, perché ogni movimento per durare ha bisogno di idee, e queste « terapie nuove » non hanno idee, non si basano su niente. Sono soltanto degli stru– menti tecnici che possono arrecare un minimo di sollievo alla persona depressa, perché se non altro le

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