RE NUDO - Anno X - n. 77 - giugno 1979

RE NUDO/10 i propri peccati, ma la beatitudine è perduta, non è mistica questa madre, ha ,avuto un momento di cor– poreità, è pur stata carnale. Dobbiamo fondare· su qualcosa il peso di un sopruso, lasciamo allora che solchi i cieli una madre universale. A lei concedia– mo il sublime, a lei il diritto di parola: ella infatti tacerà. E' la vergine, la sua materia è il silenzio, non le occorrono prove di innocenza da fornire, le basta non ricordare. Un giorno lo farà, sarà madre, non · le crederemo più. La donna non deve desiderare perché il desiderio è una delle poche cose che non si possono espropriare né delegare, sarebbe l'inizio dell'autonomia, non si cambia pelle a metà. Non solo. Non solo, noi che non saremo dannate per aver sparso il seme, saremo condannate per aver inutilmente sparso sangue. E' così. Un giorno abbiamo cessato di essere dimentiche, abbiamo cessato. di non avere desideri, abbiamo incomin– ciato il girotondo delle prevenzioni, evitare il peri– colo, mettere qualche tecnica tra sé e sé. Viviamo sotto la minaccia che ci sia chiesto rendiconto della nostra parola. Noi che non abbiamo rubato, noi che non possiamo fare a meno di sapere che abbia, mo un corpo, anche se nessuno ce lo riconosce (o ci si riconosce solo quello, che è la stessa cosa), noi siamo sempre a trattenerci dall'offrire per nostra volontà ciò che nessuno apparentemente vuol riscuo– tere: la nostra prova. La maternità ci segue passo dopo passo, un giorno (ci sembrerà una disgrazia) ci fermeremo ad aspettarla. Ma veramente, non è per ristabilire il giusto computo del dare e dell'avere che si accede alla gravidanza? Ci sarà poi qualcuno a chiedere è sicura di non desiderare un bambino? « sicurissime, tutte, sicurissime didesiderare non un bambino ma l'indulgenza plenaria. A questo punto c'è chi abortisce, si sceglie, tutto quel che succede lo si chiami pure disagio, e qui noi sfidiamo gli dei. Chi abortisce deve prima di tutto uccidere la fem– mina, la sua voce secolare che spinge ad abbando– narsi al destino, deve andare contro le ragioni che già una vòlta l'hanno vinta, deve patire, sempre e comunque, perché non può essere un gesto come un altro. Un'intervento che non è doloroso, è troppo poco doloroso, credevamo che la nostra anima ne uscisse a brandelli, non è stato così, siamo ancora noi, meno di un raschiamento, una delle tante visi– te ginecologiche. Credevamo che lasciasse un segno indelebile, che scegliere una volta basta,sse. Non è così, possiamo segnare anche questo tra le punizio- ni: il disagio di rion aver disagio. Cerchiamo le col– pe, gli abbandoni le sfide, dichiariamo, fin che questo aborto non divenga vessillo, finché non sventola a farci guerra, noi nemiche dell'universo per non es– sere nemiche nostre. Sembra il rito dell'esorcismo, lo è, ma sapendolo o non sapendolo, chi ha abortito ha parlato e non tacerà mai più. Hanno dovuto concedercelo per legge, hanno fatto in modo di darci il meno possibile, nel modo più penoso possibile, e questo stupratore, violento, che è il potere ha dato alla sua legge l'abito della minac– cia. Ci ricorda che le sfide lasciano senza appoggio, interruzione volontaria della maternità, volontario dovrebbe essere il tua culpa. Sembrerebbe che al cospetto delle mancanze statali, divulgative, organizzative, davanti allo sfruttamento,· clandestinità, morte e sopruso, tutto ciò sia ui;ia sciarada. Lo è, non lo è, potrebbe esserlo, le cose non cambieranno quando non ci roderemo più, può solo succedere il contrario, e succederà. Ma se tanto odiamo il comodo, allora il più comodo di tutto è questo silenzio complice, è quella fetta di noi che tace e non vuole sapere perché ci diamo, nostro mal– grado, alla latitanza. Molto lontano si intravede l'aborto senza complica– zioni, sarà una visita dal dietologo e niente più; an– cor più lontano non ci saranno più aborti, quando chi vuole dei figli li avrà senza che questi celi altre istanze, quando gli anticoncezionali saranno come il latte per la tosse, naturali e puliti, quando la scien– za avrà cambiato segno e noi cambiato pelle, quan– do avremo ucciso i maschi e le femmine e resteranno le persone che non saranno maschere. Come sono odiosi i futuri, inerti, pericolosi, seducenti. E che puttana è la speranza, la prima femmina cui torce– re il collo. lulsa cunterl P.S.: Tutto questo non nega né contraddice il senso del lavoro di questi anni. Neppure significa che tutte quel– le che hanno dei figli li abbiano voluti per acquiescen– za al proprio ruolo, né che le donne che abortiscono lo _facciano sempre e solo in questo modo. Per aver parlato con tante donne sono certa che il sen– so di colpa esiste e non è discusso quanto altre cose, ma siamo nello spazio di ciò che attraversa la coscien– za nei momenti più bui, e questo si puè misurare, per ora, solo col metro dell'esperienza personale. Non an– diamo né torniamo dagli inferni e dai cieli, si tratta solo di non avvinghiarsi agli abiti bianchi degli amanti sublunari.

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