RE NUDO - Anno X - n. 78-79 - luglio-agosto 1979

ente, non si poteva chiedergli i più. Era scontato: lggy sale ul palco, canta, lascia tluire i uoi gesti amfetaminici più o eno costruiti, ed è finita lì. Ha atto il suo mestiere. , uello che non va giù è il rap– orto perfettamente alienato che i è subito stabilito tra lui ed pubblico, tanto che quando la and (in verità tutt'altro che ec– ezionale) ha azzardato un po' di note da sola, sono stati fischi: se Jnanca la star, il concerto non ha senso. La gran parte dei pre– senti non ha fatto che subire la aggressività prevaricatoria di Ig– gy; altri hanno tentato di libe– rarsi della presenza ossessiva con un lancio prima di cartacce, poi di lattine. Finché Iggy, che per un po' era stato al gioco, non è stato centrato da una gragnuo– la di colpi, e non si è dilegua– to veloce come un lampo. Fir:ie del concerto. Forse i lanciatori hanno credu- to di aver superato il proprio ruolo passivo, senza rendersi conto di essere soltanto il se– condo lato della stessa meda– glia. Molti acèettano masochisti– camente di farsi annullare; alcu– ni cercano di recuperare un'i– dentità riaggredendo chi sta sul palco: la logica dello spettaco– lo, della star, rimane, ferrea. Nes– suno ha provato a pensare che l'uomo sul palco era un qualsia– si J ames Osterberg, che fino a dieci anni fa tirava a campare nel Michigan. Se proprio vogliamo uscire dal baratro di questi" concerti (e sarà meglio: se no, come potremo so– stenere ancora che il rock non è svendita della coscienza?), non c'è che da trascurarli, sperando che prima o poi si estinguano da soli. Per combattere questa alienazio– ne, oggi, ci rimane una sola ar– ma: l'indifferenza. Paolo Bertrando RE NUOC/39

RkJQdWJsaXNoZXIy