RE NUDO - Anno X - n. 81 - novembre 1979

- --- - - trambe nuovissime per me, avrebbero scavato un solco tra la mia vita di prima, limitata dall'ego e dalla politica, e una nuova tutta protesa alle abis– sali profondità dello spirito e dell'inconscio. Ma suonano alla porta. Devono essere loro. Adesso avrà inizio la mia prima esperienza, e sono molto emozionato. * * * Ora che è passato qualche giorno da quella « espe– rienza » riesco a parlarne. F, stata un colpo di vita, un colpo da cui non mi sono ancora del tutto rimesso. Avevo scelto i due bersaglieri per la loro robu– stezza fisica, erano bersaglieri assaltatori e veni– vano sottoposti ogni giorno a un addestramento pesantissimo nel fango e sotto fili spinati (alme– no così mi raccontavano). Uno, Mimmo, era un duro molto protettivo che ti faceva sentire completamente a tuo agio quan– do era in buona, ma guai a contrariarlo. Sergio, un bellone, era un cuor contento sempre pronto a intervenire col suo sorriso cattivo e l'oc– chio lungo da diavolo. Era una coppia di boia (in America li chiamano masters) ideali. La sceneggiatura del nostro numero l'avevamo co– sì concordata: io sono il tenente firmaiolo caro– gna che li comanda mentre si esercitano in un per– corso di guerra (da sotto il letto a sotto il comò risalendo per l'armadio) e non sono mai conten– to, li sfotto, e alla prima risposta irriguardosa li punisco. Loro si ribellano, mi legano all'asta del– l'alzabandiera (un tubo dell'acqua che corre lun– go una parete) e mi danno una giusta punizione di carattere sessuale. Poi si puliscono alla bandie– ra (ne avevo una assurda di mio nonno ufficiale degli alpini) che per i militari è un reato gravis– simo, e io per la rabbia del sacrilegio riesco a sle– ga~mi e mi butto su di loro: altra punizione cor– porale infertami da chi la prima volta era stato a guardare. Fine del primo round. Dopo, continuando io a minacciare, avrebbero im– provvisato qualco a di umiliante da farmi fare. Non era un canovaccio molto elegante, il marche– se de Sade non l'avrebbe firmato, ma era il più adatto a far cattare certi meccanismi a due sol– dati al loro decimo mese di naia. Nel mettere in moto questa macchina sadica i due si rivelarono subito degli inetti: uno mi sfasciò il letto che precipitò sul corpo nudo dell'altro; la cosa parve a loro così comica che non la sm tte– vano più di ridere. Così tutto perdeva di tensione. Io mi stavo arrabbiando davvero. Decisi di farli passare lo stesso sotto il letto, te– nendolo io sollevato dal fondo. Ma mentre Mim– mo stava strisciando sul pavimento, il letto mi sfugge e cade pesantemente ulla sua testa. RE NUD0/29 Mimmo s'incazzò sul serio, senza nessun riguar– do per il copione mi diede due sberle che mi la– sciarono senza fiato. L'azione si era bloccata. Tutti e tre ci stavamo guardando truci. Allora ebbi l'idea di passare alla fase successiva e gridai con tutto il fiato: - State puniti, maledetti burini! - Non l'avessi mai detto: come belve mi si precipi– tarono addosso e mi legarono al tubo. Poi mi chie– sero dove tenevo i soldi. Questo non era stato concordato, e glielo feci os– servare. Loro nemmeno mi sentivano, si misero a rove– sciare i cassetti e a rovistare dappertutto. Io, legato come un salame, mi sentivo ridicolo. Capivo che questo senso di vergogna era legato all'ego, e che proprio quella poteva essere la mia prima prova. Ma invece di impegnarmi seriamen– te fui preso da furore legalistico e minacciai di denunciarli, sapendo dov'era la loro caserma mi sarebbe stato facile farli finire a Gaeta. Allora loro diedero corso alla seconda parte del copione: la punizione corporale. E fu per me durissimo. Non era come in galera coi compagni: lì stavo con gentiluomoni, non con dei buzzurri (non ne fac– cio una questione di classe, ma di livello di co– scienza) e comunque non erano così giganteschi. Quando mi slegarono ero fuori di me dalla rab– bia, mi sentivo umiliato nell'intimo. Loro na condevano la loro soddisfaz:.one sotto un finto imbarazzo, scambiandosi occhiate d'intesa si giustificarono dicendo che l'avevano fatto perché così io avevo deciso, vi si erano prestati solo per i soldi, ma a loro non piacevano quelle cose . Presi il primo oggetto contundente a portata di mano, una scopa, e con tutte le forze assestai U!1 colpo di manico ulla fronte di Sergio, il più mar– pione. Solo che lo presi male e per poco non gl" cavai un occhio. Adesso lui strillava come un'aquila, Mimmo si era spaventato e aveva cominciato a rivestirsi. lo, da incosciente, cominciavo a divertirr!1i. Mi sembrava che con una scopa riuscivo a sgominare due a saltatori professionisti. Non era cosi. Quando Sergio ricominciò a vederci dall'occhio of– feso e si convin e di non essere rimasto menoma– to, mi saltò addo o, mi disarmò, e diede inizio all'ultima parte del copione: quella delle umilia– zioni violente. Per carità di Patria non vi descrivo quello che av- cnn . Quando i fu sfogato, pulì il sangue col trkorore e me lo tese addosso: sembravo il Milite Ignoto. S, n andarono da trionfatori. La mia stanza era veramente un campo di batta– glia, e io il nemico sconfitto su tutta la J"nea. Perché quello che nei libri sembra tanto bello, poi nella realtà ha tutto un altro sapore? Walter Pagliero

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