RE NUDO - Anno X - n. 76 - maggio 1979

Teresa de Sia Villanelle popolaresche del '500 Philips Un'operazione assai rigo– rosa, ma non per questo meno godibile, di rivisita– zione della tradizione mu– sicale popolare, ci viene presentata da Teresa de Sia, la cantante di Musica– nova, con l'aiuto di tutto il suo entourage: da Euge– nio Bennato a Robert Fix, Gigi de Rienzo e gli altri. Si tratta di una raccolta di esecuzioni di villanella cin– quecentesche, riprese da una raccolta di trascrizioni effettuate all'epoca. La vil– lanella è infatti l'unica for– ma di canto popolare che non sia stata conservata solo attraverso la tradizio– ne orale, bensì anche attra– verso vere e proprie par– ti ture. La motivazione del– l'interesse dei maestri del– la musica colta verso la villanella sembra sia da mettere in relazione ad una sua utilizzazione con– tro la polifonia fiamminga che stava in quell'epoca di– lagando nelle corti euro– pee. Comunque al di là della storia, le villanelle (localiz– zate oprattutto nel napo– letano) ano giunte sino a noi, e questo prezio o di– sco, lungi dall'effettuarne una vuota celebrazione, rie ce invece a renderle vi– cine e godibili anche alle nostre orecchie a ben al– tro abituate. g.m. : Pearls before Swine One Nation Underground Balaklava Base Records Due frutti saporiti dal pa– niere Esp: i primi dischi dei Pearls before Swine (le Perle ai Porci. E non si fa fatica per capire a quali Porci si riferissero), datati rispettivamente 1967 e 1968. Un aroma inconsue– to, musica dolce, con un gran debito verso il folk e il country, ma già aperta a suoni di tutt'altro respi– ro. Sotto la guida di Tam Rapp, chitarra e voce di sapido accento newyorche– se, inseguivano il sogno hippy, ma con venature di cultura sconosciute alla massima parte del pop del– l'epoca: bastino le coper– tine, tratte dal Giardino delle delizie di Bosch e da 1 Trionfo della Morte di Brueghel. Già nell'opera prima, One Nation Under– ground, sulla base meto– dica si sovrappongono so– norità sognanti e lisergi– che, quelle di Morning Song e Surrealistic Waltz. A chitarre e batterie si ag– giungono organo, clavi– cembalo, cele te, o cillato– ri, il rock è superato in o sequio al messaggio di Ginsberg, « allargate l'area della coscienza! ». Balaklava è più raccolto ed intimista, riprendendo persino il Leonard Cohen di Suzanne, ma senza ca– dere. Anzi, la musica si è raffinata ed ha guadagna– to in equilibrio, raggiun– gendo risultati nitidi come Lepers and Roses. E con– tinuano gli ammiccamenti culturali, disegni di Coc– teau in retro di copertina, e la ballata di Tolkien mu– sicata in Ring Thing. Il gruppo di Rapp è riusci– to nella difficile impresa di assimilare il folk, alla psichedelia, e non con una fusione superficiale: non ci sono forzature nel tes 0 suto musicale degli Swine. Che rappresentano comun– que un momento molto particolare dell'undergro– und statunitense, lontani dal modo di porsi anche violento dei Fugs o dei Velvet Underground. Rapp non perde mai la sua me– ditativa dolcezza, neanche quando proclama « drop out with me! ». Collettivo operaio Nacchere Rosse di Pomigliano d'Arco. p. b. oi vi spar(l)iamo addosso con una storia diversa Folkstudio Un nuovo disco edito dal– l'etichetta alternativa ro– mana. Il primo dopo una lunga pausa durata più di un anno, determinata da problemi di rapporto con la casa di distribuzione, la Fonit Cetra. Oggi, rotti i rapporti con quella casa, ed intrapresa coraggiosa– mente la via dell'autoge- tione ed autodistribuzione dei propri prodotti, la Folkstudio riparte con que– sto Lp. Disco di apertura scelto non casualmente, le ac– chere Rosse sono infatti un gruppo che pur eseguendo della musica trascinante di matrice popolare campana, ben difficilmente troveran– no mai una casa discografi- RE NUD0/59 ca disposta a pubblicare i loro dischi. Nort si occu– pano di rielaborazioni gen– tili né di colte e delicate esecuzioni, bensì di canzo– ni violente e rabbiose di lotta, cantate e suonate da uh gruppo di operai forte– mente politicizzati. In es– se si parla non d'amore ma di repressione (« La repressione), di omicidi bianchi (« Viernarì 11 apri– le»), di disoccupazione (« 'A canzone r'e disoccu– pate»). Tutti discorsi che molti di noi si sono, talvolta con fastidio, lasciati alle spalle, rimuovendoli, che però (specie al sud) mantengo– no ancora pienamente la loro dimensione esplosiva, di incazzatura quotidiana. Merito di questo disco del– le acchere Rosse, al di là della loro musica, è pro– prio riportàre alla luce tut– ti questi rlbdi irrisolti. (J. gnuno potrà; poi giudicare secondo coscienza. P.S.: Chi non trovasse il disco nei negozi lo può ri– chiedere direttamente al Folkstudio, via G. Sacchi, 3 Roma. Ron Carter Peg Leg g. m. Milestone (distr. Fonit Ce– tra) Ron Carter è stato nel '78 al centro di roventi pole– miche nel mondo del jazz. Chi lo ha eletto ba ista dell'anno e chi ha definito il '78 la sua peggior anna– ta, in una carriera che lo ha visto sempre vicino a famosissimi jazzmen. « Peg leg » giunge a mette– re altra carne sul fuoco di

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