RE NUDO - Anno X - n. 78-79 - luglio-agosto 1979

mento di un dibattito e di un'oppo– sizione sempre più larghi, di epi– sodi analoghi ne erano già capita– ti parecchi. Eppure, i giornali i– taliani non ne facevano mai men– zione e, il 31 gennaio di quest'an– no, il quotidiano « il Giorno » ti– tolava disinvoltamente: « Nessut;t incidente è mai accaduto negli im– pianti destinati alla produzjone di energia nucleare. » Davvero? Lasciamo parlare i fatti della cronaca mondiale, o anche so– lo una piccola parte di essi. Il giorno 8 ottobre 1957, a Wind– scale, in Inghilterra, scoppia un incendio' al reattore n. 1: undici tonnellate di . uranio vengono di– strutte e nell'aria svolazzano 20.000 curie di iodina radioattiva, col ri– sult:f!,tO(uno· dei risultati)· che tut– to il latte prodotto in un raggio di ~00 km. intorno, inquinatissimo, · deve essere buttato via. Verso la fine del 1957, in Russia, più di :un miglio quadrato di ter– ritorio resta confaminato dall'e– spfqsiop.e qi · un enorm~ deposito sottetraneo· di scoi;:ie; i vìllaggi ven– gono evacuati, centinaia di morti, nessuno dke niente fino al 197'7. Il gforr~~ 3 gennaio 1961 negli Sta– t~ \,Jn~ti,e precisamente nell'Idaho, ci 1,cappano tre morti dell'organi– co qella Cfntrale locale, una di quel– le piccole che nori fanno male a nessuno. l.Jn errore nella manovra di controllo causa un'esplosione da cui i tre cprpi sono talmente con– tamin~ti che si è costretti ·a sep– pe~lirli in bare di piombo rinfor– zate, e npn prima che siano passa– ti venti giorni dal decesso. Il 21 gennaio 1969 il segnalatore di pressione del reattore di Lucens (Svizzera) rivela un aumento pre– occupante, mentre il meccanismo d1 ventilazione si blocca e l'aria si carica pericolosamente di radio– attività. Per arginare le letali ra– diazioni si deve calare l'involucro protettivo del reattore in µna ·cap– pa d'acciaio di 60 tonnellate. Il 26 settembre 1973, sempre a Windscale, suona l'allarme nel re– parto di riciclaggio del carburan– te; ci si accorge di colpo che nes– sunc sa che fare, che' un piano di evacuazione degli edifici non esi– ste, che mancano gli altoparlanti per avvertire la gente che lavora in altri reparti. Il peggio è scon– giurato, ma l'impianto resta fuori uso per cinque anni. Il 22 marzo 1975, in Alabama (U.– S.A.), alla centrale di Ferry Bro– wns, viene incidentalmente appic– cato il fuoco a dei contenitori di plastica nel corso di un tentativo di riparazione in una cabina elet- trica. · \ L'elettricista e il suo aiutante non riescono a spegnerlo e le fiamme distruggono l'intero dispositivo d_i raffreddamento (indispensabile per evi tare la fusione del « nocciolo » nucleare): la temperatura raggiun– ge, dopo sette· ore di incendio di– vampante, la soglia d'emergenza 'ed è un miraéolo' se la catastrofe è scongiurata. Comunque l'impianto é inutilizzabile per 'parecchio tem- po. , E questa è solo una parte degli in– cidenti èapitati, e solo una parte di quelli riferiti dalla stampa. Dup.guel non è sbagliato afferma– re cne 1< l'energia nucleare esige un trattamento di maggiore cautela ri– spetto ad altre fonti di energia», come ammette il cronista del quo– tidiapo milanese,· ·ma lo è la suc– ~fSSiva afferma~ione, che, cioè, « la industria nucleare è nata cdn un ba~aglio di norme precauzionali qu~te in nessun altro genere di in– dustri~ si trova ». O, perlomeno, bisogna condftçlere che le misure di sicurezza aciottate' r'lon sono suf– ficienti a garantire la salute né di chi cClavora, né di chi si trova nel– le vicinanze. : N.e è un esempio anche il caso di Karen Silkwo,od, la ragazza che la– vorava alla centrale di Cimarron, ne.