RE NUDO - Anno X - n. 78-79 - luglio-agosto 1979

e del Bhàgavata-Puràna sono giunti in Europa dopo essere sta– ti snaturati dall'immersione nel tessuto di una setta americaniz– zata (con tutti i dogmatismi ed i trip egoici cui il settarismo da vita) e per giunta legata ad am– bienti reazionari della ricca bor– ghesia degli U .S.A. e dell'India. E' però sintomatico come gli au– tentici devoti di Krishna a Vrin– dàvana rifiutino per lo più di ri– conscere Prabhupàda come loro maestro spirituale, nutrendo una giustificata diffidenza verso i suoi discepoli occidentali, in cui, più che elevazione spirituale ho personalmente constatato alie– nazione, dovuta alla scelta di una via mistica senza che di essa si siano precedentemente sviluppa– ti i necessari presupposti. La via aperta d·a Caitanya Maha– prabhu, malgrado le deviazioni .cui una comprensione superhcia– le può dare origine, possiede an- cor oggi tutta la sua validità, rappresentando forse quanto, nell'oriente, si avvicina di più al– le forme mistiche dell'Occiden– te: basti pensare all'ascesi cri– stiana di un San Giovanni della Croce e di un San Bernardo da Chiara valle. Tuttavia non pochi sono i peri– coli per chi decidesse di punto in bianco di intraprendere la via mistica; essa è infatti caratteriz– zata dalla rinuncia ad ogni pia– cere la cui origine siano i sensi per fondere la propria anima nell'immagine della Divinità. Ciò comporta rinuncia al sesso, alla carne al pesce ed alle uova, ai joints ed ai trips, ai rapporti in– terpersonali, in pratica a ciò che ci caratterizza come individui. Ora, per seguire tale cammino è necessario possedere una co– scienza già tanto dilatata da aver vinto gli attaccamenti al mon– do in modo non forzato ma del Sulla vita e sull'insegnamento di Caitanya Mahàprabhu molto è sta– to scritto, per lo più da suoi diretti discepoli e devoti; basti ricor– dare come opere principali il Caitanyacaritàmrita ed il Caitanya– bhàgavata. Di proprio pugno egli lascia però solamente i seguenti otto versi, conosciuti come Shikshiìshtaka (1). Gloria al samkirtana di Shri Krishna. Da nostri cuori spazza via ogni impurità acumulata nel corso degli anni, ed estingue il fuoco ardente dell'esistenza condizionata con le sue nascite e morti sen– za fine. Esso fa scendere su tutti gli uomini la benedizione più grande, diffondendo i suoi raggi come la luna benevola. Anima del sapere spirituale, accresce l'Oceano di felicità assoluta e ci per– mette di assaporare pienamente il nettare che desideriamo da sempre. Il Tuo Santo Nome, o Signore, può da solo colmare l'anima di ogni benedizione. Tu possiedi infiniti Nomi sublimi, che hai investito di tutte le Tue potenze spirituali; per cantarli non ci sono rigide re– gole. Nella Tua infinita misericordia Tu permetti che ci avviciniamo facilmente a Te col canto dei Tuoi Santi Nomi, ma nella mia sfor– tuna non ho alcuna attrazione per essi. Si dovrebbero cantare i Santi Nomi del Signore senza alcuna prete– sa, in tutta umiltà, considerandoci inferiori ad un filo di paglia nel– la strada, diventando più tolleranti di un albero e sempre pronti a offrire i nostri rispetti agli altri. In questo spirito si possono can- tare costantemente i Santi Nomi. · O Signore onnipotente! Non aspiro alle ricchezze, non sogno belle donne e non cerco discepoli. Desidero solo assorbirmi senza fine, vita dopo vita, nel Tuo servizio d'amore puro ed assoluto. Sono il Tuo servitore eterno, o Figlio di Nanda Mahàriìja, ma per una ragione o per l'altra sono caduto nell'oceano dell'esistenza ma– teriale. Ti prego, salvami da queste onde di morti e rinascite e tra– sformami in un atomo di polvere ai Tuoi piedi di loto. Quando, o Signore, i miei occhi si orneranno di un flusso incessan– te di lacrime d'amore recitando i Tuoi Santi Nomi? Quando le mie parole si spezzeranno pronunciando i Tuoi Santi Nomi, e quando i peli del mio corpo si rizzeranno al canto dei Tuoi Santi Nomi? Ti sento così lontano da me, o Govinda, che ogni istante mi sembra dodici anni o più, un'eternità, e torrenti di lacrime sgorgano dai miei occhi. L'universo intero mi sembra vuoto in Tua assenza. Krishna è e sarà sem~re il mio unico Signore, anche se mi schiac– ciasse nel Suo abbraccio o mi spezzasse il cuore con la Sua assen– za. Egli è completamente libero di agire come desidera in ogni cir– costanza, ma rimarrà sempre, incondizionatamente, l'eterno Signo– re che io adoro. , o eca G'no AE NUD0/23 tutto naturale, condizione che in un'occidentaie del ventesimo se– colo, con alle spalle Marx, Ke– rouac e Jung, è ben difficile, se non impossibile ritrovare. Al contrario la mortificazione del corpo e la imposta separazione da ciò cui la nostra mente non ha di fatto rinunciato non gene– rano liber;izione, ma repressione, e le vicende del cristianesimo, dal medioevo in poi, possono es– serne la maggiore conferma. Il misticismo, l'astinenza forzata, a– gisce allora da sublimazione alla propria impossibilità di godere il contatto con la manifestazione universale; il « santo », colui che con la sua scelta mistica preten– de di aver seppellito una volta per tutte i suoi casini, si serve allora della sua posizione eleva– ta per esercitare violenza sulla màssa dei « materialisti », di co– loro che sono ancora prigionieri della carne. Sintomi e rimedi per tale frustrazione sono comunque magistralmente esposti dal Rei– eh nel suo « Psicologia di massa del fascismo ». Lo stesso Bhagwan, del resto, si è chiaramente espresso sui peri– coli di una infatuazione mistica avventata, contribuendo inoltre con le sue tecniche di medii.azio– ne a sbloccare l'energia sessuale repressa. Da quanto abbiamo detto risulta evidente perché e– gli, nei suoi discorsi sui mistici Baul, abbia fatto costante rife– rimento agli insegnamenti di Cai– tanya: coloro che sono attratti sulla via dell'amore non potreb– bero invero avere migliore mae– stro. Chi meglio del bhakta di Navad– vipa potrebbe aprire loro gli i– nestinguibili ruscelli da cui stil– la il nettare della devozione.? Massimo Palazzi

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