RE NUDO - Anno X - n. 76 - maggio 1979
Cari compagni di Re Nudo, vi scrivo questa lettera per rac– contarvi un po' come abbiamo vis– suto, io e i miei amici, il concerto dell'Art Ensemble of Chicago che si è tenuto a Vittorio Veneto il 25 Marzo. Premetto che tutto ciò che racconto si riferisce esclusivamen– te alla situazione ambientale ed organizzativa, e non entra invece nel merito della musica dell'Art Ensemble. Siamo partiti alle tre del pome– riggio (il concerto sarebbe dovuto iniziare alle 18,30) da un paese friulano distante sessanta chilo- metri da Vittorio Veneto, ed ab– biamo fatto il viaggio in treno. Arrivati al Palasport, dove avreb– be suonato l'Art Ensemble, abbia– mo comprato il biglietto (duemi– la lire) e, seduti nel!'atrio perché dovevano finire di montare il pal– co, abbiamo aspettato. Aspettato fino alle sei meno un quarto, quan– do finalmente ci hanno permesso di prendere posto, assieme agli al– tri venuti un po' da tutte le Tre Venezie. Il pubblico, alle 18,30, era di cir– ca duemila persone, ma gli orga– nizzatori, visto che la sala poteva RE NUD0/49 contenere almeno un altro miglia– io di persone, hanno fatto tirar tardi all'Art Ensemble, fino alle 19,15. Il treno che ci doveva por– tare indietro sarebbe partito alle 20,38, e dovevamo muoverci da lì, per arrivare in tempo, alle 20,15. Noi, sette-otto quanti eravamo, abbiamo tentato di farci ascoltare d'1gli organizzatori, un gruppo di persone che si chiama « Per il suo– no», al di sopra della musica regi– strata, trasmessa ad altissimo vo– lume, per chiedere che spostasse– ro alle 20,15 l'orario dell'interval– lo, previsto per le 20, così avrem– mo potuto ascoltare un'ora di mu– sica anziché 45 minuti. I due-tre figuri che si sono dati il turno sul palco per invitare la gen– te a non fumare si sono compor– tati in modo davvero bieco: quan– do ho tentato di gridare « ascolta– temi un attimo » uno di loro ha finto di non sentire e ha detto, ri– volto al tecnico: « si può avere an– cora un po' di musica?». Il pro– blema è però che quando ·uno di noi gli ha urlato, dopo dieci mi– nuti, << vaffanculo! », perché conti– nuava a ripetere di non fumare, ha sentito benissimo, ed ha anche ri– sposto: «E' inutile che mi mandi atfanculo, ché tanto non ci vado». Non si è nemmeno posto il proble– ma di sapere o di domandarsi per– ché in realtà lo sì mandava affan– culo, non certo perché chiedeva di non fumare, ma proprio perché evitava qualsiasi confronto con noi del pubblico e coi nostri pro– blemi di pendolari della musica. Son fermamente dell'opinione che gli organizzatori di questo concer– to si ponessero l'obiettivo di trarre il massimo profitto economico dal– la cosa, preoccupandosi invece po– co della grande importanza cultu– rale che ha avuto la presenza del– l'Art Ensemble of Chicago in zone dimenticate come il triveneto, e del nostro bisogno-piacere di a– scoltarli il più a lungo possibile. Fraterni abbracci Cristiano Alzetta
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