~li Stati Uniti, morta recente– mente in un incidente ,automobili– stieo indirettamente collegato con l'h:iquinamento nucleare: nel corso di. uniinchiesta della commissiç>ne che· indé\gava sulla sicµrezza degli impianti locali, lei venne uccisa pri– ma di poter testimoniare. Il che non hii impedì to di riconoscere ìa nocivi'tà della centrale e di chiu- derla. · Ricordiamoci, però, che i pericoli non vengono soltanto dalle centrali e che tutte le fasi di accumulazio– ne, elaborazione e tr·asporto del ma– teri~le radioattivo possono dare oècas!one a gravi incidenti. I ma– teriali necessari al lavoro delle cen– trali, cioè, sono pericolosi anche prima di giungervi e anche dopo esservi stati utiliziati « pacifica- mente». ' A detta di un gruppo di ricercato– ri inglesi, infatti, si possono verifi– care incidenti « sia nel corso del– l'estrazione dei materiali, sia nel corso del loro trasporto per via aerea navale o stradal~, sia nel cor– so dell'eliminazione délle scorie.:.~; Il 20 .aprile 1973, per esempio, nel deposito di Hanford (U.S.A.)· una cisterna adibita all;isolamento di materiali «sporchi'» comincia a perdere senza che nessuno se ne accorga. Solo il 30 maggio un appa– recch~o· di. control~o segnala riei dintorni un tasso· di radioattività oltre le soglie di sicurezza, ma nes– sµn provvedimento viene adottato ~E NUD0/11 fino all'8 giugno, c:iuantlò ormai 435.000 litri di scorie sonu tranquil• lamertte filtrati in acqua terra e aria. T.anto per sapere· che eònto fare dc.dlecosiddette « garanzie » di sicurezza spa~date a larghe ·n1a11i per assopire i dubbi e ·1e cosciert• ze di chi ce li ha, val la perta di ricordare che le ·cisterne di I-lart• ford erano gararttfte cort uda « te• nuta » di 50 anni. ·E vabb~. si era– no sbagliati. Ma irt buona campa• gnia: anch'e' le cisterrte cli Richlànd erano sta è sopravvalutate> qa co– struttori e co'llaudatori: da una ·di esse, nel 1'973-' uscirono 115.000 gal– lopi di scorie di quelle toste..(con– té>nuto: stronzio 90 e cesio 137; no– ta: lo stronzio ha la proprtetà di fissarsi nefle ossa p~r circa 28 an– ni), ma nessuno se.,lo· aspettava D'altro canto, i II1àrt non sono più fortunati: nel 1976 una compagnia belga scarica nell'Oceano ~tlantic'o decine di bidoni di scortk ad alta radioattività; unr si ro~p_e contra– riamente ad ogni previsione e ad– dio ·pesci, alghe, molluschi... Ebbene, dal 1967 sono niente me– no che otto i paesi europei che han preso questa abitudinaccia di vuo– tare la ,mondezza delle çen~rali. in 1'nare, nono~tante le dichiarazion,i esplicite di un rapporto che mette– va in guàrdia ·contro i pericoli del- le infiltrazioni sui fondali. · Risultat~? In pa~to' ai pesci sono finite 46.000 tonnellate di scorie e ora basta mangh1re .250 grammi al giorno di pesce ~f.poniamo - ir– landese per beccarsi una overdose di radioattività nel giro di qualcqe mese (dati della Commissione- fo. tetnazionale di Protezione .dalla Ra- dioattività). · . . . M~ insomma, queste scorie biso– gna ben cacciarle da. qualche.parte, visto che non esiste nessur(- modo per eliminarle. Questa è la..penosa verità, che neppure i più ottimisti sostenitori del progetto nucleare si sentono di negare. Le più ingegno– se ed, ava·nzate ·proposte per_.risol– vere. il problema delle . scorie at– tualmente, consistono 'in pi'arii per occultade. E alcuni dei· piani ten– tati fino adesso hanno dato esiti di– ciamo imb,arazzanti (cancri, esplo– sioni, fughé incontrollate, scanda– lettii). Se si calcola che le più ro– see previsioni non contemplano una soluzione del problema entro il 1990 (minimo· minimo), èome si pensa di nascondere le scorie nel frattempo, cosa 'si ·fa per renderle inn<;icue? E che senso ha, -in que– ste condizioni, accampare contro l'energia solare e le altre energie pulite il prete:;;to del troppo tempo necessario pé'r realizzare gli im– pianti? Serena N,ozzol_i

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