RE NUDO - Anno X - n. 76 - maggio 1979
RE NUD0/46 Quando si parla dei modi per a– scoltare meglio la musica ripro– dotta in serie dall'industria disco– grafica ci si trova troppo spesso a privilegiare l'ottimizzazione delle caratteristiche tecniche dell'im– pianto, più che la qualità delle stesse riproduzioni. Il discorso di queste pagine vuole evitare l'esa– sperazione tecnofiliaca, per riusci– re piuttosto a combinare le esigen– ze di risparmiare soldi con l' esi– ge'1za parimenti legittima della migliore qualità possibile dei « supporti » del suono, cioè i di– schi e i nastri incisi e non. Va pre– messo che entrambe le esigenze sono strettamente dipendenti dal– la sensibilità acustica e, perché no, estetica (ovvero del gusto) di o– gnuno. Riprendiamo, per esemplificare, il problema delle orecchie dello scorso numero. Si diceva che le orecchie umane hanno una rispo– sta in frequenza mediamente deli– mitata fra 16 e 20 mila Hertz, ma in pratica ogni orecchio, cioè o– gni persona, ha una sua caratteri– stie curva di risposta dai limiti molto variabili, anche distanti da quella misura standard, spesso più stretti. La ragione è prevalente– ~ente relativa alla struttura inter– na dell'orecchio, alla sensibilità dei famosi ossicini (i fonorivela– tori naturali) e all'ampiezza e tor– tuosità del condotto interno e del– la «chiocciola», oltre che alle di– mensioni del padiglione esterno. Ben dotati da questo punto di vi– sta sono i grandi musicisti (e gli accordatori) che se non dispones– sero di un campo uditivo molto esteso (orecchio interno molto svi– luppato) non potrebbero cogliere con tale completezza le sfumature di tono, timbro ed ampiezza degli strumenti che dirigono o suonano, anche un poco oltre il campo del– l'udibile comune (ultrasuoni). In– fatti, un musicista o un vocalista con l'orechio duro o indurito da un'otite correrebbe seri rischi di « stonare» e, peggio, di doversi dedicare ad altro mestiere. Questa digressione è necessaria a chiarire che la prima attenzione di un neo-audiofilo deve andare al- 1' analisi delle sue potenzialità di ascolto, magari esercitate con un buon « allenamento » dal vivo, co– sì da poter poi comparare la pro– pria sensibilità con quella di ap– parecchi hifi e dischi che si van– no a comprare. Una grossa cura della fisiologia acustica ·vi può ma– gari far scoprire di avere un orec– chio meno acuto dell'altro, osa del tutto normale in questa rumo– rosa epoca, ma che consiglia un salto dall'otorino che col suo bra– vo audiometro vi misurerà e trac– cerà una personalissima curva di risposta, come ce l'hanno tutti i fonorivelatori di qualità ... Così allenati, si avverte che una delle differenze più rilevanti fra musica dal vivo e musica registra– ta è nelle caratteristiche dinami– che dell'esecuzione. Noterete che, soprattutto nel campo classico– sinfonico, le partiture talvolta al– ternano momenti di intensità mol- to alte (il « fortissimo ») a passag– gi di bassa intensità (il « pianissi– mo ») che necessitano a volte di una forte concentrazione dell'a– scolto, per non perdere preziose sfumature. In molte incisioni su disco e soprattutto su cassetta questa dinamica, quindi le escur– sioni d'altezza dei suoni, è facile che venga appiattita o quasi del tutto persa; in questi casi nem– meno l'impianto più versatile e sofisticato può restituire l'origina– le brillantezza del pezzo. Qualcosa del genere succede alla musica trasmessa per radio in AM, oppure in FM ma ascoltata con apparec– chi insufficientemente dimensiona– ti e non hifi. La qualità delle riproduzioni di– scografiche varia però moltissimo secondo le case, le edizioni e le versioni. aturalmente le incisio– ni cosiddette economiche (dischi a meno di 5000 lire) hanno solita– mente una resa nettamente infe– riore alle relative edizioni originali di alta qualità (da 7500 lire in su). Questa relazione va comunque de-
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