RE NUDO - Anno X - n. 78-79 - luglio-agosto 1979
RE NUD0/14 LADAK: una piccola regione del- 1 'India settentrionale chiamata anche « Piccolo Tibet » perché a– bi t;:i ta da popolazioni a grande maggioranza di etnia e cultura ti– betana. Una regione fortunata– mente scampata all'invasione ci– nese del Tibet e che è stata a– perta solo da pochi anni al turi– smo. E' una regione cp.e offre la possibilità di vedere e conoscere la cultura tibetana autentica, op– portunità tanto più preziosa og– gi che la cultura e la tradizione del Tibet sono state completa– mente soffocate e sconvolte dal– l'aggressione cinese. Il Ladak è diviso amministrativamente in tre regioni, di cui la più raggiun– gibile e la più interessante è quella di Leh, che prende il no– me dalla capitale, Leh, appunto. In Ladak si può andare esclusi– vamente nella tarda primavera e d'estate poiché d'inverno la ne– ve e il freddo sono quasi polari (siamo in piena regione himala– yana). C'è un volo settimanale che collega Srinagar a Leh oppu– re si può prendere un bus che copre i 434 chilometri che divi– dono Srinagar da Leh, in circa 25 ore. Il percorso è bellissimo e offre alcuni panorami veramen– te splendidi. Per visitare il La– dak si deve fare base nella città di Léh, una bella e tipica citta– dina tibetana dalla caratteristica architettura. Dove dormire: due gli alberghi, il Lha-ri-mo Hotel, dove una camera doppia yiene sulle 50 Rs; e lo Yak and Yeti con prezzi sulle 20 Rs. J?ove mangiare: al ristorante dd Lha-ri-mo Hotel o nei ristoranti– ni sulla strada (molti offrono cu– cina musulmana). Cosa vedere: a Leh soprattutto il Palazzo d~i Gyalpo, che ricorda il più cele– bre Pothala di Lhasa; bella è an– che la Moschea, situata nella zo– na del bazar, che è anch'esso una situazione molto affascinante che sembra uscita da una pagi– na del Milione di Marco Polo. Ma forse la cosa più bella di un viag– gio in Ladak è la visita ai nume– rosi monasteri buddisti della re– gione che si trovano per lo più lungo la strada che porta a Leh. I principali sono: Hemis Gompa, il più grande di tutti a 49 km. da Leh; il Monastero di Tikse, co– slruito nel XVI secolo; Shey Gompa, famoso per una splen– dida statua del Budda; Sankar Gompa, v1cm1ssimo a .i:,.,eh (le si può anche :raggiungere a piedi); il Monastero di Spituk, poca pri– ma di Leh, famoso per i suoi splendidi dipinti e una statua di Kali il cui volto viene mostrato una sola volta all'anno nel cor– so di una suggestiva cerimonia; il Monastero di Làmaguru, il più antico monastero di tutto il La– dak. RISHIKESH: il « villaggio <lei saggi», a poco più di 200 km. da Delhi, alle pendici dell'Himalaya uno dei posti più interessanti per chi vuole cogliere l'aspetto reli~ gioso dell'India; è infatti sede dei principali ashram (monasteri) dove si insegnano lo yoga, la fi– losofia indiana, le tecniche di me– dhazione. A Rishikesh si può ar– rivare con un bus che parte d,a Delhi e arriva ad Hardwar (una città sacra 20 km. prima di Ri– shikesh) e qui si prende una co– incidenza che in circa mezz'ora porta a questo « Villaggio dei saggi »; discorso analogo per il treno che da Delhi arriva a Har– dwar, dove si prende la coinci– denza per Rishikesh. Rishikesh è una città di pellegrinaggio e v{ si incontrano indiani di ogni re– gione dell'India. La mattina e àl tramonto sulle rive del Gange si possono incontrare molti sadhu (monaci itineranti) e yogi che meditano e praticano i loro eser– cizi. Dove dormire: se non si vi– ve negli ashram si può andare al Tourist Bungalow di Munikireti, una frazione a poche centinaia di metri fuori Rishikesh dove con prezzi minimi (dalle 4 alle 20 Rs.) si possono trovare siste– mazioni molto comode. Chi vo– less~ optare per una situazione più tradizionale può andare all'u– nico albergo di Rishikesh, l'In– derlok Hotel, Railway Road, ·co– sta tra le 40 e le 85 Rs. Una bel– la, anche se relativamente sco– moda sistemazione sono le stan– zette che affitta un delizioso swa– mi indù, Prakash Bharti, nel suo piccolissimo ashram. Per circa 5 Rs. si ha diritto a una stanzet– ta essenziale ma in un luogo de– licato e dolcissimo a cui la pre– senza dello swami accresce in– dubbiamente il fascino e le buo– ne vibrazioni. L'indirizzo è Chan– dra Bhaga 14, un sentierino ma– le in arnese che conduce al Gan– ge. Qui si è proprio nell'India autentica, una situazione che la– scerà indifferenti pochi di voi. Dove mangiare: ci sono quattro o cinque ristorantini sulla stra– da che preparano quasi esclusi– vamente cibo vegetariano, tra questi ricordiamo il Poonam Re– staurant. Cosa vedere: non ci so– no grandi attrattive artistiche, se si eccettuano alcune parti della città vecchia e le vie che porta– no al fiume. La cosa più bella da osservare (e da vivere per chi. ci riesce) è la vita tranquilla e ri– lassata di un autentico villaggio indiano; con i suoi riti, le sue modalità, i suoi ritmi e le sue feste. Particolarmente suggestì– va è la cerimonia dell'offerta flo– reale al Gange (che qui in India è considerato sacro, una vera e propria divinità) che ogni sera al tramonto vede convergere sulle rive del fiume quasi tutto il pae– se in una belll;l processione di donne, uomini e bambini che de– pongono sulle acque una grande· foglia racchiusa a coppa, conte– nente fiori e uno stoppino che viene acceso·e, dopo la preghiera rituale, si affida il tutto alle ac– que del fiume che in breve si riempiono di centinaia di punti– ni luminosi. Chi volesse stu– diare e praticare, yoga e medita– zioni non ha che l'imbarazzo del– la sceita, uno degli ashram più attrezzati per ospitare visitatori e studenti occidentali è senza dubbio lo Shivananda Nagar A– shram, una grande e bella comu– nità che si trova sulla strada che porta da Rishikesh a La~rria– njula. Le informazioni contenute in queste pagine sono tratte dal li– bro di Piero Verni, Guida all'In– dia, Moizzi Editore
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