RE NUDO - Anno X - n. 76 - maggio 1979

Woodstock, 20 agosto 1999 Viene spontaneo chiederselo: per– ché questo kolossal proprio qui, a Woodstock, dopo trent'anni? « In– degna speculazione» è stato il commento più gentile di noi cri– tici. E poi siamo tutti qui, vecchi e giovani, e ci contiamo, mentre l'afflusso di gente promette di far impallidire il ricordo della Wood– stock originale. Certo, per quelli della mia generazione, il sacco a pelo è un po' faticoso, temiamo di scoprirci i reumatismi. Perché sia– mo venuti da mezzo mondo? No– stalgia della gioventù? lo, allora, non avevo più di tredici anni. L'organizzatore, quello vero, nes– suno lo conosce. Un genio, senza dubbio. Gli è riuscita un'impresa impossibile: un festival di sole vec– chie glorie, aperto esclusivamen– te ai già noti prima dell'80. La messinscena, la cartapesta, spa– venta. Abbiamo paura di sentire solo dei rocchettari imbolsiti. Tan– ti non suonavano più da anni: quando John Lennon (che non suonerà) darà il via, saranno bri– vidi per tutti, anche per i venten– ni che sono venuti pieni di curio– sità. Tra tanti mausolei, gli unici che promettono bene sono i Gong. Li ha rimessi inseme, pesante un po', Tim Blake, dopo quindici anni e rotti che faceva il progettista per i sintetizzatori EMS. Eppure, a sen– tire le prove, sembra che la vec– chia macchina giri ancora; Pierre Moerlin macina percussioni come Max Roach ai suoi tempi, a quan- to pare non sente i suoi cinquan– t'anni. Ma la vera sorpresa è lui, il vecchio Allen, sempre matto co– me un cavallo. Stamattina, alle sette, si è messo ad arringare gli operai dell'allestimento con le sue poesie fonetiche. Una vitalità in– credibile. Voleva fare solo cose nuove, è Blake che lo ha convinto a ripresentare la collaudata trilo– gia di Radio Gnome Invisible. 21 agosto, sera Abbiamo avuto almeno sessanta secondi, d'orologio, di vera parte– cipazione. E' stato quando Len– non (Sir J ohn), distinto come si conviene al suo titolo, ha chiesto il minuto di silenzio alla memoria di Bob Dylan. C'è stato davvero il silenzio, tutti che si guardavano in facca e, for– se, una volta tanto pensavano. Per quel mondo di svagati, di chitar– re in scatola, l'assassinio di Dylan è stato uno dei pochi momenti di contatto con la realtà vera. Sono rimasti colpiti, e non poco, forse per la statura simbolica della vit– tima. Non ci volevamo credere, quando abbiamo sentito di quei cinque colpi, proprio mentre sem– brava che sarebbe risalito in sella anche per gli anni '80. Povero Zim– mermann, se l'era scelto anche bene il periodo del rilancio: pur– troppo per lui, una risonanza ce l'aveva ancora. Parlando dei tanti che allora c' e– rano e non potranno tornare, Sir John Lennon sembrava il gatto che ha rubato il lardo. Pensava di certo a lui, a Mick, che sarebbe stato così contento di fargli assag– giare ancora una razione di Rol– ling Stones. Ormai sono passati dieci anni da quando è stato immobilizzato da quell'artrite reumatoide, e ha fini– to gli Stones. Me l'immagino sem– pre nella sua casa di Chelsea, for– se su una sedia a rotelle, che ri– medita schiumante i suoi palco– scenici passati. Non malinconico, al massimo bilioso. Lo capisci an– che dalle sue critiche settimanali sul New Musical Express. S'è fat- WOOD ' trent a cronaca di un ,, ' ~ ~ 11 . . ....., \ r ,~ /) I .,·· to un bello stile, per carità, ma alla fine ti sottintende sempre « si sente che manco io». Del resto, per lui questo è il trentennale di Altamont, 1 non di Woodstock. Si rimediti quel filmato, noi di mor– ti ne abbiamo avuti anche troppi. L'idea di Lou Reed di presentarsi da solo con nastri e sintetizzatore non è stata poi buona. S'era ca– pito dai tempi di Metal Machine Music che non è roba per lui. E, per giunta, i buontemponi della I

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