RE NUDO - Anno X - n. 80 - settembre-ottobre 1979

58/RE NUDO Lui ci ha sovrapposto il suo simbo– lismo, e dallo scheletro degli inizi sono proliferati i tralci della per– sonalità. Da Blowing in the Wind alle infinite associazioni verbali di Vision of Jhoanna e Memphis Blu– es Again. E' incredibile la facilità, il godimento sensuale con cui le pa– role si concatenano. Scorrono. Una via l'altra, torrenziali. Patti Smith è più acculturato. Brancusi-Rimbaud-Genet etc. Sen– sibilità di stampo europeo. Amore sviscerato, anche esagerato, per la citazione. E c'è tutta quella violen– za, i versi escono forzati, energia prorompente ma trattenuta. Non lasciano prendere fiato. Lavorano il lettore ai fianchi. Analoghe le immagini pubbliche dei due, al di là dello specifico lette– rario-musicale. Profeti più o meno sinceramente ritrosi. Pronti a tut– ti i compromessi nonostante la conclamata purezza. Miti concerti– stici. Attenzione, però: troppo bel– lo per essere vero. L'analogia è si– curamente provocata. Da Patti Smi– th, beninteso. SMITH /PUBBLICO Sul palco, ma anche fuori, l'ex ra– gazzina sballata del New Jersey svi– luppa quantità incredibili di ener– gie nervose. Ecco la chiave. Più del– la musica, che non si apre poi spes– so ad orizzonti di ricerca, più del– la stessa consumata abilità nel ma– neggiare le parole, è la carica emo– tiva a fare il fascino del Patti Smi– th Group. Da questo punto di vista Patti è la vera erede del grande vitalismo ro- o o ck. Con una importante, determi– nante differenza: nonostante l'istin– tualità, il ribellismo che si porta dentro, Patti Smith fa musica per un'élite. Un'élite che abbia la pa– dronanza di tutti i riferimenti e le simbologie. Depositaria di quella tal cultura del rock. La duplicità estrema di questa fi– glia d'America. Gestualità, comuni– cativa immediata: non sono che il veicolo di contenuti insospettabil– mente profondi. Certo, il veicolo modifica i signifi– cati, metafore e simboli biblici al limite della consunzione sono rivi– talizzati dalla violenza con cui Pat– ti ce li scaraventa addosso. Ma non cediamo allà tentazione di levare inni alla « musica per la gente»: questo rock è una forma, solo in apparenza meno estetizzante, di ar– te colta. SMITH/SMITH « Gesù è morto per i peccati di aualcuno, non i miei», così comin– ciava Horses, con una voce ansi– mante che richiamava in vita i pri– mi Doors. Non si poteva non crederci. C'era della verità dietro le sillabe mitra– gliate, le poesie e le chitarre elet– triche: «il nero è l'uniforme dei poe– ti». Sensualità rivendicata, e dietro il desiderio di purezza metafisica, un'anima, anche qui, squisitamente doppia. Il rapporto ambiguo col sesso è chiave importante. La sessualità femminile vissuta come castrazio– ne. La ricerca di aggressività (ma– scolina) miscelata con un rifiuto larvato di ogni forma di impurità, un calvinismo nascosto testimonia– to soprattutto nelle poesie. Un gio– co di specchi. Radio Ethiopia misurava una delle possibilità, durezza e violenza sen– za remissione, immersione in apnea nel rock. Soprattutto, Patti sapeva evitare le contaminazioni più fastidiose. Ri– manendo nell'ambito di un suono asciutto quanto nervoso, dove nean– che la sovrapposizione delle voci aveva sapore di posticcio. Ma col tempo, confesso di aver ini– ziato a preoccuparmi: in un Easter (1978) già meno vigoroso aveva do– vuto pescare guizzi aggressivi nel suo repertorio 1975 (Space Mon– key), mentre il ricorso alla collabo– razione di Bruce Springsteen (?) suonava quanto meno inquietante. E il più recente Wave, con ambi– gua dedica a Papa Luciani, non è tale da tranquillizzare. Manca pro– prio la convinzione, come se la poe– tessa, man mano che il tempo pas– sa, avesse sempre più cose da fare e sempre meno da metterci dentro. Le tematiche non riescono a trova-

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