RE NUDO - Anno X - n. 77 - giugno 1979

RE NUD0/42 volta si opera per negazioni, del– la centralità del musicista, della ne essità di creare forme compiu– te etc. Ma è cambiato il clima, e se il suono di prima era un ridere di perato, un inno all'alienazione globale, quello di adesso si per– mette uno sguardo più sc~ttico ma insieme più sereno, ammetten– do l'esistenza, se non l'abbondan– za, di spazi vitali. Non può sfuggire la varietà delle forme usate, dalla monolitica Di– screet Music al parcellare Music far Films, attraverso la collabora– zione con Roxy Music, Robert Fripp, 801, Cluster, Portsmouth Sinfonia. E' conseguenza di questa sua atti– tudine, infiltrarsi nelle crepe della musica come si deve e gettare il seme della musica come non si de– ve. Eno lancia inquietudine. Rom– pe l'ovvio. Disgrega l'acquisito. Avverte con disperata sensibilità che lo spazio per fare musica dav– vero è poco. Ma esce dall'antino– mia (Cercare altri spazi/scontrarsi con le presenti contraddizioni) mediante una terza via, quella che chiamerebbe strategia obliqua: la penetrazione, appunto, tra le file del nemico, per corrodere dall'in– terno la sua sicurezza illusoria. Una quinta colonna. Discreet Music: lui, il tecnico, so– lo con il suo sintetizzatore. Poche note, miscelate da un complesso sistema a feddback (l'impulso in u cita dal sintetizzatore controlla e mo · .e la propria stessa emis– sione). E ne e note di copertina il sistema <lese itto e spiegato con tutti i dettagli. E' importante. Po– chi riuscirebbero a capire il mec– canismo, ascoltando semplicemen– te il disco. . a Eno ci informa ac– curatamente, perché vede la mu- ica solo inserita in un sistema di coordinate: conoscendo il modo di produzione, tutto l'ascolto di Di– screet Music cambia di segno. Bi– sogna confrontarsi con lo schema elettronico, con la filosofia che sta dietro la composizione. Con gli 801 di Manzanera trovia– mo un Brian Eno tranquillo e ri- lassato, con l'aria di riposarsi nel flusso della musica. La nota più in– teressante, per indagare ancora il rapporto con la « tradizione », è la versione di Tomorrow Never Knows dei Beatles. Di quella che era stata una delle opere più dra– stiche del duo Lennon-McCartney, la conclusione di Revolver, Eno e Manzanera preferiscono accentua– re gli aspetti melodici e convenzio– nali, trascurando la ritmica osti– nata a suo tempo traumatizzante. Un modo di ribadire che il rock del passato non può essere che convenzione, ma anche di scher– zare un po' con il proprio stesso avanguardismo. La frattura tra Tiger Mountain e Another Green World è destinata ad approfondirsi sempre più. Se ne vanno i contrasti laceranti, il sintetizzatore non urla più, diven– tato sommesso e meditativo. Che questa sia la strada ce lo di– ce l'impressionismo di Wind on Water come la malinconia dei frammenti di Music far Films. In quest'ultimo soprattutto risalta la dimensione pacata e contemplati– va. La macchina riesce a recupera– re suoni naturali; ci si immerge in un paesaggio che ricorda le sen- azioni stilizzate di Wang Wei. Oblique Strategies: un mazzo di carte realizzato dall'incisore Peter Schmidt su dettami di Eno. Serve a decidere le note e i tempi da im– piegare in una composizione, un po' come l'I Ching usato da Cage per Cheap Imitation ed Empty Words. Ancora una volta l'atten- zione è puntata sulla tecnica com– positiva, sullo schema che regola il suono. Non so se Eno studi o scelga per– sonalmente le copertine dei suoi dischi. Ma il sospetto è legittimo, poche altre sono tanto rappresen– tative della musica che contengo– no. Dalla natura morta iperrealista di W arm J ets al de ign geometrico di Green World, fino alle limpide litografie di Schmidt che comple-

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