RE NUDO - Anno X - n. 78-79 - luglio-agosto 1979
RE NUDO,60 concerti, con le voci so– vrapposte a caso e le sto– nature immancabili: sol– tanto, i testi-nonsense sono a voite poco effica– ci, e qualche chitarra si perde per strada, anche a causa di un mixaggio non proprio immacolato. « Le radici degli Skian– tos sono tutte qui den– tro ,>, dice Leo, il batte– rista: una parte del ma– teriale è di vecchia data. Per esempio, Makaroni è stata la loro prima «creazione», molto an– tecedetite all'esplosione del Bologna Rock. Dato interessante: que– sto è il primo tentativo discografico della coope– rativa Harpo's Bazaar, che ha già stampato ih cassetta quasi tutti i gruppi rock della scena emiliana. Lou Reed The bells Artista: EMI p.b. Le foto di copertina ce lo mostrano incerto, di– viso fra uno specchio in cui rimira il suo volto vissuto, ed un muro ad un angolo di strada, cui appoggia la schiena negli– gentemente. Non così il disco, profondamente compatto, dove il nostro caro Lou coglie per l'en– nesima volta il bersaglio. Se « Stupid man», pri– mo rezzo della prima fac- data, non è certo uno scherzo da poco, anche « Disco Mystic », che lo segue da presso, costitui– sce un'ipnotica prova della sua mostruosa abi– lità, di saltellare con de– strezza da un ,genere al– l'altro, restando sempre inconfondibile. Saranno ormai i tanti an– ni di esperienza alle -spai– le, ma ogni ·sua nuova prova è sempre una sor– presa. Come sorprenden– te è stavolta anche la formazione che lo accom– pagna: oltre ai soliti per– fetti compagni di strada come Michael Fonfara al– le tastiere e Marty Fogel ai sax, suonano con lui addirittura Nils Lofgren, che ha collaborato alla stesura di alcuni brani, e Don Cherry, il mago della tromba, sceso dal suo empireo, (dietro lau– to compenso) per parte– cipare alla creazione di gioiellini rock, come que– sto « The beUs ». Pro– prio Don Cherry è infat– ti con Marty Fogel, re– sponsabile della nuova e massiccia presenza dei fiati, all'interno del sound Loureediano. Cosa resta da -dire oltre? Lunga vita al Re (ed) del R.'nR.! The Holy modal Rounders lndian War Whoop Base Record g.m. Nati da una costola dei Fugs (i leader Stampfel e Weber avevano parteci– pato all'incisione di Fugs' First Album), gli Holy Moda! Rounders traspor– tano la provocatoria ri– cerc~ di Sanders e Kup– feberg su un piano più strettamente musicale. Le basi sono ancora quel– le del solido folk ameri– cano, molti dei motivi so– no tradizionali, ma am– piamente « trattati». con dfl voci dissonanti, distorso– ri, e il violino fuori tono di Peter Stampfel. « Du– rante la prima sessione è iniziata la guerra del Me– dio Oriente, ed è finita durante la ·seconda», in– forma Stampfel. Ma an– che negli studi era guerra aperta, tra le armonie di base e gli strumenti dei Rounders: sentite cosa rimane della classica Soldier Joy dopo essere passata per le loro mani. Spesso la libertà di im– provvisazione raggiunge vertici caotici, e sono War Whoop e Football Blues, impasti di voci convulse e ·squisitamen– te stoned. E c'è anche l'i– dea di superare la dimen– sione della canzone: i pezzi sono uniti da bre– vi ponti di organo e vo– ce, che trasformano il di– sco in un tutto unico, se– condo lo stile comune a molto rock progressivo dell'epoca. Se mai una musica è sta– ta veramente fuori dagli schemi, bene, quella dei Ruonders lo è. Anche se il gruppo è -stato una vo– ce inascol ta,ta e non ha mai fatto scuola, il suo contributo alla musica di oltreoceano non può es– sere dimenticato. Leo Smith Divine Love ECM p.b. Vecchio esponente dell'a– vanguardia creativa di Criago, dai tempi in cui suonava in trio con Brax- 11 ton e Leroi Jenkins, Leo Smith è stato uno dei più convinti assertori della completa libertà improv– visativa. Ma in questa -sua ultima opera preferisce dedicarsi a schemi com– positivi, anche se natural– mente lo schema serve semplicemente ·a ordina– re il materiale improvvi– sato. In particolare, la tecnica delle « unità im– provvisative », in cui ogni unità udibile è seguita dal relativo equivalente di silenzio, è quella usa– ta nella gran parte di questo lavoro. , L'organico, ridotto all'os– so, è di tre polistrumen– tisti, lo stesso Smith alla tromba e flicorno, Dwight Andrews che suona vari fiati, e Bogby Naughton alle percussioni; uno spa– zio particolare dev'esse– re riservato a Tastalun, per trombe: i due accom– pagnatori, di prestigio, sono Lester Bowie (Del– l'Art Ensetnble of Chica– go) e il canadese Kenny Wheel-er. Il risultato è, com'era lo– gico, estremamente rare– fatto, un dialogo sottile tra suoni e silenzio, in cui tutti gli str· .n nti man– tengono un registro som– messo. Il titolo promette misticismo, e la musica mantiene, ma è un misti– cismo che non è più fatto di passione come ai tem– pi dei coltrane, ma di me– ditazione e raccoglimento intimo. Un disco, comun– que, che per la sua raffi– natezza, non/erde certo in bellezza e efficacia. The Carla Bley Band Musique Mecanique Watt p.b. Questa Carla Bley dimo– stra di non aver dimenti– cato l'esperienza di Topic Appetites. Nel creare la sua Musique Mecanique sa dosare alla perfezione l'impasto sonoro di una ricca band, dove si fanno notare soprattutto l'otti– mo sassofonista Gary
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy