RE NUDO - Anno X - n. 80 - settembre-ottobre 1979

ricorderei le parole della mamma seduto al buio della notte: se mio fratello Lokkhon venisse con me. Ci sarebbero santoni nella foresta come mio nonno: seduto ai loro piedi asco! terei racconti: non avei paura del drago, ché c'è il compagno Gohok. Che mi potrebbe fare Rabon? Non avrei con me Sita. Accarezzando le scimmie darei loro da mangiare: se mio fratello Lokkhon venisse con me. Mamma, perché non mi dai un piccolo fratellino? Andremmo insieme nella foresta. Mamma, insegnami i drammi e i canti di Ram; legami in testa il turbante e dammi in mano l'arco e la freccia: sotto la pioggia andremmo al monte Citrokut: se mia fratello Lokkhon venisse con me. Scienziato Mamma mia, appena ho visto nubi grosse grosse nel mese di luglio è spirato il vento attraverso i campi, è arrivata la pioggia: nei grovigli di bambù risuona il flauto. Mamma, guarda: sono arrivati fiori a coprire tutti i campi. Tu pensi che essi siano soltanto fiori: penso, mamma, sia un grosso sbaglio: essi sono bambini di scuola con stretti al fianco libri e quaderni. Vanno a scuola sotto terra, fanno guardia davanti alla porta di casa: se vanno a giocare mettono sull'attenti il maestro. Essi chiamano maggio e giugno mezzogiorno. Venuto luglio si fa scuro ed è per loro pomeriggio. In mezzo alla folta foresta fanno rumore tra i rami; quando le nubi tuonano per loro è la fine della scuola: appena hanno vacanza vengono tutti correndo vestiti di tanti colori giallo, rosso, bianco, azzurro. Mamma, è come se avessero la casa in cielo, dove a notte le stelle si fermano in gruppo. Mamma, essi sono occupati soprattutto nel giardino. Sai perché sono tanto svelti? Sai verso chi tendono le mani? Mamma, tu non ami loro come ami me? Addio Allora io vado, vado! Al mattino a braccia vuote, quando chiamerai il bambino dirò: « Non c'è, non c'è il bambino! » Mamma mia, vado! Il vento si rincorre! Mamma vado, fuori dal tuo petto: non potrai prendermi tra le braccia. Diventerò onda nell'acqua: nessuno mi riconoscerà e al tempo del bagno giocherò con te. Quando cade fitta la pioggia, a notte nel riposo pensa a me: con gli scrosci della pioggia, nella foresta canterò. Dalle nubi, attraverso la finestra come un lampo a vederti verrò. Al tuo cuore il mio sorriso arriverà. Se a notte profonda vegli, mamma, il tuo bambino, divéntato stella, dirà: « Dormi! » Dopo che sarai addormentata, diventato chiar-di-luna, entrerò nella stanza e i tuoi occhi bacerò. Come sogno, eludendo la vista, verrò a vederti, mamma, verrò a mezzo del tuo sonno. Svegliata in speranze ed illusioni, mi vedrai accanto a te ad accarezzarti la mano. Chi sa dove sono scomparso! Al tempo della preghiera, a tutti i bambini che giocano sull'aia dirai: « Non c'è il bambino in casa! » Allora nel suon del flauto, volando per il cielo ritornerò con te in tutti i lavori. Con i lini sacri in mano, se la zia ti domanderà: « Dov'è andato il tuo bambino?» Dirai: « Chi può perdere il bambino? E' nelle pupille dei miei occhi, è nascosto dentro il mio cuore. »

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