RE NUDO - Anno X - n. 78-79 - luglio-agosto 1979

PROVA P'ORCHESTRA di f. Fellini Questa recensione di un capolavo– ro arriva in ritardo, dopo che ho potuto constatare come la metafo– ra politica tenga lontano molta gen– te da questo film. E' q4indi una recensione-ripropo– sta, una recensione recupero. Quest~ pellicola dura solo un'ora. E' un'opera fatta per la TV. E' uno spazio çhe ha costretto Fellini a dire quello ·che aveva da dire in modo concentrato, senza fronzoli. E <:licose da dire è chiaro che ne ha ancora. Il film (per chi ancora non lo sa– pesse) è centrato sui rapporti di produzione, punto crucial~ della politica da sempre. In questo caso la cosa da produrre è un brano musicale, e la struttu– ra che la produce è l'orchestra. Una prova d'orchestra vista con gli occhi di Fellini diventa un'analisi serrata dei vari ruoli e di come i singoli ei;seri umani vi si installano dentro. E qui si vede come ogni individuo vive il suo rapporto col lavoro, le proiezioni che çi fa so– pra, le abitudini mentali incallite, l'immedesimazione del proprio io con lo strumento che suona, e l'i– dentifiçazione della società nell'or– chestra. Tutto questo è di sempre ed è fuo– ri dalla storia. Ma in questo film Fellini fa entrare imperiosamente la Storia sotto forma di palla d'ac– ciaio di un gigantesco demolitore. La parabola è trasparente: il cre– scendo della contestazione porta alla paralisi della struttura, ma sic– come quella struttura non si ha la forza di abbandonarla !\Uperando– la, spaventati dalla paralisi si cor– re al restauro, alla r~staurazione, al riflusso. Questo è il messaggio che mi è ar– rivato, ma ad altri potranno arri– vare altre cose, proprio perché la metafora qui è un om9logo perfet- to della realtà, e ;,catena tutte le diverse interpretazioni cht:: giornal– mente le diamo. La cosa più godibile è il come ci si arriva, la verità dirompente dei personaggi, la loro riconoscibilità diretta, i giochi che le persone nei ruoli riescono a fare. Una costruzione geometrica impec· cabile. Un modello interpretativo univer– sale. w.p. · MARITI di J. Cassavetes Tre amici superstiti di un gruppo di quattro (uno è morto) al fune– rale di quest'ultimo sono presi da sconforto e insoddisfazione per la vita che conducono. Cosa fanno allora? Dello sport per mantenersi giovani. Ma non li soddisfa. Si sbronzano. Ma piangono. Decidono di venire in Europa, pian– tando le loro mogli e i loro bambi– ni, cercando maldestramente delle avventure con prostitute. Ma anche qui rovinano tutto e si disperano. Solo uno resiste in un hotel di Lon– dra, gli altri due tornano alle loro famiglie carichi di regali per i più piccini. Mentre rientrano in casa si ode il rullo di un tamburo: è la loro con– danna, la condanna definitiva a quella mediocrità cui volevano sfuggire. Non ci si può sottrarre (con delle trovate tra i soliti amici) a una in– capacità di vivere pienamente che si è ormai sedimentata, fatta natu– ra, e che ci si porta dietro ovunque si vada, a Londra come a New York. Detto così sembrerebbe un film pessimista con personaggi negativi da compatire e dimenticare. Invece no: quei personaggi ci as– somigliano in modo allarmante, an– che se non sempre alla lettera. Quel misto di simpatia e di antipa– tia, di buona volontà e di egoismo, di calore umano in certi momenti e di freddezza e aggressività in cer– ti altri, tutto questo ci invischia, ci fa sentire davanti a uno specchio. Per· dirla con una banalità: ci dà il sapore agro-dolce della vita. Fatto nel '70, questo film di Cassa– yetes prelude a « Minnie e Mosko– vitz », a « Una moglie », a « La sera dellFl prima». I temi sono sempre gli stessi: la crisi della fine della giovinezza, lo spauracchio della ca– duta nella nevrosi e nella follia, il bisogno della mamma e della con– grega degli amici. Temi di origine mediterranea, me– ~ecolati a temi specifici della so– cietà dei consumi. Come non identificarsi') w .p. I PRÉVER T · POESIE Le più belle poesie di Prévert in una nuova traduzione di Maurizio Cucchi e Giovanni Raboni con uno scritto di Vittorio· Sereni. I ·-·--__ .. __ . --- ··7 ~ ..,t,.n., I I N, SCOTT l\10~-IADAY MOMADAY · CASA FATTA DI ALBA Il più grande romanzo indiano d'America. Un navajo e le sue «lezioni di attenzione indiana». A cura di Franco Meli. TAGORE · SISSU "Non c'è nulla di più antico del bambino". Le poesie sull'infanzia del grande poeta indiano. A cura di P. Marino Rigon. Guancia

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